A Predappio!!

22 ottobre 1922 – 22 ottobre 2001

 

 

C’è un giorno dell’anno in cui le zecche scompaiono, una giornata in cui assolutamente non si fanno vedere né si avvicinano a noi. Solitamente ogni qualvolta i “fascisti” si riuniscono o per lo meno organizzano qualche cosa di numericamente consistente, immancabilmente arrivano. Mascherate e vestite da straccioni, le zecche incendiano qualche autovettura, lanciano sassi e poi fanno ritorno nei loro “covi sociali”. Tutto questo accade sempre puntualmente, ma mai il 28 Ottobre!

Molti libri, trasmissioni televisive e conferenze, sono stati fatti per descrivere o raccontare l’evento trascorso 79 anni fa in questo stesso giorno. Anche lo scorso anno, forzanuova.net ha ricordato l’accadimento, con un fantasioso racconto del nostro collaboratore “Tomàs de Torquemada. L’anniversario è quello, come tutti avrete già capito, della “Marcia su Roma”. Un giorno sacro per noi ”sporchi fascisti”, come amano definirci i compagni e per ricordare le sagge parole dell’Onorevole Staiti (uno dei pochi che in Via Valtellina era presente pur non appartenendo a Forza-Nuova), mi chiedo anche io: perché sporchi? Passi l’appellativo di fascista, il quale mi lusinga molto, ma sporco non mi pare proprio, io non porto i capelli come un Rasta giamaicano, attorcigliati, nodosi e lerci e nemmeno sono un punkabestia che va a dormire con un cane per cuscino. Ricordo i festeggiamenti d’alcuni anni fa…..grandi cene all’interno delle sezioni, oppure in ristoranti prenotati per la ricorrenza o il classico viaggio a Predappio, città natale del nostro beneamato “Ben”. Quest’anno, per me, oltre all’immancabile pellegrinaggio al citato paesello romagnolo, c’è stata anche la cena in un esclusivo circolo privato nel cuore del parco di Monza (quello dell’autodromo, l’altro è infestato da gay e tossicodipendenti), con alcuni Camerati monzesi, fra questi anche qualcuno d’Alleanza Nazionale che ricopre cariche nell’amministrazione cittadina. Capisco che in passato ci sono stati screzi con qualcuno di quel partito, anzi avrei molto da discutere tutt’oggi per il fattaccio, ma la sera che precede il 28, è una serata “magica”, dove le sfumature e le varie divergenze ideologiche, vengono sotterrate per commemorare colui e coloro che con le loro idee e azioni ci hanno donato tanto. Nel circolo, c’era una grande tavolata imbandita, candele accese sopra e una canzone in sottofondo le cui parole rispecchiavano perfettamente il momento, “….e noi siamo ancora qui per ricordare…..e noi siamo ancora qui per non dimenticare……”. Il fuoco acceso nel grande caminetto crepitava, i nostri cori e i brindisi ci univano a festeggiare con un unico ideale, ho tentato di effettuare una breve intervista ad alcuni ragazzi d’AN, come Christian e Flavio, pensavo di poter riportare nei miei scritti di dibattiti e divergenze su questo avvenimento, ma non è stato così, portavano anche loro al collo una croce celtica, la loro presenza era solo per commemorare e ricordare quel giorno e quell’ideale, come chiaramente mi hanno fatto capire. Nessuna bandiera o simbolo nella sala, eravamo solo Camerati, perfettamente concordi con lo spirito di quegli eroi, che sotto la guida del più grande statista di tutti i tempi avevano sfidato e battuto un sistema malato e corrotto, per donarci una nuova Italia con antichi valori e spirito futurista. I canti si sono intonati fino a notte fonda, il cibo abbondante e il caldo si era fatto quasi insopportabile, sono uscito per fare una passeggiata e rinfrescarmi un poco, cercavo un poco di tranquillità e silenzio. Allontanandomi dalla sala che ci ospitava, in un attimo mi sono ritrovato avvolto dalla nebbia, vedevo la luce del fuoco nel camino filtrare dalle grandi finestre, le sagome dei miei camerati che danzavano sui tavoli, udivo in lontananza le nostre canzoni e mai come in quel momento ho sentito il bisogno di rompere la mia “pace” per unirmi a loro, in un attimo sono rientrato e mi sono ritrovato anche io a saltare e cantare a squarciagola su una sedia a braccio teso.

