Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che
mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.
1.
La ragione, secondo Herbert A. Simon (La ragione nelle vicende umane, cit.) e' solo strumentale, e' un metodo: ci dice come fare per conseguire un fine, quale esso sia (pag.38); i valori e non la ragione ci difendono da fini sbagliati (pag.42).
L'Autore distingue quattro modelli di razionalita' umana: il modello olimpico, il modello comportamentale, il modello intuitivo, l'adattamento evolutivo.
La teoria dell'utilita' soggettiva attesa richiama un modello olimpico di comportamento che non soddisfa tutta la complessita' del mondo (pag.56) e non e' applicabile alle singole decisioni degli individui, perche' queste riguardano argomenti ristretti, non contemplano tutte le alternative e gli scenari possibili ma solo poche eventualita' o valori, e si compiono in tempi solitamente ristretti (pagg.50-51).
Le decisioni individuali vengono prese in un modello comportamentale di razionalita' limitata (pag.52), in cui le molteplici variabili che teoricamente dovrebbero influenzarsi a vicenda, in pratica si ignorano (un "mondo quasi vuoto", pag.55).
Il modello intuitivo suppone facolta' intuitive e di giudizio determinate dall'esperienza che rende possibili criteri elaborati di distinzione e, quindi, decisioni intuitive (pagg.59-60; secondo l'Autore, sono necessari almeno dieci anni di studi intensivi, pag.61). Nel modello olimpico tutti i problemi sono all'ordine del giorno; i modelli comportamentale ed intuitivo non sono fra loro alternativi, e' l'emozione a scegliere i problemi (pag.64): sono infatti i meccanismi emozionali che stabiliscono le priorita' della nostra attenzione rispetto ai problemi (pag.54; "conoscenza passionale", pag.63; pathos, pag.67), e quindi l'ordine delle nostre scelte (pag.56).
L'evoluzione e' una forma di razionalita' (adattamento, pag.74; massimizzazione economica, pag.75; "competizione per la nicchia ambientale", pag.80 e seg.); suoi meccanismi sono la variazione (prove, novita') e la selezione (eliminazione degli errori): questo modello di scelta, osserva Simon, e' pero' inadeguato laddove siano possibili solo una prova e nessun errore (pag.78); inoltre l'evoluzione biologica e' razionalmente miope (ottiene solo massimi locali, pagg.105 e 107) ed e' priva di scopo (aumenta la complessita', pag.110). Sia il modello comportamentale che la teoria evoluzionistica rinunciano al raggiungimento dell'ottimo ma si limitano a conseguire "miglioramenti" (pag.113); la specie umana e' programmabile perche' puo' modificare la propria cultura (pag.92).
L'Autore distingue l'altruismo debole ("interesse personale temperato" che determina vantaggi a lungo termine, es. l'altruismo parentale, pag.95) dall'altruismo forte, che non riceve ricompense; l'altruismo debole richiede un ambiente favorevoe all'altruismo (riconoscimento, pagg.99-100). Alla base dell'altruismo vi e' la docilita', comportarsi in modi approvati socialmente (pag.103), temperare l'interesse personale (pag.149).
Credenze e valori derivano da fonti autorevoli piuttosto che da prove pratiche, sono contagiosi (pag.116) e spesso in conflitto (Arrow ha dimostrato l'impossibilita' di una funzione del benessere sociale, pag.125). La razionalita' e' resa possibile dalla stabilita' dell'ambiente (ruolo delle istituzioni, pag.118); problemi collettivamente importanti e controversi, in cui anche gli esperti sono divisi, vanno risolti con procedure democratiche (pag.120 e 140).
Solo alcuni problemi sono strettamente connessi (energia/ambiente, inflazione/disoccupazione, pag.123); anche le istituzioni politiche concentrano l'attenzione su certi problemi rispetto ad altri in base ai criteri della novita' e dell'imprevisto (pag.124). L'attenzione e' una risorsa scarsa (pag.136).
I problemi generati dall'incertezza richiedono soluzioni soddisfacenti piuttosto che ottime (pag.126; il dilemma del prigioniero suggerisce strategie di non aggressione, pag.128). Scelte sociali razionali sono favorite dalla routine, quale puo' determinarsi grazie ad organizzazioni specializzate, meccanismi per la determinazione dei prezzi e di strutture di mercato (pag.129 e seg.); anche i procedimenti per contraddittorio rafforzano la razionalita' (dibattiti, legittimita' procedurali, pag.132).
Dati empirici, cognizioni, teorie, razionalizzazioni sono i fatti iniziali che determinano la successiva efficacia o inefficacia della ragione nelle decisioni (pag.135).
2.
