1.
L'autore contesta la concezione vittoriana del progresso (pag.10): gli uomini dell'età della pietra lavoravano meno e vivevano una vita più sana; la maggior parte delle grandi malattie epidemiche si verifica in presenza di alte densita' di popolazione (pag.25), anche la qualita' della vita era migliore: "oggi intere famiglie faticano e risparmiano per 30 anni per concedersi la soddisfazione di intravedere pochi metri quadrati d'erba fuori dalle loro finestre" (pag.10). I cacciatori-raccoglitori del passato non erano sprovveduti: la pratica dell'agricoltura era trascurata
per convenienza (pag.23, vedere anche pag.38).
2.
Esisterebbe una sorta di rapporto deterministico fra fenomeni culturali:
variabili simili, in condizioni simili, tendono a produrre sequenze simili (pag.12). Alla pressione demografica
consegue l'intensificazione della produzione, da cui deriva l'esaurimento delle risorse e quindi nuovi sistemi di produzione caratterizzati da nuove costrizioni. Il risultato è che
il libero arbitrio e la scelta morale non sono state determinanti nello sviluppo dei sistemi
sociali (pag.13). Fino ad ora, infatti, la vita sociale si è sviluppata in modo
in gran parte prevedibile, i processi materiali spiegano guerre, ineguaglianza,
poverta'; eppure, scrive l'Autore, "il mondo è pieno di moralisti che pretendono di aver scelto liberamente cio' che inconsapevolmente sono stati costretti a volere, mentre milioni di persone che vorrebbero essere libere finiscono col piegarsi a nuove forme di schiavitu' perche' non comprendono i fattori che condizionano la liberta' di scelta. Per cambiare in meglio la vita sociale, bisogna cominciare a capire perche' solitamente cambia in
peggio" (pag.13).
3.
La tendenza ad intensificare la produzione (piu' sfruttamento di terra, acqua, minerali, energia per unita' di tempo o di spazio) e' "una risposta ricorrente alle minacce contro il tenore di vita" (pag.16) e, in assenza di mutamenti tecnologici, e' sempre controproducente perche' impoverisce l'ambiente e quindi riduce l'efficienza della produzione. Diminuendo i livelli di vita, le culture efficienti
inventano nuovi mezzi di produzione che finiscono per impoverire l'ambiente
naturale (pag.17): "l'intensificazione del modo di produzione basato sulla caccia e la raccolta ha aperto la strada verso l'agricoltura, che ha quindi intensificato la competizione fra i gruppi, la guerra e lo sviluppo dello Stato" (pag.18).
In teoria, il mezzo piu' facile per assicurarsi un alto tenore di vita non e' l'intensificazione della produzione ma la riduzione della popolazione; ma l'attivita' eterosessuale e' trasmessa geneticamente, da essa dipende la sopravvivenza della nostra specie e non e' facile ridurre la fecondità umana. La storia mostra come cio' sia accaduto in epoche passate: infanticidio delle femmine (pag.17); uccisione non consapevole, per incuria, di vecchi troppo deboli e bambini (pag.28, pag.185, pag.196); prolungamento del periodo di allattamento, ritardo del menarca, ecc. (pag.29).
4.
La mancanza di animali adatti al trasporto di materiali pesati impedi' lo sviluppo della ruota nel Nuovo Mondo:
"non si possono comprendere modelli di economia politica, di religione e di preferenze alimentari, nei due emisferi, senza tener conto del ruolo svolto dagli animali domestici come fonte di proteine
animali" (pagg.41-42).
La diffusione dell'agricoltura e di fisse dimore e' alla base del senso di identita' territoriale che produce la guerra, la quale assicura
l'equilibrio fra popolazione e risorse: "la forma di organizzazione politica che chiamiamo Stato deve la sua esistenza precisamente alla sua capacita' di condurre guerre di conquista territoriale e di rapina economica" (pag.49). Non occorre presumere che nella natura umana vi sia un impulso ad uccidere: il modo e il momento "e' controllato dalle nostre culture piuttosto che dai nostri geni" (pag.48).
