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SCONFINANDO

DEFINIZIONI - UNA PANORAMICA



L'espressione più dura e determinante della condizione degli schiavi deriva dal linguaggio giuridico greco: è il termine ANDRAPODON ,cioè animale umano,più preciso e netto del termine latino INSTRUMENTUM VOCALE,strumento che parla.

Con tale definizione i giuristi romani designavano lo schiavo uno strumento umano che,in cambio di 12 ore di lavoro giornaliero,riceveva una razione di quattro libbre di pane,portate a cinque d’inverno e durante i mesi in cui il lavoro era particolarmente pesante; un oggetto parlante mantenuto in vita con una pinta di vinaccia,un po’ d’acqua,di latte e d’aceto,al quale erano forniti,ogni due anni,una tunica con le maniche,dei gambali,dei guanti di cuoio,un mantello ed un paio di sandali.

Lo schiavo fuggiasco era inchiodato allo STIPES,la stanga che chiudeva la porta della casa.La pena di morte per i non romani era la stessa solo che lo STIPES era sospeso al PATIBULUM,formando una croce.San Pietro,palestinese,fu crocifisso,San Paolo,cittadino romano,ebbe l’onore della decapitazione.

Il Cristianesimo non abolisce la schiavitù:avrebbe provocato solo un bagno di sangue;si limita a minare l’istituzione dall’interno,affermando che davanti a Dio siamo tutti uguali e che il padrone deve amare lo schiavo come suo prossimo.Anche quando il Cristianesimo diventa religione ,prima autorizzata e poi di Stato,la schiavitù non è soppressa.



LA SCHIAVITU’ NELL’ERA DELLA GLOBALIZZAZIONE

Gli adolescenti, che nei PVS sono costretti a lavorare per salari miserabili,in condizioni indicibili ed in ambienti malsana,sono circa 300 milioni ed hanno un’età compresa fra i 5 ed i 14 anni.

Il loro sfruttamento è una delle tante caratteristiche dell’economia globale:sfruttamento fondato sulla illegalità e sul ricatto di bisogni primari,riscontrabile anche negli Stati industrialmente avanzati,dagli Stati Uniti all’Italia,dalla Germania alla Francia.Il 10% di questi 300 milioni è costituito da schiavi costretti al lavoro vincolato,cioè ad un lavoro che potrebbe durare per tutta la vita se necessario per estinguere un debito contratto dalla famiglia del bambino schiavo.

I nuovi schiavi sono utilizzati per lavori non specializzati: la maggior parte di essi è reclutata nell’agricoltura d’esportazione gestita dalle grandi multinazionali:piantagioni di caffè in Brasile eTanzania,di cotone in Turchia,di tabacco in Indonesia e Brasile,di banane in Centroamerica.

Gli schiavi sono utilizzati anche nelle cave di pietra ,nella lavorazione dei tappeti e delle pietre preziose,nell’estrazione del carbone o come servi domestici.

Sul ghiacciaio dell’Ananea in Perù,a 5400 mt. d’altitudine, bambini fra i 10 ed i 15 anni sono impiegati nelle miniere,perché, grazie alla loro piccola taglia,possono infilarsi in stretti cunicoli per il prelevamento dell’oro. Il lavoro è consumato per 10 ore giornaliere ed è svolto senza alcun rispetto per le norme di sicurezza ed assistenza.I proprietari delle miniere ricorrono al " cachorreo",cioè alla trattenuta di ¾ della paga,distribuendo all’insieme dei lavoratori solo i pasti ed i residui mesi di paga.

Nell’intera America Latina, i bambini lavoratori sono circa 25 milioni.

In Indonesia una giornata lavorativa di 10 ore è retribuita con 1000 lire,in Zimbabwe il lavoro settimanale di raccolta del cotone è pagato con 1 dollaro.

Gli schiavi sono spesso costretti a dormire legati ai telai di tappeti ed i bambinidevono subire le vessazioni fisiche e psichiche di padroni senza scrupoli che li sfruttano clandestinamente e4 ne ricattano le famiglie che spesso sono costretti a venderli pressati dal bisogno.

