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SCONFINANDO

LABORATORIO


DIDATTICA LABORATORIALE

LA TRATTA DEGLI SCHIAVI


Il problema
Il documento
Comprensione del testo
Lavoro di produzione di due gruppi
Gruppo 1 e Gruppo 2















IL PROBLEMA

La ricerca di "un’altra via" per raggiungere l’Asia condusse i navigatori portoghesi alla "scoperta" dell’Africa.

Si scopre che l’Africa è ricca di civiltà degne di ammirazione e di rispetto,economicamente e politicamente ben organizzate fino a quando lo sviluppo della tratta degli schiavi non le ha trascinate ad inevitabile rovina.

La conquista dell’Africa ha una storia lunga e complessa.

La tratta degli schiavi ha segnato uno sconvolgimento disastroso per il continente africano ed ha indebolito il territorio.

Analizziamo e riflettiamo sul problema proposto.

IL DOCUMENTO

Il documento proposto è tratto dal testo A. De Bernardi – S- Guarracino, Laboratorio storico,volume 1 Edizioni scolastiche Bruno Mondatori pp.543-544;

Leggilo di seguito :

Viaggio su una nave negriera

Riportiamo parte della relazione di un viaggio, compiuto nel 1671 dal missionario francescano Dionigi Carli (Piacenza, 1637 – Levante, 1694), da Luanda (Angola) a San Salvador (Brasile) su una nave negriera che, tutto sommato, portò a termine una felice traversata (si calcola che tra il 1580 ed il 1680i portoghesi abbiano trasportato in Brasile non meno di un milione di schiavi).

Già stava allestito il vascello, e però fu necessario portarmi al porto in una rete, partendo dall’ospizio non senza lacrime, avendo ringraziato tutti li padri e fratelli della carità fattami con addimandare loro perdono d’ogni disturbo dattogli. Entrato in un battello, arrivai a bordo e con un poco d’aiuto entrai nel vascello già caricato di mori, in numero di seicento, quali erano tutti marcati (come si costuma), chi sopra una spalla, chi nel braccio destro, chi nel sinistro e altri sopra le mammelle: ciascun la marca del suo padrone.Fra marinai, soldati e passeggeri erano settecento e vinte persone in circa. Veramente era uno spettacolo vedere il modo che stavano i mori, perché avevano posto gli uomini nel terzo corridore da basso, non avendo altra luce che quella (che) ricevevano dalla bocca della scottiglia (luogo dove si tengono i cavi di manovra delle vele); né meno era questa totalmente libera, essendo frammezzata di grossi pali a guisa di gabbia: e ciò fanno perché, se fossero in libertà e più numeroso de’ i bianchi, potrebbero causar disordini col buttare in mare o dar fuoco al vascello e simili. E ciò avviene perché li mori hanno opinione d’essere condotti da’ Portoghesi nell’America per ucciderli e farne dell’olio, e perciò ne’viaggi di mare, quando possono farlo, facilmente dal vascello si lanciano in mare, overo, ostinandosi, non vogliono mangiare per morire in vascello; e con tutto che io li dicessi esser falsissimo e mere buggia, nulladimeno non restano capaci.E che questo sia vero, occorse che questo nostro pilotto, avendo una sua mora che non voleva mangiare, essendo nel secondo solaio, perciò la fece venir sopra, acciò pigliasse aria e fosse dalle genti consolata e anche esortata a cibarsi; ma questa un giorno, vedendo non essere osservata, si buttò fuori dal bordo col capo avanti per annegarsi, come sarebbe successo, se il pilotto, che non la perdeva di vista per il sospetto che ne hanno, ben presto non l’avesse pigliata per un piede e tiratala dentro il vascello. Tanta e tale sono l’ostinazione di questi Etiopi!Le donne erano nel secondo corridore o solaio, m quelle che erano gravide, in numero quaranta, le avevano poste nella camera grande di poppa. I ragazzi, detti "mulecchi" nel primo solaio, e stavano si stretti che, se volevano dormire, si riposavano uno sopra l’altro; per le necessità corporali avevano ben si accomodati alcuni luoghi, ma molti, per non perdere il posto, le facevano ove stavano, onde per il gran caldo del clima e il fiato di tanta gente il fetore e puzza era insopportabile. Con fatica mi portai sopra il castello di poppa ove il capitano aveva fatto accomodare il mio lettucciolo, coperto di stora (stuoia) al modo di una capanna, per diffendermi da cocenti raggi del sole e anche dalla pioggia o ruggida, ch’in queste parti cade in grande abbondanza.Mi posi in questo luogo con pensiero di non muovermi; ma non fu così, perché, credendo noi partire il giorno seguente, non potessimo, essendo arrivati altri settanta mori per imbarcarsi, ma non essendo cristiani, bisognò catechizzarli e battezzarli, essendovi la scomunica condurre schiavi d’Angola ad altre parti che non siano prima fatti cristiani: e però tardammo la partenza.Terminate le mie fonzioni,furono marcati e posti al rollo (registrati), si che tra bianchi mori e mulatti eravamo novecento persone circa.

