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YOU FANTASTIC! - Pals EP (1997)

L'esperienza You Fantastic! si annovera tra le più entusiasmanti per i suoni Post Rock. Una meteora che ha reso possibile una maggiore informazione, ha arricchito ed espanso le possibilità di conscio/inconscio e perturbante a rifrangersi subito prima della frana digitale; attraverso casuali e imprevedibili de-costruzioni e montaggi di suoni, sovraincisioni, cut-up di effetti, clangori e rumore, in sublimi crescendo individuali e deragliamenti collettivi. a l'insieme si ispira e si modella sulle inquietudini che vanno formandosi nelle scene Post.

Tim Garrigan alla chitarra, Darin Gray al basso e Thymme Jones alla batteria (e alla tromba), ciascuno con un tratto peculiare e un determinante apporto alla causa.
L'idea è che a dominare forma e contenuti debbano essere ipotesi, scarto, inquietudine e disorientamento radicale, eccesso, effetto-choc, aleatorietà bricolage. Ma in questo caso si va ben oltre la gratuità dell'esercizio free. La flui

Ovviamente non manca l'ispirazione da altre scene artistiche: si evocano Burroughs, Deleuze, This Heat, Factrix, M.B., Throbbing Gristle, Lou Reed (Metal Machine Music), mdità e la disinvoltura, lucida coesione e organicità sottendono costantemente il progetto di questo trio.

Musicisti un pò come le loro architetture sonore: liberi, sciolti, autarchichi, provocatorii, sempre divisi tra diversi progetti, il tempo di realizzarne uno e via senza ripensamenti, al successivo. Ma solo You Fantastic! é sublimazione autentica.
Pals è una piccola grande suite che inizia con una viola a perlustrare, ad abbozzare il tema del percorso. Presto viene appaiata, calcata da un basso e una batteria dalla cadenza marziale, rigida, grave e inflessibile. Il tema viene reiterato con l'aggiunta progressiva di nuovi elementi.
La manifestazione, l'apparizione fenomenica di un raggelante fade-in dal nulla è un'intuizione, un vezzo specifico del triumvirato, che porta un prezioso senso di magmatico, fremente, inquieto.

A volte si affaccia una tromba in contraltare, rivelatrice, a tingere l'atmosfera di obliqua apparenza.
Il crescendo finale in un blocco di energia esplicita, devia e moltiplica le forme e le sembianze, ciò che da sempre cova, febbrile, in questo magma sonoro. Inestirpabile, gelido, ostile.
L'artwork è curato da Fisher, titolare e illustratore Skin Graft, autore delle copertine "collagistiche" degli YF!: dal primo ep Riddler, passando per questo Pals, fino al capolavoro eccessivo che giocoforza, li consacra nell'Olimpo dei nuovi suoni, l'Lp Homesickness, una sorta di prosecuzione psicotica e strabordante, estensione protesa all'infinito del primo monumentale delirio This Heat.

(2003)

 

YUJI ONIKI - Tvi (2001)

Yuji Oniki è un giapponese che ispira la propria proposta musicale all'indie pop d'oltreoceano, allo stile di labels come March, Darla e Minty Fresh, ovvero lo stato dell'arte del pop degli anni novanta, quello più sotterraneo e prezioso. Quelle etichette raccolsero l'eredità di leggende come Rough Trade e Sarah.
E Yuji, al cospetto, prima ammira devoto, e poi riproduce, davvero bene. Lui e la sua band tra tastierine e corde seguono i dettami alla lettera con ogni premura e discrezione e realizzano questo Tvi, una manciata di avvincenti canzoncine, un disco da definirsi “perdente” già da progetto, rimirando Simon & Garfunkel, Trembling Blue Stars, Harvey Williams, ma per questo, anche meravigliosamente libero, nel suo essere piccolo, sperduto, marginale. A volte infatti, è l'autoemarginazione a far aprire spazi immensi di campo e di azione.

Dunque Tvi è un gioiellino a dispensare piccole irrinunciabili gioie per cui proviamo una sete immensa e a cui cerchiamo continuamente di assegnare piccole variazioni impercettibili, assegnando altre vesti, ora sgargianti e appariscenti, ora spoglie, dimesse, secondo lo stato d'animo contingente.
Le splendenti malinconie di 40 seconds, transport e soprattutto l'indimenticabile rails in vain a far da battistrada, muovono sconfinati spazi ove ritrovarsi, e rinascere.

Painted birds
Your memories stored
or washed against the empty shores
Checking out the open door
Checking out the open door

(dic. 2001)