pagine gnoseologiche: Sotto l'albero della Bodhi...

… Buddha ricevette l’illuminazione! C’è un posto magico a Milano, sia per le caratteristiche ambientali, sia per le persone che vi si possono incontrare: viale Émile Zola, ovvero il limite occidentale del Parco Sempione, fuor di metafora: “la Fossa”. Pochi sanno che ospita alberi di notevole pregio: un rarissimo e bellissimo faggio asplenifolia (dalle foglie a forma di felce), altri faggi comuni, bagolari (l’albero tipico di Milano, una ulmacea dal fallico tronco liscio), ippocastani, spini di Giuda (Gleditsia triacanthos, con eufonici legumi lunghi fino a 30 cm!), tigli, robinie (con le quali Manzoni infestò tutta la Lombardia), ailanti (i pionieri delle ferrovie), e i platani, naturalmente… Ho volutamente omesso di parlare delle querce, perché meritano un discorso a parte… Tra tutte le specie, la Fossa vanta un magnifico, vetusto senz’altro, esemplare di farnia, sotto la cui ombra davvero qualche Buddha delle periferie riceverebbe oggi particolari illuminazioni… Non parlo di retate notturne della “Buoncostume”! Anche se la cronaca locale della scorsa primavera fa pensare ad assurde recrudescenze (parlo dei fatti “etero” del Parco delle Rose, alias Cassinis, o Porto di Mare che dir si voglia)… Qui, invece, il monopolio è gay e ciascuno, sotto il proprio albero prediletto, ha qualcosa da dire: lì, proprio all’ingresso sud, verso Cadorna, Marco di Milano borbotta contro l’Acquedotto milanese che ha recentemente deciso di adibire una gran fetta del brolo all’inglese di nobile memoria a centro di smaltimento liquami… “Guerre, ascensioni dell’Everest, duelli, assedi, scoperte dell’America, cattura di aquile, gelosie, appuntamenti segreti” direbbe un altro milanese (naturalizzato), Dino Buzzati: “Non c’è neppure un segno… Non è rimasto niente. Neanche una gobba sul terreno… Asfalto” (“Alberi” in Il pianeta Buzzati, Milano, Apollonaire, 1974). Luca, sempre di Milano, occhi turchesi, capelli lunghi (sembra uscito dalla Londra anni Sessanta di Domenica maledetta domenica di John Schlesinger), ha le sue teorie sociologiche di tutto rispetto: i bisex non esistono! Lui, infatti, continua a conoscere (in senso biblico) eterosessuali! Forse che per questo ne va della loro eterosessualità? Della loro propensione alla riproduzione e alla ricerca di stabilità all’interno di una famiglia sempre al proprio fianco? Curiosità… avventure… Di natura simile sono i visitatori arabi e maghrebini, solo che questi sono, come dire?, un po’ sciolti, disinvolti: loro non parlano mai dell’omosessualità, la praticano e basta, uno sfogo biologico entre eux (et avec nous) prima della rigida fedeltà coniugale… Slavi e rumeni, invece, li troviamo in piazza Trento, da tutt’altra parte, a sud-est della città, all’ombra (lunare) del cedro glauco che domina il triste giardinetto: altre intenzioni, altri problemi, economici, purtroppo! Ma ridiscendiamo agl’inferi sotto via Curie, che saetta tra via Leopardi e la Triennale, darkroom naturale: anche qui capita talvolta di contrattare prezzi, ma è raro… “Pagare per godere? Che assurdità” sbotta Valerio, toscano, designer a Milano… Poi ci sono i turisti di passaggio, non certo fatti per relazioni sentimentali a lungo termine (meta ricercata un po’ da tutti i giovani quaggiù, mi è parso…). E poi ci sono i buffi turisti ignari (giacché tutti a Milano sanno, anche le massaie!)… E infine ci sono sempre loro, gli alberi, instancabilmente ritti al loro posto, silenziosi, in ascolto: l’olmo, laggiù, col suo ramo sghembo, sembra accarezzare, avvolgere teneramente il timido figurino sottostante, quasi lo invitasse a trovare rifugio sotterra, tra le proprie radici, come certi abitanti del Signore degli anelli: “Ti difendo io, non ti preoccupare, dai babau neri ti voglio salvare” bisbiglia… Così sopravvive, nell’era dell’Aids e delle chat, un ultimo selvaggio lembo di vita gay, limbo omosex, in centro, a Milano. Mirko Fontemaggi (tratto da Babilonia, n. 224, ottobre 2003)



(tratto da Babilonia, n. 224. - Milano : ottobre 2003).




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