Scheda bibliografica:

Albert O.Hirschman

LE PASSIONI E GLI INTERESSI
Argomenti politici in favore del capitalismo prima del suo trionfo

(ed. Feltrinelli, Milano 1979)


1.
Prima dell'avvento del capitalismo il desiderio prevalente era quello di gloria (pag.15); l'idea della mano invisibile era applicata da Montesquieu alla ricerca di gloria e non di ricchezza (pag.16).
Le passioni distruttive potevano essere represse coi precetti religiosi, con la coercizione, contrapponendo altre passioni (Spinoza, pag.25); passioni rovinose potevano essere imbrigliate e trasformate in virtu' (astuzia della ragione in Hegel, mano invisibile in Smith, sublimazione in Freud, pag.21). La contrapposizione di passioni a passioni, di ambizioni ad ambizioni, fu un concetto utilizzato per elaborare la costituzione americana ed e' alla base del principio della separazione dei poteri: il principio del controbilanciarsi delle passioni veniva applicato ad organi dello Stato e non piu' ai singoli individui (pag.29).
Inizialmente interesse e ragione di Stato erano sinonimi (pag.31), poi si passo' dall'interesse (del governante) agli interessi (di gruppi, pag.33) ed infine gli interessi divennero unicamente vantaggi economici (pag.35): far danaro in senso negativo, come vizio, era cupidigia; in senso positivo era interessi, termine che fini' col diventare paradigma capace di spiegare le azioni umane (pag.37).
Prima, da Platone, le categorie erano soltanto due: le passioni e la ragione; l'introduzione dell'interesse era "un messaggio di speranza" (pag.38). Nel Settecento anche le passioni furono riabilitate come elementi capaci di migliorare un mondo governato soltanto da interessi egoistici (Hume, pag.41).

2.
Azioni guidate solo dagli interessi sono trasparenti, determinate, costanti nel tempo e quindi prevedibili (pag.42), il gioco di interessi divento' materia di studio prima in politica (specie quella interna) e poi in economia (pag.43); inoltre gli interessi, al contrario delle passioni, venivano rappresentati come innocui (pag.48, doux commerce in Montesquieu, pag.49; rappresentazione poi contestata da Marx, pag.51). Hume distingue le passioni calme/violente e quelle forti/deboli: quelle calme ma forti potevano trionfare su quelle violente ma deboli (pag.53). Gli interessi erano in grado di bloccare le passioni, anche nei potenti (pag.58; il commercio porta alla pace, Montesquieu pag.62).
L'accumulazione fine a se stessa di denaro e' un'eccezione alla legge dell'utilita' marginale decrescente (pag.46); metafore utilizzate nel Seicento e nel Settecento paragonavano l'universo ad un pendolo e l'economia ad un orologio a molla, fabbricati inizialmente ma poi in grado di funzionare da soli (pag.67). I mercanti, secondo Millar, erano capaci di organizzarsi in gruppi di interesse meglio degli agricoltori, sparsi su territori vasti (pag.70); i Fisiocrati distinguevano il dispotismo legale (che rispettava il sistema economico) da quello arbitrario (pag.74).

3.
Il marxismo, osserva l'Autore, e' un esempio di dottrina che vuole coniugare previsione e prescrizione, fra movimento inesorabile della storia verso una meta ed impegno degli individui per raggiungerla (pag.75).
La douceur di Montesquieu diventava decadenza e corruzione per Rousseau e Adam Smith (pag.79); quest'ultimo fa coincidere le passioni con gli interessi (pag.82) e, curiosamente, per lui la vittoria delle passioni sugli interessi portava al declino dei feudatari, ma non del sovrano (pag.76).
Barnave osserva che non necessariamente la somma di virtu' private origina uno stato virtuoso (errore di sommatoria, pag.86). Adam Ferguson evidenzia come argomenti determinanti a favore di un governo autoritario siano la necessita' di tranquillita', efficienza, regolarita' (pag.88) e come l'espansione economica deteriori la politica (idem per Marx e Tocqueville, pag.89).
In realta', secondo l'Autore, l'espansione economica "ha sostanzialmente e simultaneamente effetti politici ambivalenti" (pag.90) e la proprieta' privata dei mezzi di produzione fornisce le basi materiali del dissenso (pag.92).
L'Autore contesta infine l'idea di Weber che alla base dei comportamenti capitalistici vi sia la ricerca della salvezza individuale; le azioni e decisioni umane producono conseguenze impreviste perche' le aspettative che accompagnano quelle azioni e decisioni contribuiscono a nascondere il vero risultato futuro (pag.94): effetti non realizzati ma sperati, effetti realizzati ma inattesi. Inoltre, scrive l'Autore, "il pensiero prescinde naturalmente dalle circostanze che esso ritiene non essenziali e che invece costituiscono l'unicita' di ogni singola situazione storica" (pag.96).

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