ARCHITETTO TURRINI: una piazza la Sua ispirata non dalla dea Cultura, ma dalla dea Bendata
  

In diverse occasioni l’uomo nel corso della sua storia si è cimentato ad erigere barriere per motivi di difesa o di ostacolo; e tanto per rimanere nell’attualità, cito il muro di Berlino, ideato per impedire delle fughe, e il muro in medio Oriente, in costruzione, per evitare accessi indesiderati.
Gli scopi di tali iniziative si possono ottenere ugualmente anche con barriere di tipo architettonico di proporzioni più ridotte, vale a dire: limiti e difficoltà alla libera circolazione della gente. Ciò che avviene tuttora nella nostra “ Piazza della discordia”.

Nell’articolo di stampa del 18.02.2004 figurano diverse prese di posizione discutibili, per non dire non condivisibili; tuttavia il passo che suscita una immediata, istintiva disapprovazione è là dove, con scarsa sensibilità e poco rispetto, si dice: D’altra parte dall’uomo della strada e da quelli che non sono addetti ai lavori, che guardano, commentano e criticano, non ci si può aspettare niente di meglio.
Io però,da profano, mi aspettavo molto, ma molto di più da un professionista che ha ricoperto, addirittura, la carica di rappresentante della categoria degli architetti di Parma. Esteticamente parlando, quei manufatti costruiti sulla piazza non sono stati ispirati dalla Dea Cultura, bensì dalla Dea Bendata.
I risultati dell’opera finora compiuta hanno suscitato pareri tutt’altro che favorevoli da parte di migliaia di visitatori e di diverse personalità qualificate. Per cui, molto naturalmente, si arriva a dubitare che sia proprio l’architetto Turrini l’unico estimatore del proprio progetto.
Nel qual caso non è giusto che sia la cittadinanza di Fontanellato a subirne i danni.

A proposito di coloro che guardano, commentano e criticano, vorrei raccontare un breve aneddoto.
Un anziano contadino chiese, ad un architetto che da alcuni giorni stava facendo dei rilievi: Architetto, cosa sta facendo con quel cannocchiale?
Questo non è un cannocchiale- rispose l’architetto- ma uno strumento che mi permette di calcolare le distanze ed i livelli, perché devo tracciare una strada.
Si faceva prima una volta- commentò il contadino- si prendeva un asino, gli si dava una bastonata sulla schiena e dove passava l’asino, lì si costruiva la strada.
E se non c’era l’asino? – ribattè l’architetto.
Allora si andava a chiamare l’architetto- rispose maliziosamente il contadino. 

Concludendo, vorrei che, sia l’Amministrazione Comunale sia l’Architetto, venissero giù dal pero, che riconoscessero ognuno i propri limiti e risolvessero con umiltà, buon senso e buon gusto questa faccenda, prima che intervenga il Gabibbo col meritato Tapiro. 

 

FONTANELLATO 20/02/2004
(IL NON ADDETTO AI LAVORI BELLONI EMILIO)


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Aggiornato il: 29-09-04 .