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Camicie Rosse
d'esportazione |
I Francs-Tireurs e i
Garibaldini dei Vosgi-1870 |
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I Francs-Tireurs, la
Statua della Libertà, Francesco Nullo
La guerra franco-prussiana del 1870-1871 vide
impegnati piccoli corpi di qualche decina di persone che, esentate dal
servizio nell’esercito regolare e nella Guardia nazionale, non volevano
restare inerti di fronte agli eventi che coinvolgevano la loro patria.
Nacquero così i reparti autonomi dei “franchi tiratori”, una specialità
militare destinata a diventare proverbiale. Naturalmente, non poteva
pretendersi uniformità di organizzazione, di addestramento, di divise.
Anzi, in questo campo si ebbero autentiche curiosità. Alcuni reparti
avevano uniformi davvero vistose, dai berretti di pelo dei volontari
greci, sino al cappello «alla Luigi XIV” adorno di grandi piume, e al
mantello rosso degli Esploratori della Plata. Alcuni reparti si
comportarono in modo discutibile, ma molti altri svolsero operazioni di
guerra in cui si distinsero per coraggio, intraprendenza e spirito di
sacrificio. Nei ranghi dei franchi tiratori militarono uomini come
il
garibaldino Stefano Canzio, genero di Garibaldi , il barone Charette, già comandante di un
battaglione di zuavi pontifici a Porta Pia qualche mese prima, lo scultore
Auguste Bartholdi
(che portava sempre la camicia rossa),
futuro autore della
gigantesca statua della libertà di New York con Eiffel, allora rappresentante di Garibaldi presso il governo di Difesa nazionale di Parigi e tanti altri. Pittoreschi erano
i nomi dei reparti: Les Enfants Perdus, Les Ours Nantais, La Compagnie de
la Revanche, Les Bataillons Egalité e simili.
In una relazione
della commissione incaricata dall’Assemblea nazionale di Bordeaux di
studiare la possibilità di continuare la guerra nella primavera del 1871,
risulta che i franchi tiratori avevano raggiunto il numero di
40.000. I Cacciatori dei Vosgi, comandati da Garibaldi, conseguirono
la bella vittoria di Digione, nel gennaio del 1871, nella quale strapparono ai
prussiani l’unica bandiera che essi perdettero in quella guerra.
Gli uomini di Garibaldi dell’ “l’Esercito dei Vosgi”,
erano formati da un cibreo cosmopolita di francesi,
spagnoli, polacchi, greci, algerini, miscuglio a sua volta di guardie
mobili, di soldati stanziali, di volontari, di reclute forzate, camuffati
nelle fogge più strane, militari, brigantesche, eroiche, comandati da
ufficiali la cui gerarchia morale andava dall’avventuriero mestierante,
lancia spezzata di tutte le cause, al candido paladino dell’idea accorso a
morire per la repubblica, dal vigliacco degno di fucilazione all’eroe
degno di apoteosi. (Guerzoni).
Ed è da
ricordare il reparto di Franchi Tiratori di Parmain, un borgo presso L’lsle
Adam, sull’Oise, che si raccolsero attorno al farmacista Capron, e che
resistettero, con duecento fucili da caccia, agli attacchi di una brigata
appoggiata da artiglieria. Citeremo infine i reparti che parteciparono
alla difesa di Parigi assediata, tra cui volontari americani, la Légion
des Amis de la France, un corpo di volontari algerini, i Francs-Tireurs de
la Presse, la Légion Gutenberg, uno squadrone di creoli e gli esploratori
a cavallo, che erano stati dotati di cavalcature provenienti dalle
scuderie imperiali.
(da Rizzoli I grandi reggimenti 1968) |

Foglio
figurini "Pinot d’Epinal" raffigurante gli uomini di Garibaldi dell’
“l’Esercito dei Vosgi”. Da sinistra a destra - dall'alto in
basso:
Louis Bordone,
Menotti, Ricciotti (sotto) e Canzio
. Bordone il cui nome
preciso è Philippe Toussaint Joseph Bordone era un dottore nato ad
Avignone nel 1821 (morirà nel 1892). Aveva partecipato alla spedizione dei
Mille dopo essere stato in Crimea coi francesi come Chirurgo imbarcato. Nella
spedizione dei mille non gli viene attribuito alcun incarico medico,
almeno per quel che si sa, bensì logistico, nel genio !. Nel 1870 in
Francia è capo di Stato Maggiore dell'armata dei Vosgi.
Ricciotti con la bandiera strappata al 51° Reggimento di Pomerania.
