- A.I.R.A.S. PADOVA
- CORSO DI FORMAZIONE IN FITOTERAPIA SCIENTIFICA
- II° ANNO
- Dott. MARCO ZANCANELLA
- TESI FINALE
- LA GENTILEZZA DELLA FITOTERAPIA
- Relatore: Dott. Carlo Di Stanislao
2001
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- INDICE
1 Obbiettivi
2 Introduzione
3 Come funzionano i fitocomplessi?
4 Come possiamo considerare le antiche indicazioni della fitoterapia cinese alla luce
delle
moderne nozioni di biochimica, armacocinetica e
farmacodinamica?
5 Perché scegliere la fitoterapia nel trattamento dei nostri pazienti?
6 Considerazioni attorno ai fondamenti della fisiologia vegetale
7 Conclusioni
8 Bibliografia
- 1 OBBIETTIVI
Questa tesi ripercorre e sintetizza l'approccio personale dello studente allo studio
della fitoterapia durante il corso presso l'AIRAS di Padova. Lo studio di questo ambito
della medicina ha evidenziato numerose peculiarità che in sintesi possono essere
descritte col sostantivo "gentilezza". Nei vocabolari si descrive con questo
termine la qualità che mostra garbo, affabilità nei rapporti, oppure delicatezza e
elevatezza di sentimento; la gentilezza evoca capacità ed intelligenza raffinate, diniego
alla violenza ed alla superficialità, ma anche disciplina e sensibilità per i minimi
particolari.
La fitoterapia oggi, diversamente dalla omeopatia e dall'agopuntura, non presenta
impatti "violenti" con la cultura medica convenzionale in quanto permette
approcci di studio scientifici. Ma non permette neppure approcci superficiali, nè da
parte di cultori faciloni, che possono incorrere in pesanti effetti collaterali, ne da
parte dei farmacologi che incontrano il suo studio estremamente complesso.
La fitoterapia può apparire gentile quando si esplorano le sue antiche tradizioni che
la vedono compagna dell'uomo in ogni cultura e civiltà.
Gentilezza troviamo nelle descrizioni con le quali ancor oggi il linguaggio poetico
della medicina orientale guida alla sua conoscenza ed al suo utilizzo.
Gentilezza è necessaria nella prescrizione fitoterapica al paziente che deve essere
adeguatamente istruito a questo tipo di terapia potenzialmente molto dannosa se
considerata con superficialità.
Gentili possono sembrare anche le attività terapeutiche che la fitoterapia offre sia
perché i risultati clinici sono meno rapidi sia perché le azioni sui meccanismi
fisiolpatologici sono ampi e leggeri.
Infine, gentile ci appare la natura per la sua enorme ricchezza farmacologica. Il
sentimento di riconoscenza che emerge dai risultati terapeutici si rivolge non tanto verso
qualche istituto scientifico o farmaceutico, ma proprio verso la Natura che ci appare una
alleata gentile.
Questo tentativo di studio della fitoterapia, oltre ad esprimere il desiderio personale
del medico di comprensione e conoscenza, descrive anche una modalità di proporre la
fitoterapia ai pazienti. In altre parole, la tesi presenta la rosa di informazioni che
possono essere utilizzate nell'educazione sanitaria al paziente e che possono essergli
comunicate per ottenere il suo doveroso "CONSENSO INFORMATO" al trattamento.
2 INTRODUZIONE
Nello studio della più antica forma di terapia dell'umanità ho incontrato alcuni
grandi interrogativi:
- Come funzionano i fitocomplessi?
- Come possiamo considerare le antiche indicazioni della fitoterapia cinese alla luce
delle moderne nozioni di biochimica, farmacocinetica e farmacodinamica?
- Perché scegliere la fitoterapia anziché la terapia farmacologica convenzionale nel
trattamento dei nostri pazienti?
- Sono interrogativi a cui l'esplosione delle conoscenze scientifiche risponde mostrando l'immensa
complessità della fisiologia umana e la meravigliosa magia dell'interazione della
nostra biologia con quella delle piante.
- Sono anche interrogativi che vanno soddisfatti per procedere nella prescrizione
terapeutica ai pazienti.
- La tesi propone risposte che derivano dagli studi scientifici di farmacologia e di
botanica, nonché dalla ricerca e dalla pratica clinica.
- Ne deriva una prospettiva che, per lo studente, sintetizza il senso dello sviluppo
dell'arte della fitoterapia.
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- 3 Come funzionano i fitocomplessi?
- Il fitocomplesso di una droga è un insieme di molecole di struttura chimica molto
varia: comuni molecole che possiedono un valore nutritivo, come zuccheri, proteine, grassi
e vitamine; e poi molecole specifiche della biologia vegetale, come flavonoidi, cumarine,
tannini, saponine, ecc., molecole appartenenti al così detto "metabolismo
secondario" della pianta.
- Le molecole nutritive in genere non rivestono un significativo ruolo nell'azione del
fitocomplesso perché la quantità di droga che normalmente viene somministrata è
evidentemente insignificante sul piano alimentare.
- Le molecole che dimostrano importanti azioni farmacologiche sono quelle che derivano dal
"metabolismo secondario" della droga, dette anche "prodotti naturali"
delle piante (1),. Ogni organo, o apparato del corpo umano può venire investito dalle
loro attività biochimiche.
- Il dosaggio di questi estratti è dello stesso ordine di grandezza di quello dei farmaci
convenzionali: una tisana viene preparata con pochi grammi di droga, oppure vengono
somministrate poche decine di gocce di una tintura madre di droga. La quantità assorbita
di fitocomplesso può essere valutata in termini di decimi di grammo. Ma, diversamente dal
farmaco convenzionale che contiene uno o due principi attivi, il fitocomplesso è composto
da decine di molecole diverse, ed in certi casi anche centinaia; la quantità dei singoli
componenti che viene assorbita è quindi veramente minima.
- Lo studio del fitocomplesso dovrebbe quindi essere semplicemente lo studio delle sue
caratteristiche farmacologiche: principi attivi, farmacocinetica, siti d'azione
molecolari, farmacodinamica, interazioni effetti clinici, effetti collaterali ecc. (vedi
fig. 1).
- In realtà questo studio è ancora molto lacunoso per molti aspetti:
- - incompleta conoscenza dei principi attivi;
- - incompleta conoscenza delle loro interazioni
- - incompleta sperimentazione di laboratorio, o sugli animali
- - minima, o nulla sperimentazione controllata sull'uomo
- - assenza di protocolli di osservazione degli effetti collaterali
- Queste evidenti lacune che il medico trova nello studio della fitoterapia sono dovute,
almeno in parte, allo scarso interesse della ricerca scientifica nei confronti della
fitoterapia. Oggi la maggior parte delle ricerche scientifiche sui fitocomplessi si
realizza in centri cinesi, o giapponesi mentre la gran parte della ricerca farmacologica
occidentale risulta da decenni orientata alla produzione di medicine che agiscono mediante
principi attivi specifici e non fitocomplessi.
- Un esempio di questo scarso interesse scientifico nei confronti della fitoterapia è
emerso dalle lezioni sul Sedum Telephium. E' chiamata volgarmente "Erba della
Madonna"; da secoli si utilizza la foglia fresca, (attiva anche dopo surgelazione),
per ulcere cutanee, ustioni e ferite. Abbiamo visionato la documentazione fotografica e
clinica raccolta personalmente in dieci anni di uso della droga da parte del Pronto
Soccorso di un ospedale di Firenze. L'efficacia terapeutica risulta importante nella
cicatrizzazione, nella disinfiammazione topica, nella cheratolisi, anche se lo studio è
puramente osservazionale. L'interesse della ricerca farmacologica su questo fitocomplesso
si è esaurito quando le ditte farmaceutiche, dopo un iniziale "lancio
pubblicitario" hanno constatato l'inefficacia degli estratti della pianta: pomate,
gel, o altre confezioni farmaceutiche risultano inefficaci. La droga funziona
perfettamente solo se fresca, o surgelata. Quindi non è commerciabile e non c'è
interesse economico che possa incentivare una adeguata ricerche scientifiche. La ricerca
nelle banche dati sui lavori scientifici propone solo 4 lavori (2,3,4,5) che segnalano in
vitro capacità antivirli, antiinfiammatorie, di stimolo della fagocitosi, di inibizione
della adesività cellulare nei fibroblasti ed attività antiossidante; l'evidenza di un
effetto fotoprotettivo viene segnalato per possibili applicazioni cosmetiche. Del
fitocomplesso vengono accennate le componenti generali: flavonoidi e polisaccaridi. Non ci
sono lavori più specifici sui componenti.
