Scheda bibliografica:

Argomenti filosofici sulla
PERSONA e sulla FAMIGLIA

Quello che segue è un elenco parziale di libri e testi che ritengo di segnalare alla lettura e che mi propongo di integrare via via con altri titoli, evidenziando per ciascuno i concetti secondo me piu' rilevanti. Altri riferimenti sono presenti nelle schede bibliografiche in questo stesso sito.


1. LA TERZA ETA' IN SIMONE DE BEAUVOIR
Simone De Beauvoir (La terza eta') identifica alcuni atteggiamenti della societa' nei confronti della vecchiaia, la quale appare talvolta come un segreto vergognoso (il "morto" diventa "caro scomparso"), talvolta come immagine sublimata (il "venerabile saggio"), talvolta come assimilita e indistinta dalle altre epoche della vita.
La vecchiaia e' un fenomeno biologico che ha pero' conseguenze psicologiche: la vita psichica di un individuo dipende dalla sua condizione esistenziale, che per ogni eta' e' imposta dalla societa' a cui l'individuo appartiene. La legge della vita e' il cambiamento, e l'invecchiamento e' un tipo di cambiamento, irreversibile ma non necessariamente un declino: la vecchiaia e' anche un fatto culturale, ed e' il contesto sociale a determinare se di declino si tratta (gli Incas temevano gli anziani, gli obbedivano e li onoravano).
La condizione del vecchio e' contingente, varia da un gruppo all'altro ed all'interno dello stesso gruppo, il declino ha un significato relativo (ad un fine), il valore della vecchiaia dipende dal significato che gli uomini attribuiscono alla loro esistenza, nel complesso del loro sistema di valori; la vecchiaia e' una categoria sociale per i legislatori ed i moralisti, un destino particolare di ciascun individuo per i poeti.
L'evoluzione del fisico e quella della morale non sono parallele; la perfezione dell'individuo per Freud coincide con l'infanzia, per Ippocrate e' a 56 anni, per Dante a 45 anni, per Aristotele il corpo a 35 anni ma l'anima a 50.
Fino alla fine del '400 le opere sulla vecchiaia sono solo trattati d'igiene; alla meta' dell'Ottocento nascono i grandi ospizi e la geriatria (con l'americano Nasher). Ma mentre la gerontologia studia i processi dell'invecchiamento, la geriatria studia le patologie della vecchiaia: la senescenza deriva da una involuzione biologica (diminuzione della rigenerazione cellulare, diminuzione della massa dei tessuti metabolicamente attivi ed aumento di quelli inerti), porta a disturbi polipatologici e nel contempo la malattia accelera la senescenza, con la conseguenza che spesso la vecchiaia viene assimilata ad una malattia (Bacone).
Ma l'eta' cronologica non coincide con quella biologica, il "declino" puo' essere un processo continuo o un tracollo improvviso, accelerato o ritardato da molti fattori (salute, ereditarieta', ambiente, emozioni, abitudini passate, livello di vita). Gli squilibri sono all'origine delle catastrofi nella vecchiaia, la longevita' dipende dall'ambiente, dalle condizioni economiche, dall'alimentazione, dalle condizioni di sviluppo e dal sesso (quello femminile e' piu' longevo).
Negli animali esperienza e rango nel gruppo aumentano con l'eta'. Negli antropoidi il vecchio non e' in grado di battersi (sul piano sessuale) ed e' destinato ad una morte violenta o al deperimento solitario; nell'uomo invece non e' piu' in grado di lavorare (piano economico) e diventa inutile: la sorte del vecchio (un cinquantenne nei popoli primitivi) dipende dalla sua produttivita', dai vincoli affettivi, dalle abitudini acquisite negli anni; spesso era considerato dotato di poteri temibili col suo ruolo di intercessore con l'aldila'; l'anziano dirige la vita religiosa: e' detentore delle tradizioni, intermediario fra mondo terreno e mondo sovrannaturale, protettore contro le potenze sovrannaturali. E', comunque, l'altro, super-uomo (intercessore, mago, sacerdote) o sotto-uomo (invalido inutile).
Talvolta pero' il vecchio diventa un fattore di coesione sociale, utile a reintegrare nella societa' chi si trova in situazioni di transizione (convalescenza, vedovanza recente). Il declino del capo porta al declino della comunita', e spesso implica la soppressione del capo stesso: il problema della vecchiaia e' inteso allora come problema di potere e problema maschile, caratterizzandosi solo il sesso maschile per classi di eta' (adolescente, adulto produttivo, vecchio), essendo le donne di ogni eta' "eterne minorenni".
