"Il Concerto"
IL CONCERTO
(Di Antonio)
Immagino ci si avvicini ad un gruppo piuttosto che all'altro per una miriade di motivi diversi, che di solito affondano nella piu' o meno profonda cultura "musicale" del fruitore (quest'altro poi... l'incrocio fra chi compra i dischi e un robot da cucina).
A me capita spesso per l'influsso malefico del classico amico musico poeta, aperto alle piu' strane e nuove tendenze del mondo musicale, e capace di riversarmele addosso giusto un po' digerite, a me che non ho l'orecchio cosi' fino...
Beh,
con gli Afterhours e' stato diverso, il motivo-origine di tutto e' stato IL
CONCERTO.
Un concerto di questi qui? Ancora rock, altri emuli dei Gomez?
Ok, tanto in questo periodo mi sto sparando di tutto, non potra' essere peggio
di (inserire a piacere il nome di qualunque gruppo rock italo-straniero
"di tendenza" di tre anni fa, se ancora ve ne ricordate qualcuno).
E invece niente, il CONCERTO e' una vera rivelazione, la band e' (banale a dirsi) una macchina da palco, hanno un interruttore con cui scatenano il pogo a piacimento, due pezzi e sono li' anch'io a urlare i testi di canzoni che non conosco (basta aprire la bocca e fare uscire di tutto, chi vuoi che ti stia ad ascoltare?). "Sette pianetiiiiiiii, tutti nel tuo segnoooo", no, cinque pianeti ecc ecc, insomma si migliora di strofa in strofa. Luci e suoni forti, fortissimi, ma sobri, niente buffonate da palco, niente maiali che volano e divani e tappeti e vulcani. Un muro di poesia, sofferta (tanto), buttata gratis (o quasi) su un mare di teste e braccia scoordinate, mai come le mie, che riesco a malapena ad accendermi una sigaretta ogni tanto, col rischio di spegnerla involontariamente sulla schiena del bestione che ho davanti. C'e' sempre un bestione ai concerti, immancabilmente si sistema davanti a me. Fa niente, salto anch'io, lo fanno tutti. Che gente sti' Afterhours, e perche' adesso quello li' si sta sdraiando sul palco? Un violino elettrico? E il Pubblico? Il Pubblico adora gli Afterhours, conosce ogni loro canzone a memoria, ti fa scoppiare nell'orecchio ogni parola nel caso non l'avessi sentita bene, ma proprio bene bene. Gli Afterhours amano il Pubblico. No, lo odiano. E' sempre lei, questa corrispondenza di amorosi sensi. Quasi due ore, niente male.
In un attimo il concerto e' agli sgoccioli, amaro in bocca, per la serie, e adesso, non e' gia' finito, vero? Si, e' finito. Birra!
Ho cominciato cosi', e ho in testa ancora le immagini forti di quella prima volta. Poi e' tutto in discesa, il germe ormai e' in circolo, e con calma si comincia ad ascoltare un po' di dischi prestati (non li regalano neanche loro, sigh), e si colgono sfumature che fra botte e esalazioni di aromi orientali (afghani?) ti erano proprio sfuggite. Quello che resta, a me almeno, maniaco di immagini e foto, e' la forza visiva che ho percepito a venti metri dal palco, e che ancora oggi, dopo qualche anno, ritrovo ogni volta che capitano a portata di autostrada. Sono cresciuti, hanno perso un pezzo (importante), si sono raffinati, e chi piu' ne ha piu' ne metta, lascio perdere i commenti intelligenti da ascoltatore attento che in fondo non sono. Sono cresciuto anch'io, mi vedo un po' piu "vecchio" ogni volta, mentre al concerto il Pubblico ha sempre la stessa eta', sempre le stesse facce, stessi dread, magliette e buchi sparsi. Quel che piu' conta e' che ancora adesso il Concerto e' un'ubriacatura degli occhi e delle orecchie, ha la stessa forza di sempre, e c'e' sempre anche il bestione, sto' maledetto.
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