Clemente Lequio di Assaba
Nato nel 1857 a Pinerolo Clemente Lequio giunse alle più alte
cariche militari per meriti personali dopo aver frequentato la Scuola di Modena
e successivamente l'Accademia di Torino. Nominato commissario militare,
nel 1895 ebbe l'incarico di organizzare le ferrovie (al loro utilizzo in guerra)
e dieci anni dopo venne nominato sottosegretario-capo di S.M. Nel 1908 fu
scelto come comandante della Brigata Ancona e nel 1910 della seconda Brigata
Alpina. Sempre col grado di generale di brigata parte per la Libia (1911-13). In Libia viene
incaricato del comando di una Brigata Mista di cui fa parte anche il battaglione
Alpino Tolmezzo dell’8° alpini del colonnello Cantore. Si distingue al Gebel
Garlan e al ritorno in patria ottiene il grado di tenente generale per meriti di
guerra e la croce di commendatore dell'Ordine Militare di Savoia. Lo ritroviamo
quindi Ispettore delle Truppe da Montagna e per naturale predisposizione viene
incaricato alla vigilia del conflitto del comando del settore autonomo delle
Truppe Carnia. Conoscendo la reale situazione in cui versa la Carnia (economica,
viaria e sanitaria) ed il contermine Canale del Ferro, ricorre all'aiuto dei
civili - interpreti, portatori e portatrici - per risolvere i numerosi problemi
connessi con l'alimentazione delle unità schierate in alta montagna. Lequio si
getta poi a capofitto nella realizzazione di rotabili, mulattiere e sentieri,
ricorrendo a lavoratori appena rientrati (rimpatriati a forza quelli dell’Impero
austroungarico) dalla emigrazione. L'impiego di questi lavoratori, destinati
altrimenti alla disoccupazione, contribuisce a dare una boccata d'ossigeno alla
asfittica economia locale. Risale a quell'epoca anche la costruzione delle due
ferrovie a scartamento ridotto (vedi foto in basso), di grande importanza
logistica, collegate alla linea ferroviaria, diramata dalla Pontebbana,
Stazione Carnia-Tolmezzo-Villa Santina. Da queste
due ultime località risalgono le valli But e Degano rispettivamente fino a
Paluzza e a Comeglians 2 decauville. Nella pianificazione della viabilità maggiore e minore,
Lequio ricerca sempre soluzioni idonee a servire non solo per il tempo di guerra
ma anche per il dopo-guerra, per rilanciare l'economia locale.
- In merito così si esprime il suo Capo di Stato Maggiore, colonnello Douhet (ex
bersagliere): -"In Carnia, il soldato non mancò di nulla. Dovunque fosse, fra
le nevi o sui picchi più alti, aveva il suo ricovero, la sua stufa, i suoi
bagni. Dovunque fosse, sentiva che fino a lui giungeva la cura ed il pensiero
del Comandante ". - “… La sera poi, dopo aver
aspettato gli ultimi telegrammi, vado nella mia camera che ho voluto vicino
all'ufficio per essere pronto in qualunque ora e mi addormento stanchissimo. E
non sempre dormo tranquillo! Non saprei dare di più al Paese. Non vado mai pel
paese e al caffé perché non si deve dire che non lavoro. A Udine invece, quanta
gente al caffé e in giro per la città! Fa impressione!”. Verrà eletto
cittadino onorario di Tolmezzo.
Ma la guerra a volte fa brutti scherzi. Per uno strano gioco del destino Cadorna
lo chiama il 22 maggio del '16 sull’Altopiano di Asiago a togliere le castagne
dal fuoco della offensiva austriaca chiamata Strafexpedition (o spedizione
punitiva) che sta per buttarci in pianura dopo 7 giorni di lotta. Se gli
austriaci scendono dalla montagna arrivano a Padova e sul Piave tagliano fuori
il fronte carsico. Lequio cede provvisoriamente il comando al generale Salazar
della 26a Divisione ed assume quello autonomo dell'altipiano dei Sette Comuni
che conserva però fino al 5 giugno quando, per la caduta di M. Cengio dovuta ad
errori del comandante della Brigata Granatieri di Sardegna, viene sostituito con
il generale Mambretti (a sua volta silurato un anno dopo).
Per l’interpretazione
di una battaglia ci sono sempre due modi di vedere. Per i granatieri la
resistenza sul Cengio è stata un punto d’onore per il comando un rischio ed un
errore eccessivo.
-“……Dopo un lavoro angoscioso di quindici giorni nei
quali avevo dato tutto me stesso per far bene e rimettere le cose un pò a posto,
avrei meritato di essere meglio compreso. Ma sono stato troppo franco e 'tante
verité n'est pas bonne a dire'. Così non ho più goduto il favore superiore. Ad
ogni modo la mia coscienza è netta e il provvedimento non mi ha offeso, perché
so di avere fatto il mio dovere. Nessun altro avrebbe potuto fare meglio. Non ho
pensato che al lavoro giorno e notte, dormendo vestito, mangiando poco e quando
si poteva. Ho creduto anche mio dovere non nascondere nulla 'perché ritengo sia
meglio sapere e provvedere ".
Sempre secondo Douhet, Lequio viene allontanato dagli Altipiani non appena
Cadorna sente di non avere più bisogno della sua opera e per evitare il dilagare
della voce secondo la quale egli aveva salvato la situazione. Infatti, secondo
gli storici più autorevoli e la stessa relazione ufficiale austriaca, il 4
giugno l'iniziativa passava in mano agli italiani. Lequio ritorna in Carnia.
