Non sarà mica il caldo…?

 

Era una giornata molto calda quel sabato. A Milano non si respirava. Non un filo di vento. Gente che cercava ristoro alle fontane o come noi, lasciando i viali afosi in favore di ogni negozio climatizzato che attraesse   - ma questa non era la condizione essenziale! -    l’attenzione di due giovani amiche. E con un bambino di pochi anni per mano, si rischia poi di ritrovarsi a passare intere mezz’ore sulle scale mobili di un grande magazzino, “giocando” a chi arriva primo all’ultimo piano, senza    - strano a dirsi -   essere mai noi a vincere!!

Normalmente mi fermo in qualche camerino a provare un capo un po’ particolare che poi temo di non ritrovare , intanto, aggiusto il trucco che il caldo minaccia   - ai bagni delle donne ci rinuncia chiunque non abbia l’intenzione di perdere decine e decine di minuti in coda!! -    ma quando con noi c’è il bambino è tutto diverso! Bottiglie d’acqua e salviettine umidificate in una mano, un triceratopo di plastica dura, non più grande di una lucertola, nell’altra, scarpe comode, jeans e capelli raccolti…ed ecco la “tenuta” consigliata per “scortare” un vivace monello. Ma quel sorriso radioso che mi si dipinge in volto nessun altro mai lo ha visto.

            Mentre costeggiamo una di quelle librerie che espongono, su tavoli all’aperto, i libri più vecchi, suona il cellulare della mia amica che passa nelle mie braccia il piccolo e si allontana di pochi metri. Mi ritrovo, così, a sostenere il bambino col braccio destro, aiutata da lui che stringe le sue gambe intorno ai miei fianchi e, con la mano sinistra a sfogliare un libro illustrato sul corpo umano, con tanto d’interrogazione e “ripasso” che ne deriva. E mentre un ditino incurvato mi tiene premuto il naso ed io improvviso una linguaccia da “Campionati Mondiali di Smorfie”, sento arrivare una pacca sul mio sedere, sul tipo di quelle che ci si scambia tra gli atleti di una squadra per incoraggiarsi. Mi giro di scatto    - intanto la mia espressione facciale riesce a mutarsi in indispettita…o forse anche qualcosa in più! -    e mi ritrovo davanti una ragazza che giocava nella mia stessa squadra sportiva quando ero più giovane.

            Non la vedevo da otto anni e iniziamo a rivolgersi le solite domande di cortesia    - ma anche sicuramente di autentico interesse per una persona che tanto bene si conosceva durante l’adolescenza, una persona cara e con la quale si aveva un forte rapporto d’amicizia -    mentre lei cerca d’intuire chi possa essere, per me, quel bimbo. Il fatto che lui, poi, si stesse dilettando ad alternare una “tirata” di capelli della sottoscritta ad un bacino impresso sempre sulla mia guancia la incuriosiva terribilmente   - era sempre più evidente -    e mi divertiva osservarla mentre scrutava l’anulare della mia mano destra cercando una fede nuziale che non avrebbe mai trovato. Quando però mi vede frugare affannosamente nella borsa allo scopo di trovare un fazzoletto di carta per pulire il naso di quello che lei crede essere mio figlio    - mi domando perché non mi abbia rivolto una domanda esplicita!! -    si sente forte delle sue certezze e mi racconta che anche lei    - sembra credere io conosca la sua vicenda sentimentale...in effetti qualche persona in comune l’avremmo -    sta cercando di avere un figlio. Mi rivela questa situazione ma pare subito pentirsi e comunque io la interrompo precisando che quel bambino non è mio ma della ragazza che ci sta raggiungendo.

            E’ insolito che io rimanga colpita da conoscenti nei quali mi capita d’imbattermi, ma quel giorno è successo e, di ritorno a casa, ne parlo brevemente con chi conosce meglio di me quella ragazza. Intanto cominciamo a rievocare i tornei in giro per l’Italia cui avevamo partecipato: è emozionante...noi tre abbiamo partecipato alle Finali Nazionali di categoria, arrivando terze. A dire il vero io quell’anno mi sono infortunata e le finali me le sono vista dalla panchina in veste di scorer improvvisata   - ho sempre avuto qualche problema nel starmene in silenzio e seduta composta, in abiti borghesi, mentre le mie compagne si davano il cambio per entrare in campo.

A vedermi adesso nessuno mai ci crederebbe ma allora quello sport   - la mia squadra - contava tanto per me da avermi procurato una crisi respiratoria dovuta all’ansia di non poter fare nulla, di non poter scendere in campo, di non poter dare il mio contributo e sentirmi impotente. Ancora oggi ci sono persone che mi prendono in giro per quella vicenda! Circondata, com’ero, dagli arbitri, dagli organizzatori, allenatori e qualche tifoso, preoccupati per quella ragazzina che non riusciva più a respirare e a trattenere le lacrime.

