Aforismi e citazioni



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We do not obtain the most precious gifts by going in search of them but by waiting for them.
(Simone Weil)

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Contro l'imbecillità degli uomini neanche gli dei possono qualcosa.

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Nothing is enough for the man to whom enough is too little.
(Epicurus)

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L’incertezza in cui siamo immersi, la nostra precarietà, sospesa sull’abisso dell’immensità di ciò che non sappiamo, non rende la vita insensata: la rende preziosa.
(Carlo Rovelli)

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Benché qualcuno possa dire che esistono il buddhismo, il cristianesimo, l’islamismo e così via, chi riesce a penetrare l’essenza della propria religione considera tutte le religioni come se fossero una sola.
(Buddhadasa)

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Contempliamo le stesse stelle, viviamo sotto lo stesso cielo, siamo parte di uno stesso universo: che importa con quale ideologia ciascuno cerca il vero? Non si può giungere per una sola via a un mistero così grande.
(Uno itinere non potest perveniri ad tam grande secretum)
(Simmaco)

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Asked what he learned from philosophy, Diogenes, a proto-Stoic, replied: “To be prepared for every fortune.”
(Eric Weiner, The Socrates Express)

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Change what you can; accept what you can’t.

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       Ciononostante non penso, nemmeno per un minuto, che la scienza ci darà mai le consolazioni che ci ha offerto la religione di fronte alla morte. La più bella descrizione che io conosca di questo dramma esistenziale si trova nella Storia ecclesiastica degli angli, scritta dal venerabile Beda intorno al 700.
     Beda racconta che nel 627 il re Edwin di Northumbria tenne un consiglio per decidere quale religione accettare nel suo regno, e riporta questo discorso di uno dei principali dignitari del re:

Maestà, quando noi paragoniamo la vita presente dell’uomo sulla terra con quel tempo del quale non abbiamo conoscenza, essa mi pare simile al rapido volo di un passero, tutto solo, per la sala dei banchetti dove voi sedete a cena in un giorno d’inverno, coi vostri conti e consiglieri. Nel mezzo c’è un fuoco che dà conforto e riscalda la sala; fuori infuriano le tempeste dell’inverno, con pioggia o neve. Questo passero entra rapido da una porta della sala, e rapido esce da un’altra. Finchè è qui dentro, egli è al riparo dalle tempeste dell’inverno; ma dopo un breve momento di conforto, scompare alla vista nel mondo invernale dal quale venne. E così l’uomo appare sulla terra, per un breve momento; ma di ciò che fu prima di questa vita, o che la segue, noi non sappiamo niente.

       La tentazione di credere, con Beda ed Edwin, che per noi debba esserci qualcosa fuori della sala dei banchetti è quasi irresistibile. L’onore di resistere a questa tentazione è un pallido sostituto delle consolazioni della religione, ma non è privo di una sua gratificazione.
(S. Weinberg, Il sogno dell'unità dell'universo)

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Colui che sa, non parla; colui che parla non sa.
(Laozi)
Those who know do not speak.
Those who speak do not know.
(Lao Tzu)

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Domanda: quale è stata la tua più grande delusione?
Risposta: Apprendere che anche le persone intelligenti possono essere vigliacche e che il coraggio è un attributo molto più raro dell'intelligenza.
(Julian Assange)

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La scienza non riesce a dare una risposta totale. Quindi il mistero c'è certamente. Se quando morirò dovessi scoprire che c'è la vita eterna, direi a Dio che ho sbagliato. E forse tutto sommato, sarebbe bello essersi sbagliati. [... ] Gesù è stato certamente la maggior personalità della storia. Il suo insegnamento, se è resistito per 2000 anni, significa che aveva davvero qualcosa di eccezionale: ha trasmesso valori che sono essenziali anche per un non credente.
(Margherita Hack)

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Come non si può spegnere
il fuoco con il fuoco,
né asciugare
l'acqua con l'acqua,
così non si può eliminare
la violenza con la violenza.
(Lev Tolstoj)

