Scheda bibliografica:

John Dunn
LA TEORIA POLITICA DI FRONTE AL FUTURO

(ed. Feltrinelli, Milano 1983)


1.
L'Autore rileva come da un lato la democrazia abbia radici esili, dall'altro come tutti oggi, in teoria, siamo democratici (pag.13): "la teoria democratica e' il gergo ufficiale del mondo moderno" (pag.27), la virtu' (e l'ipocrisia che l'accompagna) di uno stato moderno e' quella di essere democratico.
Mentre in passato la democrazia era una forma molto particolare di regime (nel XVIII secolo il termine democrazia era utilizzato come antitesi ad aristocrazia, pag.19), oggi costituisce le buone intenzioni dei governanti ed e' un riconoscimento simbolico all'ideale dell'eguaglianza politica (pagg.28-29; la democrazia diretta e' oggi impossibile, la collina di Atene e' stata sostituita dai dibattiti sui mass media, pagg.31-32).

2.
La democrazia in senso forte e' un modello astratto (pag.43), un nome di cio' che vorremmo ma che non possiamo avere (pag.51): i cittadini ateniesi (una minoranza) avevano l'eguale diritto ad essere ascoltati dall'assemblea sovrana prima di prendere decisioni pubbliche (pag.36), le democrazie capitalistiche sono invece "strumenti imperfetti per scongiurare sorti peggiori" (pag.45).
Siamo tutti democratici oggi che non possiamo piu' organizzare democraticamente la vita sociale per la sua complessita' (pag.53); qualsiasi distribuzione politica (decentramento, ecc.) oggi e' a somma zero (pag.107). Il facile eudemonismo delle societa' capitalistiche avanzate non si puo' estendere alla totalita' del mondo senza una radicale riorganizzazione e senza modificare il concetto di felicita' che esse incoraggiano (pag.187).
Il potere, secondo l'Autore, non e' altro che "la facolta' di scegliere cosa fare" (pag.178), che e' la liberta' umana: gli esseri umani sono soggetti liberi, soggetti fallibili e percio' anche moralmente fallibili; pertanto non vi sono certezze sul futuro, anche morale, della nostra specie (pag.179). La ragione deve esercitare l'egemonia sulle passioni (pag.180), ma non ci sono meccanismi automatici che possano liberare la storia umana dal rischio morale, "il potere non puo' essere messo al riparo, isolato dalla facolta' di nuocere" (pag.183).
Il presente, osserva ancora l'Autore, e' il tempo politico meno significativo eppure e' di grande motivazione politica (pag.107).

3.
L'antitesi al liberalismo non e' il socialismo ma sono il conservatorismo e l'autocrazia (pag.55). Il metodo di analisi del liberalismo e' l'individualismo (individualismo metodologico, pag.60) in cui l'individuo ha una connotazione positiva (identita'), mentre per l'individualista e' negativa (disconosce gli interessi altrui, pag.62).
L'Autore giudica positivamente la teoria economica marxista, anche se non puo' essere ragionevolmente separata dalla sua teoria teleologica, che e' sbagliata (pag.143) e che oltretutto tenta di mettere insieme, nella rivoluzione, giustizia e violenza (l'assassinio di massa e' necessario quando l'utopia non si realizza, pag.145). Inoltre, la teoria marxista gioca sull'equivoco, non spiega come possano essere compatibili nello stato post-rivoluzionario la democrazia solidarista e la repressione centralizzata (pag.162).
Siamo collettivamente incapaci di realizzare un modo di produzione alternativo a quello capitalistico (pag.146); inoltre oggi viviamo in una comunita' mondiale, non serve costruire un'isola morale in un oceano immorale (pag.153): "il problema centrale per la specie e' una versione grandiosa e sconcertante del dilemma del prigioniero" (pag.155).

4.
Non abbiamo ancora concepito un modo, come specie, di trascendere gli stati-nazione (pag.108); il nazionalismo oggi e' solo un costume (pag.97) ed e' uno scandalo morale perche' la cultura etica ufficiale del mondo e' universalistica (pag.104).
In parte il sentimento nazionalista e' assimilabile alla preferenza di se' (solo noi possiamo tifare per noi stessi, pag.111). Il processo di liberazione nazionale e' servito per la stessa nascita socio-culturale delle nazioni (pag.117, l'Autore distingue il nazionalismo culturale all'interno ed all'esterno, pag.124).
Noi oggi pensiamo la politica in termini di allocazione (produzione e distribuzione) e non di violenza (pag.118), il nostro e' un nazionalismo economico (pag.119; siamo tutti nazionalisti, pag.129; il nazionalismo e' un adattamento alla praticabilita', pag.133). Pertanto, il nazionalismo e' morale quando protegge gli interessi e la cultura locale, e' immorale quando li impone ad altri fuori dai confini (pag.130).

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