Ben altra cosa è stato il programma per il giorno dopo, sveglia di mattino presto con un gran mal di testa e partenza con un altro gruppo di Camerati per Predappio, alcuni di questi frequentatori di Internet, fra cui Tornado, Fulmine, HK e Carlo. Come di consueto, la regola principale, quando io e Tornado facciamo un viaggio è quella di ridere, ridere sempre! Il povero Carlo è stata la prima vittima di uno scherzo, subito ribattezzato “il gioco”, che non descrivo per riproporlo ad altri Camerati. Per colpa dello scherzo, Carlo si è ammutolito fino alla sosta nell’autogrill, dove, stracolmo di persone in camicia nera, ho chiesto ad alta voce alla cassiera se aveva “l’Unità”, creando uno strano torcicollo ai presenti, qualcuno sembrava la ringhiante protagonista del film “l’Esorcista”, nella scena del capovolgimento della testa con la bava verde alla bocca. Il viaggio è ripreso senza problemi, due care amiche, nonché Camerate ci attendevano sul luogo di destinazione, davanti a Ferlandia, il negozio specializzato in gadget, più fornito di tutta Predappio, meta quasi d’obbligo per tutti. In passato mi è capitato di vedere esposto nelle sue vetrine, persino un bastone da passeggio che come pomolo aveva il “testone” in argento del Duce…..una tamarrata mostruosa! Durante il tragitto, incrociamo parecchi autobus stracolmi di camice nere, con i finestrini parzialmente oscurati da bandiere della repubblica sociale o con celtiche. Dopo poche ore e una miriade di battute impubblicabili, fra di noi, siamo sul posto, le strade sono invase da strani tipi, molto folcloristici. Qualcuno in mimetica e basco in testa, qualcuno vestito con camicia nera, pantaloni a sbuffo, fez sul capo e stivali da cavallerizzo è un poco come se i compagni festeggiando la rivoluzione d’ottobre (cosa che non fanno) e in visita alla città natale di Carlo Marx (cosa mai accaduta) si vestissero da guardie rosse. Fortunatamente le due fanciulle sono puntualissime e con loro andiamo alla doverosa visita alla cripta Mussolini, per portare il nostro saluto e una preghiera a Benito e alla sua famiglia. In questa occasione ho notato, fra le guardie d’onore, anche una donna, dallo sguardo composto e fiero, era molto bella e bellissimo anche quello che stava facendo. Lo stomaco incominciava a farsi sentire, una delle due fanciulle si è offerta di portarci in un ristorantino caratteristico a Predappio alta, una volta giunti nella piazzetta principale, dove era situato il locale, potevamo solo constatare che era tutto esaurito (sempre meglio prenotare in questo giorno), i proprietari per non perdere i clienti (noi), ci sistemarono, ad un prezzo non proprio economico, in un piccolo teatro, allestito appositamente come sala da pranzo. C’erano tre enormi tavolate, la più piccola già occupata da altri camerati con le famiglie e a capo di questa noi. Ci chiedevamo a chi fossero destinate le altre due tavolate, i posti disponibili erano veramente molti…..un matrimonio?…..una festa? Arrivò velocemente l’antipasto, appena in tempo per essere salvato dalle ire di Giulia, che non aveva gradito il “gioco” di cui era stato vittima anche Carlo al mattino. Nel momento in cui arrivò il dolce, si svelò anche il mistero degli occupanti delle due grandi tavolate, erano Camerati, per lo meno alcune camice nere lo lasciavano supporre. I testa alla fila e poi a capo tavola si mise una persona a me conosciuta; il suo cognome, come il nome del caratteristico strumento a fiato che emette un suono profondo o se si preferisce quello di una rudimentale arma da fuoco in uso dal XIII al XIV secolo non lo si può dimenticare, ebbene, mea culpa, sono andato a salutarlo. Prontamente dopo i saluti ha precisato di essere in forma non ufficiale in quel luogo. Cazzo! (scusatemi lo sfogo), come si fa a discernere la propria idea in ufficiale e non ufficiale? Questa cosa mi mandava in bestia, ma non volevo farglielo notare, e poi figuriamoci se si perdeva l’occasione per farsi della propaganda? Successivamente ha voluto avvicinarsi al mio tavolo per conoscere i miei commensali…..piacere sono il federale di ….., ha detto prontamente  tutti. Stavano partendo le pernacchie, ma ero molto serio in quel momento cosi che venne graziato. Non gli venne risparmiato lo scherno per la scelta del rappresentante del suo partito nel mio paese, questo lo spinse a chiedermi di telefonargli per “parlare” di qualche cosa che si potrebbe fare in comune, pensai subito ad una bocciofila. Ritornò al suo tavolo e i suoi salirono sulla platea del teatro e infissero delle bandiere tricolore (fin qui niente da dire) e di Alleanza Nazionale. Fulmine non ha gradito l’affronto ed è corso subito in macchina per prendere alcune bandiere appena acquistate. Rapidamente sulle nostre teste sventolavano una croce celtica con i colori della tradizione e una della Repubblica Sociale. Qualcuno dei presenti non ha gradito la cosa e sono partite subito delle lamentele.