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Frédéric Auguste Bartholdi nato
Colmar il 2 agosto 1834, oltre che essere l'autore con Eiffel della Statua
della Liberta (di cui una copia in piccolo a Parigi, ai giardini del
Lussemburgo) è
autore del Leone di Belfort che celebra la resistenza del 1870. Bartholdi massone come Garibaldi e capitano della Guardia Nazionale, allo scoppio
del conflitto chiede un congedo per difendere la sua città in Alsazia e si
mette a disposizione del comando di zona che lo nomina ufficiale di
collegamento degli italiani. Di fatto diventerà aiutante di campo di
Garibaldi. Muore
di tubercolosi nel 1904 ed è sepolto a Montparnasse. Nel centenario della
morte a Colmar viene inaugurata una piccola statua della libertà
http://www.info-levallois.com/index.php?action=article&numero=1842
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LA POLONIA MODERNA |

On the other side
of the wall of the Old Cemetery is located. Francesco Nullo's tombstone
can be found in its central part. This hero of the Italian struggle for
unification arrived in Olkusz to help the insurgents of the January
Uprising of 1863 who fought to free themselves from the Russian rule.
Nullo died in the Krzykawa battle on May 15th, 1863. A stone oak trunk
without boughs was mounted onto his grave in 1909. As Olkusz was still
under tsar's rule, the act required a ruse. Then, a special reception was
thrown for Russian officers, residing in town. Then it was possible to
transport the monument in a train tank to the cemetery and to fix it
properly. The action required only one night.

Un tronco di quercia (in pietra) senza
i rami è la sua tomba dal 1909. Poichè Olkusz era in teritorio zarista
russo venne richiesto e concesso un permesso speciale.
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Zuavi della Morte aggregati alla Legione
Italiana di Francesco Nullo in Polonia >>>>
Francesco
Nullo
Le rivolte antirusse del 1830 e del
1862 |
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Nato a Bergamo nel 1826 da
famiglia agiata combatté a Milano nel 1848 coi suoi due fratelli. Nel
1849 fu a Roma a fianco di Garibaldi. Tornato a Bergamo ebbe naturalmente
noie con la polizia austriaca. Nel 1859 da tenente prestò servizio con le
guide di Simonetta e lo stesso fece nella campagna dei Mille. Ferito a
Calatafimi passò al grado di capitano. La sua carriera militare fu
velocissima, poiché al Volturno lo troviamo tenente colonnello. Comandò la
spedizione su Isernia, primo abbozzo della
repressione del brigantaggio. Venne arrestato nel 1862 a Sarnico con altri
123 garibaldini mentre organizzava una sedizione per la liberazione del
Veneto. Liberato, si unì a Garibaldi nell'avventura d'Aspromonte.
Rinchiuso al carcere di Bard per un breve periodo si ripropose per l'aiuto
al nascente movimento indipendentista polacco che aveva migliaia di
adesioni fra gli esiliati della prima rivoluzione del 1830. Il governo Rattazzi,
caduto per i fatti d'Aspromonte, fu sostituito da quello di Luigi Carlo Farini
Presidente del Consiglio dei Ministri del Regno d'Italia dal 8 dicembre 1862
al 23 marzo 1863.
Alle prime notizie della rivolta polacca antirussa, Farini già malato di mente,
propose al Re di inviare un corpo di spedizione in Polonia a sostegno
della rivolta. Lui stesso sarebbe partito in testa alle truppe !!. La
proposta, si disse, era stata fatta anche con una pistola in mano. Lo presero (per matto) e dissero che si era dimesso. Col grado di Generale,
Nullo comandò una legione straniera di 6oo uomini che comprendeva oltre 6o
camicie rosse. La Russia col beneplacito della Prussia soffocò la rivolta
nel sangue. Nullo rimase ucciso a Krzykavka il 5 (15) maggio 1863 e venne
sepolto a Olkusz. I superstiti vennero deportati in Siberia. La storia era cominciata con la
rivolta del 1830 che avrebbe dovuto rinverdire i sogni napoleonici. In
base al trattato di pace di Tilsit (1807), su una parte delle terre
polacche annesse alla Prussia fu istituito il Granducato di Varsavia, al
quale Napoleone conferì una costituzione. Venne formato un governo polacco
del Granducato, fu introdotto il Codice Napoleonico ed i contadini
ottennero la libertà personale (i contadini dell'est in genere erano
servi della gleba). Il futuro della Polonia fu però
compromesso dalla sconfitta di Napoleone nella sua campagna contro la
Russia del 1812 e l'anno dopo a Lipsia quando cadde eroicamente il
principe Jòzef Poniatowski, comandante dell'esercito del Granducato di
