Appunti dal Corso: L'arte di aiutare 2°parte

Introduzione

foto di uno che da

foto di due che si danno una mano

L'esperienza dello studio della fisiologia del corpo e della mente è stato sviluppato nella prima edizione del corso, dove queste materie sono state considerate la base e la guida dell'arte di aiutare.

Abbiamo sperimentato un allenamento della reazione personale rispetto alle conoscenze e atteggiamento nei confronti del nostro corpo fisico, orientandoci verso reazioni positive. Abbiamo esplorato le conoscenze della medicina occidentale ed orientale sviluppando un ascolto e dialogo con il nostro corpo che ha consentito una migliore conoscenza di noi stessi, un rinforzo delle tecniche e dei programmi di miglioramento ed il superamento di qualche pregiudizio.

Nella prima edizione del corso, lo studio del corpo ha portato anche alla conoscenza della fisiologia degli organi vitali del corpo secondo le indicazioni della medicina cinese. In particolare, gli elementi inorganici elementari della natura (acqua, fuoco, legno, metallo e terra) percepiti ai livelli soggettivi ci hanno fatto comprendere meglio il funzionamento della vita nel nostro corpo, la fisiologia non solo dei nostri organi, ma di ogni processo vitale, nei suoi cicli e nei suoi equilibri dinamici di crescita, espansione, dinamismo, respirazione e programmazione. Abbiamo potuto riconoscere in questi elementi immagini di noi stessi; ci siamo coinvolti allo scopo di coglierne l'equilibrio e la potenza per farla nostro equilibrio e nostra potenza.

Ora ricordando il lavoro fatto in quel corso, è possibile ribadire i nostri rapporti di aiuto con il mondo inanimato: quelle proiezioni, come quelle durante il corso di Dinamica Mentale Base nel regno inanimato, erano forme di disponibilità che noi sviluppavamo realmente verso gli elementi della natura.

Essi non ci aiutano ne ci rivolgono richieste di aiuto apparenti, ma comunque una nostra disponibilità vera e sincera verso il mondo della natura inanimata produce una reale esperienza di aiuto: riconosciamo che la nostra vita fisica biologica altro non è che un vivere dell'interazione di quegli elementi in noi, nelle nostre cellule, nei nostri organi interni ed anche nelle nostre emozioni e sentimenti. Lo stupore della conoscenza e dell'amore che ci sentiamo sgorgare dentro in questo processo ci produce un profondo sentimento di gratitudine.

Abbiamo riconoscere che anche il più semplice regno della natura è per noi interlocutore e maestro nell'arte di aiutare.

I nostri aspetti ereditari ed immutabili possono essere osservati con giudizio critico e negativo, come pure negativamente possiamo considerare gli aspetti dell'ambiente che ci circonda, ma se proviamo a considerare questi mondi con un atteggiamento positivo facilmente verifichiamo che ci sono reali e numerosi aspetti positivi: se dimentichiamo l'opinione che in natura c'è crudeltà e dolore, morte e distruzione, posso riuscire a vedere invece una meravigliosa interazione tra gli animali, tra le piante, le cose, le stelle; interazione che si realizza sempre nel modo più perfetto, molto meglio di quanto noi, con la nostra mente avremmo saputo progettare; interazione pacifica, armoniosa, incredibilmente intelligente, ispirata evidentemente ad un "criterio", un Dio per chi ci crede, infinitamente superiore.

In sintesi abbiamo verificato che l'arte di aiutare può essere esercitata con la seguente sequenza di passaggi:

 

  1. guardiamo un elemento libero da pregiudizi, o squilibri
  2. lo consideriamo parte di noi
  3. ci sentiamo più connessi con il tutto

 

Nella seconda edizione del corso, partiamo dalla considerazione che l'atteggiamento mentale si realizza spesso in una forma di percezione corretta, o scorretta, vera o falsa e tale percezione può riguardare ogni nostro livello di complessità.