La spiegazione scientifica, osserva Jon Elster (Ulisse e le sirene), può essere causale, funzionale, intenzionale; la causalità può essere poi subfunzionale e soprafunzionale (in biologia), subintenzionale e sopraintenzionale (nelle scienze sociali, pag.31). Si presume che il comportamento umano sia tipicamente razionale o intenzionale, così come il comportamento animale sia funzionale (pag.32).
Il raggiungimento di massimi locali rende impraticabili le strategie indirette che comportano invece l’attesa e che sono spesso cruciali per le scelte fatte dall’uomo, che pertanto è una sorta di macchina capace di raggiungere massimi globali (pag.47). Esempi di massimizzazioni globali, secondo Elster, sono in politica il temporeggiamento (strategia di attesa) e il controriformismo (strategia indiretta), in economia il sistema dei brevetti (ancora una strategia di attesa) e gli investimenti (strategia indiretta). Il riformismo è, per l’Autore, il “rifiuto delle strategie indirette” (pag.49): la meccanica sociale a spizzico di Popper può infatti raggiungere solo massimi locali, come la selezione naturale; mentre il comportamento rivoluzionario è un esempio di utilizzo di strategie indirette ed è caratteristico dell’agire umano (pag.49).
Anche la ricerca casuale può talvolta essere scelta con un processo razionale: occorre distinguere, osserva infatti Elster, “tra la scelta di un’azione e la scelta di una procedura per scegliere” (pag.52); entrambe possono avvenire con decisione deliberata, oppure per prova ed errore. Pertanto, una procedura per prova ed errore può generare scelte deliberate ed intenzionali (pag.52).
Diversamente dagli animali, che sono miopi, gli uomini sono imperfettamente razionali in quanto riescono a risolvere strategicamente la loro miopia (pag.153).
Esaminando tutte le alternative, anche quelle non attuali e solo possibili (pag.155), l’uomo può scegliere la migliore, ha “una capacità generalizzata di massimizzare globalmente” (pag.56 e pag.153).
Elster distingue l’individuo razionale parametrico, che considera l’ambiente come una costante, da quello strategico, che sceglie in base alle proprie aspettative verso il futuro, ma anche in base alle aspettative sulle aspettative altrui (pag.60); un esempio di interazione di tipo strategico è il dilemma del prigioniero (pag.61 e seguenti).
La solidarietà è altruismo condizionato (free rider, pag.64; strategie miste, pag.66 e seg.). La teoria della razionalità imperfetta si fonda sulla debolezza umana e sulla consapevolezza di essere deboli (pag.85); farsi legare può essere utile, ad esempio con leggi costituzionali (pag.86). Quando la volontà è debole, la tecnica principale di comportamento razionale è proprio quella di farsi legare assumendo obblighi (pag.87): una decisione presa al tempo t1 aumenta la probabilità di prendere un’altra decisione al tempo t2 (pag.90; l’obbligarsi è una strategia indiretta, mentre l’investimento permette l’uso di strategie indirette, pag.154).
Il rapido sviluppo economico di società distrutte dalla guerra può essere un esempio di strategie alla “Ulisse” (pag.97), come pure le decisioni di credere (argomento di Pascal, pag.100 e seguenti).
Un individuo è razionale se ha preferenze coerenti e complete nel tempo: priorità del presente e “graduale svanire nell’ombra del futuro” (pag.134 e 129 nota; pagg.127 e 132). Talvolta l’eccessiva razionalità diventa irrazionale dal punto di vista pratico o economico (pag.115); il maggior ostacolo alla razionalità è spesso l’ignoranza e non la debolezza della volontà (pag.121).
Le alternative realizzabili soddisfano “vincoli fisici, tecnici, economici e politici-legali” (pag.140).
La manipolazione di un individuo da parte di un agente esterno può avvenire per coercizione, seduzione, persuasione, scelta volontaria (pag.142, pag.147 e seguenti).
Le democrazie moderne hanno creato istituzioni per obbligarsi: la banca centrale, le elezioni periodiche, l’abdicazione dei politici da taluni valori o strumenti troppo importanti o pericolosi (politica estera, monetaria, radiotelevisiva pubblica, pag.158). Secondo Elster, elezioni con date fissate a caso eliminerebbero le conseguenze sub ottimali di misure impopolari ad inizio legislatura e popolari alla fine, pag.159).
L’assemblea costituente diventa in tal modo il vero soggetto politico (politique politisante), mentre “le generazioni successive sono vincolate alla politique politisée, ovvero l’adempimento, giorno per giorno, delle regole del gioco” (pag.163).
Ciascuna generazione vuole legare le successive ma non farsi legare dalle rpecedenti (paradosso della democrazia, pag.162), così come ogni capitalista vuole salari bassi per i propri operai ma alti per tutti gli altri per avere un elevato livello della domanda: ciascuno può realizzare il proprio sogno, tutti non possono farlo.