Sarpato ,dassimo le vele al vento e l’addio all’Africa. Questo viaggio si suol fare in un mese o al più in trentacinque giorni,non essendo necessario andar al capo di Buona Speranza,ma si cammina per dritta fino all’America,regnando tutto l’anno il vento favorevole in poppa;nondimeno a noi non fu concesso tal grazia,perché,mancandoci il vento,restassimo in calmo in più volte ,in quindici giorni ;e però sempre più cresceva il calore e puzza. In tempo che non si faceva viaggio procuravo si moltiplicassero le orazioni e devozioni,discorrendo io col capitano del nostro pericolo;perché il non far cammino è una gran borasca,gl’addimandai se fossero battezzati tutti li mori,perché ,incorrendo noi nella scomunica,era impossibile il fare buon viaggio.Il capitano,ciò udito,stette sopra di se alquanto e poi disse:"Padre dite il vero,che nell’ultimo si sono imbarcarti quattro mori senza il battesimo";e subito fattagli salire il castello e istruitigli al meglio che fu possibile ,li battezzai con altri tre che erano nati allora ,ch’ancor fumavano […] .

Morirono in questo viaggio trentatré mori,il che fu stimato una grazia singolare di Dio,stando che per ordinario muoiono la metà e a volte più.Or vedendo li Portoghesi che il non far camino era molto pericoloso,si per il gran calore come per esser noi tante bocche consumandosi i viveri (dandogli da cibare tre volte il giorno),e però pigliarono la statua di sant’Antonio di Padova e la legarono all’albero maestro (eccesso di devozione!); e prostrati avanti il santo dicevano battendosi il petto:"Ben aventurato sant’Antonio, paesano nostro,qui starete fin tanto che c’impetrate da Dio il buon vento per proseguire il nostro cammino".Ciò detto e recitate alcune preci,si levò un venticello fresco che ci portò avanti ,il che causò in tutti grande allegrezza;perciò,slegato il santo me lo portarono perché li benedicessi, come feci. Poi li dissi che non era bene il legatolo ,ma bastava che stesse in luogo eminente , acciò che fosse veduto ,ma perché tutto questo procedeva da grandissima devozione ,anche indiscreta ,non dissi altro ,avendo io stesso per due volte veduto subito venire il vento desiderato; e questo glorioso santo ,con fede pregato,esaudisce anche quelli che non li sono paesani […] .

Questa navigazione è la più dolorosa e penosa che sii per tutto il mondo,perché il numero dei mori eccede il luogo che deve capirgli (e pure tutti e ciascuno vorrebbero imbarcare li suoi!), dovendo anco considerare che non sono cassoni di zuccaio,ma gente viva ,che mangia e beve,e perciò essere necessario metterci li viveri e singolarmente l’acqua,che occupa gran luogo. E ciò non antiveduto,fu causa che tutti fossimo in pericolo di morire di fame non avendo il dispesiero avuto riguardo al numero grande della gente,ma solo l’occhio al compimento di un mese,volendo contare li giorni di calma. Imperochè una mattina venne il capitano tutto affannato e piangendo sopra il caste di poppa,che sembrava un morto;e interrogatolo della cagion e mi rispose :"padre siamo tutti morti,siamo spediti,non v’è rimedio ". Io , che mi trovavo con la solita febre e tenevo un cattino di sangue avanti ,li risposi:"io si,signore sono ridotto all’ultimo ,essendomi ormai uscito tutto il sangue dalla vita". "Eh padre ,soggiunse,già sta accabado hò mattolotaggio",cioè sono forniti li viveri, e in buon linguaggio non abbiamo più che mangiare;"il dispensiero ,proseguì,ha datto senza misura ,non considerando che siamo molti e si mangia tre volte il giorno, e quel ch’è peggio non si vede terra,essendo noi in mezzo dell’Oceano".inteso ciò ,li diedi una chiave dicendogli che facesse vedere nella cassa di poppa e osservasse quello che vi fosse : "Perché so che, quando mi imbarcai,alcuni signori di Loanda mi diedero molte cose che furono poste là dentro e serviranno per tenere vivi li bianchi; e se li mori moriranno ,ci vuol pazienza.