Ricordi intensi…poi il discorso si evolve e mi ritrovo ad affrontare il tema dell’omosessualità!

            Già…era da molto che sapevo quante di quelle ragazze, mie compagne o avversarie sono diventate lesbiche o bisessuali. A pensarci solo fino ad un anno fa mi sembrava quasi normale…alcune di quelle storie le ho vissute da amica che ascolta le confidenze, anche! Quante giocatrici accompagnate dalle loro fidanzate ho visto entrare in palestra, quante ragazzine provare ed esternare emozioni che erano qualcosa in più dell’ammirazione per il loro “idolo”! Sicuramente qualche racconto era stravolto o inventato. Troppe volte, in quel ambiente, ho sentito pettegolezzi assurdi ma molte erano episodi veri… e li avevo rimossi.         Mi sento un po’ turbata ora...ripenso alla mia amica più cara, a suo figlio     - il mio “angioletto” -    e a tutta quella giornata. Allo stesso tempo recupero nella memoria anche la figura di un uomo, sempre presente nelle manifestazioni giovanili di rilievo e di come sia stato costretto ad “eclissarsi” per un certo periodo, perché accusato dai genitori di alcune ragazzine di averle “convinte” di essere lesbiche, fino a farcele diventare. Ricordo i discorsi che faceva anche a me...mi vedeva legata   - come spesso accade tra tredicenni -   a quella che definivo “la mia migliore amica” e mi diceva che non dovevo reprimere quello che provavo per lei. E’ incredibile quanto la nostra mente possa filtrare     - la mia mi sorprende ogni volta, quando verifico la censura che opera per “proteggermi” -     fatti che, riemergendo, c’inquieterebbero. Allora quei discorsi mi suonavano poco comprensibili, poi mi sono allontanata da quel ambiente. Ma lui parlava di non soffocare l’amore, perché non c’era nulla di male! Incredibile!! E pensare che a quell’età magari sì dà il primo bacio ad un ragazzo che occupa tutti i propri sogni, incarnando così bene la figura del “Principe Azzurro”    - questa è una visione forse un po’ troppo romanzata!! Il mio è stato un trauma, per esempio!! -  e si passano i pomeriggi al telefono con “l’amica del cuore”, parlando di lui.

Ma questo non valeva per quelle ragazze…così unite da scoprirsi desiderose di un’intimità più profonda? Ma per quante di loro questo può realmente valere? Troppe… Sono troppe quelle che hanno scoperto di provare un interesse sessuale verso altre ragazze. In qualche modo devono esser state incoraggiate… O forse no. Ma l’omosessualità femminile non è poi così diffusa, mentre io, oggi, sento parlare di squadre intere di professioniste lesbiche e poi di una coppia di ragazze che vuole costruirsi una vita insieme ed avere un figlio “loro”. Le riflessioni che non riesco a tollerare, preferisco allontanarle dalla mia mente…ora succede proprio questo! M’interrogo su quello che ho visto, su quello che è successo a persone a me più o meno care. Ma non sopporto oltre di concedere spazio a questi pensieri.

            Rivedo il bambino della mia amica, che per me è come un nipotino, e me ne resto in silenzio. Intorno a me, per alcune persone intorno a me, ogni cosa sembra essere così “normale”, “giusta”, “auspicabile”... Non riesco comunque a rasserenarmi...telefono alla mia amica, mia coetanea e già madre. So che anche lei è di vedute “aperte”            - come va tanto di moda definirsi. Su poche cose la pensiamo allo stesso modo ed è per questo che, per esempio, lasciamo la politica “fuori dalla porta di casa”. Mi risponde al cellulare allarmata    - dato che c’eravamo salutate poche ore prima -   ed io la interrogo diretta sull’idea che più m’angoscia : “Dimmi…cosa pensi di un bambino che viva e sia educato da una coppia di lesbiche come ‘genitori’?”. Segue qualche battuta sul mio preoccupante stato di salute mentale, poi mi sento rispondere: “Cosa ne penso io? Cinzia...mi auguro tu sia contraria! Davvero...al solo pensiero mi sento male! Non sarà mica il caldo???” e ride. Per me, a questo, non c’è bisogno di aggiungere altro! A volte mi pare di aver conosciuto un mondo irreale…ma il mondo vero    - seppur l’opinione è stata espressa da una persona normalmente molto tollerante -   non è quello, ma questo!! Ritrovo la mia pace…

 

Cinzia

 

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