La strategia di Ulisse obbliga le generazioni future con un’assemblea costituente che si realizza non per diritto ma per accidente storico (pag.164).
3.
Bertrand Russell (Storia della Filosofia Occidentale, cit.) osserva come i concetti di previdenza e di prudenza nascano con l'agricoltura (pag.40), il conflitto fra prudenza e passione caratterizza tutta la storia umana (scienza contro arte e religione, pag.41).
Secondo Russell, il piacere consegue al desiderio, e non viceversa come sostengono gli utilitaristi: l'etica distingue fra desideri buoni e cattivi e permette cosi' di risolvere i contrasti causati dall'egoismo (pag.1034).
Ottimismo e pessimismo non sono questioni di ragione ma di temperamento (pag.1008); la simpatia, definita come "provare infelicita' per la sofferenza altrui" (pag.1024), riguarda l'etica ma non la politica.
4.
Le decisioni, osserva Norberto Bobbio (Ricerche politiche due, cit.), sono sempre atti individuali (pag.10). Sono "decisioni collettive" tanto quelle prese da piu' individui (decisioni collegiali) che quelle prese per piu' individui (decisioni collettive vere e proprie, pag.11).
L'iter procede dalla preferenza alla scelta e da questa alla decisione: "l'atto di decidere e' successivo a quello di scegliere" (Bobbio, op.cit., pag.12). Una decisione che non e' preceduta da una scelta e' una decisione necessitata e quindi non libera (pag.14); la scelta implica piu' laternative possibili, non scegliere pero' non equivale a non decidere.
Una decisione collettiva e' valida se accettata e vincolante: le decisioni individuali sono sempre accettate, quelle collettive quasi mai (pagg.14-15; decisione unanime, pag.21), occorrono pertanto delle norme che attribuiscano a qualcuno il potere di prendere decisioni per tutti (norme costitutive o primarie che disciplinano l'istituto giuridico della rappresentanza, pag.19).
L'individuazione delle regole procedurali per decidere viene prima percio' rispetto al contenuto delle decisioni collettive: "chi vince la battaglia per la procedura, ha gia' vinto la battaglia per la decisione finale" (pag.28). L'accordo sulle regole di procedura decide infatti chi e come prendera' le decisioni sostanziali.
Alla base dell'individualismo metodologico vi e' la concezione che i sistemi di preferenze individuali non possano essere cambiati con la manipolazione o la violenza, e che le istituzioni richiedono la legittimazione degli individui (Remo Bodei, pag.61). Una societa' giusta e' quella in cui i singoli scelgono il principio del maximum minimorum (maximin o miglioramento della situazione peggiore, pag.66).
La teoria razionale dell'azione, osserva salvatore Veca (op.cit., pag.155), postula che la logica razioanle sia quella dell'attore economico (homo agens = homo oeconomicus, ragionare = calcolare); l'aggettivo "politico" viene pertanto sostituito da quello "economico" (teoria economica della democrazia). Nella teoria dell'identita' invece "ragionare" non significa calcolare ma riconoscere, attribuire significato, importanza, valore (cosa vale la pena calcolare, pag.165); la persona morale e' tale in quanto e' libera (di ridefinire i propri fini che sono contingenti) ed autonoma (non dipende da essi, pag.166).
La societa' non e' una somma di individui ma un campo di relazioni fra individui e gruppi (pag.167); l'approccio contrattualista implica un contesto comunicativo (accordo originario non coatto), "ragiobare vuol dire presentare buone ragioni" (pag.168).
Veca distingue le regole costitutive, assimilabili agli impegni categorici di Kant (prescrizioni non condizionate da fini), dalle regole regolative che sono imperativi ipotetici, variabili al variare dei fini ("istruzioni per l'uso", pagg.170-171). Non seguire una regola regolativa vuol dire non giocare bene un gioco, non seguire una regola costitutiva vuol dire che non si sta giocando "quel" gioco.
Le regole costitutive non sono violabili, concernono il riconoscimento, il significato, "le condizioni di possibilita' di qualcosa" (pag.172); la non conformita' a regole regolative produce inefficienza, la non conformita' a regole costitutive causa defezione (dal gioco morale, pag.173).
La prospettiva deontologica non prescrive modi efficienti di perseguire un fine (cosa fare), ma pricnipi per definire molteplici fini (cosa voler essere); la teoria contrattualistica della giustizia sociale e' una teoria dei diritti, pone un problema di vincoli e non di efficienza (pag.174), propone il rispetto per le persone (che sono fini in se') e non il rispetto degli interessi, il cui orizzonte diventa indeterminato.
Si vedano altre considerazioni da questo volume negli argomenti filosofici sul comunitarismo in questo sito.