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Urlich Schnauss - A Strangely Isolated Place (2003)

il tedesco Urlich Schnauss ha appena raggiunto il suo primo quarto di secolo, ma afferma di fare musica dall'età di dodici anni.
Compone i propri album nel proprio studio circondandosi di drum-machine, tastiere, effetti.
Oltre ai dischi a proprio nome, Schnauss era già noto coi nick Ethereal 77, Hexaquart e View to the future o come collaboratore di Herrmann & Kleine e di Boards Of Canada.

"A Strangely Isolated Place" è il secondo progetto a nome Urlich Schnauss.
Questo ragazzo si conferma essere tra i più fascinosi alchimisti e creatori di illusioni in forma di armonie pop-stmoderne.
Ciascuno degli otto brani dell'album si presenta in veste di suite trance costruita con strumenti, effetti ed echi (loop) di voci umane, agitazioni e blandizie lontane, disperse, sperdute.
Simbolizzano memorie che ci comunicano, vive, da uno sconfinato altrove.
Il flusso dei suoni si dipana organicamente, un bastimento si culla tra allucinazioni di flutti passionali sotto un cielo fiammeggiante, opprimente, purpureo.
La prua é tesa verso orizzonti elettronici, dream-pop, lambendo certa new-age.
Ma soprattutto, ed è quello che più ci riguarda, nelle tastiere di Urlich possono udirsi non lontani richiami e sensibili affinità con i Sarah Records.
In effetti, ringraziando, l'autore ammette di essere fan di pionieri come Field Mice. Musicalmente “A Strangely Isolated Place” è una vertigine tenue e fuggitiva, che pure rifulge e s'imprime nella memoria. Si allestisce tra ellittici, eufonici palpiti vitali, sottili increspature ritmiche, rifrazioni smeralde. “Blumenthal”, “Clear Day”, la sublime title track.
Idealista surreale e parossistico, Schnauss sollecita incessantemente la propria fantasia, ordisce un sequestro entro cui, valicare distanze fra realtà e idee, pensieri e gesta, appare verosimile e normale.
Le trasognate, emozionali inflessioni di “Gone Forever”, o la fremente pulsazione che anima “A Letter From Home”; o ancora l'instabilità di “Monday Paracetamol” o il fervore di “In All The Wrong Place”...
...moti che si seguono come cerchi concentrici, si continuano e si propagano nella dinamica dei movimenti.

Se “Far Away Trains Passing By” richiamava un nomadismo pioneristico, terreno, un senso di frontiera, un errabondo wendersiano, “A Strangely Isolated Place” si rifà a un senso astratto, celeste.
Si ambienta e si rigenera atmosfericamente, nella circolazione, nell'aria.
Ciò che sempre accomuna e che torna, in Schnauss, è la limpidezza inviolata, incantatoria, di quest'ansia romantica.

 

Utopia - Deface The Music

Utopia, nota per essere la band di Todd Rundgren, è stata una rock band eccessiva, sovraccarica di synt, enfaticamente flash-hard rock, quintessenza del kitsch che andava protendendo dal pop negli anni del punk.

Ma in quest'album del 1980 avvenne una, pur temporanea, meravigliosa rivoluzione.
Stante il solito, impeccabile lavorio in studio, qui il gruppo di Todd Rundgren si reinventa, immergendo strumenti sala d'incisione e produzione negli anni sessanta.
Todd e soci, si procurano quelle stimmate, la stessa sfrenata passione sviscerata per i Beatles di dozzine di bands professanti, oggi, indiepop. Ma con lo stile di cui per lo più chiunque difetta.

Già Rundgren dovrebbe esser noto agli amanti del pop per i propri trascorsi solisti davvero straordinari, imprescindibili. L'operazione in “Deface The Music” è poi anche un'invenzione cinefila, unica. Un ricalco ardito di alcuni brani dei Beatles, continuamente "indagati" come da frammenti in microscopio, per nuovamente ricomporli, mirabile a dirsi, in vita.
Un'operazione, in questo album, che che deve aver anche inorgoglito chi dei quattro originali ha porto orecchio.
Un tale colto ed “equilibrato” sperpero citazionista, stilla un autentico sentimento nostalgico e amore ermeneutico, e lascia ammirati.
In tanti brani, tra cui I Just Want to Touch You, e Where Does the World Go to Hide, l'arte melodica di Rundgren raggiunge un altro ennesimo picco, impossibile non stupirsene.