In Bangladesh circa 8 euro mensili sono sufficienti a pagare la giornata lavorativa (dalle 8 del mattino alle23) di una bambina impiegata nella tessitura.

Un settore ad elevato sfruttamento è quello della servitù domestica:in cambio di un po’ di cibo,una bambina(5/10 anni) del Bangladesh lavora dalle 15 alle 18 ore al giorno come domestica sottoposta al rigido controllo ed alla violenza del suo "datore di lavoro".

In Pakistan,già prima che albeggi,migliaia di bambini sono impiegati a mescolare acqua con terra per fabbricare mattoni: impastano,dopo aver rotto con la zappa le zolle di terra ed aver trasportato l’acqua dai pozzi,mentre la calura del giorno diventa,via via, insopportabile,sognando la sera avanzata che porterà riposo e salvezza.Sfuggire alla produzione di mattoni è impossibile,poiché il debito vincola la famiglia allo sfruttamento. La paga media è di 100 rupie(circa 2 dollari) per 1000 mattoni prodotti; in una settimana si possono guadagnare circa 800 rupie.

In India ci sono dai 65 ai 100 milioni di bambini,di età inferiore ai 14 anni, che lavorano per 8 ore al giorno nei laboratori illegali e che svolgono un’infinità di mestieri. Per una famiglia contadina povera del Bengala poter contare sulle rimesse di un conduttore di "risciò" è una risorsa inestimabile.

Demografia e lavoro coesistono in una simbiosi contradditoria: più figli equivale a più bocche da sfamare,ma anche, e soprattutto, a più braccia di lavoro indispensabili ad incrementare un misero reddito.

La nuova schiavitù,sospinta dall’economia globale,non attiene a criteri razzistici e non è riferibile al modello tradizionale antico o moderno. Nonostante sia vero che in Pakistan i produttori-schiavi di mattoni siano cristiani ed i padroni musulmani,che in Thailandia sia rimarchevole la provenienza regionale dello schiavo,prevalentemente donna,esia pur incontestabile la presenza di elementi razzistici tradizionali in Mauritania( schiavi neri e padroni arabi) e in Giappone,dove essere Giapponesi significa distinguersi "dall’altro", non si può,comunque,smentire il tratto caratteristico della schiavitù contemporanea.

Lo schiavo,infatti,non è tale per religione,colore della pelle,lingua o per appartenenza tribale: oggi si è schiavi per bisogno ,per precarietà,per debolezza. In passato esisteva un diritto di proprietà personale sullo schiavo,sancito legalmente,oggi,invece,la schiavitù è illegale ,non è certificata: non si è più proprietari di schiavi,ma possessori di manodopera schiava

L’acquisto di manodopera schiava e le coercizioni su di essa esercitate consentono il controllo assoluto del lavoratore-schiavo,il lavoro del quale è finalizzato allo sfruttamento economico.

La povertà è la precondizione della schiavitù odierna che si espande per effetto del processo di globalizzazione: in molti Stati al benessere di pochi è corrisposta l’ulteriore espansione del numero dei poveri.La convenienza commerciale e l’efficienza produttivistica come base della globalizzazione hanno trascurato la cultura dei diritti umani sorta in risposta alla Seconda guerra mondiale ed al genocidio nazista. L ‘eliminazione di molte clausole protezionistiche (soprattutto in merito alla libera circolazione dei capitali) ha fatto sì che l’etica del danaro consentisse al detentore di schiavi di non spiegare i metodi attraverso i quali recluta e gestisce la manodopera. Abbiamo già rilevato che il colore della pelle o l’appartenenza religiosa non costituiscono,più,in assoluto,condizioni per ridurre in schiavitù. Precarietà del lavoro,stato di bisogno,povertà,debolezza rappresentano i fattori qualificanti delle ricadute della globalizzazione sulle classi subalterne degli Stati industriali avan zati e dei PVS. I produttori di petrolio dell’Ar4abia Saudita utilizzano cristiani delle Filippine ed Indu dello Sri Lanka . La maggiore integrazione fra capitale,disoccupati e strumenti finanziari hanno reso conveniente l’utilizzo di schiavi a buon mercato. La merce –schiavo rende,così,anacronistica la proprietà personale dell’individuo da parte del datore di lavoro.Deve essere sottolineato,inoltre,che l’ascesa delle cosiddette " tigri asiatiche" (Corea del Sud,Singapore,Taiwan,Hong Kong) ha rappresentato un ulteriore fattore di globalizzazione della povertà. Il loro modello di sviluppo ha provocato un’accelerazione economica che ha richiamato,a condizioni vantaggiose, cospicui investimenti stranieri dando così vita al "modello produttivo asiatico".

