Teoria Politica, di Gianpiero Magnani

Neutralizzazione: la fine della politica

in

POLITICA. Volume Secondo: Il Sistema e l'Individuo.

(Parte prima, capitolo 2: l'Istituzione)


L'attività politica, abbiamo detto, consiste in un processo soggettivo di trasformazione di regole che ordinano l'esistenza collettiva; nel momento in cui questa trasformazione finisce, e ne consegue un ordine stabile di norme e valori capace di regolare il comportamento collettivo, il fenomeno politico cessa di esistere: si neutralizza.
Ogni processo politico si conclude invariabilmente con la neutralizzazione dello stesso; la creazione di un nuovo ordine stabile, di un sistema di regole non mutabile nell'immediato, crea i presupposti per la fine della politica: l'attività politica lì, in quel luogo ed in quel tempo, per qualche ragione, o non è più necessaria o non è più possibile. Non è necessaria, perchè ad esempio non vi sono più ragioni o desideri ulteriori che inducano individui e gruppi a modificare le regole che ordinano quella particolare situazione sociale o quel particolare settore della vita collettiva; non è più possibile, perchè sono intervenuti impedimenti di carattere autoritario o totalitario che annullano i comportamenti di tipo politico.
Siccome, tuttavia, l'attività politica si produce in molteplici ambiti, la neutralizzazione della stessa in un ambito (economico, istituzionale, morale, sociale, giuridico, ecc.) non comporta la neutralizzazione dei processi politici eventualmente in corso in altri ambiti della vita collettiva. Laddove il sistema collettivo è pluralistico e complesso, numerosi ambiti di attività umane possono divenire poltiicamente significativi, anche contemporaneamente; alcuni per un periodo di tempo più lungo, altri per brevi momenti; alcxuni più intensamente di altri, e così via.
La politicizzazione o la neutralizzazione politica in ciascun ambito di attività umana non è un evento prevedibile a priori, ma solo descrivibile a posteriori, a cose fatte, a processo politico concluso (ed è descrivibile per mezzo della cronaca e, soprattutto, dell'analisi storica), oppure è prescrittibile da parte degli stessi attori politici, attenti e preoccupati delle conseguenze del loro agire politico.
Solo in un sistema totalitario, acritico ed immutabile, la neutralizzazione della politica può considerarsi definitiva: in esso, in qualunque ambito, l'attività politica è impossibile; non lo può essere in un sistema autoritario, dove riforme e "rivoluzioni volute dall'alto" sono ancora possibili. Solo nel totalitarismo la politica cessa di esistere come processo di trasformazione; un tale sistema è, tuttavia, destinato al mutamento da due fattori, in parte interrelati: da una parte il tempo, dall'altra il ricambio generazionale.
E' nella natura dell'uomo agire politicamente; è sempre possibile neutralizzarne l'attività con la coercizione e l'oppressione, tuttavia tale neutralizzazione non può resistere in eterno. La neutralizzazione della politica non può riprodursi, mentre la specie umana sì, ed è in primo luogo dalla nascita di nuovi individui che la capacità politica trova la forza necessaria per riemergere e per imporsi anche al più terribile e temibile dei sistemi totalitari, che è così destinato insorabilmente al declino.
La neutralizzazione totale della politica, la cancellazione del fenomeno politico da tutti gli ambiti dell'attività umana, non è possibile al di fuori della singola generazione, anche in presenza dei mezzi terroristici più spietati. Ma neppure limitatamente alla stessa generazione, la neutralizzazione totalitaria riesce completamente: l'agire politico, orientatoalla trasformazione dell'ordine di cose esistente, al desiderio irrefrenabile di cambiare qualcosa, fa parte della natura umana, ed è ciò che la caratterizza meglio di altre qualità: i regimi totalitari non hanno scampo, la politicizzazione conseguente è sempre e comunque il segnale della loro, spesso tragica, fine.



Politica. Vol. II: Il Sistema e l'Individuo

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