pagine metafisiche: anacleto verrecchia


Zurück zu Schopenhauer! Altro che Nietzsche e le sue bulimie superomistiche: questo si può dire che sia sempre stato il manifesto programmatico di Anacleto, ciociaro di nascita ma torinese di adozione. E con Schopenhauer viene poi dietro tutta una serie di conseguenze a catena, dal classicismo a oltranza al neo-paganesimo tollerante da proporre contro le dittature monoteistiche. Dall'amico Prezzolini ha ereditato certe posizioni conservatrici in fatto di storia politica progresso e costumi, o che forse Prezzolini aveva favorito a convalidare nell'animo ancora in fieri del Nostro. Lo si potrebbe quasi avvicinare a qualche senatore dell'antica Roma, anzi chi lo conosce di persona potrebbe anche averlo già visto in qualche gliptoteca della capitale. Nei taccuini di viaggio (i Vagabondaggi culturali e La stufa dell'Anticristo) gli preme riconoscere l'eredità romana nel mondo, anche la Grecia ne viene sottomessa, perché senza i romani forse sarebbe rimasta un periferico angolo del mondo abitato da pastori e da qualche eccentrico pensatore la cui memoria sarebbe stata presto cancellata da qualche orda barbarica. Un altro suo topos è la Germania, l'Austria, il tedesco, la musica tedesca, i filosofi e gli scrittori tedeschi o quelli che colà sono passati e che l'hanno influenzata, in una dialettica intricata mediterraneo-nordica: Goethe e Kant, Schopenhauer e Nietzsche, Beethoven Brahms e Wagner, Bruno e Martinetti. Gli sta più simpatico insomma il determinista Lutero che l'africano Agostino, più l'illuminista Celso che l'irrazionalista Origene. Odia la caccia, i politici, i cacalibri; è attratto dalle montagne, dalle sorgenti, dagli alberi monumentali, dallo sguardo nobile degli animali, dai quali si ha molto da imparare, come descritto nel suo capolavoro, il Diario del Gran Paradiso.



POSTILLE:

"Dei filosofi ha l'ingenua bontà, la sana malignità!"
(Giorgio D'Andrea a proposito di Anacleto Verrecchia in una conversazione a Cervo, 2011).


"Sie haben einen Caesarenkopf"
(una viennese).


"La migliore prosa filosofica scritta oggi in Italia!"
(... insieme a Ceronetti, Sgalambro, Giametta, come ama ripetermi Marco Lanterna nelle nostre conversazioni di Turro: Marco, lo ricordo, gli dedicò il bell'articolo, lodato anche a suo tempo da Anacleto, di Pulp Libri del 2010, n. 88, pagg. 68-71, che ora possiamo rileggere in Il caleidoscopio infelice : note sulla letteratura di fine libro. - Firenze : Clinamen, 2015. Grazie a Marco abbiamo ora anche la riedizione della Catastrofe di Nietzsche a Torino. - Firenze : Clinamen, 2022, di cui riporto le mie p. 354-355):

"Anacleto era il più adatto a parlare di Nietzsche nella cultura contemporanea, perché a Torino sentiva il polso di quello che era, ed è forse ancora ritenuto dagli "storicisti della filosofia", l'unico filo rosso possibile del Novecento, quello che dalla morte di Nietzsche si dipana e attraversa, nell'ordine, Husserl, Heidegger, Gadamer e il pensiero debole, cioè quel destino che fa sì che la fenomenologia si inveri nell'esistenzialismo e questo nell'ermeneutica, come se non vi fossero altre vie d'uscita o come se si dovesse necessariamente essere originali calpestando l'attualità di un Platone o di un Kant, dei pensatori orientali come dei moralisti francesi o le sconcertanti semplici verità insite nell'autre côté dei filosofi analitici... Era ovvio quindi che venisse ostracizzato dai colleghi accademici e dalle case editrici, alla continua ricerca di nuovi eventi à la page ma che soprattutto giustificassero certo colore politico dalle magnifiche sorti. Ecco che Einaudi si trovò paradossalmente orgogliosa di pubblicare Anacleto contro Nietzsche in un momento in cui era tacciato di aver fomentato il nazismo: peccato che fosse un vergognoso falso storico che proprio in quegli anni veniva denunciato e fatto emergere vieppiù (Schlechta è conosciuto in Italia dall’81). Ma Anacleto in tutto questo si divertiva, sembra quasi di vederlo ghignare dall'alto delle colline intorno a Superga, lui sì alter Zarathustra. Fino all'eclatante scoperta di un biglietto della follia nel 2000 pubblicato su Tuttolibri della Stampa, pesce d'aprile in cui cascarono tutti i ciarlatani pseudofilosofi postneohegeliani delle università italiane. O ancora nel 2010 La stufa dell'anticristo, altri vagabondaggi culturali intorno alla famigerata stufa a carbon natron responsabile, forse, di aver otturato le arterie del povero Fritz. Ai posteri l'arduo compito di continuare a discettare su queste miserie della filosofia: noi intanto qualche risata ce la facciamo ancora rileggendo queste spassose righe, meravigliosa eredità di Anacleto."
(Fontema).


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