Paolo era un mio compagno di classe.
Abbiamo fatto assieme le scuole elementari e medie. Eravamo amici come
amici sono i ragazzini.
Si studiava insieme (non troppo per la verità), si giocava a pallone ci si
perdeva in fantasie assurde e in discorsi strampalati
e più le sparavamo grosse più ci si provava gusto.
Ricordo che a scuola Paolo andava meglio di me (non che ci volesse molto) e
qualche volta mi aiutava a fare i compiti.
Siamo cresciuti insieme ma con il passare degli anni ci allontanavamo sempre di più. Ricordo che cominciò a bestemmiare,
ad inneggiare alla libertà, ai cantautori poeti ed ad altre figure che io non capivo.
<<Mio padre é radicale>>mi diceva con orgoglio.
Nell'adolescenza ci perdemmo di vista, sempre più diversi, sempre ideologicamente
più lontani. Diverse compagnie, diversa musica, differente modo di vestire.
Un giorno mia madre mi disse << Lo sai che Paolo si droga?>>.
Non detti peso a quelle parole, per mia madre bastava avere un orecchino per
essere drogati.
Sono passati decenni, non ci siamo più visti ne sentiti.
Una storia come tante.
Una storia come tante finché un giorno passeggiando incontrai suo padre,
ma non riuscii ad incrociare il suo sguardo per salutarlo.
Non mi avrà riconosciuto pensai. Dopo pochi passi capii il perchè di quello
sguardo non trovato.
C'era anche Paolo ma non mi vide. Non poteva vedermi. Era troppo "fatto"
.
Non si reggeva in piedi, strisciava i passi con una fatica che stonava con la nostra età.
Certo oggi i poeti della libertà, i cantautori "sconvolti", i vari Pannella le varie Bonino si godono la fama ed il successo,
tutto ottenuto con la sua vita e con la vergogna (tardiva) di suo padre. Una storia come tante.
Massimo
Dini