1.
La teologia cristiana medievale fornisce la prima versione dello jus nature in cui la societa' ideale e' la natura (pag.16), ogni disobbedienza viene esclusa e percio' anche le sanzioni sono superflue; la disobbedienza, impossibile per l'ordine naturale, e' possibile invece nell'ordine sociale, in quanto l'uomo e' l'unica deviazione dotata di libero arbitrio, che pero' tanto piu' si avvicina alla perfezione
quanto piu' tenta di adeguarsi alla Norma universale (pag.17).
Fin dalle origini, il pensiero occidentale formula il bisogno di individuare una
responsabilita' del divenire (pag.14): il concetto di causa e' connesso al concetto di responsabilita',
secondo l'Autore vi e' un "vincolo analogico tra la causa gnoseologicamente intesa e la causa penale" (pag.15).
Il processo di disincantamento (pag.18) avviene col modello
giusnaturalistico dove la distinzione tra i due ambiti esalta l'autonomia
della ragione e non assume piu' un carattere costrittivo: la nozione di ordine non e' piu' garantita e protetta, ma
diviene sempre piu' problematica (pag.19).
2.
Con Weber l'azione e le diverse modalita' dell'agire divengono fondamento della razionalita' sociale (al contrario della tradizione classica che considerava cellula della societa' l'individuo, pag.23); il mondo sociale si configura "come risultato di decisioni e di scelte, vale a dire: come una produzione artificiale contingente" (pag.24). La teoria weberiana e' una teoria del trend e non una teoria del ciclo (pag.26), il capitalismo
e' parte di un continuum definito razionalismo occidentale (pag.25) e viene concepito da Weber in termini di burocratizzazione.
Un passaggio successivo avviene con Parsons, che trasforma il potere in fenomeno
funzionale (pagg.35 e 73); dallo stesso passaggio parte anche la riflessione di Kelsen: il potere non e' una merce, una cosa,
ma "un mezzo di governo dei comportamenti degli individui" (pag.39); man mano che si secolarizza, il potere diviene certo ed impersonale e non piu' arbitrario: il diritto e' la forma che assume il potere statale nel tempo della secolarizzazione.
3.
Luhmann propone una variante della teoria generale dei sistemi, elaborata all'inizio degli anni Cinquanta dal biologo Ludwig von Bertalanffy, che introduce la distinzione tra sistema chiuso e sistema aperto: il primo e' soggetto alla legge dell'entropia, in forza del secondo principio della termodinamica, e cioe' al disordine ed al degrado energetico, il secondo puo' evitare tale rischio assorbendo ininterrottamente energia dall'ambiente circostante (pag.51).
La societa' non e' un organismo (Aristotele, Comte, Durkheim), le cellule del sistema sociale sono le azioni degli individui e rientrano in sistemi o sottosistemi diversi, anche se sono compiute da uno stesso individuo (pag.52); la funzione non e' una ragione sufficiente del verificarsi di un'azione (pag.53). I sistemi sociali sono complessi, possono realizzare solo in parte le possibilita' offerte dall'ambiente ed hanno come problema-compito prioritario la riduzione della
complessita' (pag.55); i sistemi sociali sono inoltre contingenti, in quanto non
si possono prevederne o predeterminarne gli sviluppi (pag.57). Lo strumento per soddisfare il bisogno di prevedibilita' e' la struttura, le procedure (elettorali, legislative, giudiziarie) inseriscono gli individui in un gioco di ruoli e favoriscono la realizzazione e l'accettazione delle decisioni: al consenso Luhmann contrappone il cerimoniale procedurale (pag.61).
Le societa' sono sistemi a-centrati, senza vertice e senza centro (pag.66): percio' gli schemi classici binari (ordine/conflitto, progressista/conservatore, destra/sinistra, ecc.) non servono piu' (pag.67), neppure il welfare state e' un modello rappresentabile teoricamente, perche' e' un assemblaggio di misure di politica economica e sociale talvolta
contraddittorie ed e' costretto a produrre complessita' senza riuscire a fronteggiarne gli effetti
(pagg.67-68).
4.
Per Cassirer la ragione e' un regno di simboli, in senso sia estensivo (una foresta) che intensivo (un territorio stratificato con livelli a gradi diversi di profondita', pag.77); la scienza rientra a pieno titolo in questo regno simbolico, e' "manipolazione linguistica del mondo dell'esperienza" (pag.77),
ogni dato, ogni oggetto viene riconosciuto con un nome (pag.79).
Peirce aggiunge la categoria dell'abduzione alle forme classiche del ragionamento scientifico, che sono l'induzione e la deduzione; l'adbuzione si caratterizza per soggettivita' ed incertezza, "indica che qualcosa si comporta presumibilmente cosi'"
(pag.90); Peirce introduce la semiotica (pag.92).
Il linguaggio corrente adotta metafore organicistiche, nomenclature
antropomorfiche che sono obsolete e fuorvianti: "si continua a parlare di potere o di stato come se si trattasse di un soggetto omogeneo, di una
'persona'; di 'protagonismo', 'collocazione' e 'ruolo' dei movimenti o delle istituzioni quasi si avesse a che fare con volonta' autonome, individuali" (pag.98).
La concezione politica espansiva attribuisce, sia a destra che a sinistra, un ruolo-guida alla politica; viceversa, la concezione politica restrittiva la considera una funzione fra molte
altre; secondo la concezione restrittiva, scrive l'Autore, "la politica apporta un contributo tanto piu' efficace alla soluzione dei problemi sociali quanto piu' essa conosce i limiti delle proprie possibilita' di azione e di intervento" (pag.69).
La ragione debole, senza incantamenti, ha in realta' come sua forza proprio il sapersi debole,
l'esserne consapevole (pag.99).