GIUSEPPE (Peppino) GARIBALDI (JR) nipote di Giuseppe |
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Figlio maschio primogenito di Ricciotti e Costanza -dopo la morte di un primo Giuseppe nel 1875, Peppino è colui che porta, nei progetti del padre, le speranze di una dinastia garibaldina. Nasce il 29 luglio 1880 ? a South Jarra, in Australia in quanto alla sua morte, si dichiarano 70 anni. Peppino racconta la sua prima infanzia in un libro di memorie scritto tra le due guerre, "A toast to rebellion",. Vi appare una vita "sacrificata" alla reincarnazione del mito, ma anche un tentativo del giovane Peppino per costruirsi un destino in proprio. In sintesi : allievo del collegio tecnico di Fermo, fugge per arruolarsi col padre nella spedizione del 1897 in Grecia. Qui conquista la sua fiducia ed i suoi primi gradi. L'anno successivo è diplomato a Fermo, e decide di partire per Buenos Aires in incognito. Ma appena giunto in Argentina, è invitato all'inaugurazione del monumento a Garibaldi che è stato eretto nella capitale. Riesce per qualche mese a farsi dimenticare occupando un modesto impiego in una ditta commerciale di New York, ma in occasione di una visita del padre e della madre, è incaricato dell'accoglienza ufficiale. Declina la richiesta del padre per un ritorno continuando a lavorare nell'edilizia, a Montevideo, Gualeguay. Decide poi di partecipare alla guerra fra boeri e inglesi ma dalla parte dell'Inghilterra perché sua madre, Constance Hopcraft, è inglese. Commette così un errore che gli sarà a lungo rimproverato. Finalmente nel 1902 riesce a farsi notare da Lord Kitchener, e ne condivide l'epopea fino alla pace del 31 maggio. Parte allora per la Rodesia alla ricerca della mitica Valle degli Elefanti. La spedizione fallisce. Sulla via del ritorno in Italia, è derubato dalle sue poche sostanze Decide di ripartire di nuovo per New York, poi a Caracas, dove è scoppiata una rivoluzione. Guerreggia in Guyana, in Messico. Un amico di Ricciotti, il Principe Baldassare Odescalchi lo assume sulle sue tenute, affidandogli la gestione dei cavalli, ma Peppino non riesce ad integrarsi e a stanziarsi. Ci si accorge anche che non ha compiuto il servizio di leva, e sarebbe incarcerato se non gli fosse riconosciuta provvidenzialmente la campagna di Grecia del 1897 (valida anche per l’Italia con la spedizione di Creta). Trova ora un impiego in una compagnia petrolifera in Romania poi compie una missione per il Ministero degli Esteri a Panama, dove si lavora alla costruzione del canale. Menotti Jr, il figlio lo chiama presso di se in Cina, ma Peppino cede di nuovo alla tentazione dell'avventura e torna in Messico a sostenere il Presidente Madero assediato da Porfirio Diaz. Madero trionfa, affida a Peppino la missione di negoziare per lui prestiti a Londra. Peppino torna in Messico con il fratello Ricciotti Jr per sostenere di nuovo Madero, che questa volta è sconfitto. Siamo nel 1911.
E' il momento in cui Ricciotti Garibaldi chiama i figli a combattere in Grecia. Peppino affianca di nuovo il padre durante una breve campagna, assieme ad alcuni fratelli, sorelle infermiere, volontari italiani e non solo. Torna di nuovo a New York, ed infine arriva in Francia per porsi alla testa delle Legioni Garibaldine nel 1914. Rimasto lontano dall'Italia quasi ininterrottamente da quindici anni, mal si adatta al comando di una Legione volontaria inglobata nella Legione Straniera francese. La legione garibaldina, detta anche 4° reggimento della legione straniera, combatterà poi nelle Argonne fino a marzo del 1915. Successivamente fu tenente colonnello e comandante nella Brigata Alpi inviata in Francia nel 1918. Combatterono con lui in Francia nella legione il capitano Ricciotti jr., il tenente Sante, il sottotenente Bruno e l'aiutante Costante. Il prestigio del nome, marzialmente portato da sei dei figli di Ricciotti, la morte dei fratelli Bruno e Costante, valgono alla Legione un ruolo che raggiunge nel mito quello delle grandi campagne garibaldine. Peppino è presente nelle manifestazioni che culminano a Quarto con D'Annunzio nel maggio 1915 alla vigilia della Grande Guerra. Peppino e i fratelli superstiti si vedono riconoscere rapidamente nell'Esercito regolare italiano i gradi portati nella Legione e si distinguono sul Col di Lana. Peppino entra in guerra con il grado di T. Colonnello. Con Ricciotti jr e Sante, rimane al Fronte per la durata della guerra. I fratelli Menotti jr ed Ezio si dividono invece tra il Fronte ed incarichi diplomatici. Finita la guerra, è nominato Generale di Brigata !!! nell'Esercito regolare. Rinuncia alla carriera militare e cerca tra gli Stati Uniti e Londra di lanciarsi in attività commerciali, ma senza successo.
Dal 1922, si butta decisamente in politica,
confidando di potersi porre come alternativa a Mussolini. Ma le sue idee non
sono chiare. Riesce solo a compromettersi in confuse azioni antimussoliniane,
appoggiandosi a Domizio Torriggiani, Gran Maestro della Massoneria Italiana ed
al fratello Ricciotti. Fallisce la manifestazione del 4 novembre 1924 a Roma con
i gruppi di "Italia Libera", che lo trova, con il fratello Sante, a fianco di
Luigino Battisti, figlio di Cesare Battisti, di Randolfo Pacciardi (l’ex
bersagliere poi antifascista di Spagna). Peppino riprende la strada di New York.
Torna brevemente alla fine del 1926 sperando di potere portare con se negli
Stati Uniti il fratello Ricciotti espulso dalla Francia, ufficialmente per
detenzione di armi, in verità per manovre dei servizi segreti del Duce. I due
fratelli non sono più graditi né in Italia né in Francia. Si aprono per Peppino
anni bui negli Stati Uniti, rischiarati solo da un matrimonio, che sarà molto
felice, con Maddalyn Nichols, una giovane americana appartenente ad una famiglia
importante. Peppino deve tuttavia condurre vita modesta, e ricorre all'aiuto
della sorella Josephine (Giuseppina), del fratello Sante, per tornare in Italia
nel 1940, quando, con le consuete manovre, il fratello Ricciotti tenta di
riunire la famiglia sotto l'egida di Peppino per pesare sulla situazione interna
italiana. Ricciotti tuttavia fallisce con Sante, che non abbandona la Francia e
le sue posizioni politiche, fallisce con Ezio che continua a sviluppare le
proprie ambizioni (fasciste) in Italia. Peppino, che può così rivedere l'anziana madre –(Constance
muore il 9 novembre 1941)- riceve un incarico lucroso da Mussolini, con
l'appoggio del fratello Ezio, ma non sostiene i Gruppi d'Azione Nizzarda di
quest'ultimo (ritorno di Nizza a Provincia Italiana). Arrestato dagli occupanti
tedeschi, rinchiuso a Regina Coeli, solo la liberazione di Roma lo salva da una
fine tragica. Dopo la guerra, conduce vita riservata, sempre con Maddalyn al
fianco, e muore a Roma il 19 maggio 1950. Peppino e Maddalyn non hanno avuto
figli.
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