Varsavia. Il Congresso di Vienna (1815) rimescolò le carte in tavola
rimettendo alla Russia la maggior parte delle terre in un granducato sotto
la corona personale dello Zar. L'idillio durò poco e già nel 1830 proteste
e complotti sfociarono nelle insurrezioni. La prima di esse scoppiò a
Varsavia il 29 novembre 1830, dove venne formato un governo autonomo, la
Dieta detronizzò lo zar ed iniziò la guerra polacco-russa. I vari corpi
franchi costituitisi (Guardia Nazionale, i franchi tiratori di Sandomir,
Podlasia, i portatori di falce, gli Ulani di Kalis etc..) lottarono fino a
settembre del '31. La sconfitta dell'insurrezione portò all'abolizione della
Costituzione, allo scioglimento dell'esercito del Regno (formalmente
esistito sotto gli zar), nonché alla chiusura dell'Università di Varsavia
e Vilnius. Gli emigrati in maggioranza (Chopin) scelsero la Francia. Negli anni 1861-62,
ripresero le manifestazioni su base religiosa ma nazionali contro
l'ortodossia russa. I cospiratori prepararono un'insurrezione, che scoppiò
nel gennaio del 1863. La guerra durò un anno e mezzo e si estese fino alla
Lituania e alla Bielorussia. Il Governo Nazionale Clandestino, con uno dei
suoi primi decreti diede la terra ai coltivatori, ma le speranze di una
partecipazione massiccia alla lotta non si realizzarono: l'ultimo leader
dell'insurrezione - Romuald Traugutt fu arrestato ed impiccato il 5 agosto
1864. I russi avevano adottato la tattica di tenere le grandi città e di
affrontare la rivolta partigiana con piccole colonne mobili (a simiglianza
di quanto si era fatto e si faceva nell'Italia dell'antibrigantaggio) in
grado di sbaragliare le formazioni improvvisate spesso comandate dal
finanziatore, più esperto in soldi che guerriglia. Proprio agli ordini di
uno di questi Miniewski combattè Nullo. Alla sua legione franco italiana
si erano aggregati cacciatori polacchi e gli Zuavi della Morte che si
dispersero subito. |
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.. da storia dei mille di G.G. Abba... il 5
maggio, 3° anniversario della partenza da Quarto, entrarono nella
Polonia russa a Olkusz, dove s'imbatterono subito nei Cacciatori
finlandesi del generale Szakowskoy, coi quali impegnarono un
combattimento. Il Nullo cadde ai primi colpi, e morì magnifico fin nella
caduta; essi combatterono fin che furono tutti morti o feriti o ridotti
a non poter più. Elia Marchetti si trascinò ferito a morte fin nel
territorio austriaco; dove un austriaco capitano, ammirandolo se lo
raccolse in casa e ve lo tenne con religione a morire. Quelli che
sopravvissero furono mandati in Siberia. Nelle miniere di Jskutz
logorarono la vita sette anni, invidiando i morti, e parecchi vi
morirono |
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Oltre ai due episodi sopra descritti
le camicie rosse garibaldine furono presenti a Creta con Luciano Mereu
(Nizza, 1842 – Roma, 1 aprile 1907) che al termine della III guerra di
indipendenza accorse a difesa dell'isola per l'indipendenza dalla Turchia
guidando un contingente di 2.000 volontari e 80 ufficiali. Affrontò 12.000
turchi al comando di Mustafà Pascià in numerosi combattimenti, concludendo
vittoriosamente la campagna a Heraclion il 22 febbraio 1867. |
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In Grecia nel 1897: Ricciotti
Garibaldi (50enne), secondogenito dell'Eroe e di Anita, lanciava l'appello
alla gioventù democratica affinché si arruolasse nel Corpo dei garibaldini
disposto ad accorrere in difesa della Grecia. Ricciotti non era nuovo alle
eroiche imprese. Era stato accanto al padre a Bezzecca, a Mentana, a
Digione, ed ovunque si era comportato da valoroso. In breve si costituì un
corpo di volontari che superò le 2000 unità, costituito prevalentemente da
repubblicani, gran parte dei quali aderenti alla Massoneria. Il corpo di
volontari comandato da Ricciotti Garibaldi e dal vecchio Mereu non venne
destinato, come si riteneva, nell'isola di Candia (Creta) bensì sul fronte
della Tessaglia ove i turchi stavano infliggendo dure sconfitte
all'esercito greco. Partecipò a vari fatti d'armi; la battaglia l'affrontò
il 17 maggio 1897 a Domokos ove i garibaldini si coprirono di gloria per
evitare un colossale disastro all'esercito greco ormai in rotta.
Altri due interventi alla vigilia
della Grande guerra nei Balcani dove è in corso una guerra "propedeutica"
sulle ceneri dell'impero ottomano. I volontari sono qui in Albania e
Bosnia |
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