PILADE E NARCISO BRONZETTI |
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Domenico Bronzetti (impiegato degli Uffici Giudiziari
austroungarici) sposa Caterina Strasser. Il loro primo
figlio Narciso
cresce a Cavalese (Tn) poi a Mantova dove si trasferiscono (la famiglia viene anche data DA
QUALCUNO originaria di ROVERE' DELLA LUNA sulla sponda occidentale dell’Adige).
Alessandro MARRA, Narciso
Bronzetti, il "prode dei prodi" di Garibaldi [Vita e morte del
trentino Narciso Bronzetti, coraggioso soldato con Garibaldi nella difesa della
Repubblica Romana e nella seconda guerra d'indipendenza]. Sempre dello
stesso autore, Il principe Umberto di Savoia e la memoria del maggiore
garibaldino Pilade Bronzetti. [La visita di Umberto di Savoia a Castel Morrone
dove morì nella battaglia del Volturno il maggiore Pilade Bronzetti raccontata
per la prima volta e documentata da foto indedite]
Pilade Mn-23/11/1832(33) – Castel Morrone, 1/10/1860
Nonostante l'età è col fratello maggiore alla difesa di
Mantova coi Bersaglieri di Carlo Alberto. Espulso a fine conflitto riparò in
Piemonte a Trino. Col Fratello Narciso raggiunse allora Garibaldi a Roma e qui
venne ferito a un piede. Le sue peripezie si concludono a Genova dopo aver fatto
scalo (respinti) a Malta. Trova piccoli lavori fino a che non incontra Ludovico
Chiappara che lo prende sotto la sua ala protettrice. Gli da lavoro e ancor di
più lo salva dall'espulsione quando il suo nome viene associato ai mazziniani
(Orsini, Cairoli) che hanno tentato un'insurrezione in Lunigiana nell'autunno
del 1853. L'anno dopo la città fu colpita dal colera ma lui e i fratelli non
ebbero a subirne. Il Chiappara fa si poi che conosca il Conte
Camozzi. Quando sono in Liguria, Gabriele Camozzi e la moglie Alba partecipano
alle riunioni e all'attività degli esuli, ospitando patrioti senza alloggio,
aprendo le stanze di villa Zerbino ad incontri di argomento politico e animando
l'attività cospirativa: le due residenze della coppia e dei loro familiari,
prima ad Albaro e poi allo Zerbino, divengono veri e propri cenacoli politici,
ricordati con entusiasmo e nostalgia dai molti patrioti che li hanno
frequentati, da Giacomo Medici ad Agostino Bertani, dai Bronzetti ad Enrico
Dall'Ovo. La villa in particolare fa da scenario alla prima esecuzione, la notte
del 31 dicembre 1858, dell’Inno a Garibaldi di Luigi Mercantini. Si arriva alla
notte fra il 22 e 23 febbraio 1856 quando P. tenta il suicidio per motivi ancor
non ben noti. Alessandro
MARRA Pilade Bronzetti. - Il 1856 fu un altro anno particolarmente difficile per
i Bronzetti ed ancora una volta agli anziani genitori ed alle sorelle lontane
dovette sobbalzare il cuore al giungere dell'Inattesa dolorosa nuova da Genova.
La riconoscenza di Pilade Bronzetti nei confronti di Lodovico Chiappara. amico e
protettore durante le sventure, prodigo di favori, d'incarichi di fiducia, era
tanto illimitata do spingerlo a confessare. come già detto, ai propri cari
d'essere capace in circostanze estreme dì donare la stessa vita per
testimoniargli la sua profonda ed intramontabile gratitudine. Lontano dai
suoi cari il giovane aveva trovato nel generoso Lodovico un vero amico capace di
rendergli più sopportabile l'inevitabile senso di solitudine dei primi anni
d'esilio e meno oneroso il fardello quotidiano. Con il trascorrere degli anni il
legame tra i due presentò qualche crepa che procurò un profondo dolore
all'incredulo giovane esule, convinto ormai di non godere più dell'illimitata
fiducia e confidenza del Chiappara, la cui amicizia gli sembrò
irrimediabilmente compromessa. L'afflizione s'Impadronì dell'animo già piegato
del mantovano, ormai sicuro di aver perduto con l’amicizia anche l'onore.