L'esperienza comune dell'automiglioramento ci suggerisce che è possibile cambiare le percezioni su ciascuno dei nostri livelli, ad esempio operando nel modo seguente:

Rilassamento dei muscoli

Riconosco di avere la muscolatura inutilmente contratta e do l'ordine di rilassarla

Controllo delle emozioni

Riconosco di avere emozioni inutilmente attive e scelgo di sostituirle con altre più adeguate

Calmare la mente

Riconosco che l'attenzione è orientata su qualcosa di inutile e la indirizzo su una immagine più ampia verso l'armonia e la perfezione dei particolari

La pace spirituale

Riconosco risentimenti e sensi di colpa inutili e li perdono accogliendo la verità più ampia e completa

Abbiamo sperimentato che aiutarci a conoscere la nostra fisiologia del corpo e della mente in questo modo ci ha aperto un mondo sempre più ricco di meraviglie ed interessi.

Ora ci accingiamo a rivolgere la nostra arte di aiutare da noi stessi agli altri ed anche qui "la pratica vale più della grammatica", si tratta cioè di sperimentare ed osservare le nostre reazioni e il nostro stile durante interazioni di aiuto dato e ricevuto.

La prima osservazione è che il primo passaggio della sequenza dell'aiuto suddetta risulta quasi inconcepibile: se aiuto una persona come faccio a vederlo già perfetto completo e intero?

Sembra cioè che per entrare nel mondo dell'aiuto dato o ricevuto si debba essere in una condizione di superiorità rispetto ad un essere imperfetto che mendica il nostro aiuto, oppure l'inverso se siamo noi a ricevere l'aiuto. In ogni caso c'è una imperfezione, uno scambio sgangherato che riempie un vuoto con qualche espediente che nella migliore delle ipotesi riempie quel vuoto, ma certo non cura la sua origine, ne previene il suo ritorno.

Non sembra molto comune, invece, questo approccio: "Hai una ferita? Lascia che ti metta un cerotto affinché insieme possiamo osservare la tua capacità di guarigione; tu possa riconoscere l'errore che hai fatto e che ha determinato la situazione pericolosa e tu possa riscoprire le tue innate capacità di guarigione".

Anche se non siamo molto allenati a questo secondo modo, questo può facilmente apparire effettivamente un intervento completo e definitivo, basato su una conoscenza reale della biologia dei tessuti di riparazione ed orientato ad un aiuto non parcellare.

La sofferenza è spesso agganciata, per nostro errore, al pensiero della vita e tale aggancio mentale spesso opera inconsapevolmente contro la nostra volontà. Dobbiamo sapere che questo è uno schema di non sopravvivenza, schema che abbiamo attivamente appreso nei vari stati mentali che abbiamo attraversato (dalla vita intra uterina, all'infanzia, all'età adulta).

Dobbiamo sapere che al posto di tale falso assioma "soffro - vivo" c'è quello che la vita è:

scientificamente, infinitamente perfetta, quasi inconcepibile senza un fattore imponderabile

è nostra: siamo noi, e noi siamo identificati da questa perfezione

in qualche modo è stata prodotta da noi, ne siamo gli artefici e quindi noi non siamo la vita, ma i suoi creatori

siamo anche un gruppo, connessi con altri come noi dai quali riceviamo ed ai quali diamo aiuto.

Perché "arte" di aiutare?

Nell'arte c'è lo specchio della vera identità di chi la esercita, l'arte di qualsiasi disciplina.

E' utile e divertente scoprire la nostra "arte" per gustare la nostra identità più vera e potente ed anche per ripulirla liberandola da paure inutili che involontariamente proiettiamo quando ci accingiamo ad usarla.

Sono, ovviamente, paure le più varie, ma tutte risalgono o dipendono dalla paura di perdere il corpo, come se, in qualche modo, l'infinita sapienza e potenza con la quale lo abbiamo definito e lo stiamo animando possano soccombere davanti a qualche illusoria immagine di aggressione; una zanzara, o un ragno, o qualunque altra forza immane che noi riteniamo possa essere più forte di noi e possa sottrarci in parte o completamente il nostro corpo.

(continua)

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