- La mia personale esperienza nella cura di qualche paziente con Sedum Telephium ha
ritrovato l'efficacia che mi era stata segnalata a lezione. Provvedo quindi, come fa
l'ospedale fiorentino, alla coltivazione "in proprio" della pianta, ma
ovviamente restringo il suo utilizzo all'ambito famigliare. Certo, non dispongo di alcuna
informazione scientifica sul fitocomplesso che in questo caso rimane tanto importante sul
piano clinico quanto misterioso su quello del "che cos'è?".
- Ma forse il principale motivo di questa incompletezza di dati sui fitocomplessi deriva
dal fatto che lo studio del fitocomplesso risulta straordinariamente difficile.
- In un recente passato si riteneva che l'efficacia clinica di una droga derivasse dalla
presenza di una particolare molecola dotata di intensa e specifica attività farmaclogica.
Da qui la tecnica di isolamento di molecole e la produzione di farmaci convenzionali.
- Oggi i lavori scientifici disponibili sui fitocomplessi mostrano per ogni droga che
viene studiata una miriade di componenti chimici attivi. Questo, in genere, evidenzia che
l'efficacia terapeutica di una droga non deriva da una o da pochi principi attivi, ma è
determinata dall'effetto combinato di gran parte, o di tutti i componenti del
fitocomplesso.
- Un semplice esempio è costituito dalle droghe che contengono salicilati, come la
corteccia di Salice bianco, la corteccia e le foglie di Pioppo, le foglie di Gaultheria
procumbens, la Betulla e la Spirea ulmaria. Da questi fitocomplessi è stato isolato nel
1838 l'acido salicilico che ha consentito applicazioni cliniche molto importanti e studi
molto raffinati. Si è potuto osservare che gli effetti clinici della droga corteccia di
Salice sono diversi da quelli osservati con l'aspirina. In particolare, la gastrolesività
risulta pressoché assente nei trattamenti fitoterapici. Questo sembra dipendere dal
legame che l'alcool salicilico ha con la frazione glicidica nei glicosidi salicilici
(salicina, salicortina e populina): nello stomaco la forma glucosidica macromolecolare
risulta innocua; per idrolisi l'alcool salicilico viene rilasciato lentamente e
successivamente viene ossidato nel fegato ad ac salicilico. Ma è anche probabile che una
azione gastro protettiva venga svolta dagli altri componenti della droga, i flavonoidi e i
tannini. Questi ultimi composti potrebbero verosimilmente possedere una significativa
attività farmacologica.
- Un altro esempio è l'Achillea Millefolium da sempre usata come tonico,
stomachico, antispastico, antiinfiammatorio, astringente. Tra i suoi componenti noti,
l'azulene manifesta attività antiflogistica assieme a vari flavonoidi ai quali si
attribuiscono anche azioni spasmolitiche (apigenina, luteolina, isoramnetina,
flavometileteri, glicosilflavoni). Spasmolitica sembra anche l'azione dei vari alcaloidi
(achiceina, betonicina, stachidrina, trigonellina) che posseggono anche attività
coleretica. Ma anche i componenti cumarinici possono svolgere azione spasmolitica. Ed
anche le betaine (betaina, stachidrina e achilleina) hanno attività coleretica. L'azione
antibiotica è attribuita alla componente eterea che, anche lei, può contribuire
all'azione spasmolitica. Alcamidi poliinsaturi hanno dimostrato attività inibitoria sulla
cicloossigenasi e sulla 5 lipo ossigenasi. Attività antiedema, antiflogosi e spasmolitica
viene riconosciuta anche a sesquiterpeni (3 oxaguajanolide, eudesmanolide, longipinene,
germacrene). I tannini esplicano attività emostatica astringente. Le sostanze amare del
fitocomplesso stimolano in via riflessa il sistema vagale. E nuovi studi allargano ancora
la rosa degli effetti farmacologici dei componenti del fitocomplesso: sesquiterpeni di
recente isolamento (ac. Achimillico A, B e C) risultano essere antileucemici nei topi.
Nuovi guaianolidi estratti dall'achillea sembrano responsabili di reazioni allergiche. (6,
7 ).
- Un ulteriore esempio è costituito dall'azione antidepressiva dell'Ipperico: la
miriade di effetti terapeutici (aumento del sonno profondo, ansiolisi, riduzione di
cortisolo, inibizione delle M.A.O., aumento intersinaptico della serotonina, stimolo della
melanina, inibizione della prolattina, antiipertensivo, antivirale ecc.) viene attribuita
alle varie componenti del fitocomplesso: naftodiantroni (ipericina e altre), flavonoidi,
oli essenziali, tannini, flobafeni, steroli, triterpeni. Una stessa molecola, l'ipericina
viene riconosciuta avere attività le più diverse, da quella di inibizione delle MAO, a
quella antivirale, a quella di inibizione della succinoossidasi mitocondriale in caso di
fotoattivazione (6, 7).
- Un altro esempio può essere il Tripterygium wilfordii (6) dalle cui radici si
estrae un composto che contiene vari diterpeni. Tra questi, il triptolide ed il
tripdiolide hanno dimostrato attività immunosopressiva di diversa intensità. Altri
diterpeni del fitocomplesso (triptofenolide e triptonide) non hanno evidenziato questa
attività. Si ritiene che il gruppo epossidico presente nei primi composti sia il
responsabile, almeno in parte, della attività immunosopressiva. Uno studio in pazienti
con Artrite Reumatoide, che comparava l'efficacia terapeutica del fitocomplesso con quella
del solo triptolide, ha evidenziato risultati clinici analoghi, ma nei pazienti trattati
col triptolide maggiori effetti collaterali e minore efficacia terapeutica (maggiore
permanenza del fattore reumatoide). Sono inoltre rilevanti le capacità antiinfiammatorie
del Tripterygium evidenziabili, però, solo a dosaggi maggiori. Questo fa ritenere che
questa attività sia riferibile ad altri componenti del fitocomplesso.
- Un altro esempio: per l'ipertrofia prostatica viene segnalata l'efficacia della dorga di
Pygeum africanum (corteccia). L'effetto farmacologico evidenzia attività
specifiche sugli enzimi che controllano l'evoluzione iperplastica della ghiandola (5alfa
reduttasi, 3alfa reduttasi, aromatasi, glicosil transferasi, inibizione recettoriale del
DHT, recettori nucleari per gli estrogeni). Si indica come principale molecola attiva il
beta sitosterolo (della componente sterolica), ma nella droga sono presenti anche altri
fitosteroli, triterpeni pentaciclici, alooli, acidi grassi. Inoltre, nella pratica clinica
il trattamento della ipertrofia prostatica viene condotto associando al Pygeum anche la Serenoa
repens e l'Ortica. Il fitocomplesso somministrato si arricchisce quindi di
altri composti, (flavonoidi, lignani, ammine, triterpeni, ac organici silicati,
oligoelementi, vitamine, polipectine). L'effetto terapeutico risulta meno netto rispetto
al farmaco convenzionale di sintesi (finasteride), ma non ci sono effetti indesiderati
sulla libido, nè sulla fertilità.
- E' frequente in fitoterapia la prescrizione di più droghe contemporaneamente e quindi
dovremmo conoscere le sinergie di vario tipo che si possono realizzare tra le varie droghe
per prevedere l'effetto terapeutico del fitocomplesso che prescriviamo (vedi fig. 1).
- Sull'interazione tra i componenti delle droghe ci sono frammentarie informazioni.
- Le interazioni più direttamente osservabili sono quelle che avvengono ancora nella fase
di assunzione - assorbimento.
- Un accenno è necessario alle caratteristiche organolettiche delle piante. Sono effetti
che influenzano il comportamento della persona ed in particolare la probabilità che una
determinata droga venga assunta con continuità nel tempo, o con riferimento ad una
particolare condizione. Grande importanza assumono, nelle composizioni delle tisane, le
erbe con caratteristiche dolcificanti perché rendono bevibile un estratto altrimenti
molto sgradevole. Tra queste droghe ricordiamo la Liquirizia (Gliciyrrhiza glabra) radice.
Uno studio (Shiratori K. Watanabe S Takeuchi T. 1986) evidenzia effetti della liquirizia
sulla secrezione di secretina e di secreto pancreatico, ad indicare come questi effetti
generalmente eupeptici della liquirizia sottendano riflessi e meccanismi d'azione molto
complessi. Altri esempi sono costituiti dalle droghe amare (Carciofo, Boldo, Rabarbaro),
dalla Menta ecc. Sono droghe che attivano varie funzioni dell'apparato digerente con
principi attivi molto vari (dai saponoidi della liquirizia, agli alcaloidi del Boldo, ai
tannini del Rabarbaro, ecc.) e meccanismi neuro ormonali ancora poco chiari. In ogni caso,
realizzano una interazione con gli altri composti del fitocomplesso i quali verranno
assorbiti con diversa velocità ed efficacia.