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Esiste qualcosa di più grande e più puro
rispetto a ciò che la bocca pronuncia.
Il silenzio illumina l’anima,
sussurra ai cuori e li unisce.
Il silenzio ci porta lontano da noi stessi,
ci fa veleggiare
nel firmamento dello spirito,
ci avvicina al cielo;
ci fa sentire che il corpo
è nulla più che una prigione,
e questo mondo è un luogo d’esilio.
(Kahlil Gibran)

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- «Sapendo taci»
(Solone)
- «Odia il parlare svelto»
(Biante)
- «Essere avido di ascoltare e non di parlare»
(Cleobulo)
«La tua lingua non corra davanti al pensiero»
(Chilone)
(L. De Crescenzo - Storia della Filosofia Greca, i Presocratici)

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Questa vita degli uomini sulla terra, mio sovrano, in confronto a tutto il tempo che è per noi sconosciuto, mi sembra simile a quando, durante l'inverno, tu siedi a cena con i tuoi guerrieri e i tuoi ministri, in una sala calda per il gran fuoco che vi arde nel centro, mentre fuori ovunque infuria una bufera di pioggia e di neve. Un passero attraversa con rapido volo la sala, entrando da una porta e subito uscendo dall'altra; nell'attimo in cui rimane dentro non è colpito dalla burrasca invernale, ma trascorso quel brevissimo momento di quiete subito sfugge al tuo sguardo e ritorna al gelo dal quale è venuto. Così pure la vita dell'uomo è visibile, ma per un solo momento; di ciò che è prima e dopo quest'attimo nulla sappiamo.
(Venerabile Beda - Storia degli inglesi, Libro secondo Capitolo 2)

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This is how the present life of man on earth, King, appears to me in comparison with that time which is unknown to us. You are sitting feasting with your ealdormen and thegns in winter time; the fire is burning on the hearth in the middle of the hall and all inside is warm, while outside the wintry storms of rain and snow are raging; and a sparrow flies swiftly through the hall. It enters in at one door and quickly flies out through the other. For the few moments it is inside, the storm and wintry tempest cannot touch it, but after the briefest moment of calm, it flits from your sight, out of the wintry storm and into it again. So this life of man appears but for a moment; what follows or indeed what went before, we know not at all.
(Bede - The Ecclesiastical History of the English people, Book II Ch XIII)

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"Talis," inquiens, "mihi videtur, rex, vita hominum praesens in terris, ad comparationem eius quod nobis incertum est temporis, quale cum te residente ad coenam cum ducibus ac ministris tuis tempore brumali, accenso quidem foco in medio et calido effecto coenaculo, furentibus autem foris per omnia turbinibus hiemalium pluviarum vel nivium, adveniensque unus passerum domum citissime pervolaverit qui cum per unum ostium ingrediens, mox per aliud exierit. Ipso quidem tempore quo intus est, hiemis tempestate non tangitur, sed tamen parvissimo spatio serenitatis ad momentum excurso, mox de hieme in hiemem regrediens, tuis oculis elabitur. Ita haec vita hominum ad modicum apparet; quid autem sequatur, quidve praecesserit, prorsus ignoramus."
(Baedae - Historiae Ecclesisiasticae Gentis Anglicorum, Liber II XIII)

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Anassagora, figlio di Egesibulo, nacque a Clazomene, una cittadina ionica nei pressi di Smirne, tra il 500 e il 497 a.C. Ebbe come maestro Diogene di Apollonia, il successore di Anassimene, e come tutti i filosofi che subirono l’influenza della scuola di Mileto, era più il tempo che passava a guardare il cielo, che non quello che destinava ai propri interessi. La famiglia era disperata: «Benedetto uomo, dicevano, ma perché non ti occupi delle tue proprietà?» e lui di rimando: «Ma perché non ve ne occupate voi?». Fu così che, per non avere scocciature, decise di regalare ogni cosa ai parenti. In effetti, il giovane Anassagora si sentiva felice solo quando poteva restarsene, solo soletto, a osservare gli astri in cima al Monte Mimante. Lassù trascorreva lunghe notti all’addiaccio, intabarrato in una coperta di lana e nel più assoluto silenzio. Una volta, a un compaesano che lo rimproverava di non amare abbastanza la patria, lui rispose: «Non è affatto vero: io amo moltissimo la patria!», e con il dito indicò il cielo.
(L. De Crescenzo - Storia della Filosofia Greca, i Presocratici)



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