Dal Camerata EN in
risposta al compagno Pikachu che ci accusava di voler semplicemente sostituire
l'attuale gerarchia con un' altra e che affermava (sperava) che noi saremo
assorbiti dal mondialismo incipiente.
All'illuso anti-storico di cui
sopra, rispondo con un postato che avevo già preparato e che approfitto per
inserire qui:
CONTRASTARE I CENTRI SOCIALI?
Considerazioni sugli ultimi tempi
del “kali-yuga”.
Che cosa dovrebbe spingerci a
contrastare la moda giovanile dei Centri Sociali? La schifosità estetica ed
etica di tale moda, e la sua inaccettabilità e incondivisibilità per l’uomo
della Tradizione, è cosa fuori discussione. Ciò che voglio dire è che a noi giova
più lasciare che tale fenomeno pulluli, piuttosto che illudersi, da benpensante
conservatore, di poter fermare l’avanzata di orecchini selvaggi, piercing,
“musica” (leggi : rumore) sempre più negroide e istigazione al meticciato
selvaggio. Essi sono l’ultimo stadio della civiltà borghese-proletaria, della
massificazione nata dal disordine modernista, l’ultima fase del progressismo.
Quando il borghese si arena un attimo nella sua corsa verso l’autodistruzione
(il “progresso” non è altro che la direzione imposta dalla Sovversione verso
l’autodistruzione), ecco immediatamente sorgere fasi più radicali di
sovversività che vincono l’inerzia e riaccelerano il processo. E’ stato sempre
così. Dopo l’avanzata del mercante e della sua etica del denaro sulla civiltà
medioevale dell’onore e della spiritualità, ecco una fase di stasi che ha
permesso all’aristocrazia di riprendere piede, ed ecco che la borghesia
re-imprime una forte accelerazione con la Rivoluzione giacobina, affermatasi
completamente solo a ottocento avanzato. Poi si ha di nuovo un periodo di
inerzia, ed ecco nascere il marxismo con la funzione di incitare ad una demonìa
più frenetica. Il processo si arena ancora, permettendo all’europeità di
riemergere prepotentemente e reagire, seppure per un ventennio, ed ecco la
Sovversione inventarsi nuove forme per accelerare la corsa (“resistenza”,
alleanza anti-Asse, femminismo, moda del jazz…). Il dopoguerra vede ancora una
volta una certa stasi, un equilibrio provocato involontariamente dai due
blocchi mondialisti, ed ecco quindi le mode giovanili (rock, droghe,
“liberazioni” varie, sinistroidismo…) agire dall’interno con potenza
conquistatrice maggiore di qualunque guerra. Il ricompattamento finale del
liberalismo come unico vincitore del dopoguerra, impone una sedimentazione
inaccettabile per la sete distruttiva della Sovversione, che così elabora nuove
mode, o vecchie mode in forma ancora più nociva, con il compito di scuotere le
acque e rimettere in moto a tutta velocità il processo di autodistruzione della
civiltà occidentale. Ecco allora che la Sovversione vede lungimirantemente nel
fenomeno dell’immigrazione allogena il maggior fattore di distruzione esterna,
e nell’abbattimento di ogni freno personale il fattore interno più efficace. I
sintomi culturali di tali due aspetti sono la proposta di musica ormai
completamente negroide, e la proposta di un tipo d’uomo ormai completamente
incapace di qualsiasi auto-disciplina. I Centri Sociali rispondono a questa
esigenza, sono stati creati per questo, per ricordare al borghese che non deve
permettersi di fermarsi e zavorrare la corsa verso il “progresso”, verso la
meta finale: che è il punto zero del “kali-yuga”, in cui il ramo dell’iperbole
mondialista interseca la retta del nichilismo, la fine della corsa in cui la
massa bovina è inconsciamente ma necessariamente trascinata dalla stessa forza
di gravità della discesa.
Consapevoli di ciò, ha ancora
senso cercare di fare da argine a questa corrente? Sapendo che non solo non la
si fermerà minimamente, ma che se anche si riuscisse a mascherare
perbenisticamente orecchini, parolacce e degenerazione, poniamo con un regime
reazionario, non si farebbe che aumentare la carica sovversiva accumulata, e
quindi aumentare la potenza della futura implosione?
Soluzioni? Fermo restando
l’imperativo del Maestro di rimanere saldi in mezzo alle rovine, non bisogna
dannarsi più di tanto se la moda del Centro Sociale aumenta i proseliti tra la
gioventù, poiché l’uomo della Tradizione ha già ravvisato in essa il fattore di
velocizzazione della fine mondialista (che – quindi - ci avvicina ancora di più
alla successiva, inevitabile rinascita della civiltà europea, la nuova “Età
dell’Oro”, secondo la mitologia indoeuropea), ed anzi cercare di vedere in essa
i fermenti che possono benissimo essere utilizzati “pro domo nostra”. Gli
scontri di Seattle e di Davos contro l’FMI e i simboli globali quali il
MacDonald’s per esempio sono sicuramente un fatto positivo perché mettono un
minimo di bastoni tra le ruote al liberalcapitalismo. Non importa se,
contemporaneamente, quei ribelli della domenica si scagliano “contro i
fascisti” e invocano più immigrazione – che sono esattamente i dogmi dei
padroni americani che dicono di voler combattere. Noi creiamo i presupposti,
per ora solo culturali, ma presto anche pratici, per la struttura organica
anti-liberalcapitalista che seguirà al crollo del mostro mondialista, e
prepariamo gli spiriti allo scontro di razze (conseguenza fin troppo
prevedibile della politica immigratoria mondialista) che avrà la funzione di
risvegliare negli Europei superstiti la propria coscienza di popoli
indoeuropei. Se saremo all’altezza di questo compito storico, dipende solo da
noi, camerati dispersi in varie realtà politiche e culturali con la funzione di
tenere accesa la fiaccola.