D. Carli ,Il moro trasportato nell’inclita città di Venezia, in Viaggiatori del Seicento , a cura di M. Guglielminetti, UTET, Torino 1976, pp. 615-619.

COMPRENSIONE DEL TESTO

  1. Evidenzia nel testo il luogo da dove parte la nave e quello dove deve giungere.
  2. Evidenzia nel testo il numero dei mori caricati sul vascello.
  3. Evidenzia nel testo il segno di riconoscimento che i mori dovevano portare.
  4. Evidenzia nel testo le condizioni in cui vengono trasportati i mori.
  5. Evidenzia nel testo la durata del viaggio.
  6. Evidenzia nel testo le motivazioni addotte dal frate sul perché i mori vogliono morire sul vascello o buttarsi in mare.
  7. Evidenzia nel testo i motivi per cui si ritarda la partenza.
  8. Evidenzia nel testo il numero dei mori che muoiono durante il viaggio ed il perché ciò avviene.
  9. Evidenzia nel testo quali difficoltà incontra la nave durante il viaggio.
  10. Evidenzia nel testo chi deve avere più possibilità di rimanere in vita durante la carestia.

LAVORO DI PRODUZIONE

Costruisci una mappa concettuale che parta dall’elemento Tratta degli schiavi e che ricostruisca i concetti salienti contenuti nel documento analizzato .

LAVORO DI GRUPPO

GRUPPO 1

Nel testo viene presentata una concezione della religione e dei sacramenti diversa da quella che noi oggi abbiamo .

Leggi il testo allegato di Chiara Lubich, fondatrice del movimento dei Focolarini, scritto in occasione della giornata mondiale della gioventù dal titolo "Una consegna – Un progetto mondiale : Africa 2000" e confrontalo con gli elementi acquisiti attraverso la lettura del testo proposto nel laboratorio.

Una consegna - Un progetto mondiale: Africa 2000

Una consegna

"Amiamo, continuiamo ad amare,
e il mondo intero cambierà.
Contribuiremo a costruire
la civiltà dell'amore
che il nostro pianeta,
pur nelle sue tensioni,
ma anche nelle sue attuali
aperture e possibilità, attende.
Gesù desidera che il mondo
sia invaso dall'amore:
"Fuoco sono venuto a portare
sulla terra!".
L'idea allora di un mondo più unito,
di un mondo unito,
per cui molti giovani oggi si battono,
non sarà solo utopia,
ma diverrà, nel tempo,
una grande, consolantissima, realtà.
E il tempo futuro è soprattutto
nelle vostre mani.
Con Dio in cuore tutto si potrà!
Dio lo vuole!
Saremo, sarete all'altezza?"

Chiara Lubich

Sintetizza i dati raccolti e argomentali ai compagni e all’insegnante relazionando sul tema :

  • Razzismo,colonialismo e religione;

GRUPPO 2

Leggete il testo:

Haftling: ho imparato che io sono un Haftling. Il mio numero è 174517 ; siamo stati battezzati ,porteremo finché vivremo il marchio tatuato sul braccio sinistro.

L’operazione è stata lievemente dolorosa,e straordinariamente rapida:ci hanno messi tutti in fila ,e ad uno ad uno,secondo l’ordine alfabetico dei nostri nomi,siamo passati davanti a un abile funzionario munito di una specie di punteruolo dall’ago cortissimo.

Pare che questa sia l’iniziazione vera e propria :solo "mostrando il numero "si riceve il pane e la zuppa.Sono occorsi vari giorni , e non pochi schiaffi e pugni ,perché ci abituassimo a mostrare il numero prontamente, in modo da non intralciare le quotidiane operazioni annonarie di distribuzione ;ci sono voluti settimane e mesi perché ne apprendessimo il suono in lingua tedesca.

Primo Levi , Se questo è un uomo, Einaudi,Torino ;

Confrontatelo con quanto detto nella relazione del racconto del viaggio sulla nave negriera sintetizzate poi le riflessioni ed esponetele ai compagni e all’insegnante relazionando sul tema

    • Il rispetto della dignità umana.