1.
Il progresso scientifico e tecnologico aumenta il controllo sociale sui momenti di inizio e fine della vita e con cio' aumenta le responsabilita' umane (pag.268) introducendo decisioni di merito nell'ingresso e nell'uscita dalla vita, che richiedono
di giustificare scelte drammatiche che in epoche passate non costituivano
materia di decisione alcuna (pag.77).
2.
Caratteristica dei dilemmi morali e' la difficolta' di costruire argomenti decisivi e conclusivi (pag.136). Le teorie morali si possono distinguere in quattro parti:
- etica descrittiva (di comportamenti moralmente rilevanti);
- metaetica (significato dei termini e giustificazione);
- etica normativa (principi deontici e aretaici; teorie deontologiche e teleologiche);
- etica applicata o pratica (bioetica, degli affari, ambientale).
La bioetica e' percio' una branca dell'etica applicata e si distingue in:
micro (etica medica, casi controversi, ricerca, ecc.);
macro (giustizia distributiva applicata alla sanita', pag.173);
- confronta diritti morali contrapposti (feto-madre, ricerca libera-tutela del patrimonio genetico);
- presuppone l'argomento politico (produce effetti socialmente rilevanti).
3.
La concezione della morte dipende dal valore della vita (pag.243).
Il significato della vita presuppone un valore della vita, non viceversa (pag.21); il valore della vita,
precisa l'Autore, dipende dalla "capacita' di creare percorsi esistenziali insieme interessanti per noi e giustificabili da un punto di vista universale" (pag.25). I casi critici sono importanti, perche' la loro eventuale soluzione dipende dalla nostra idea di valore della vita (pag.29); inoltre, i casi critici, le situazioni difficili, aiutano a riflettere (pag.54).
L'Autore distingue l'eutanasia in volontaria o non volontaria, attiva o passiva (omissione): i problemi morali sono crescenti man mano che si passa dall'eutania volontaria passiva fino alla eutanasia non volontaria attiva (pag.277) e impongono scelte gradualistiche (pag.284). L'Autore distingue inoltre gli abortisti/antiabortisti in radicali e moderati (questi ultimi distinguono caso per caso, pag.292).
4.
Le nostre conclusioni pro o contro suicidio, sperimentazione su embrioni, aborto, eutanasia, ecc., dipendono dalla nostra teoria sul valore della vita (pag.59); per Dworkin, i modi di valutare la vita possono essere ispirati o dal primato della natura (pro-vita) o dal primato della cultura (pro-scelta, pagg.57-58). Secondo l'Autore, sono le concezioni della vita all'interno della cultura quelle che meritano maggiore attenzione: la natura non ci dice cosa e' o non e' naturale (pag.60).
Al di fuori di una prospettiva storica, inoltre, il valore della vita e' difficilmente trattabile: Aristotele e il diritto romano assumevano che
la vita degli schiavi e delle donne non fosse piena di valore e pertanto degna di
tutela (pag.75).
Prima della Riforma vita normale (lavoro e famiglia, produzione e riproduzione) e
vita buona (contemplativa) erano distinte; il calvinismo ricompose vita normale e vita buona (sacralita' del lavoro,
pag.76)
Schweitzer definisce l'etica come rispetto per la vita, il bene "consiste nel conservare, assistere, migliorare la vita" (pag.69).
5.
Le forme di vita e i modi di valutarle si caratterizzano per il pluralismo; nessuno puo' indicare ad altri scopi da perseguire in quanto tanto felice da poter essere creduto (pag.13).
L'uomo e' un animale valutativo, valuta oggetti ed eventi attribuendo valori: valori morali, economici, estetici (pag.152). Un valore e' intrinseco se deve essere perseguito in se stesso e non dipende da nessun altro (pag.83); il valore della vita e' una creazione umana, non appartiene al mondo naturale e puo' essere inteso in due modi, come autorealizzazione o come rispetto (pag.129).
Il pluralismo culturale e' inevitabile, e' oggi implausibile una morale universalistica come voleva l'Illuminismo, giustificabile solo razionalmente; il problema e' stabilire un minimo di etica comune fra
stranieri morali, constatato che non esistono argomenti morali vincenti (pag.195).