- Interazioni specifiche sull'assorbimento avvengono ad opera delle saponine (come
nell'Ippocastano) che aumentano l'assorbimento degli altri componenti del fitocomplesso,
pur rimanendo loro stesse poco assorbite (l'Escina dell'Ippocastano viene assorbita per il
5-10 %). I tannini interferiscono con l'attività enzimatica in quanto precipitano le
proteine, da cui l'indicazione di assumere le relative droghe lontano dai pasti.
- Altro esempio di interazione intestinale tra componenti dei fitocomplessi è costituito
dalle mucillagini che oltre allo stimolo della peristalsi con meccanismo meccanico,
possono ridurre l'assorbimento di molecole "sequestrandole" (da cui le loro
indicatzioni nelle terapie dimagranti).
- La numerosità dei composti del fitocomplesso fa immaginare una miriade di interazioni
nella loro farmacicinetica. Competizione, attivazione, sinergia, ecc. stimolo al
catabolismo, alla diuresi ecc. Ma possiamo anche aspettarci interazioni a livello di
catene metaboliche, o di specifici siti di azione. Abbiamo alcune evidenze sperimentali
che indicano queste interazioni farmacodinamiche.
- Ad esempio nel Rabarbaro (Rheum palmatum) i tannini hanno azione amaro tonica e
stomachica e i glucosidi antrachinonici una attività purgativa. Nell'Echinacea la
componente polisaccaridica mostra attività immunomodulante, i flavonoidi e le alchilamidi
antiinfiammatoria.
- Le piante che sono state studiate con accuratezza sono ancora molto poche e proprio lo
studio di queste ci presenta una vastità di azioni ed interazioni del fitocomplesso che
ci rende coscienti dei limiti delle nostre conoscenze.
- La varietà nelle strutture chimiche dei componenti è enorme. Ci sono migliaia di
flavonoidi, tannini, cumarine, antociani, cianidine, terpeni e la ricerca continua a
scoprire nuove molecole.
- Infine, è sempre presente e rilevante il fatto che il fitocomplesso non è il prodotto
di una catena produttiva standardizzata, ma della vita di piante che variano la loro
biochimica in funzione del clima, delle stagioni, del terreno o di altre variabili
incontrollabili (l'areale). A questa variabilità di contenuti del fitocomplesso si è
ovviato raccomandando la titolazione di composti ritenuti principali negli estratti di
ogni partita di droga.
- Nello studio dei farmaci convenzionali il meccanismo d'azione è discretamente certo
perché limitato ad uno o pochi principi attivi. Per analogia si cerca di trasferire
questa impostazione nella titolazione del fitocomplesso: si semplifica l'analisi
del fitocomplesso assumendo l'ipotesi, o accettando l'approssimazione, che la sua
attività farmacologica dipenda da un componente identificato come "il"
principio attivo. Si tratta di una importante metodica che consente al medico di
verificare nella droga il titolo di almeno uno dei componenti ritenuti più importanti
nella speranza che gli altri componenti siano ragionevolmente proporzionali al componente
titolato. E' una approssimazione accettata per consentire una qualche verifica di qualità
delle droghe a livello commerciale. Ma siamo lontani forse secoli dalla comprensione
dell'effetto dell'intero fitocomplesso sulla fisiologia umana.
- Nella pratica clinica descriviamo ancora il meccanismo d'azione di una droga con la terminologia
della erboristeria tradizionale: lassativo, pettorale, depurativo, rilassante,
sonnifero, calmante eccitante, tonico, corroborante, ecc.
- Si usa anche una terminologia scientifica: colagogo, coleretico, diuretico
dell'ansa, antiipertensivo ecc, ma tali termini sono riferibili con precisione solo ad
effetti di singoli principi attivi sperimentati per lo più in animali. Tali osservazioni
possono quindi essere indicative di un effetto nell'uomo, ma solo con molta cautela e mai
con una equivalenza effettivamente scientifica.
- L'effetto farmaceutico dell'intero fitocomplesso risulta spesso molto difficile da
definire con la terminologia scientifica: possono coesistere azioni su numerosi organi ed
apparati, oppure effetti farmacologici opposti (come nelle droghe che possono dare
ipertensione nei pazienti ipotesi ed ipotensione in quelli ipertesi), eccitazione o
sedazione. È quindi in uso anche una terminologia parascientifica che descrive
azioni "drenante", "adattogena", "immunomodulante",
"rilassante" le quali fanno riferimento a complesse funzioni fisiopatologiche
per descrivere in modo generico le possibili azioni del fitocomplesso.
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- 4 Come possiamo considerare le antiche indicazioni della fitoterapia
cinese alla luce delle moderne nozioni di biochimica, farmacocinetica e farmacodinamica?
- Tra le caratteristiche della farmacoterapia cinese spicca:
- Il suo utilizzo massiccio da parte di centinaia di milioni di persone e forse più.
- Le formule fitoterapiche cinesi sono efficaci e discretamente innocue
- Le formulazioni utilizzate sono infusi, decotti, estratti secchi ecc, gli stessi di
quelli della fito terapia ed erboristeria occidentale
- Le formule fitoterapiche disponibili sono il risultato della sperimentazione empirica
condotta con buona continuità per secoli e descritte mediante criteri di conoscenza
fisiopatologica che sono rimasti essenzialmente immutati per migliaia di anni.
- Davanti a questi fatti non può che sorgere un importante interesse della nostra
medicina. Abbiamo a che fare con una imponente mole di "evidenza clinica" e con
una medicina che ha potuto verificare e ponderare nei millenni le proprie scoperte!!
- I problemi iniziano, però, quando si affronta lo studio di questa immensa cultura
fitoterapica: i criteri di studio, e lo stesso linguaggio utilizzati dai cinesi nei
millenni della loro medicina sono completamente diversi da quelli che utilizziamo in
occidente per la farmacologica, per la fisiopatologia e per la clinica. Il linguaggio
della medicina cinese è pressochè incomprensibile, per non dire assurdo, rispetto al
linguaggio scientifico della medicina occidentale. In compenso, per noi sembra normale che
ogni 15 - 20 anni la nostra letteratura medica riscriva radicalmente i suoi testi, mentre
nei testi cinesi più antichi le classificazioni delle erbe sono uguali a quelli attuali.
- La terminologia principale è la seguente:
- caratteristiche yang, o "natura": calda, tiepida, fresca, fredda
- caratteristiche yin, o "sapori": piccante, dolce, acido, amaro e
salato
- sito di azione: i meridiani energetici, organi e visceri energetici
- direzione: verso l'alto, verso il basso, verso l'esterno, verso l'interno
- tossicità: intensa o modesta
- Erba fredda, o calda, con sapore dolce o piccante
: a noi sembrano poco più che
quisquilie gastronomiche, mentre per loro sono entità cliniche fondamentali che si
articolano in un complesso e completo quadro di fisiologia, di patologia e di terapia.
- Il piccante, ad esempio, indica la qualità farmacologica che "muove il Qi e
fa circolare il Xue" traducibile come "muove l'energia e fa circolare il
sangue". La traduzione è comunque molto imprecisa in quanto i termini cinesi non
sono che vagamente riferibili ai nostri "energia" e "sangue". Il
piccante, inoltre, dicono che agisce sul polmone, si dirige al riscaldatore superiore,
apre la superficie ed induce sudorazione.
- Il dolce si dirige alla milza ed al riscaldatore medio, agisce come
armonizzatore, calma i dolori spastici, nutre il Qi, lo Xue, lo yin e lo yang, umidifica
la secchezza.
- L'acido si dirige al fegato ed ai tendini, astringe riducendo le perdite di
liquidi e di Qi.
- L'amaro si dirige al cuore ed alle ossa, elimina verso il basso il calore
interno, rinfresca il fuoco di cuore, asciuga l'umidità, abbassa il Qi di polmone,
abbassa il fuoco del Ming Men
- Il salato si dirige al rene ed al sangue, ammorbidisce i ristagni, dissolve gli
accumuli.
- In sintesi, questa modalità di conoscenza può essere definita una modalità poetica -
analogica, antitetica rispetto alla nostra scientifica-logica.
- Ad una prima lettura, è' veramente difficile per la nostra cultura medica occidentale
considerare queste indicazioni serissime e saggissime Verità, scoperte e verificate per
millenni da milioni di medici su miliardi di persone. Ma questa medicina, per noi strana,
descrive una immensa mole di evidenze osservazionali che si riferiscono a risultati
clinici riproducibili.