Nelle societa' divise, caratterizzate da periodi perturbati o rivoluzionari prevalgono i giovani, mentre gli anziani hanno un ruolo maggiore nelle societa' molto organizzate e ripetitive; il ruolo in privato degli anziani (famiglia) riflette quello loro conferito dallo Stato.
I miti e i riti di rigenerazione identificano lo scorrere del tempo non come un annuncio dell'avvenire ma come un allontanamento dalla giovinezza, che bisogna ritrovare: Noe' ripete Adamo, si festeggia la fine dell'anno (si brucia l'effige del vecchio), si festeggia la primavera; lo straripamento del Nilo dava l'idea di una rigenerazione permanente (Osiride, dio della vegetazione, moriva ogni anno con la mietitura per rinascere giovane quando il grano germinava). La cultura delle societa' primitive era costituita da tecniche, magia, religione; nei popoli avanzati che non credono nella magia e danno minore importanza alle tradizioni orali il ruolo dei vecchi e' minore, e sono determinanti le loro capacita' e ricchezze.
In Omero la vecchiaia era associata alla saggezza, in Grecia era ambivalente (fonte di sventure ma in certi individui rivestiva un aspetto sacro); in Egitto era il peggiore dei mali, nella Cina antica era la forma suprema di vita (la lunga vita era sinonimo di santita'). Con l'istituzionalizzazione della proprieta', garantita dalla legge, gli anziani raggiungono il vertice della vita sociale (per le loro ricchezze accumulate negli anni).
Nella Roma antica i vecchi erano rispettati in quanto proprietari (senato), vi era pero' l'uso di attentare alla loro vita; nella mitologia germanica prevale la gioventu'. Nella societa' feudale, divisa, prevale il guerriero e i vecchi non interessano; dal IV secolo la Chiesa inizia la creazione di ospizi ed ospedali.
A Venezia il doge era un vecchio, ma la carica era decorativa, senza alcun potere; altre eccezioni furono Carlo Magno e il Barbarossa, ma dall'antico Egitto fino al Rinascimento la vecchiaia e' comunque l'inverno della vita, il limite dell'uomo.
Per Aristotele l'uomo e' la somma di anima e corpo, e il declino del corpo porta al declino dell'intera persona. Kronos era il piu' temibile degli dei: rappresentato con una falce in mano, simbolo di fertilita', divorava i suoi figli; la morte, dall'XI secolo, e' rappresentata con una falce in mano, il tempo le viene strettamente connesso, in quanto assalitore della vita (kronos=chronos). Nella dialettica hegeliana, invece, la vecchiaia diverrebbe il momento di perfezione piu' alto dell'esistenza.
Il teatro comico e la satira spesso evidenziano il contrasto fra il potere economico e politico degli anziani e la loro degradazione fisica; nelle chansons de geste gli eroi sono longevi, l'idea di invecchiamento non compare mai (come nei moderni fumetti e romanzi gialli, dove l'eta' e' un concetto astratto). Per Shakespeare (Re Lear) l'eta' avanzata porta all'aberrazione e non alla saggezza.
Fino al Trecento le classi dei vecchi e dei bambini non esistono, sono i giovani e gli adulti nel pieno vigore a governare il mondo; da una parte una concezione religiosa e spiritualistica (Dante) identifica la vecchiaia come eta' estrema (tempo per prepararsi alla morte), dall'altra una tradizione pessimistica e materialista esalta la bellezza rifiutando il brutto e il vecchio: il vecchio innamorato suscita disgusto, ma se e' ricco viene tollerato; la donna anziana che ama vivere viene invece sempre colpevolizzata (cortigiana). Il Rinascimento rifiuta il brutto (la donna e' sempre raffigurata giovane).
Nel Settecento si impone l'immagine del commerciante come eroe pacifico (crociata di moralita'), nell'Ottocento il contrasto fra vecchi sfruttati e vecchi privilegiati e' invece piu' marcato rispetto alle epoche precedenti; col suffragio universale l'anziano perde la supremazia politica, col passaggio dal capitalismo familiare alla moderna SpA perde anche il potere economico (conserva cariche rappresentative che non coincidono con la direzione effettiva dell'impresa).
Nel Novecento la dissoluzione della famiglia porta a screditare la nozione di esperienza (l'eta' porta al deterioramento), in contrasto con la morale ufficiale che esige rispetto ma richiede anche che i vecchi si conformino all'immagine che la societa' ha di loro (nell'abbigliamento, nelle maniere, nel sesso). Oggi i vecchi sono sempre piu' oggetto di sfruttamento economico (cliniche, residenze a pagamento); una idea di felicita' la identifica col riposo (passioni moderate), la filantropia consiste invece nel rendere felici per essere felici.