E’ possibile,pertanto,cogliere altre forme fondamentali di schiavitù:

1) SCHIAVITU’ IN QUANTO POSSESSO. Si diventa schiavi a vita per accertamento di proprietà,per cattività,per compravendita(Mauritania)

2) SCHIAVITU’ PER DEBITO. E’ la forma più diffusa al mondo ed impegna l’individuo che deve estinguere il debito o il prestito: come nel Pakistan, la materia e la durata del servizio – pur senza dichiarazione di proposta – non consentono di cancellare il debito originario. Esso,di fatto ereditato, contempla il controllo fisico del lavoratore

3) SCHIAVITU’ PER CONTRATTO. Il contratto di lavoro in un laboratorio serve per assicurare una formale legittimità alla schiavitù. Il proprietario può esibire un contratto ,ma,in realtà, il lavoratore è costretto con la violenza a lavorare , è privato della libertà e non è pagato(Sud-est asiatico e Brasile)

4) SCHIAVITU’ DI GUERRA. In 30 Stati oltre 300.000 bambini,al di sotto dei 15 anni, sono impiegati nelle guerre. In particolare,in Africa sono rapiti ed addestrati al combattimento; in Birmania la dittatura militare è impegnata nel reclutamento forzato di donne e bambini come forza-lavoro,spesso col coinvolgimento delle Multinazionali

5) SCHIAVITU’ DOMESTICA . La vendita o la cessione di bambini per lavori domestici sono assai diffuse in Africa occidentale e neiCaraibi

6) ALTRI TIPI DI SCHIAVI.

Bambini ghanesi schiavi per ragioni rituali o religiose come le donne "devadasi" dell’India.

In Thailandia esiste una vera e propria industria del sesso con un suo meccanismo ben definito.Una sensale si reca in un villaggio e,in cambio di 50-60.000 bath( pari a 2.000 –2.500 dollari) ottiene una adolescente.In molti casi il denaro è concesso come prestito,perché la famigli risulti indebitata.Una volta acquistata da un bordello,l’adolescente sopporta un debito di 200.000 bath a cui deve sommare le spese di vitto ed alloggio.Si tratta di un debito virtualmente inestingui

bile ,perché l’adolescente è sottoposta a violenze e minacciata dalle malattie. Casi di questo tipo si registrano tra le prostitute extraeuropee a ridosso delle città della UE e negli Stati Uniti.

La schiavitù negli Stati industrializzati assume anche la forma del lavoro illegale: nell’aprile 1998,aTolentino, fu scoperto un calzaturificio dove,sotto l’effetto di violenze e psicofarmaci ed in condizioni igieniche insopportabili, erano stati rinchiusi dei ragazzi ex-tossicodipendenti costretti ai lavori forzati.Nel 1993, a Shenzhen (zona economica speciale della Cina) si incendiò una fabbrica di giocattoli per le multinazionali come la Artsana-Chicco.Nell’incidente morirono 87 operaie i cui turni di lavoro variavano dalle 10 alle 15 ore al giorno per una paga mensile di 25 dollari ed un solo giorno di riposo al mese.

La nuova schiavitù,favorita dalle multinazionali,si sottrae al rapporto di proprietà per concentrarsi sullo sfruttamento delle risorse,ivi compresa la merce lavoro,poiché il capitale transnazionale predilige l’efficienza economica assicurata dal lavoro precario o stagionale(piantagioni di zucchero ad Haiti) e su di esso esercita un controllo coercitivo ed assoluto.

La schiavitù è divenuta,così, "un articolo di consumo"