- E' quindi possibile tentare una comprensione "scientifica" della farmacologia
cinese e le ricerche sul Ginseng costituiscono un esempio.
- Nel linguaggio della medicina cinese, da millenni questa radice è descritta in questo
modo: sapore leggermente acre e dolce, una natura neutra, stimola i meridiani
Milza-Pancreas, Polmone e Cuore. Inoltre, tonifica l'energia originale Yuan Qi, tonifica
l'elemento terra e metallo, nutre lo spirito Shen e genera i liquidi Jin.
- I dati scientifici sul Ginseng sono ormai molto numerosi e descrivono i componenti della
droga, i suoi effetti su vari sistemi di laboratorio e gli effetti clinici nell'uomo. Una
recente ricerca nelle banche dati ha prodotto un elenco di 1336 lavori scientifici dei
quali 319 negli ultimi 3 anni.
- I componenti del Ginseng sono principalmente saponine stereodiche (28 ginsenosidi), ma
anche saponine triterpeniche, polisaccaridi ad alto peso molecolare detti glicani, o
panaxani, steroli, vit. D, composti acetilenici, una sostanza lipolitica, oli essenziali
(eremofillene, beta gurjunene, cariofillene, epsilonmurulene, gammapacthoulene, beta
farnesene, aromadendrene, alloaromadendrene, betaguajene, gamma elemene, mayurone), 3
pirazine, 4 polliiine. Ma sempre nuove molecole vengono individuate e vengono inventati
nuovi metodi di analisi: in un lavoro del giugno 2001 (10) sono individuati nuovi
ginsenosidi (F4, Rg3, Rg5, Rg6, Rk1, Rk3, Rs3, Rs4, Rs5)
- Numerosi sono i lavori negli animali che descrivono diversi effetti biologici, quali
l'aumento della biosintesi dell'RNA e delle proteine, aumento del metabolismo dei
carboidrati e dei lipidi.
- Ovviamente non sono disponibili sperimentazioni farmacologiche complete di tutti i
componenti fin qui noti, ne di tutte le loro interazioni nell'organismo umano. Sembra
comunque acquisito che nel fitocomplesso coesistono sostanze con effetti farmacologici
opposti: il ginsenoside Rg1 aumenta la pressione arteriosa e stimola il sistema nervoso
centrale, mentre il ginsenoside Rb1 abbassa la pressione arteriosa ed ha una azione
sedativa sul sistema nervoso centrale (6).
- La letteratura dimostra significative differenze nel profilo dei componenti della droga
in funzione della provenienza e della modalità di conservazione.
- Nell'uomo la sperimentazione ha confermato le indicazioni della farmacoterapia cinese
descrivendo effetti significativi di stimolo delle capacità di reazione dell'organismo e
della funzione respiratoria.
- Ci sono evidenze di svariate possibilità terapeutiche del Ginseng: sul cancro, sulla
contrattilità miocardica, sull'immunità, sulla funzione respiratoria, nelle epatiti, sul
sistema nervoso centrale, sulla perfusione vascolare, sulla sintesi proteica, sulla
secrezione di catecolamine, sull'ACTH ed ormoni corticosteroidei, sulla lipogenesi,
sull'aggregazione piastrinica, sulla glicemia ed nei processi antistress.
- La sperimentazione rimane comunque parziale e siamo quindi ancora lontani da una
completa comprensione logica-scientifica del Ginseng, pur comprendendo ormai alcuni
meccanismi di azione. Anche evidente la complessità di questo tipo di studi.
Probabilmente saranno necessari dei decenni di ricerca per completare il puzzle di
scoperte farmacologiche che spiegano il suo funzionamento.
- Nel frattempo, forse vale la pena di tentare di comprendere meglio le spiegazioni che la
medicina cinese utilizza da millenni, anche perché se il ginseng attira le intense
ricerche dei farmacologi, stessa sorte non godono le migliaia di altre droghe che la
farmacoterapia cinese utilizza.
- Così, forse, possiamo immaginare che con il termine "piccante" sono raccolte
precise azioni fisiologiche descrivibili in chiave biochimica. In ogni caso, questa
terminologia a noi tanto estranea ci mostra una medicina "olistica" che
sintetizza e supera la nostra frammentazione fisiopatologica attenta a livelli sistemici
distinti (apparati, organi, tessuti, cellule, molecole).
- Un'altra interessante caratteristica della farmacoterapia cinese è quella di associare
droghe diverse in una prescrizione.
- Le ricette fitoterapiche cinesi possono contenere 5 - 10, o più droghe, ciascuna
con il proprio rigoroso dosaggio. Sono associazioni antiche che derivano da tradizioni
plurisecolari.
- Le spiegazioni per le singole associazioni sono molto chiare, per i cinesi. Loro infatti
individuano nelle ricette il ruolo di ciascuna droga indicandone la funzione e le
reciproche interazioni. Ad esempio, una ricetta può essere composta da una droga che è
indicata come "imperatore della ricetta", perché assume il ruolo
principale nel trattare la causa o i sintomi principali della malattia. Altre droghe della
stessa ricetta sono indicate come "consigliere, o ministro" in
quanto potenziano l'azione dell'imperatore. Altre sono "aiutanti" perché
trattano sintomi secondari, riducono eventuali effetti collaterali. Altre ancora sono
indicate come "messaggere, o Ambasciatore" della ricetta in quanto
indirizzano l'azione della ricetta verso un dato organo bersaglio, oppure armonizzano e
coordinano i vari componenti della ricetta.
- Fin dai testi antichi venivano individuate varie forme di interazione tra le droghe:
- di rinforzo reciproco
- assistenza reciproca
- costrizione, o timore reciproco
- soppressione reciproca
- antagonismo reciproco
- incompatibilità reciproca
- Le qualità delle droghe, i loro sapori le loro nature e i loro meridiani di azione
nelle ricette devono costituire schemi armoniosi. Una droga fredda deve essere mitigata da
una calda, un sapore armonizzato con un altro ecc. Ciò che più stupisce il medico
occidentale è che questo criterio che assomiglia ad una favola, produce buoni risultati!
- Evidentemente, queste associazioni producono una sinergia efficace di principi attivi
che agiscono sul, o sui siti biochimici in modo farmacologicamente attivo e terapeutico.
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- 5 Perché scegliere la fitoterapia nel trattamento dei nostri pazienti?
- perché ce lo chiedono
- perché funzionano
- perché può avere valore educativo
- perché si può proporre il consenso informato alla fitoterapia
- a) perché ce lo chiedono
- I mass media sono interessati a promuovere l'immagine della cura con trattamenti
naturali e, tra questi, le erbe. Nella clinica pratica la fitoterapia può essere
espressamente richiesta dal paziente al momento della visita.Possiamo speculare se si
tratti di un romantico ritorno alla natura, o del fascino della riscoperta delle
tradizioni, delle ricette della nonna, o delle vecchie intuizioni terapeutiche. Inoltre,
non pochi pazienti si dicono delusi dai limiti della medicina accademica e si convincono
che nei trattamenti fitoterapici esiste una possibilità di cura migliore.Ci sono altri
pazienti che chiedono terapie fitoterapiche perché già conoscono le proprietà curative
delle piante sulla base di conoscenze dirette o per cultura tramandata nel contesto
familiare: la marmellata di tamarindo, o i semi di sesamo per la stitichezza, la camomilla
per l'insonnia, il caffè per l'attenzione, l'eucalipto per la tosse ecc.Molte persone
sono decise ad utilizzare prodotti fitoterapici nella cura dei loro disturbi anche a
dispetto dei consigli medici. In questi pazienti può essere comunque opportuno che il
medico assista le applicazioni, anziché abbandonarlo alle "cure" improvvisate
dei praticoni, o del "fai da te".
-
- b) perché funzionano
- Le evidenze di funzionamento degli estratti delle piante sono numerose e ormai
ampiamente publicizzate. Pur in assenza di sperimentazione scientifica completa, sono
numerosi i prontuari di fitoterapia disponibili anche nelle farmacie e nelle erboristerie.
- Le indicazioni cliniche sono le più disparate e vanno dal cancro, all'aperitivo.
- Sono centinaia e forse più le erbe proposte, ora anche con la possibilità di reperire
droghe da tutto il mondo.