Per
questa ragione, nella rigida notte tra il 22 ed il 23 febbraio 1856 Pilade si
tirò un colpo di rivoltella al petto restando seriamente ferito. Prima del
tentato suicidio il giovane infelice scrisse una lettera al Chiappara, nella
quale confessò che vivere col sospetto nell'animo di aver perduto la stima e
l'amicizia, val meglio morire. Lo sventurato mantovano doveva attraversare un
periodo di grave depressione per giungere a questo gesto estremo.
Ripresosi conobbe anche una donna, Jenni Odero a cui sarà legato
tutta la vita. Nella campagna del 1859 era accanto al fratello Narciso quando
questi venne ferito mortalmente a Treponti il 15/6. Fu a Governalo poi nel
1° Rgt. garibaldino Cosenz dei Cacciatori delle Alpi capitano alla 4a cp.. Quando
Garibaldi si imbarca a Quarto lui è della compagnia col grado di Maggiore. Si
batte a Milazzo poi cade combattendo a Castel Morrone (Caserta), sul Volturno il
1° ottobre 1860 alla testa di un battaglione Bersaglieri di soli 200 uomini.
Sostenne e bloccò l’urto di 4.000 borbonici comandati dal generale Ruiz .
Medaglia d’oro al Valor Militare (M.O.V.M.).
Narciso
(Cavalese 1821 – Brescia-17/6/1859 ) è il primo ad essere arruolato nell’Imperial
Regio Esercito dal 1840 al 47 nei cacciatori Tirolesi. Quando la famiglia, il
padre era impiegato, si trasferisce a Mantova siamo alla vigilia dei grandi fatti che daranno
vita al Risorgimento Italiano. Nel 1848, allo scoppio delle ostilità mise a
frutto la sua plurieuuale esperienza di cose militari organizzando la guardia
civica della città. Caduto il governo provvisorio, fu costretto a fuggire e si
rifugiò dapprima a Cerese, dove, denunciato da un traditore, non Venne catturato
solo in virtù di un improvviso stratagemma, quindi a Suzzara, dove insieme con
altri esuli della sua città, tra cui il conte Giovanni Arrivabene, fondò il
corpo volontario dei bersaglieri mantovani di Carlo Alberto, al comando del
quale il governo piemontese inviò un ufficiale regolare, il tenente A. Longoni.
Il 5 aprile il B. venne promosso al grado di furiere maggiore, e il 5 maggio in
seguito alla sua brillante condotta nello scontro di Governolo, sottotenente (Il 24 aprile 1848 (giorno di Pasqua)
lo scontro di Governalo a cui partecipò anche Bixio e Mameli). Nel settembre del
1848, dopo l'armistizio di Salasco, il corpo dei Mantovani venne sciolto;
Narciso rimase in Piemonte dove lo raggiunse anche Pilade (Oreste venne punito
con 25 bastonate). Nel marzo del 1849 entrambi i fratelli si arruolarono nel VI
battaglione Bersaglieri di Manara che prendeva la via di Roma dopo la rotta di
Novara e la tragica parentesi ligure. Roma. Quivi il Narciso si distinse a
Valmontone (Un plotone
di 50 Bersaglieri, comandato dal tenente Narciso Bronzetti, audacemente
attaccando, mise in fuga un forte nucleo di Napoletani dando inizio alle
ostilità e rientrando con numerosi prigionieri), Velletri quindi a S. Pancrazio
(bastione). Caduta la Repubblica Narciso, nel frattempo divenuto Capitano,
ottenne il passaporto per Grecia, Turchia e America. A bordo di un vapore
francese col fratello partì per Malta insieme ad altri volontari, ma dall'isola
essi furono respinti e per alcuni mesi non che fecero che peregrinare nel
Tirreno, sbarcando infine in Corsica. Di qui raggiunsero Genova, da cui il B.