Giustificare significa allora dare buone ragioni (pag.156):
a) difendibili con argomenti,
b) capaci di influenzare la volonta'.
In bioetica contano gli argomenti e non l'autorita' da cui promanano (pag.278); talvolta il metodo migliore per decidere e' votare (pag.314).
6.
Diamo un valore economico alla vita allorche' decidiamo, ad esempio, di destinare risorse a certi settori della sanita' piuttosto che ad altri; valutazioni analoghe vengono prese dagli assicuratori in sede di risarcimento danni, o quando si decide di viaggiare in modo piu' o meno sicuro (pag.94).
Secondo l'Autore, la qualita' della vita e' un elemento fondamentale rispetto al suo valore: salute, beni primari, relazione con gli altri, stato mentale dignitoso. La qualita' della vita, secondo Sen, e' una grandezza vettoriale; il valore della vita
non e' misurabile con un'unica scala, ma deriva dalla "composizione di forze e significati differenti" (pag.98).
Contrariamente alle valutazioni economiche, la concezione giudaico-cristiana intende la vita come valore assoluto, risolvendo cosi' ogni difficolta' decisionale (pag.101). Esiste poi una concezione scientifica della vita, mutante nel tempo: la teoria genetica (pag.109) distingue il genotipo (interno, determinante, ereditario) dal fenotipo (esterno, determinato, mortale). L'importanza delle valutazioni e dei valori della vita umana fa propendere l'Autore per una concezione culturale, biografica della vita, piuttosto che biologica e naturalistica (pag.240).
7.
Le varie posizioni sulla vita possono essere antropocentriche o biocentriche (pag.83):
- antropocentrismo radicale (ottimismo tecnologico: scienza e tecnologia nel tempo trovano rimedi anche ai loro stessi guasti);
- antropocentrismo moderato (diritti umani ambientali, dalla salute all'estetica);
- biocentrismo moderato (tutelare anche altri soggetti con capacita' di
sentire);
- biocentrismo radicale (caratterizzato da atteggiamenti fondamentalisti, non e' compatibile con l'etica pubblica).
Per porsi il problema della difesa della vita non umana occorre prima chiedersi chi e' soggetto morale e perche' (pag.90). L'espressione diritti umani ha sostituito quelle precedenti dei diritti naturali
sottolineando cosi' la loro storicita' e la loro non assolutezza (pag.87).
8.
Il costruttivismo, secondo l'Autore, "fa dipendere una visione della realta' da una procedura di costruzione" (pag.84) e si pone come intermedio fra realismo e idealismo; la natura verrebbe intesa come una minoranza politica da tutelare (pag.87).
Le teorie conseguenzialiste (es. l'utilitarismo) sono teleologiche: l'obbligo e il giusto dipendono da cio' che e' buono, solitamente definito come valore non morale o extramorale (pag.140).
L'etica individuale puo' prevedere linee di condotta ottimali, l'etica pubblica richiede soluzioni intermedie di
decenza morale (pag.142); inoltre, i giudizi etici dipendono dal contesto sociale (relativismo etico, pag.143), sono importanti:
- l'accordo semantico,
- la massima informazione fattuale,
- la ricerca di controesempi.
L'etica pubblica liberale considera fondamentali (pag.155):
- l'autonomia (far valere le proprie scelte e visioni considerando quelle altrui),
- l'integrita' (coerenza nel tempo),
- la beneficenza utilitarista (attenzione per il benessere altrui).
Il liberale e' un non fondamentalista perche' prende sul serio le opinioni altrui (pag.186); lo stato liberale e' neutrale (permette la convivenza di differenti visioni del mondo e concezioni
morali) e, precisa l'Autore, e' "una conseguenza del pluralismo delle concezioni del bene nell'ambito di una concezione liberale della giustizia" (pag.187). L'ipotesi empirica di base e' che istituzioni giuste generino fiducia e stabilita'.
Il comunitarista (Sandel, MacIntyre, Walzer, Taylor) sostiene che i giudizi morali sono concepibili solo da partecipanti e non da osservatori (pag.194).