- Della scuola dell'AIRAS e dalla mia limitata esperienza, mi sembra che un prontuario
terapeutico ragionevole possa essere il seguente:
- insuff venosa periferica
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- Centella asiatica, Ippocastano, Rusco, Cipresso
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- cellulite
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- Centella, Mirtillo, Fucus
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- Insufficienza epatica
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- Tarassaco, Boldo, Carciofo,
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- dispepsie
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- angelica
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- stitichezza
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- Malva, Piantaggine, Psilio,Lino,
|
- gastrite
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- Menta, Melissa, Liquirizia,
|
- Colite
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- Agrimonia, Mirtillo, Lampone, Menta, Finocchio
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- astenia
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- Ginseng
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- Insonnia
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- Valeriana, Camomila, Biancospino
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- Ansia
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- Tiglio, Passiflora, Kava Kava
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- Depressione
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- Iperico
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- artrite
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- Arpagofito, Spirea Ulmaria, Salice, Ribes N
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- Osteoporosi
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- Equiseto
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- Sdr climaterica
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- Actea Racemosa
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- dismenorrea
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- Angelica, Camomilla
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- Vertigini
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- Ginko Biloba
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- Sdr influenzale
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- Echinacea, Timo
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- c) perché può avere valore educativo
- le stesse motivazioni che portano le persone a chiedere autonomamente i trattamenti
fitoterapici (vedi punto a) consentono al medico di intraprendere con il paziente un
processo educativo improntato al miglioramento del rapporto con la natura,
all'alimentazione e alla migliore cura della salute.
- In ogni situazione clinica, l'equilibrio del paziente può trovare un aiuto anche
importante nel rapporto con la natura. Se il medico ha l'opportunità di parlare di
fitoterapia, può ricordare al paziente che, se ci si relaziona con l'ambiente in modo
corretto, ci sono ricche possibilità di ricevere aiuto dall'ambiente naturale che ci
circonda. E' facile ricordare al paziente che ".. sì, il Tarassaco va assunto
mediante due tisane al dì lontano, o prima dei pasti per stimolare le funzioni
epatiche..ecc.; e il Tarassaco e proprio la stessa pianta che i nostri vecchi chiamavano
pissaletto; la stessa che molti anni fa andavamo a raccogliere lungo i fossi in primavera
per soffiarne i semi .."; e' facile allargare il dialogo alle proprietà terapeutiche
delle varie droghe, dal rosmarino, al carciofo, all'ortica ecc. Molti pazienti ignorano
completamente le proprietà curative delle piante, salvo poi ricordare che certamente il
caffè stimola, la camomilla rilassa, la prugne sono lassative e la menta calma la tosse.
Se il dialogo e l'interesse si allarga possiamo recuperare nella memoria del paziente le
usanze di cura dei nonni, gli impiastri, o i suffumigi e mostrare come la farmacoterapia
moderna altro non ha fatto se non studiare quelle strategie, cercando di isolare i
principi attivi per utilizzarli in modo più sicuro. Sono dialoghi che possono essere
molto piacevoli sia per il medico che per il paziente e che permettono di considerare la
natura, con le sue forze, un potente alleato della salute.
- Abbiamo anche una occasione speciale per parlare di alimentazione, illustrando i
valori non solo nutrizionali, ma anche farmacologici dei vegetali del nostro orto: le
proprietà anticolesterolo dell'aglio, quelle antiossidanti e capillaro protettrici del
mirtillo, quelle colagoche coleretiche del carciofo, ecc.. In generale si può far notare
come le piante che vivono nel nostro ambiente hanno potenti caratteristiche biochimiche
che le possono rendere a noi amiche o al contrario, anche nemiche se ingerite
incautamente.
- Infine, la fitoterapia può essere educativa in quanto, se compresa correttamente e
applicata con sufficiente soddisfazione (cioè se il paziente verifica significativi
miglioramenti nella sua salute), può diventare una semplice, accessibile e gradita forma
di auto cura, che spesso può accompagnare il paziente per tutta la vita entrando nel suo
stile di vita. Di regola questo comporta una certa auto disciplina nell'assunzione e
comunque una abituale migliore attenzione alla salute. Un esempio può essere
offerto nella terapia di comuni dolori reumatici: mentre l'assunzione di un FANS toglie
rapidamente il dolore, la fitoterapia può proporre periodi ci cura di diverse settimane
con droghe "drenanti" ed antireumatiche. Gli effetti non sono mai rapidi ed il
paziente è chiamato ad una paziente temporanea sopportazione dei suoi disturbi. Deve
costruire la sua salute con convinzione e metodo. I risultati che può ottenere potranno
essere molto convincenti, con una stabilizzazione dei disturbi molto maggiore rispetto
alle terapie con FANS e soprattutto con la determinazione e l'orgoglio di essere
l'artefice della propria salute (pur con gentili alleati: noi!?). Inoltre, può vedere
risolti altri disturbi minori correlati al reumatismo, dall'insonnia alla digestione
difficile alla cefalea, o altro. Ben diversa storia rispetto all'abitudine di dover
oscillare tra effetti farmacologici immediati e loro effetti collaterali di tipo gastrico.
- Il paziente impara che può ottenere buoni benefici utilizzando forme di cura che però
richiedono disciplina, attiva comprensione del funzionamento della droga, anche nei suoi
limiti. Quanto possa inserirsi l'effetto placebo nei risultati clinici ha importanza solo
speculativa. Ben venga anche l'effetto placebo se rinforza un convinto programma
terapeutico correttamente presentato (vedi consenso informato)
- In sintesi, mentre il paziente rimane essenzialmente ignorante e passivo nel ricevere le
prescrizioni farmacologiche tradizionali, al contrario, davanti a prescrizioni
fitoterapiche possiede una varietà di possibilità di comprensione ed elaborazione
culturale che lo possono gratificare e orientare in un processo educativo molto profondo.
- d) perché si può proporre il consenso informato alla fitoterapia
- La fitoterapia dovrebbe essere una delle opzioni a disposizione del medico al termine
della sua diagnosi. Se il medico si orienta verso la prescrizione fitoterapica, come per
ogni altro atto terapeutico, dovrebbe ottenere dal paziente il necessario "consenso
informato".
- Riguardo alla Fitoterapia, quali dovrebbero essere le informazioni fondamentali da
comunicare al paziente?
- Possiamo distinguere informazioni generali, comuni ad ogni trattamento fitoterapico e
informazioni specifiche del caso che si intende curare.
- Le informazioni generali sulla fitoterapia riguardano argomenti molto vari
ed il paziente potrà avere livelli diversi di interesse a seconda delle sue condizioni
culturali e mentali. Si propongono le risposte essenziali che il medico può dare alle
domande più comuni:
- Domande comuni
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- Risposte essenziali
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- cos'è la fitoterapia
|
- È una terapia con estratti di piante; contengono sostanze farmaceuticamente attive e
vanno quindi assunte dopo che il medico ha effettuato una diagnosi e si è valutato
insieme il bilancio rischi benefici
|
- quali sono le garanzie scientifiche della sua efficacia
|
- Ci sono evidenze di efficacia, non garanzia di efficacia. Sono evidenze segnalate
dall'esperienza clinica e da studi preliminari. Non c'è garanzia di efficacia descritta
scientificamente per la complessità dei componenti della droga e per la variabilità dei
contenuti del fitofarmaco.
|
- quali sono i rischi della fitoterapia
|
- Gli effetti collaterali dei fitofarmaci che si prescrivono sono generalmente molto
limitati, salvo l'osservazione di reazioni avverse di tipo gastroenterico, o dermatologico
che possono comparire nei primi giorni di terapia. Trattandosi di sostanze dotate di
attività farmacologica, cioè attive biochimicamente sulla fisiologia umana, è opportuna
la prescrizione ed il controllo medico. Tra le erbe non mancano sostanze velenose e si
sconsigliano a pazienti con insufficienza renale, donne gravide e bambini sotto i due
anni.
- Manca una farmacovigilanza in fitoterapia e la conoscenza chimica della droga è solo
parziale, per cui i rischi della fitoterapia non sono valutabili
|
- Quali sono le principali differenze tra la fitoterapia e la farmacoterapia convenzionale
|
- - Il fitoterapico contiene varie sostanze dotate di attività farmacologica parzialmente
conosciute sintetizzate e mescolate dalle cellule della pianta di origine, mentre il
farmaco convenzionale contiene una o poche molecole ben note e studiate in dettaglio
- la fitoterapia, in genere, agisce in modo più blando e graduale, ma può dare risultati
più generali e minori effetti collaterali
|
- Al paziente sono inoltre dovute informazioni specifiche sul trattamento
fitoterapico che proponiamo. Sono informazioni che dovrebbero affrontare il tema del
rischio/beneficio del trattamento ed illustrare quali terapie convenzionali potrebbero
essere attuate. Si tratta, cioè, di descrivere al paziente le varie possibilità
terapeutiche che sono disponibili per il suo caso affinchè lui possa scegliere con la
sufficiente cognizione di causa. In linea di massima, le garanzie che la ricerca
scientifica offre ai trattamenti convenzionali rende doverosa la raccomandazione di questi
trattamenti. Però, iniziano a comparire in letteratura lavori che invertono questa
impostazione. Ad esempio l'Actea Racemosa è stata raccomandata come trattamento disturbi
vasomotori della menopausa. In queste situazioni si raccomanda di procedere a tappe in
modo che, dopo l'utilizzo di placebo, poi si utilizzi la pianta e solo se questa risulta
inefficace ricorrere al trattamento con ormoni (8).
