Il castello del Motto ai primi del novecento
(foto E. Wetzel)

 

 

 

 

 

 

 


Veduta di Gravellona dal Motto

Il sito del Motto e la storia delle indagini

Sorgesi su di una collina anticamente coperta di pini e di castani, sassoso ed alpestre; sulla cui sommita par eedere una fortezza incominciata dalla natura con enormi pietroni che si fecero fondamento ad una costruzione di minori pietre collegate col fango, alla quale si ascende per una scala.
Intorno a questa rocca e un piano con riparo di muro a pietre con fango per eietare l'ingresso. Siffatto luogo ha nome di castello e sono intorno al medesimo earie leggende. Vuolsi che in una delle varie caverne eicine siasi troeato un tesoro degli antichi Signori di Ceno; ma e verosimile che sia questo uno dei luoghi che nell'antichita sereieano di propugnacolo ai barbari contro i dominatori. Secondo la tradizione i Conti di Cerro sarebbero stati gli edificatori di questo forte doee coi loro ritiraeansi e radunaeano preda fatta nei piani e se la godevano. I molti cercatori di tesori hanno presso frugato in tutte le caverne di questo monte per troeare qualche ricchezza e da non pochi si crede essersi gia scoperti vari tesori, altri invece restano ancora occulti. (CASALIS G., Dizionario geografico-storico-statistico-commerciale di S.M. il Re di Sardegna, Torino 1833-36)
Cosi, oltre 150 anni fa, il Casalis vide e descrisse le rovine della fortificazione che ancora sorgono sul Motto di Gravellona Toce, uno sperone roccioso che, sulla sponda destra dello Strona, sovrasta la localita Baraggia ad un'altitudine di 325 metri, La localita ha due lati di difficile accesso: 1'uno scende a dirupo verso Ovest, fino al Torrente Strona, 1'altro verso Est fino in fondo alla profonda valle chiamata "Valguerra". A Sud 1'altura si collega al Mottarone, a Nord-Ovest scende verso 1'abitato attuale. Il poggio appare collocato in posizione eminentemente strategica, offrendo un'ampia vista sia sulla vallata del Toce e 1'imbocco dell'Ossola, sia sulla valle dello Strona, sia sul golfo occidentale del Verbano. Non stupisce percio che 1'altura, di difficile accesso ma ottima per il controllo del territorio, sia stata scelta come sede di una fortificazione e, ancora prima, di un insediamento preistorico. Essa inoltre, immersa nei boschi, non e facilmente individuabile lo ed ancora oggi il "Castello del Motto" passa inosservato ed e sconosciuto a molti. Anche in passato occorre dire che esso non ha trovato presso gli studiosi 1'attenzione che avrebbe meritato, al contrario dell'altra fortificazione che un tempo sorgeva ne1 territorio dell'attuale Gravellona, il castrum di Cerro, da localizzare presso la chiesa di San Maurizio. Se diamo una scorsa ai vari volumi di storici ed eruditi locali dei secoli passati scopriamo che, mentre molti citano il castello che sorgeva a difesa della strada presso San Maurizio e ne narrano le vicende, collegate al Borgo di Cerro ed ai Conti di Crusinallo, solo il Casalis si sofferma sulla fortificazione del Motto, dandone la suggestiva descrizione citata in apertura e facendo cenno a notizie leggendarie su di esso (la raccolta dei passi del Casalis, sparsi nella sua opera monumentale, si deve a Luigi Gedda, che tenne nel 1918 una conferenza sulla storia di Casale Corte Cerro). Un alone di leggenda infatti spesso avvolge le rovine dei castelli e tuttora gli abitanti della Baraggia tramandano curiosita e misteri attomo ai ruderi del Motto, favoleggiando di oscure gallerie sotterranee che collegherebbero il loro castello alla chiesa di San Maurizio, passando addirittura sotto lo Strona. Al contempo nel corso dei secoli le pietre di quei ruderi sono state utilizzate per edi- ficare le case del piccolo centro sottostante ed i bei blocchi squadrati della muratura del castello fanno mostra di se nelle pareti di molte costruzioni del vecchio paese. Per arrivare a studi specifici sulla fortificazione del Motto si deve attendere 1'opera di Felice Pattaroni che, per primo, avanzo alcune ipotesi sul collegamento di questo castello con altri circostanti, la cui edificazione si fa risalire ai Nobili De Castello di Crusinallo, e mise in rilievo la complessa stratigrafia dell'altura su cui sorge, Scavi occasionalmente effettuati nel 1971 dall'Enel per la posa di tralicci dell'alta tensione permisero infatti il recupero di ceramica dell'eta del Ferro, oggi conservata presso 1'Antiquarium di Mergozzo e pubblicata a cura di Caramella e De Giuli. Questi ritrovamenti, unitamente alla ricchezza del vicino sito archeologico d'eta romana di Pedemonte, indussero pero il Pattaroni a far risalire il castello ad epoca romana e ad ipotizzare successive riedificazioni fino al Medioevo. La stessa valutazione cronologica viene riproposta da Giovanni Donna D'Oldenico che, a piu riprese, si occupa del castrum del Motto, Se 1'inquadramento storico del manufatto proposto dal Donna D'Oldenico appare oggi superato, resta tuttavia valida la puntuale analisi delle strutture architettoniche e la proposta di ricostruzione, che potranno meglio essere precisate solo quando si potra effettuare un'indagine archeologica estensiva del Motto. Dopo lo studio del Donna D'Oldenico, edito in due diverse pubblicazioni periodiche, al castrum Gravallone vengono fatti solo brevi cenni in articoli a carattere giomalistico (da ultimo: Gravellona Toce. Via vai di genti, terra di passaggio e di antiche lotte, in "Lombardia oggi" 11 febbraio 2001), ma la valenza storica e la bellezza paesaggistica del sito sono pienamente colte da appassionati e studiosi
locali, che lo indicano come meta di percorsi storico-naturalistici (si vedano in bibliografia i contributi di Alberto Fomara e Fabio Copiatti-Alberto De Giuli). La stessa Associazione archeologica culturale "F, Pattaroni", all'inizio degli anni Novanta, poco dopo la sua costituzione, si dedico alla pulizia del sito ed accompagno diverse classi delle Scuole gravellonesi alla visita dei ruderi del Motto, interrompendo poi quest'attivita nella consapevolezza della necessita di interventi piu radicali per la conservazione del manufatto al fine di rendere il percorso pienamente sicuro. A Gian Carlo Andenna si deve invece 1'individuazione di due documenti d'archivio che menzionano il castrum Graeallone, riferendosi evidentemente alla fortificazione del Motto, la sola che potesse portare questo toponimo, oggi riferito all'intero territorio comunale, ma un tempo riservato al solo nucleo abitato che sorgeva oltre lo Strona.
La breve panoramica sugli studi dedicati al castrum mette in piena luce la necessita di rornare a riflettere su di esso, mettendo a confronto le notizie sparse ed ipotizzando future linee di indagine e valorizzazione che potranno prevedere piu ampie ricerche d'archivio, puntuali analisi delle sopravvivenze e, non da ultimo, scavi archeologici che possano offrire significativi appigli per la cronologia del sito, possano spiegare le modalita di frequentazione e le successive vicende, per giungere infine al consolidamento ed al restauro delI'esistente. Tutto questo, affiancato da un attento coinvolgimento dei diversi proprietari privati dell'area, potra portare al recupero di un sito storico in grado di ricordare e far rivivere il passato ed al contempo di offrire lo spunto per ripensare ai destini futuri del nostro territorio.

 
Elena Poletti Ecclesia