L'aumento della speranza di vita e la diminuzione della natalita' porta statisticamente i vecchi a sostituire i giovani. In origine (funzionari pubblici e militari dalla fine del Settecento), la pensione era considerata una ricompensa; nel settore industriale l'eta' e' un fattore di svalutazione dell'individuo, sia fra gli operai che fra i dirigenti ed impiegati: l'anziano si trova diminuito economicamente, socialmente e moralmente.
I parenti, anche stretti, non aiutano l'anziano a vivere meglio; contano il coniuge, i figli (che spesso peraltro non lo soccorrono) e gli amici. L'anziano soffre di un complesso di inferiorita' quando si trova in competizione con una persona giovane, e tende a perseverare negli errori. Si ritiene che con l'eta' aumentino gusto, metodicita', puntualita', disciplina, prudenza, pazienza, buona volonta'; che diminuiscano vista e udito, forza e precisione, memoria, immaginazione, creativita', adattamento, iniziativa, dinamismo, socievolezza. L'uomo anziano conserva la capacita' di riapprendere quanto aveva saputo, e di una visione sintetica che e' preclusa ai giovani; le invenzioni tardive sono invece rarissime (soprattutto in matematica), lo scienziato anziano e' vincolato da abitudini intellettuali ed interessi ideologici.
Le coppie anziane tendono spesso ad isolarsi socialmente, piu' di quanto faccia l'individuo isolato, e la donna anziana tende a predominare sull'uomo. Il vecchio ricoverato (in ospedale, in ospizio) tende a cadere rapidamente nella senilita'; la pensione rappresenta un'altra frattura radicale: il lavoro e' infatti ambivalente, fatica e asservimento da un lato, fattore di integrazione, interesse, equilibrio dall'altro.
Il tempo libero della pensione raramente diventa occasione per realizzare vocazioni represse, in generale la pensione e' un elemento di disturbo (abbassa il tenore di vita e il morale, con conseguenze anche sullo stato fisico, che richiede invece l'esercizio di attivita' utili).
Mentre la malattia e' un'evidenza strettamente personale, la vecchiaia appare piu' agli altri che al soggetto interessato: l'anziano soffre di una "crisi di identificazione" perche' vede la propria vecchiaia attraverso la percezione degli altri, piu' che per esperienza personale diretta (e' uno stato normalmente anormale). L'anziano e' spesso conservatore, ha paura del peggio e del cambiamento, anche in politica; il rifiuto e la rinuncia sono suoi atteggiamenti tipici: recitando al malato diventa malato sul serio (ma Renoir continuo' a dipingere anche dopo la semiparalisi).
I vecchi vedono l'attualita' attraverso il loro passato, percio' sono conservatori: chi vive a lungo "rimane solo" in un mondo nuovo; le rivoluzioni sono fatte da uomini giovani che, invecchiando, le continuano solo se istituzionalizzate. Nel proprio tempo, l'uomo immagina e realizza le proprie imprese, ma ad un certo punto queste si richiudono dietro di lui, il peso del passato oscura il presente (non ci sono piu' cascate da vedere dopo che si sono viste quelle del Niagara); Einstein fu profondamente toccato nei suoi ultimi anni da avvenimenti che lui stesso aveva contribuito a creare, ma che l'eta' non gli consentiva piu' di tentare di modificare.
Col trascorrere del tempo aumenta l'indifferenza alla morte; il vecchio ha rapporto con la vita, sa di essere vecchio solo perche' assume il punto di vista degli altri su se stesso (la gente si attende solo il peggio, ed esclama per l'aspetto giovanile di un vecchio!). La decadenza biologica rende la morte accettabile perche' uccide ogni progetto, impedisce all'individuo di superare se stesso; non avendo piu' presa sul mondo, il vecchio spesso vuole apparire, ambisce a titoli, onori, decorazioni.
Ma chi invoca di frequente la morte non la desidera veramente, ne ha solo un'ossessione; l'eta' funge spesso da alibi e scusa (nelle competizioni, nel giustificare le insufficienze, nell'eliminazione di difetti estetici). Il matrimonio non riduce l'ansia: ci si affligge per il coniuge oltre che per se stessi; molti comportamenti del vecchio sono difese: fra questi, il rifugiarsi nelle abitudini.