- E' importante segnalare la possibilità di interazioni del trattamento fitoterapico con
quello farmacologico. In genere la fitoterapia può aumentare il catabolismo dei farmaci
perché attiva i processi di glicuronoconiugazione epatica, o incrementa la diuresi; vanno
inoltre segnalate le possibili interazioni a livello di assorbimento, sia nel senso di un
loro potenziamento nel caso di fitoterapici che contengono saponine, sia nel senso di un
loro decremento, nel caso di fitoterapici con mucillagini.
- Vanno inoltre segnalate le interferenze con i trattamenti chirurgici, recentemente
evidenziate in letteratura (9).
- In sintesi possiamo adottare anche per la fitoterapia il facsimile del "consenso
informato" raccomandato dalla Società Italiana di Agopuntura e dalla FnomCeO, a
seguito del dettato degli articoli 31-35 del cap. IV (informazioni e consenso)
dellAppendice B del Codice Deontologico Professionale Medica, approvato dal
Consiglio Direttivo dellOrdine Provinciale di Roma dei Medici Chirurghi ed
Odontoiatri, il 10 novembre del 1998 (fig 2).
- In generale, il consenso informato alla fitoterapia deve prevedere da parte del paziente
una collaborazione attiva al trattamento discretamente maggiore di quella per la
farmacoterapia convenzionale. Infatti, gli effetti terapeutici possono essere meno
evidenti e specifici nel breve periodo, le somministrazioni quotidiane delle droghe sono
sempre numerose e ci sono frequenti accorgimenti dietetici o comportamentali che si
associano alla prescrizione. Ne deriva un più profondo rapporto medico - paziente e
possono essere utilizzate le potenzialità educative descritte sopra al punto 5 C.
- Se prescriviamo fitoterapia ovviamente ci attendiamo effetti terapeutici migliori di
quelli ottenuti con la farmacoterapia classica. Sono, in genere miglioramenti più
duraturi, con meno effetti collaterali e che riguardano uno spettro più ampio di sintomi.
- Ma la mancanza di una base scientifica alle promesse di miglioramento va in qualche modo
comunicata al paziente. Possiamo assumere un linguaggio tecnico con cui riportare i lavori
osservazionali, o studi di meta analisi o lavori di ricerca in vitro, o su animali ecc. ma
non possiamo dimenticare di ricordare, a noi per primi, che se la glicirriza possiede
nell'animale il tale effetto, ciò non significa assolutamente che quell'effetto sarà
riprodotto identico nel nostro paziente!!
- La recente cronaca ci parla di statine che in alcuni pazienti producono rabdomiolisi e
forse anche il decesso. Questo ha determinato il ritiro del farmaco dal commercio, un
farmaco che risulta molto studiato ed enormemente utilizzato da milioni di pazienti nel
mondo.
- Lo stesso rigore nei controlli non è garantibile in fitoterapia, per cui, se mancano
gli studi scientifici, o se sono parziali, se le informazioni sui possibili effetti
collaterali sono incomplete, al momento dell'eventuale prescrizione dobbiamo avvisare il
paziente di questa situazione di rischio "non valutabile".
- Talvolta, i mass media parlano di fitoterapia con un linguaggio che richiama alla antica
tradizione erboristica popolare, o perché no?, a quella ancor più antica e affascinante
orientale, o degli indiani d'America ecc.. Nel dialogo medico paziente questi argomenti
risultano quantomeno parziali e semplicistici. Gli ambiti culturali a cui possiamo fare
riferimento per motivare l'uso della droga che vogliamo prescrivere sono nettamente
diversi nello spazio, o nel tempo da quello in cui vive il nostro paziente. Non è quindi
corretto questo approccio per giustificare la prescrizione, ma può solo avere il senso di
una lontana testimonianza, o di un aneddoto culturale curioso.
- Nonostante questi disincantati doveri di informare il paziente, i risultati clinici che
vengono riferiti nella Scuola di FITOTERAPIA SCIENTIFICA dell'AIRAS, o che troviamo in
letteratura, o che possiamo osservare personalmente, ci stimolano ad utilizzare anche le
opportunità terapeutiche offerte dalle piante.
- A mio parere, dopo la fase del consenso informato in fitoterapia, il rapporto medico -
paziente evolve in modo più personalizzato rispetto a quello che segue una prescrizione
di farmacoterapia convenzionale. I risultati attesi, forse, qui vengono osservati e
accolti con più consapevolezza, mentre con i farmaci convenzionali è più facile che il
paziente assuma un atteggiamento più superficiale, fatalista, o con pretese infantili.
-
- 6 Considerazioni attorno ai fondamenti della fisiologia vegetale
- Ricordando lo studio della biochimica medica, risulta subito evidente che la fitoterapia
propone una rosa di molecole completamente diverse da quelle che incontriamo nella
fisiologia cellulare, degli organi ed apparati umani. Tannini, flavonoidi, cumarine ecc.
sono molecole così dissimili da quelle della fisiologia umana che sorge la curiosità di
comprendere per quale motivo le piante possiedono questo patrimonio biochimico
completamente estraneo alla biologia animale.
- In effetti la biologia vegetale è molto diversa da quella animale; una sintetica
rassegna delle differenze può essere la seguente:
- a) Non si spostano nell'ambiente
- b) Lo sviluppo dei suoi organi è verso l'esterno (non verso l'interno come negli
animali): foglie radici, fiori
- c) La superficie di contatto con il mondo esterno è grande e in continua crescita: sono
organismi "aperti"
- d) Il corpo possiede una simmetria radiale in quanto forza di gravità e linee di
crescita (verso l'alto) sono sulla stessa direzione. Simmetria bilaterale si trova solo
negli organi che presentano i due vettori gravità e crescita ortogonali (foglie).
- e) Non sono rare piante con vita secolare, o millenaria
- f) Sono fototrofe e quindi non hanno bisogno di assumere nutrimento organico
- g) Le cellule vegetali sono osmotrofe, assorbono, cioè, solo sostanze disciolte in
acqua, mentre le cellule animali sono anche fagotrofe (possono assorbire anche particelle
con la fagocitosi)
- h) Le cellule vegetali producono una parete rigida che serve a stabilizzare la pressione
interna ed a consolidare definitivamente la posizione della cellula, mentre le cellule
animali sono immerse in liquidi isotonici e possono migrare nell'organismo.
- i) Le cellule vegetali hanno due organuli interni assenti negli animali: i plastidi ed i
vacuoli
- I plastidi possono assumere la funzione fotosintetica (cloroplasti), o di
immagazzinamento di materiali di riserva (amiloplasti per amido, elaioplasti per olio,
proteoplasti per cristalli proteici), o di segnalazione (gerontoplasti) (cromoplasti).
Particolarmente numerose sono le forme assunte dai cloroplasti nelle varie piante. Tra i
più frequenti sono i cromoplasti globulosi che contengono pigmenti non polari:
cromoplasti tubolosi che contengono carotenoidi o xantofille acilate; cromoplasti
cristallosi con beta carotene; cromoplasti membranosi con lipidi. In generale nei
cloroplasti si realizzano le condizioni per la compartimentazione e l'accumolo di molecole
idrofobe.
- Il vacuolo, oltre alla funzione di stabilizzatore del "turgore", (l'equilibrio
tra pressione osmotica-idrostatica e pressione della parete cellulare), possiede la
funzione di raccoglitore di eccedenze metaboliche cellulari temporanee (saccarosio nelle
cellule della barbabietola da zucchero, ecc), o definitive (prodotti del metabolismo
secondario). Molte sostanze si trovano nei vacuoli in forma di glicosidi. Questo da un
lato consente una modulazione delle qualità osmotiche interne della cellula (osmoliti) e
dall'altro mantiene segregate sostanze rese idrofile che non possono superare la barriera
della membrana del vacuolo. Questo consente alla cellula la segregazione non solo di
prodotti del suo catabolismo (le piante non hanno reni), ma anche di sostanze velenose
come diversi alcaloidi, tannini.
