I Pink Floyd si sciolgono


Da Syd (syddharta@barr.ett)
Oggetto I Pink Floyd si sciolgono
Data 2003-07-20 13:39:26 PST

Cinque giugno 1975.
Un matrimonio termina, un altro attende la sua celebrazione.
Nello stesso, identico giorno.
Ginger è prossima a diventare la "signora Gilmour":
dal futuro consorte la separano 15 anni d'età.
Ma David Jon sembra quasi aver dimenticato l'appuntamento
con la sua prima "rivoluzione anagrafica".
Oppure è soltanto un po' confuso.
Al numero 3 di Abbey Road, a nord-ovest di Londra,
c'è infatti un impegno da rispettare: un altro. Il lavoro.
E tre colleghi stanchi, affievoliti da viaggi e torturati da managers biechi e ciechi.
Un coast-to-coast senza respiro. Ma serve, oddio quanto serve quel respiro.
Shine On You Crazy Diamond, prolissa e massacrante esecuzione strumentale
- era dai tempi di Echoes che una sala d'incisione non partoriva così sofferentemente -,
è in fase di mixaggio conclusivo.
Occorre l'ultima pennellata ad un affresco ormai pronto all'esibizione pubblica.
David Jon raggiunge gli studi:
George Roger è già lì,
poco dopo arrivano Nicholas Berkeley e Richard William.
La band è al completo.
La suite non ancora, sebbene l'assolo di sax di Dick Parry
sia da settimane memorizzato sui nastri magnetici.
Il tempo è malvagio, non concede abbuoni.
I Pink Floyd devono chiudere quel pezzo. Subito.
E poi godersi la festa di Dave e Ginger.
E poi imbarcarsi per gli States, direzione Georgia:
riprende la serie di concerti: fra due giorni all'Atlanta Stadium l'ennesimo show.
Il primo di 13, in un calendario di 17 giorni.
I quattro sfuggono agli occhi delle lancette,
in ossequio forse incosciente al dogma da loro stessi impartito al mondo in Time, due anni prima.
L'armonia musicale appare dignitosa.
Ed appare anche un'altra... cosa.

Un infiltrato,
ad una sommaria analisi un uomo senz'altro poco incline
a seguire uno stile d'abbigliamento elegante.
Grigi pantaloni Terylene, una camicia di nylon. A nasconderli, una tunica bianca.
Anche le scarpe sono dello stesso colore.
Come bianca è quella borsa che trattiene geloso come fosse il più prezioso dei diamanti.
E' grasso, obeso. E calvo. Non apre bocca, ma deambula.
Sgrana gli occhi dinanzi a sintetizzatori, mixer e microfoni.
Poi s'accomoda su di una sedia. Fermo.
Roger, David, Richard e Nicholas riflettono vicendevolmente il proprio stupore.
Nessuno sa chi sia.
Ma a nessuno, in fin dei conti, pare interessare la sua identità.
Il lavoro chiama, il matrimonio pure.

Rick è il primo a scuotersi.
S'avvicina a Roger: "E' un tuo amico?", gli chiede.
Risposta fulminea: "Perchè, non l'hai riconosciuto?".
Non trascorrono molti secondi prima che la memoria del tastierista
gli suggerisca il nome di quell'omaccione.
Suda. Suda freddo, Rick.
Ma il lavoro chiama, il matrimonio pure.
Senza dimenticare il tour.
Remember when you were young, you shone like the sun:
quella di David sembra un'evocazione.
Con quei due occhi stranieri - ma amici - a fissarlo,
somiglia invece molto più ad una serenata.
Venata di tristezza, malinconia, compassione.
La compassione - e il destino - spinsero i Pink Floyd del 1975
a farsi accompagnare alla festa di nozze dal grassone.

Per qualche ora i Pink Floyd tornano ad essere in cinque.
Dopo qualche ora tornano ad essere in quattro.
Poi tre, infine due.
Anzi, nessuno.
Quell'uomo gonfiato da pinte di birra e ingrossato da chili di maiale
aveva consegnato a domicilio una maledizione.
Silenziosa. Velenosa.
Lui ora ha perso peso,
i suoi vecchi amici hanno perso.
E basta.

[Ragazzi, sieti liberi di accusarmi di eresia]

 


Da I've got a Bike
Oggetto Re: I Pink Floyd si sciolgono
Data 2003-07-20 15:07:59 PST

Cinque giugno 1975.
Roberto compie tre anni,
ma David Jon Gilmour e la sua futura signora non se ne fragano nulla.
Non sanno neanche chi sia Roberto.
Di li ad appena due anni (sarà stato il 1977 credo),
Roberto alla tenera età di cinque anni recupera una cassetta Basf colore arancione
appartenente alla sorella maggiore ed ascolta per la prima volta
una strana, lunghissima canzone,
introdotta da una prolissa, massacrante esecuzione strumentale,
e chiusa da un assolo di sax
registrato sui nastri magnetici da chissà quanto tempo.
Mentre la ascolta gli sembra di vedere spazi infiniti.....
onde di luce.... cieli stellati,
una sensazione che in genere gli capitava soltanto
dopo che mamma gli aveva rimboccato le coperte,
o dopo aver visto qualche vecchio film di fantascienza
steso sul divano con papà.
Ma non certo ascoltando della musica.

Finito il brano,
Roberto preme il tasto con le frecce all'indietro,
in quanto ne desume che quelle frecce vogliono dire
che il nastro ritornerà all'inizio e lui potrà ascoltare quella strana cosa da capo.
E lo fa una terza volta, ed una quarta.
Finchè non arriva la sorella e si riprende il registratore a cassette
perchè lo utilizzava per registrare la propria voce mentre studiava.
Roberto rimane a meditare su quegli strani suoni, quei tappeti di cielo,
quelle gocce di ghiaccio, quegli spazi immensi.
Quello che era accaduto il giorno del suo compleanno di due anni prima,
in un posto tanto lontano da lui, tra gente che non lo conosceva neanche,
chiusa in una sala di registrazione in attesa di recarsi ad un matrimonio,
gli avrebbe cambiato per sempre la vita.

Se per quei signori era stata la fine di qualcosa,
per Roberto quello stesso qualcosa
era appena all'inizio.


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