Nel frattempo si scherzava pensando agli alleati di quel partito, con Forza Italia e i suoi Berluskinhead armati di Rolex e valigetta, oppure sulla Lega che aveva fatto anche lei la sua trionfale marcia…..la marcia sul Po! Pensai alla sera precedente, quando alcuni ragazzi di quel partito avevano festeggiato e condiviso il cibo con me, senza strumentalizzare quell’evento.

L’apice e la parodia venne toccata, quando un tizio con un megafono disse a tutti che presenti in sala c’erano anche dei reduci della R.S.I..

Mi chiedevo cosa ci facessero con quella gente, Loro, che avrebbero sacrificato la vita per difendere l’ideale, che come chiaramente diceva anche il nome di Repubblica Sociale Italiana non è certo quello che è stato ripudiato al congresso di Fiuggi. Il tipo con il megafono incitò tutti a portare onore al ricordo di Benito Mussolini e i presenti risposero con tre i classici Eia Eia Alalà.

Potevo perdermi l’occasione o starmene tranquillo in una situazione simile? Non credo.

Mi alzai con un balzo e col braccio teso e a squarciagola chiesi onore anche al camerata Silvio Berlusconi…..per il Camerata Berlusconi: eia eia alalà…..per il Camerata Bossi: eia eia alalà! La gente presente ci guardava sbigottita, inebetita, non capiva, mentre al mio tavolo ed a quello vicino si stavano spanciando dalle risate. Stava per scapparci anche un; per il Camerata Fini eia eia ararara (alla maniera del duo comico dei “Fichi d’India”), ma si è passati in coro ad un interminabile richiamo di un nome: Badoglio! Badoglio!

Il tizio con camicia nera e megafono, mi si è avvicinato dicendomi che lui era stato in Ordine Nuovo (mamma che paura!) e di morti nel 71 ne aveva visti tanti (???), al che pensai fosse un beccamorto od un anatomo-patologo.

Deriso e sbeffeggiato da Tornado ritornò al tavolo ed incominciò a lamentarsi, offendere ed infine a minacciare. C’è sempre gente che non accetta o non capisce lo scherzo, ad ogni modo pensai, che se avessi fatto una cosa simile dalle nostre “parti”, non sarei tornato a casa sano.

Considero questi momenti come un classico “punto di rottura”, in cui finisce il dialogo, in cui chi veramente ha sotto le cosi dette palle passa all’azione. Accettai le sue minacce e lo invitai ad uscire per non dare spettacolo all’interno.

Il vecchio proverbio recita: can che abbaia non morde!

Bastò una timida mano sul petto di un suo Camerata per fermare ogni sua velleità, non mi restò altro che rientrare per chiamare i miei veri Camerati e andarcene, proprio nel momento in cui la signora Monica Mussolini faceva la sua plateale apparizione.

Finimmo la nostra “gita” visitando, con me come guida esclusiva per i miei amici, Villa Carpena e ce ne andammo, neanche per farlo apposta, nel momento in cui la signora Monica Mussolini, rifaceva la sua apparizione.

 

Luca Pilli

 

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