Le abitudini (routine, automatismi, manie) sono necessarie per chi non ha nulla da fare, farle rispettare e' per il vecchio il solo modo di imporre la propria volonta'; l'inappetenza intellettuale porta al declino della curiosita'. L'abitudine garantisce sicurezza ontologica: il vecchio "sa di essere"; anche le cose che ci appartengono possono essere considerate come "abitudini consolidate", generano avarizia ma anche ansieta' (per furti, estorsioni, ecc.). La diffidenza in molti vecchi provoca rottura di contatto, l'anziano si sente vittima del destino, della societa', dei parenti (per i torti subiti), ed abusa percio' dell'autorita' che gli rimane. Non la serenita' ma l'ansieta' caratterizza la vecchiaia; il vecchio si arrabbia per nulla, grida prima di essersi scottato.
E' falso affermare che il vecchio "torna nell'infanzia" (il bambino e' in una fase di ascesa, alla ricerca di se stesso, non legato ai ricordi), come pure che la diminuzione delle funzioni sessuali lo rendano "asessuato" (la sessualita' viene realizzata in altro modo: voyerismo, masochismo, ricerca di partner piu' giovani). Vi e' uno stretto legame fra vitalita', attivita', sessualita', affettivita', creativita': l'aggressivita' creativa ha origine nella libido; l'esistenza si consolida trascendendosi: l'esistenza di progetti stacca l'uomo dal suo passato, di cui peraltro conserviamo una visione deformata (il vecchio e' colui che ha molti morti dietro di se'). Le novita', nell'infanzia come nei viaggi, fanno apparire piu' lungo il trascorrere del tempo.
Il "sogno sognato" ed il "sogno realizzato" sono spesso infinitamente distanti fra loro. Le idee sono iscritte nel nostro passato, che conta sia come elemento paralizzante che per l'ampiezza dei nostri obiettivi originari; i capolavori della pittura sono spesso prodotti in tarda eta'.
La migliore vecchiaia e' vissuta da chi ha molteplici interessi, e soprattutto da chi e' impegnato in imprese che sfidano il tempo (Voltaire, Russell, Giovanni XXIII, comunque una minoranza nella nostra societa'); pertanto non ha senso una "politica per la vecchiaia" perche' tutto il sistema e' in questione, l'alternativa e' radicale: bisogna cambiare la vita.

2.
Secondo Erich Fromm (La rivoluzione della speranza), la vita, l'individuo e la societa' sono processi dinamici che tendono a superare lo status quo, in meglio o in peggio; quando ci si ferma vuol dire che inizia la decadenza (pag.23; cio' che conta e' la direzione del nostro agire, verso un'alternativa piuttosto che un'altra, pag.24).
L'uomo spesso confonde la sua essenza con una forma particolare di esistenza (pag.68): le diverse definizioni di uomo (Homo faber, Homo sapiens, Homo ludens, Homo negans, Homo esperans, pagg.69-70) non chiariscono cio' che e' umano in senso universale, perche' una definizione assoluta della natura umana non e' possibile (pag.71); inoltre, "ognuno porta in se stesso ogni aspetto dell'umanita', ed e' santo come criminale" (pag.72): percio' e' possibile per noi una conoscenza dei nostri simili basata su compassione ed empatia (pag.95). Sono condizioni dell'esistenza umana il minore condizionamento degli istinti ed il maggiore volume del cervello; lo schema di orientamento aiuta l'uomo a decidere ed a superare l'insicurezza che e' conseguente al venir meno dell'istinto: "l'uomo si trova di fronte a diverse alternative e rischia di sbagliare in ogni decisione che prende" (pag.73). Le soluzioni vitali contano di piu' della soluzione migliore (pag.74).
L'uomo ha necessita':
- di uno schema di orientamento;
- di uno schema di dedizione (pag.76).
La verita' e' approssimazione crescente, presa di coscienza crescente della natura a noi interna ed esterna: la storia dell'uomo e' caratterizzata da una crescente presa di coscienza, sia della sua natura interna che di quella esterna (pagg.77-78).
La nostra coscienza e' determinata dal filtro sociale (linguaggio, logica, tabu'), e quindi dalla struttura della societa' (pagg.84-85; nel sonno l'uomo e' libero da condizionamenti).
L'interesse (dal latino "essere fra") riguarda la qualita' della conoscenza, mentre la curiosita' riguarda la quantita' di informazioni (pag.96):
Io
Ego
essere
avere
partecipazione
possesso
liberta'
necessita'
responsabilita'
dovere
identita'
alienazione
integrita'
reificazione
interesse
curiosita'
trascendenza
sopravvivenza
tenerezza (pag.93)
avidita' (pag.91)
fede razionale (pensiero creativo, pag.20)
fede irrazionale (idee tradizionali)


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