Un Dio fantasia infinita che non smette di stupire e
progettare
Dare sempre un senso nuovo alla vita
Dottor Giovanni Scalera
Il titolo di questo incontro è esaltante per chi sa dire cose interessanti ed ha
incuriosito anche me. Provo a dire quanto mi ha fatto venire in mente, poi magari
parleremo insieme per aggiungere altri aspetti.
Abbiamo appena cantato Laudato sì, Signore mio che è un po
lelaborazione del Cantico delle Creature di S. Francesco ed è
lesaltazione della fantasia di Dio.
La fantasia dell'uomo
Qualche volta ci si stupisce quando i bambini chiedono: "Chi ha inventato
questa cosa? Chi ha inventato questaltra?" Oppure come la mia nipotina che
voleva sapere chi fosse la persona che ha inventato più cose di tutti? Naturalmente ci
sono delle persone che hanno tanti brevetti; ce nè una che ha collezionato più di
500 brevetti e tra questi anche brevetti importanti come la lampadina, il fonografo.
Quando si pensa a queste persone ci si fa lidea di qualcuno che ha un eclettismo che
ricorda quello di Archimede Pitagorico dei fumetti.
Se noi andiamo a guardare un po la nostra storia ci rendiamo conto di alcune cose.
Leonardo ad esempio intuì che luomo poteva volare con una macchinetta. Egli disse
che luomo, facendo leva su di essa, si sarebbe librato in aria e lavrebbe
soggiogata. Ma non aveva fatti i conti con alcune grosse complicazioni: - ci sarebbe
voluta una forza sovrumana, - ed anche ci fosse riuscito non aveva previsto il moto
reattivo per il quale la sua macchina si sarebbe girata su se stessa in senso contrario al
movimento dellelica. Sono stati necessari 500 anni perché la sua intuizione si
realizzasse, ossia per vedere lelicottero. Così con il telefono di Meucci ci sono
voluti 60 anni dallessere intuito al diventare applicazione. La televisione 18 anni,
la penicillina 12 anni, il transistor 3 anni, il microprocessore 1 anno. Ora si fanno le
invenzioni mirate e si fa tutto in tempi brevi.
Tutto questo che cosa significa? È il segno che esiste una grande fantasia che sta
nelluomo e che lo rende capace di tutte queste opere, lo rende diverso da tutto il
resto del creato che lo circonda.
Il grande bisogno di comunicare i propri sentimenti: le gioie, le speranze, le
sofferenze interiori. Limmagine e somiglianza con Dio nelluomo si manifesta
proprio in questo suo bisogno e capacità di dire e di ascoltare, di creare cioè un
rapporto di intimità e di amicizia con le persone che gli vivono accanto. Lamicizia
è la capacità di generare gioia, di regalare qualche cosa di noi che crei vita
nellaltro.
Noi sentiamo parlare talvolta di deserto. Ci sono diverse maniere di vedere il deserto: da
sognatori, da turisti,
da realisti. Il deserto vero è quel luogo dove la persona si
trova sola, senza risorse perché nel deserto non cresce nulla. Ci può essere un deserto
geografico, ma anche un deserto interiore nel quale una persona si trova a vivere una
realtà di grave isolamento anche se è circondata da una folla di uomini. Il deserto è
dentro la persona apatica, nella persona che ha grande mancanza di orientamento nella
vita, nei momenti di profonda delusione. Pensiamo ai discepoli di Emmaus. "Noi
speravamo che
". Avevano perso la loro dimensione, la fiducia in Gesù ed in
se stessi, avevano perso le sicurezze.
Dio è anche speranza e come speranza ci infonde una grande capacità di non arrenderci
mai ai nostri limiti. La nostra religione ha regole molto severe, codificate nei dieci
comandamenti, e molte di esse sono anche leggi civili, però il Vangelo non si accontenta
di queste regole del non fare, dice anche: "Beati
". Dichiara
fortunati coloro che soffrono, che hanno fame, ecc. Fortunati coloro che sanno fare di
più, ad esempio che riescono ad amare chi li odia. Luomo assomiglia a Dio in
questo: nella capacità di superamento continuo del limite. Luomo ha una grande
spinta creatrice e si proietta continuamente verso il futuro, non si accontenta di
modellare la sua vita sul già acquisito.
Luomo è simile a Dio particolarmente perché capace di amare. È lattributo
che più lo avvicina a Dio. Amare significa uscire da se stessi per dar vita al bene al di
fuori di sé.
Nel primo libro della Genesi cè una espressione di fuoco se letta oggi: "Il
Signore prese luomo e lo mise nel giardino perché lo coltivasse e lo
custodisse". Quattro verbi: prese, mise, coltivasse e custodisse
tracciano tutto il percorso ed il programma delluomo. È come quando si parla della
costituzione italiana che con 140 articoli forma la base di tutta la legislazione. Tutte
le leggi non devono essere in contrasto con questi 140 punti.
Mi domando se noi nel nostro modo di progredire, con la nostra fantasia, con le nostre
capacità coltiviamo davvero e custodiamo per bene questo giardino esattamente come il
Signore ce lo ha consegnato. Qui ci possiamo mettere di tutto: dal buco dellozono
alla mucca pazza. La nostra fantasia rompe gli argini per andare nel settore che fa parte
del nostro tornaconto, non rispettiamo le regole.
