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We All Together (1973, 1997, Lazarus Audio Products)
We All Together 2 (1974, 1997, Lazarus Audio Products)
Nei primi anni settanta, con i propri due album, We All Together si imposero quale realtà d’ambito soft pop di primissimo piano.
Guidati da Paul Guerrero, cantante e compositore di spessore, proveniente dalla band Laghonia, assieme agli altri elementi della band Saul e Manuel Cornejo più F.Varvande, E.Saname (basso) e Willie Thorne (chitarra ritmica), dopo un esordio omonimo di tutto rispetto questi peruviani bissarono con una prova strepitosa, equilibrata e scintillante ispirandosi al Paul McCartney solista.
Netto è l’imprimatur “liverpooliano”, della band. Definirei We All Together una delle migliori invenzioni post-beatlesiane almeno sino a metà anni settanta, con l’avvento del power-pop/pop-wave.
Del resto, WAT ebbero modo di pubblicare due solo album (1973 e ’74) e un mini Lp (1975).
Molto simili dicevamo le scelte artistiche, i suoni delle chitarre, del basso, perfino i vocalizzi acuti, in falsetto o trattati, con la prima era Wings. Il timbro di Guerrero è una sorta di John Lennon/Danny Laine.
Ma è la grande qualità dei brani a sancire la superiorità, la classe di una band 'fantasma' per un quasi trentennio, sino alle più che opportune ristampe in digitale (del 1997) da parte dei californiani Lazarus Audio Products.
Che affermano:
The sound quality on this reissue is better than the original lps, although the tapes were not archived properly, causing them to age greatly and leaving an unavoidable thinness to the overall sound.
I rieditori fanno poi qualche paragone anche con Gilbert O’Sullivan, non a sproposito ma a chi scrive Guerrero e soci aderiscono quasi unicamente alle forme di McCartney: avrebbero potuto suonare in tutto Wings, con gli Wings, con gran vantaggio per McCartney spesso in riserva d’idee.
Sul primo disco della formazione (We All Together, 1973) arrivano a coverizzare due brani da Wild Life (1971), forse il più controverso capitolo di Wings peraltro non privo di qualche gemma (tomorrow, some people never know), mostrando coraggio di spirito e intelligenza, oltrepassando quella mezza dozzina di standard beatlesiane cui si rifanno di consuetudine e invero piuttosto automaticamente, soft-poppers più titolati.
Come dicevamo, dove veramente WAT eccellono è nei brani personali. Ciascun musicista compone a meraviglia.
Se il tatto impercettibile di Children dal primo album è forse il capolavoro del gruppo, in grande evidenza sono tutte le scalette, in particolar modo del secondo disco.
Da persons and faces e beautiful people dei Cornejo, a who knows di Thorne, passando per disarmanti capolavori di percettibilità sentimentale come why, little boy, cloudy night, Ozzy, firmati da Guerrero.
Follow me if you can è un’omaggio vibrante pur se un po’ sbrodolato agli Yes di Fragile, che estende in ambiti progressive rock.
Due album da recuperare assolutamente. E come cantò in seguito, anni dopo nell'84, Paul McCartney: We all stand together.