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KEVIN AYERS- Joy of a toy (1969)

Un racconto dandy, armonico, che sprigiona gli aromi e atmosfere di un'intera epoca, nella quale il tempo scorreva più posato e saggio. Un'opera che nello stesso tempo riesce a disporsi d'una freschezza pastorale permanente che inebria e stordisce.
Un disco pop di ballate pindariche e naif, composto, arrangiato ed eseguito con grande fantasia e gusto da Ayers con l'apporto di collaboratori e amici. Si va dai compagni nei Soft Machine, l'onnipresente Robert Wyatt, Hugh Hopper, agli alchimisti e sperimentatori musicali Mike Ratledge, Paul Buckmaster, Jeff Clyne e il compositore classico David Bedford. Senza dubbio é grazie alle loro trame fascinose e ai loro ordigni illuminanti che il progetto del master di Ayers assume quella forma ambigua e polimorfa, quei toni e quelle trascendenti colorazioni timbriche.
Si comincia con la marcetta ..continued, quasi un inno, a mimare una festa. Un senso di gioioso ci destano e andiamo a guardare la festa per strada da una finestra affacciata in un paese immaginario, non troppo distante da umori e colori grigio e rosa.
Si giunge poi a town feeling, dove regna una melodia pacata e sognante, apocrifa e diafana, degna della situazione fiabesca che la vicenda descrive.
Spaesati, vitali, rapiti dal vortice del baccano di Clarietta "riding 'round on her lambretta".
Un illusione di pianoforte fa poi da breccia, per una delle melodie più limpide e soavi concepite dalla storia.
Si tratta di girl on a swing... "..on a swing...such a pretty thing....".
Serena malinconia e sottile morbosità ... vorremmo essere della stessa materia di questa musica.
Poi, un cambio di passo, alchimie, rigenerazioni, altri stupori e stranimenti. Oboe, violoncello, altri strumenti a corda, a fiato, e l'ego narciso istrione e comico di Ayers.
La dizione di Song for insane times, e Stop this train con i suoi passaggi da 0 a 45 giri e una voce "scorporata"...un assist per il Big Brother di David Bowie.
La più rincuorante carezza alla disperazione di Eleanor("oh my oh my Do you really have to cry? Don't be sad and down, Take another look around"), quasi un'altra Emily degli Zombies; altro stupore e allucinazione nei sogni di Lady Rachel e nell'iniziazione onirica di "oleh oleh"...
Trent'anni dopo, nel mezzo degli anni novanta, una spedizione di rotters gallesi si avventurò in quelle alte lande Harvest, per parlare all'esule Tiresia Ayers e recuperare preziose floreali e infantili alchimie. Loro si chiamavano Gorky's Zygotic Mynci, e per quanto si protrasse quel soggiorno, si produssero frutti discografici pregiati, dal nome Barafundle, Bwyd Time, Gorky V, e la monumentale raccolta di rari Introducing.
Riverenti, ma in grado di non sfigurare dinnanzi al maestro.

(primavera 2002)


Kluster - Klopfzeichen (Schwann-Studio Ams 511)

Trio formato da Conrad Schnitzler, Dieter Moebius e Hans-Joachim Roedelius. Klopfzeichen è una sorta di mantra elettroacustico, clangori elettronici, battiti sordi ed echi permeano le pareti e ricorrono ossessivi, tastiere artiche e voce femminile salmodiante completano il quadro.
L'esito è terrificante e straordinario. Si preannunciano angosce e rituali della civiltà industrial, un fascino proibito, arcano, perfettamente integro dopo 36 anni: in effetti si era in bell'anticipo anche rispetto al Krautrock.