pagine estetiche: erotismo o pornografia?


Arte & pornografia: due ambiti inconciliabili? Sentiamo cosa dice la penna di Schopenhauer:

"L'opposto del sublime è qualcosa che a prima vista non sembra averne l'aria: l'eccitante. Con questo nome designo tutto ciò che stimola la volontà, offrendole direttamente soddisfazione e appagamento. Il sentimento del sublime deriva dal fatto che una cosa recisamente ostile alla volontà, diviene oggetto di contemplazione pura; contemplazione che si può prolungare soltanto in virtù di un completo distacco dalla volontà e di un'elevazione al disopra del proprio interesse. L'eccitante, al contrario, distoglie lo spettatore dallo stato di contemplazione pura che si richiede alla concezione del bello, seducendo la volontà con la vista di oggetti che immediatamente la lusingano. Si dà di solito il nome di eccitante ad ogni cosa bella del genere lieto; ma questa è una denominazione troppo larga, dovuta alla mancanza di una giusta distinzione, ed io non esito a lasciarla da parte, anzi a ripudiarla totalmente. Attenendomi al senso da me definito, riconosco nel campo dell'arte solo due specie di eccitante, ambedue indegne dell'arte stessa. La prima, veramente inferiore, la si ha nelle nature morte della scuola fiamminga, dove il pittore si perde a rappresentare dei commestibili, la cui perfetta imitazione non fa che stuzzicare l'appetito...


© Gianfranco Pogni

© Vincenzo Guerrazzi

... ostriche, aringhe, gamberi di mare, panini imburrati, birra, vino, ecc.; cosa assolutamente non ammissibile. Nella pittura storica e nella scultura, l'eccitante consiste nel rappresentare forme ignude che per la posa, il semiabbigliamento e, in genere, per il loro atteggiarsi intendono solleticare il senso lascivo dello spettatore: la contemplazione estetica pura è così del tutto distrutta e lo scopo dell'arte radicalmente travisato.


L'Autore visto da © Paolo La Cola

Gli antichi, nonostante la bellezza e la nudità piena delle loro figure, ne sono quasi sempre immuni, perché l'artista creò quelle figure con uno spirito puramente oggettivo, pieno di bellezza ideale, non contaminato da elementi soggettivi e da bassa concupiscenza. In arte, l'eccitante deve sempre essere evitato" (Il mondo come volontà e rappresentazione, vol. I, § 40).

L'opera d'arte maliziosa, pruriginosa, può essere qualche volta "Arte"? Secondo la definizione ascetica, anestetica, di Schopenhauer, no! L'arte deve rappresentare efficacemente la realtà, quindi la sofferenza che la impregna, e deve farci volgere lo sguardo alle possibilità di redenzione da questa sofferenza, ciò che l'edonismo, l'esaltazione del corpo, del tatto e della materia di certo non fanno, anzi: queste ci illudono ancora maggiormente e c'incatenano a questo mondo, a questo secolo, pretendendo addirittura di assurgere ad unica verità assoluta: ecco il panteismo, il fenomenismo, la giustificazione estetica dell'esistente...

Etimologicamente, "erotico" fa riferimento all'amore ed è quindi sinonimo di "sentimentale"; invece, "pornografia" indica esplicitamente la nudità. Ora, penso si debba definire un ulteriore livello, quello della rappresentazione dell'atto sessuale, del membro virile in erezione, accompagnato, amarum in fundo, dall'eiaculazione: chiamerò quest'ontologia fenomenologica "genitalità", termine già utilizzato, del resto, dalla teologia morale.

Vediamo questa scultura antica:


...e vediamo questa immagine moderna, versione aggiornata di un ipotetico Discobolo contemporaneo:


...e quest'altra, che coinvolge più soggetti:


Pierre et Gilles fanno Arte?

Sconsigliato ai minori di 18 anni o agli iconoclasti


E Bel Ami, alias Georges Duroy?





Si pensi a certi passaggi completamente gratuiti nei film di Cadinot (gli effetti speciali in Pension complète, le violenze dei Minets sauvages, i pianti del Jeu de pistes)! Abbiamo qui, quindi, quasi due situazioni opposte: da un lato l'arte contemporanea ufficiale, dove ormai tutto è permesso, ma non dinamicamente: o c'è un Bill Viola del porno? (per Paul Morrissey siamo ancora nell'ambito dell'"erotico"...); e d'altro lato certa pornografia ufficiale, prodotta da grandi firme internazionali, alla quale concediamo di tutto ma non l'etichetta di "opera d'arte": essa si permette lussi estetizzanti assolutamente non richiesti dai copioni o dalle esigenze del mercato, assolutamente disinteressati (superflui direbbe qualche bieco materialista): proprio per questo si dovrebbe farla entrare di diritto nell'empireo delle Muse!

Ovviamente la maggior parte della pornografia "genitale" finisce per essere una serie meccanica di atti, che tediano lo spettatore esigente e annoiano gli stessi protagonisti... Bella è al massimo la variazione delle manifestazioni naturali di corpi diversi: siamo indotti, quindi, a lodare la fantasia della natura, le sue risorse inesauribili, come in un caleidoscopio che ci meravigli diuturnamente...

Schopenhauer tronca lì il discorso: la questione rimane sempre quella se possa darsi un'opera d'arte di genio meramente "estetica"... Cioè, mi sembra che possa darsi oggidì la possibilità di andare al di là della semplice dicotomia classica tra "tragedia" greca e "tragedia" cristiana, "positiva", con redenzione finale spirituale, giustificata all'interno di un progetto di senso, di una Weltanschauung finalmente provvidenzialistica... Opere come Pulp fiction, ad esempio, ci sconvolgono perché narrano di morte e di violenza con insostenibile leggerezza, oltretutto non rispettando i canoni temporali (qui, oltre che d‘arte, si è parlato infatti di genio, addirittura si potrebbero osare attributi mistici!). La pornografia come arte ci conduce quindi alla questione radicale se sia possibile e lecita un‘arte puramente estetica, sganciata cioè da qualsivoglia implicazione etica (altro esempio: il terribile rewind di Funny games di Michael Haneke del 1997, o tutte quelle sceneggiature in cui gli animali sono maltrattati: L'albero degli zoccoli, Desierto, Due occhi diabolici, Fratello, dove sei?, Gummo, Monkey shines, Novecento, L'occhio del gatto, I pugni in tasca, Respiro, Tutti giù per terra) e questo una volta che ci si accorga che il turbamento provocato da certi film violenti è parente stretto con quello provocato dall‘estrema libertà genitale sullo schermo in una comunione di tutti i nostri liquidi organici: il sangue della morte con lo sperma del coito con le lacrime di una forte emozione (al cinema come nel coito come nella disperazione del carcere), e ancora col sudore della fatica, la saliva dell'acquolina...

Ma l'ultima parola rimane sempre quella di santa Cecilia (nel paradigmatico dipinto di Raffaello conservato alla Pinacoteca di Bologna): o "vogliamo" giocare eternamente (come incarnato da Nietzsche/Dioniso; o come tentato da Bill Murray nel bel Groundhog day, il nostro Ricomincio da capo di Harold Ramis del 1993), oppure siamo posseduti da tutta la serietà della vita, e in quest'ultimo caso accetteremo spontaneamente la "morte dell'arte"!

© Babilonia (n. 220, maggio 2003, pp. 68-9).


© Murakami

La pornografia è l'erotismo degli altri
(Luca Goldoni: Di' che ti mando io. - Mondadori, 1976. - P. 135).




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