Cè un aspetto poi dove un giovane diceva: la nostra somiglianza con Dio si
contrappone al caos. Questa frase principalmente significa che Dio è ordine.
Quale sia lordine di Dio non lo sappiamo ma sicuramente Dio è ordine. Tutto quello
che non è ordine è caos.
Quando qualcuno varca la soglia della stanza dello psicologo perché sta
male, lo psicologo ha tre grossi limiti che non può violare: non dare giudizi, non dare
consigli, non dare farmaci. Ma allora che dottore è? Il male che la gente ha in genere è
interiore, ossia ha dentro di se un grande disordine e non sempre ha il coraggio di
guardarsi dentro e di mettere ordine. Ad esempio noi sappiamo che una grande forma di
amore e di rispetto è accettare la diversità dellaltro. Laltro è diverso
perché è fatto dalla fantasia di Dio, non è fatto secondo uno stesso uguale clichet. Ne
deriva che qualcuno non può dire: "Ti voglio bene a patto che tu sia così o
cosà!". In questo caso io mi sostituisco a Dio. E come dire: "Ti
voglio bene a patto che tu sia a mia immagine e somiglianza!". Molte coppie vanno
male perché cè in loro la pretesa che il partner non sia quello che è ma quello
che vorrebbero che fosse, ossia la loro proiezione.
Tanti si rendono conto con gli anni di aver sposato una persona che non è quella
che si aspettavano e ne rimangono delusi. Tante volte diciamo una cosa e ne pensiamo
unaltra. Si mente, si finge magari per entrare nelle grazie del partner. Molte volte
ci sono delle coppie che arrivano a fare delle scelte, convinte che laltro abbia gli
attributi da loro desiderati.
Bisogna allora ogni tanto fermarsi per guardarsi dentro.
Tante volte dico alle persone che vengono da me: lei non deve chiedermi consiglio,
piuttosto si guardi dentro se cè ordine o se cè qualcosa che la fa star
male.
Darsi una regola di vita
Come si fa? Occorre dividere la giornata in piccoli momenti per capire che cosa
ci fa star male.
Per arrivare al colmo della fantasia noi (quelli che seguono la mia stessa corrente di
scuola) usiamo uno strumento molto utile per la vita religiosa e si presta tantissimo
anche per il quotidiano. Lo strumento è la così detta regola di vita. Per
spiegare la regola di vita prendo come esempio un bambino che combina marachelle dalla
mattina alla sera, la mamma lo sgrida e lui dice: "Mamma, ti prometto, da domani
sarò buono!" La mamma prende per buona la promessa perché vede che da parte del
bambino cè il dolore, il dispiacere per quello che è successo e la voglia di
cambiare. Quando si arriva ad una certa età e si oltrepassa la fascia delletà
evolutiva e si entra in quella in cui siamo creatori, non si può dire: da domani sarò
buono...! Non ha nessun senso, si fa come Pinocchio quando disse: oggi imparo a leggere,
domani a scrivere, dopo domani conto fino a venti, e non fece assolutamente niente.
Bisogna fare unaltra cosa: si prende la nostra giornata e si esaminano i punti
fragili di questa giornata.
Alle persone che vengono da me e mi chiedono di questa regola di vita spiego con un
esempio: due atleti, un centometrista e un maratoneta, alla fine
della gara se vincono hanno una medaglia uguale. La differenza quale é? Quello che ha
fatto i 100 metri ha viaggiato a 38 Km/ora, il maratoneta a 22 Km/ora. Succede che per
queste gare bisogna organizzare la propria vita considerando tutte le possibili capacità
di recupero di tempo perché ogni piccola frazione può aiutare a fare un tempo migliore.
Perciò si deve andare a letto ad una certa ora, alzarsi ad unaltra, mangiare quello
e non quellaltro, allenarsi in un certo modo. Ognuno dei due con un programma
diverso a seconda della propria specialità. Se non si ottiene un buon risultato non si
abbandona tutta la tabella in blocco ma si valuta che cosa va modificato.
Quando si va a letto e si fa lesame di coscienza che cosa si dice? "Unaltra
giornata mediocre come sempre." Come se non avessi fatto nulla di buono. Perché
questo pessimismo? Perché la nostra giornata si divide in due contenitori, da una parte
ci sono le cose che non vanno e che risaltano agli occhi, dallaltra le cose che
vanno bene che poi sono quelle normali. Se si esce di casa e si rispetta il verde e il
rosso del semaforo non sto a dirmi: come sono bravo! Sono cose normali. Ma se passo con il
rosso e mi prendo 250.000 di multa più ritiro patente questo non mi va giù! La nostra
vita allora si divide tra il male e il normale. Per questo alla fine della giornata il bene
non viene considerato perché è normale. Non serve molto fare propositi vaghi come il "domani
sarò migliore" né lamentarsi di ciò che non è stato fatto. La mia fantasia si
appiattisce. Occorre invece fissare un punto preciso sul quale intervenire. Solo allora lo
posso verificare alla fine della mia giornata.
Così la mia giornata acquista ogni giorno un sapore diverso: è quello che si contrappone
al caos, è quello che da senso allordine, è quello che in qualche modo permette ad
ognuno di noi di non arrendersi mai di fronte allappiattimento e poter dire con
estrema gioia: siamo veramente imparentati con Dio perché siamo
ricchi e dotati di fantasia.