- Il metabolismo secondario delle piante determina gran parte delle molecole responsabili
dell'attività farmacologica del fitocomplesso. Sono composti chimicamente eterogenei che
hanno la caratteristica di non essere indispensabili al metabolismo fondamentale delle
cellule e di possedere, invece, funzioni "ecologicamente attive". Hanno funzioni
descritte come "addescanti", "inibenti sugli erbivori",
"velenose", antibatteriche ecc.. In estrema sintesi queste molecole derivano dal
metabolismi dei fenoli e da quello degli alcaloidi e realizzano un numero enorme di
strutture molecolari (almeno 20.000).
- Da queste informazioni di fisiologia vegetale possiamo dedurre che i componenti
biochimici contenuti nei fitocomplessi clinicamente attivi sono prodotti dalle piante per
le loro funzioni specifiche di "comunicazione" con l'ambiente. La loro biologia
ha sviluppato strategie comunicative basate su una immensa varietà di molecole, distinte
anche chimicamente da quelle coinvolte nel metabolismo primario. Mediante queste molecole
hanno assunto prima di tutto la abilità di trasformare l'energia luminosa in quella
chimica (la clorofilla). Ma l'organulo cellulare in grado di assicurare la vita autotrofa,
il plastidio, assume anche altre importanti specializzazioni nell'uso della luce. Mediante
modifiche dei suoi pigmenti, il plastidio riflette la luce all'esterno con diverse
lunghezze d'onda e così "parla" con gli animali segnalando con i colori il
proprio nettare, o i propri veleni.
- Un altro organulo esclusivo della cellula vegetale è il vacuolo. Nelle piante la
funzione renale di allontanamento delle scorie non è "centralizzata" in uno
specifico organo come negli animali. Ogni cellula possiede quindi il suo compartimento di
accumulo di prodotti estranei al metabolismo nel "vacuolo". In esso quindi si
possono concentrare prodotti del catabolismo cellulare, ma ritroviamo anche molte molecole
del metabolismo secondario con evidenti funzioni "ecologiche", cioè messaggi
chimici funzionali alla comunicazione della pianta con l'esterno. Oli essenziali, veleni,
ecc..
- Il senso di questa vita di relazione delle piante sembra ovvio. Un organismo con la
caratteristica dell'immobilità nell'ambiente deve sviluppare strategie di comunicazione
adeguate per allontanare i nemici e avvicinare gli amici, o .. fare sesso!!.
- Tra le stupefacenti strategie del mondo vegetale notiamo che nella filogenesi delle
piante sono comparse per ultime (più o meno contemporaneamente alla comparsa dell'uomo)
piante in grado di legare patti di alleanza con gli animali riguardo alla loro
sessualità. Mentre le piante più semplici affidano la loro possibilità di riproduzione
sessuata al vento, le Angiosperme sviluppano organi specifici che comunicano con gli
animali. Ad esempio, dicono "cara ape, se vieni a prendere il mio polline e lo porti
al fiore vicino per fecondarlo ti premio con il cibo che preferisci in quantità per te
ottimale". Ovviamente, non si tratta di una frase in lingua italiana, o inglese, ma
di una comunicazione non verbale che però possiede la sua struttura, la sua informazione
ed è recepita dal ricevente che reagisce all'informazione con un comportamento
conseguente. In pratica, la pianta struttura il fiore della grandezza adatta per l'insetto
interessato, lo fornisce di una quota di cibo che per l'insetto costituisce il premio
ottimale e lo avvisa con adeguati colori quando il tutto è pronto. L'insetto, nelle
condizioni climatiche ottimali per quel fiore, esplora l'ambiente, percepisce i segnali
del fiore, esegue il lavoro dell'impollinazione e intasca il nettare di premio. Per questa
comunicazione si selezionano pigmenti e molecole adatte, intere linee metaboliche di
sintesi di molecole originali del metabolismo secondario, e si strutturano anche complessi
processi di differenziamento tissutale nella pianta. Si adatta quindi anche lo stesso
patrimonio genetico. E su queste opportunità di nutrimento regalato dai fiori si evolve
l'insetto fissando schemi di comportamento "vincenti".
- Una simile "comunicazione" delle piante col regno animale può riguardare la
funzione di disperdere nell'ambiente il prodotto del concepimento: l'ovaio o i suoi
annessi diventano della forma adatta per essere trasportati dagli animali, o sul loro pelo
(Bardana), o nel loro stomaco (Melo). Anche qui, altri animali sviluppano le loro linee
evolutive adattando le loro strutture, i loro istinti ed il loro metabolismo a queste
offerte di premi nutrizionali offerti dalle piante.
- Sono alleanze complesse e perfette che mostrano l'evoluzione filogenetica combinata
degli animali e delle piante: i primi che si adeguano alle offerte di cibo delle piante e
queste che selezionare messaggi luminosi, o biochimici per attrarre o allontanare
rispettivamente impollinatori, o predatori.
- Le piante, infatti, ci mostrano una varietà immense di molecole che utilizzano per la
loro "comunicazione ecologica. Alcune di queste, come i pigmenti colorati, o gli oli
essenziali, o le resine hanno evidenti funzioni di attrazione o repulsione. Ma molte altre
modulano segnali biochimici anche complessi agli animali. Conosciamo il significato di una
piccolissima percentuale di queste molecole, ma è molto verosimile che le piante non
sprechino energia per sintetizzare complesse molecole inutilmente e che quindi ciascuna
molecola del metabolismo secondario abbia un significato nell'interazione con l'ambiente e
con gli animali (uomo compreso).
- Questa interazione per le piante rappresentò nella filogenesi la definizione di linee
metaboliche per la sintesi di nuove molecole, anche molto complesse, per nulla necessarie
al metabolismo cellulare, ma significative nelle relazioni con gli animali predatori o
impollinatori. E' molto suggestivo notare come parallelamente la biologia animale si sia
differenziata nella sensibilità a questo o quel veleno vegetale, oppure nella capacità
di utilizzare nutrimenti da questa o quella pianta.
- Altrettanto modulata può essere stata l'evoluzione della biologia molecolare umana che
si è adattata alle piante non solo per un primario bisogno nutrizionale, ma anche per una
più ampia complementarietà fisiologica. Troviamo un esempio di questa complementarietà
nelle vitamine che la nostra biochimica cellulare non sa sintetizzare, ma che in parte
assumiamo mangiando vegetali.
- La suggestione di queste osservazioni fa pensare che la nostra sensibilità biochimica
ai fitocomplessi vada molto oltre il semplice significato nutrizionale. Possiamo
ipotizzare che questa complementarietà biochimica si sia strutturata durante la
filogenesi tra l'uomo e le piante anche per altre funzioni: ad esempio, è possibile che i
limiti delle nostre capacità immunitarie nei confronti dei microbi si siano definiti
anche in funzione delle capacità antimicrobiche che l'uomo può assumere dalle piante
disponibili nel suo ambiente. In altre parole, può non essere un caso che la nostra
biologia umana risulti sensibile a talune piante e possa quindi da queste essere
"curata".
- Tale sensibilità e possibilità di cura deve essere stata importante durante la nostra
filogenesi durante la quale eravamo costantemente e intimamente a contatto ed in
interazione con la variopinta gamma di fitocomplessi presenti nel mondo vegetale. Ed, a
proposito di evoluzione della sensibilità, possiamo notare come in nostro organo del
gusto e dell'olfatto siano enormemente più potenti nel percepire le caratteristiche delle
piante piuttosto che quelle degli animali. I sapori dei cibi animali sono spesso
modificati con le droghe, sono per nulla dolci, o amari, o piccanti. Le piante invece ci
stimolano un'infinità di sapori e odori; è una evidenza di come per la nostra evoluzione
è stato fondamentale disporre di un raffinatissimo laboratorio di analisi chimica per
selezionare i fitocomplessi adatti e individuare quelli velenosi.
- Certamente l'uomo antico, come ogni altro animale si deve essere reso conto che i cibi
vegetali potevano sortire effetti molto diversi. Se per i nostri lontani antenati le carni
delle varie prede erano molto simili tra loro in quanto a gusto ed a valore nutritivo, ben
più grande varietà avranno sentito tra i cibi vegetali: sapori enormemente vari, da
frutti sopraffini, a frutti aspri, radici dolcissime, o amare, cibi vegetali molto
nutrienti, oppure solo dissetanti, ecc. Inoltre ogni pianta poteva offrire i suoi frutti
migliori solo in una data stagione, piante da mangiare in inverno, altre in primavera ecc.