Ma
anche qui lo accoglie la malasorte. 12 uomini hanno disertato.
- "Il 12 giugno, tredici militari della vostra 72^
compagnia alpini, fra i quali un sergente ed un caporale, hanno disertato.
Costoro hanno compiuto il più grave reato che sia possibile commettere contro la
Patria, sono stati condannati con sentenza del 30 giugno del Tribunale di Guerra
alla pena di morte, e la infame condanna è stata affissa nei paesi dove nacquero
(in Carnia)….. Avevo già disposto perché fossero presi a carico della intera
compagnia gravi provvedimenti. Ma la condotta bella e valorosa a pochi giorni di
distanza da quella data brutta e dolorosa, tenuta il 27 giugno, quando con
slancio e fede ammirevole avete strappato al nemico talune posizioni del
Freikofel, m'induce a tenervi riabilitati davanti a voi stessi, davanti ai
camerati, davanti al Paese. Perciò vi lascio l'onore di restare tutti uniti
nella vostra compagnia al posto che avete guadagnato, confidando che questa
prova di fiducia vi faccia comprendere quanto sia grande l'obbligo della vostra
compagnia; figlia di quel battaglione Tolmezzo che io stesso in Libia e su
questi sacri confini ho visto combattere con indomito valore, con costante
tenacia, per il bene della Patria nostra! ".
LE PORTATRICI CARNICHE
Tutti questi soldati per vivere e combattere, dovevano essere vettovagliati ogni
giorno e riforniti di munizioni, medicinali, ed altro …. Dal fondo valle, dove
erano dislocati magazzini e depositi militari, sino alla linea del fronte, non
esistevano rotabili o carrarecce che consentissero il transito di automezzi e di
carri a traino animale. Si potevano seguire a piedi sentieri e qualche
mulattiera. Ogni rifornimento doveva perciò avvenire con il trasporto a spalla e
data l’esiguità dei reparti non si potevano sottrarre militari alla prima linea
senza recare pregiudizio alla efficienza operativa delle varie unità. il Comando
Logistico della zona CARNIA e quello del Genio, furono così costretti a chiedere
il concorso della popolazione, ma gli uomini validi erano tutti alle armi e
nelle case erano rimasti solo gli anziani, i bambini e le donne. E le donne di
Paluzza e Timau, avvertendo la gravità di quella situazione, non esitarono ad
aderire al pressante invito. Gen. Costantino De Franceschi di Paluzza:
“Aduse da secoli ad una atavica pesante fatica a causa della estrema povertà
della loro terra, quelle donne indossarono la gerla di casa per portarla questa
volta al servizio del Paese in guerra”: granate, cartucce, viveri e altro
materiale, col peso di 30, 40 chili e oltre saliva in quota.
In breve tempo si
costituì un vero e proprio Corpo di Ausiliarie formato da donne giovani e meno
giovani, dai 15 ai 60 anni di età, dalla forza pari ad un battaglione di 1000
soldati. Fatto il carico nella gerla, partivano a gruppi di 15 – 20 senza
apposite guide, imponendosi esse stesse una disciplina di marcia.
Giunte a
destinazione con il cuore in gola, curve sotto il peso della gerla in una così
disumana fatica, specie d’inverno quando per avanzare affondavano nella neve
fino alle ginocchia, scaricavano il materiale, sostavano qualche minuto per
riposare, per far sapere agli Alpini di reclutamento locale le novità del paese
e magari per riconsegnare loro la biancheria fresca di bucato ritirata, da
lavare, nei viaggi precedenti. L’indomani all’alba si ricominciava daccapo con
nuova lena. Era il Corpo delle famose Portatrici Carniche.
E Douhet scriveva, scriveva....: anche l’ultimo atto della tragedia stava per
compiersi. I carabinieri intercettano missive e diari di questo ufficiale da
sempre in rotta di collisione con Cadorna. Scriveva Douhet nel suo diario il
primo settembre 1916: -"L'onorevole Bissolati ha detto che ho
un cattivo carattere e che questa è la ragione per cui non mi vogliono (e mi
assegnano incarichi per farmi sembrare ancora più inutile). La verità è che ho
un carattere, ed i caratteri urtano là dove l'ambiente è caratterizzato appunto
dall'assenza di carattere". Lo (Douhet)
faranno
passare per matto.
Il 12 novembre 1916 il tenente generale Clemente Lequio (di Assaba) viene
sostituito dal tenente generale Giulio Cesare Tassoni nell'incarico di
Comandante della Zona Carnia (a lui toccherà il sigillo della fine della lotta
in Carnia nei giorni di Caporetto) e trasferito al Comando del 26° C.d'Armata di
Genova
dove rimane fino al 5 aprile 1917 quando viene collocato in ausiliaria. Nel 1940
con regio decreto fu concesso al generale di aggiungere al suo cognome il
predicato di Assaba per i suoi meriti nella guerra libica.
la concessione per la
costruzione e l’esercizio della ferrovia della Carnia, da stazione Carnia –
Tolmezzo – Villa Santina fu accordata alla Società Veneta nel 1906 e la durata
prevista era di 70 anni. I lavori si conclusero nel 1910 e l'esercizio venne
abbandonato nel 1968 quando ormai si era ridotto alle sole merci.