Design s-t (Epic, 1970)


Ci sono stati i Free Design e i Design. I secondi non sono noti quanto i fratelli Dedrick di New York, neppure un decimo, non avendo tra l’altro mai beneficiato di ristampe.

Oscurissimi dunque, ma musicalmente assimilabili ai newyorkesi, Design traggono indubbiamente più d’uno spunto contenutistico da quelli (si ascolti Coloured Mile) ma anche nei richiami a un emisfero privato, "interiors" infantili, mura domestiche, le distese di fantasia, il romanticismo, la grazia insolubile.

Formalmente, Design sono parimenti guidati da vocalizzi di un folto numero di coristi e dagli strumenti dei chitarristi Jeff Matthews e Chris Spedding (dal secondo, notevole “Tomorrow Is So Far Away”), più Tony Campo ed Herbie Flowers al basso (Blue Mink, Sky, anche session man), Alan Hawkshaw e Roger Coulam alle tastiere.

Spero si possa ovviare presto in quanto l’esordio omonimo del 1970 è una strepitosa raccolta di gioielli melodici finissimi, esaltanti come la rigenerante Willow Stream, l’indimenticabile gazzarra Marguaretta, le pieghe di spasimo di The Lonely...
Cori auriga femminili o misti (Gabrielle Field, Barry Alexander, John Mulcahy-Morgan, Kathy Manuell, Geoff Ramseyer, variamente), costantemente trainano questi dolci drammi amorosi ambientabili nelle stesse valli e distese soft-folk rock di Free Design, The Mamas and the Papas,

The Groop.

Un’allure sentimentalmente soul permea brani come Marguaretta, Speak, mentre su Buttercup Stranger si affacciano le tenerezze di Simon & Garfunkel.

Questo disco è un autentico Sacro Graal del soft. Da cercare.
Seguiranno album come Tomorrow Is So Far Away (1972) e Day Of The Fox (1973).