La guerra puo' disperdere popolazioni, ma non riduce il tasso di crescita (pag.51); anzi, la sua conclusione puo' essere stimolo ad una rapida crescita demografica; la guerra incoraggia incuria, maltrattamenti, infanticidio per quanto riguarda le femmine, ma incoraggia l'allevamento dei maschi (pag.52):
pressione demografica-guerra-infanticidio delle femmine e' una sequenza
causale (pag.58).
La guerra non e' espressione della natura umana ma risposta a pressioni demografiche ed
ecologiche, e la supremazia maschile "non e' piu' naturale della guerra" (pag.67).
5.
Il determinismo che governa l'evoluzione culturale non equivale al determinismo che governa un sistema fisico chiuso,
e' piu' simile all'evoluzione di animali e piante (pag.208); i mutamenti non sono completamente prevedibili, c'e' spazio per il libero arbitrio: "la decisione, di ciascun individuo, di accettare, resistere o cambiare l'ordine attuale altera la probabilita' che si verifichi un particolare risultato evolutivo" (pag.208). Alcuni momenti sono piu' aperti di altri: il momento decisivo
per una scelta consapevole, secondo l'Autore, si ha nel momento di transizione
fra modi differenti di produzione: "dopo che una societa' ha scelto una particolare strategia tecnologica ed ecologica per risolvere il problema dell'efficienza declinante, puo' essere impossibile modificare le conseguenze di una scelta poco intelligente per un lungo periodo futuro" (pag.179).
6.
Altri concetti interessanti esaminati dall'autore sono:
- poliginia e poliandria (pag.69), "prezzo della sposa" e dote (pagg.69-70);
- organizzazioni sociali patrilineari e matrilineari (pag.72), queste ultime non vanno confuse con la supremazia femminile
(pag.76), che le donne hanno perso col sorgere degli Stati (pag.95);
- "grandi dispensatori", redistribuzione alimentare ed importanza dei monumenti antichi (pagg.86-90); l'evoluzione ulteriore dei sistemi statali
elimino' l'obbligo dei sovrani di agire da 'grandi dispensatori' per i sudditi (passaggio
allo Stato feudale, pag.91).
- carne proibita (pag.143 e seguenti);
- societa' idrauliche: l'acqua era il piu' importante fattore di
produzione per le antiche societa' cinese, indiana, mesopotamica, egiziana (pag.172); qui lo Stato era piu' forte della societa': "l'agricoltura idraulica pre-industriale condusse, periodicamente, alla formazione di burocrazie agroalimentari estremamente dispotiche in quanto l'espansione e l'intensificazione dell'agricoltura idraulica -essa stessa conseguenza di pressioni riproduttive- dipendevano unicamente da imponenti progetti di costruzione che, in assenza di macchine, potevano essere realizzati solo da eserciti di lavoratori"
(pag.173);
- rivoluzione industriale, rivoluzione energetica, rivoluzione contraccettiva:
la rivoluzione industriale nel XIX secolo fece crescere la produttivita' del
lavoro ed insieme ridurre il tasso di crescita demografica (pag.199);
- la rivoluzione verde e' una rivoluzione petrolifera (utilizza
energia prodotta da combustibili fossili, pag.204).
Lo schema deterministico, secondo Harris, e' pienamente valido anche ai nostri
giorni; scrive l'Autore: "se il resto del mondo adottasse immediatamente i rapporti energetici caratteristici dell'agricoltura degli Stati Uniti, tutte le riserve conosciute di petrolio sarebbe esaurite in 11 anni (...) quanto piu' rapidamente i paesi sottosviluppati si industrializzano, tanto prima il mondo industrializzato dovra' sviluppare un nuovo modo di produzione" (pag.204).