riparti quasi subito per il Piemonte, ove affrontò un periodo di relativa
tranquillità, in cui le assillanti preoccupazioni economiche del momento vennero
a poco a poco risolte sia con un duro lavoro sia con l'aiuto di altri esuli e
patrioti. Nell'esilio piemontese N. restò strettamente legato all'ambiente
liberale; particolarmente viva la sua amicizia col conte Camozzi (che sarà
coautore con Luigi Mercantini (Ripatransone, Ascoli Piceno,1828 – Palermo,1872)
a fine 1858 dell’Inno di Garibaldi o Inno dei Cacciatori delle Alpi (musica Alessio Olivieri
(Cremona,1830-1867) e con l'impresario Ludovico Chiappara. Narciso e Pilade vengono
indagati anche per i falliti moti mazziniani di Felice Orsini del 1853. I
rapporti con il resto della famiglia sporadici e discreti per il lavoro del
padre dipendente pubblico austriaco. Solo nel 1857 il padre, finalmente andato
in pensione, raggiunse i tre figli per un periodo di alcuni mesi. Nell'aprile
del 1859, allo scoppio della guerra, N. si arruolò col grado di capitano nel I°
reggimento dei cacciatori delle Alpi mentre il fratello era tenente; si distinse
nei combattimenti di Varese, di San Fermo e, in modo particolare nello scontro
di Seriate (8/6) dove con un centinaio di uomini riuscì a impadronirsi del
paese, difeso da 1200 austriaci. Tale episodio gli valse la promozione a
Maggiore e il comando del I battaglione. Il 15 l'epilogo a Treponti. Alla testa della sua Cp,
all’assalto del roccolo di Castenedolo mise in fuga un nemico 4 volte superiore; seppur gravemente ferito ad
entrambe le braccia,continuò a lottare impugnando la spada col sinistro. Al
peggiorare delle sue numerose ferite venne trasportato in ambulanza in casa Bassalini a Tre Ponti e poi a Brescia sopra un carretto trainato a mano in casa
di Basilio Maffezzoli suo carissimo amico. Il Dottore Agostino Bertani lo visitò
la sera stessa ma nulla potè per salvarlo; Narciso B. morì fra atroci dolori due
dopo giorni,alle ore 10 del 17 giugno, a Brescia. "Al Prode dei prodi" come
amava definirlo Garibaldi per il suo grande coraggio ed eroismo la Medaglia
d’Argento al V.M. come al Colonnello Stefano Turr.
INNO
DI GARIBALDI Si scopron le tombe, si levano i morti, |
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La terra dei fiori, dei suoni e dei carmi |
Il fratello minore dei Bronzetti, Oreste (Mn-1835), rifiuta la leva austriaca nel 1855 ed espatria raggiungendo i fratelli a Genova dove diventa precettore in casa Camozzi. Su incoraggiamento di questi si spinge nel ramo commerciale intraprendendo viaggi in medio oriente. Rientra nel 1857 e si ritrova, dopo la morte dei fratelli, ad assistere la numerosa famiglia. Sarà lui a scrivere la prima biografia dei Fratelli. I genitori intanto sono morti e vengono sepolti a Genova allo Staglieno. Oreste morirà a Milano nel 1882. Solo dopo il 1918 sarà possibile nella loro terra d’origine rendere omaggio alla famiglia. Una targa ricorda Narciso a Cavalese alla Sc. Media di Via Roma |
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Le case d'Italia, son fatte per noi, E là sul Danubio la casa dei tuoi Tu i campi ci guasti, tu il pane c'involi. I nostri figliuoli per noi li vogliam. Son l'Alpi e i due mari d'Italia i confini, Col carro di fuoco rompiam gli Appennini: Distrutto ogni segno di vecchia frontiera, La nostra bandiera per tutto innalziam. Va fuori d'Italia, va fuori ch'è l'ora, Va fuori d'Italia, va fuori, o stranier. |
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Sian mute le lingue, sian pronte le braccia: Soltanto al nemico volgiamo la faccia, E tosto oltre i monti n'andrà lo straniero, Se tutta un pensiero l'Italia sarà. Non basta il trionfo di barbare spoglie, Si chiudan ai ladri d'Italia le soglie: Le genti d'Italia son tutte una sola, Son tutte una sola le cento città. Va fuori d'Italia, va fuori ch'è l'ora, Va fuori d'Italia, va fuori, o stranier |
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