E poi, di una pianta si mangiano solo alcune parti: in alcune le radici, in altre i fiori,
o i frutti, o le foglie, o la corteccia
E poi avranno scoperto le piante velenose e
quelle curative. I veleni, o i farmaci.
- Questa funzione terapeutica delle piante è osservabile anche presso gli animali, con
particolarità tipiche per ogni specie animale. Piante che risultano cibo, o terapeutiche
per una specie animale possono essere velenose per un'altra.
- Una osservazione che si può fare in questo contesto, pur in assenza di alcuna
documentazione scientifica, riguarda l'efficace psicoterapica dei fiori.
- La floriterapia ha indicazioni interessanti nel campo della psicoterapia ed il fiore è
certamente l'organo delle piante che sa parlare agli animali e questa è una
"capacità" che noi uomini non abbiamo ancora conquistato: sappiamo
"parlare" a malapena con i mammiferi, ma non certo con le piante, che pure
sappiamo molto manipolare.
- E' molto curioso come l'evoluzione delle piante abbia sviluppato piante con fiori nel
periodo in cui dalle scimmie primitive si differenziava l'uomo. Per quelle piante la
comunicazione con gli animali impollinatori segnò un balzo evolutivo enorme che le
affrancava dal vento, cioè da energie non controllabili alle quali era affidata la loro
procreazione. L'interazione con gli animali sviluppò quindi un complesso e variopinto
linguaggio fatto di forme e colori, ma anche di incentivi metabolici con i quali le piante
premiavano l'alleanza con l'animale amico. Dagli erbivori si sono così potuti evolvere
specie di mammiferi che si nutrivano di frutti prodotti dei fiori.
- Le personali considerazioni attorno agli elementi generali della botanica sono sembrati
allo studente spunti utili alla comprensione dei difficili aspetti della fitoterapia
menzionati:
- la complessità dell'azione farmacologica dei fitocomplesso in tutte le funzioni
fisiologiche umane
- la conoscenza dell'efficacia terapeutica delle piante in ogni cultura anche
antichissima, e tracce di questo istinto terapeutico "fitoterapico" negli
animali
- la millenaria cultura orientale che conosce in modo raffinato le proprietà curative
delle piante mediante categorie di conoscenza analogiche
- l'approfondita conoscenza scientifica occidentale che conferma la profondità e
complessità dell'attività farmacologica delle piante
-
-
- CONCLUSIONE
- Le persone a cui proponiamo le conoscenze di fitoterapia pratica generalmente sono molto
disponibili a comprendere indicazioni e controindicazioni in nome di una alleanza con le
risorse curative della natura che in genere evoca fiducia e fascino. Questa disponibilità
talvolta può diventare ignorante creduloneria. Al contrario, sempre meno i pazienti
credono che l'ultimo ritrovato farmaceutico che la ricerca produce sia il toccasana tanto
atteso, anzi, a dispetto del rigore scientifico della ricerca farmaceutica, si riscontra
sempre più diffidenza dei pazienti verso la farmacoterapia convenzionale.
- In ogni caso, alle molte persone che si interessano di fitoterapia possiamo proporre la
fitoterapia come una terapia gentile sotto diversi aspetti:
- Gentilezza nella proposta terapeutica: la proposta di una droga va accettata non
con riserva, ma con la consapevolezza che si stà verificando l'effetto dell'interazione
tra il proprio organismo umano ed una o più piante e che tale interazione è certamente
unica e solo in parte prevedibile. E' quindi una verifica di efficacia che richiede
cautela e attenzione da parte anche del paziente. E' importante che il paziente sia
gentile con se stesso e chieda di essere assistito da un medico in questo tentativo
- Gentilezza nella preparazione della droga: la persona può trovare la droga nel
proprio orto, o in una confezione in farmacia, ma in ogni caso deve sapere che la sua
possibile efficacia dipende anche dalla cura con cui la pianta viene coltivata, con cui
viene scelto il periodo di raccolta, con cui viene preparato l'estratto pronto per
l'assunzione. Tutti questi passaggi per certe droghe possono benissimo essere effettuati
direttamente nel proprio orto, trovando soddisfazioni molto intense nel piacere di curare
sé o i propri cari con questa farmacia naturale. Le mille piccole strategie agricole
saranno applicate con un atteggiamento fermo ma attento, continuo ma fiducioso, accurato
ma non invasivo, insomma un atteggiamento "gentile" che consentirà un raccolto
di piante ricche di preziosi aiuti per la salute.
- Gentilezza nella assunzione: un fitofarmaco è un'erba molto simile ad una
alimento, ma deve essere assunto come un farmaco normale: attenzioni sul dosaggio, sui
rapporti con i pasti, o con il sonno, ecc. Gentilezza quindi nel proporre alle persone
questa fonte di conoscenze terapeutiche affinchè le persone assumano una cultura
verificabile di persona rispetto alla potenza delle piante, sia in senso terapeutico che
nei loro effetti dannosi: le bevande alcooliche, come anche il caffè, possono dare
effetti sulla salute negativi, mentre tisane di piantaggine, o di eucalipto possono
accompagnare il miglioramento di banali malesseri transitori. Possiamo certamente proporre
ai nostri pazienti una gamma di semplici presidi nella gestione di una corretta autocura,
o nell'instaurare piani di prevenzione mirati.
- Gentilezza dell'effetto delle droghe: gli effetti terapeutici delle droghe sono
generalmente lenti nella loro comparsa, con una efficacia che può riguardare non solo le
sintomatologia accusata, ma anche altri malesseri minori non apparentemente connessi con
la malattia.
- Queste "gentilezze" sono ben sintetizzate nelle modalità con cui le varie
culture utilizzano le piante dei reciproci territori. Le tradizioni di medicina popolare
non spiegano il perché una data erba funziona, ma descrivono in dettaglio
"come" una droga si usa e in quale condizione. Queste conoscenze tradizionali
oggi possono essere abbondantemente amplificate nelle conoscenze scientifiche che la
ricerca inizia a fornire sulle droghe, la FITOTERAPIA SCIENTIFICA.
- Ora possiamo disporre di tutte le piante che provengono da tutto il mondo e da
moltissime culture e medicine popolari, ma dobbiamo inserire queste opportunità di cura
in un corretto approccio sia sul lato scientifico, che culturale che su quello del
consenso informato ai pazienti. Possiamo sintetizzare questo lavoro con la
"Gentilezza della Fitoterapia Scientifica".
-
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- SINTESI DEGLI STUDI E
.. CONOSCENZA COMPLETA E CONDIVISA (??)
-
- Figura 2 FAC-SIMILE DI CONSENSO INFORMATO
- Studio Medico
Dr
.Via
.Tel
.
- Dichiarazione di ricevuta informazione e CONSENSO a prestazione sanitaria di FITOTERAPIA
- Sig/Sg.ra
Via
- Con la presente scrittura vengono riportati i principali dati relativi allo stato di
salute accertato a seguito di visita medica effettuata e si forniscono le informazioni
atte ad acquisire, o meno, il consenso delle esecuzioni degli accertamenti diagnostici e/o
dei trattamenti terapeutici ritenuti necessari e, comunque, già verbalmente illustrati
- Situazione obbiettiva riscontrata nella visita:
- Descrizione dellintervento medico ritenuto necessario e possibile con la
metodica non convenzionale:
- Tecniche e/o materiali impiegati:
.
- Benefici derivanti:
- Rischi derivanti e possibile andamento terapeutico da segnalare:
- Eventuali complicanze ed esiti:
- Comportamenti da seguire per eventuali complicazioni successive allatto medico:
-
- Valutazioni del medico circa lefficacia e tolleranza del metodo sopradescritto:
-
- Interventi alternativi con la medicina tradizionale:
-
- Altre informazioni relative anche alla compatibilità con altri trattamenti
convenzionali precedenti o contestuali:
-
- Il
sottoscritto/a
.dichiara
di aver ricevuto le informazioni verbali e soprascritte relative al proprio stato di
salute e di aver compreso termini e modalità dellintervento diagnostico/terapeutico
proposto dal medico, nonché delle conseguenti indicazioni fornite dal medesimo.
- Sulla base di quanto sopra formula pertanto il proprio
(1)
alleffettuazione delle terapie
illustrate ed indicate, con applicazione di quelle previste dalla Medicina non
convenzionale
- scrivere "consenso" o "diniego".
- Città, lì
..
- (firma del Medico)
- (firma del cittadino o di chi ne fa legalmente le veci
- nei casi espressamente previsti da legge o
- dal Codice di Deontologia)
- BIBLIOGRAFIA
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5841 S Maryland Ave, MC 4028, Chicago, IL 60637, USA. cyuan@midway.uchicago.edu
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