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I GAS SUL SAN MICHELE e a CAPORETTO e il Beato Carlo |
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Il problema più assillante per gli austriaci nel primo anno di guerra era stato quello di arginare le continue offensive italiane che, noi non lo sapevamo, infliggevano al nemico perdite incalcolabili e insostituibili. La guerra austriaca fino a Caporetto era prettamente difensiva per arginare le nostre offensive. L'attacco stesso di Caporetto doveva solo alleggerire la pressione. Poi andò come andò e furono bravi i sottoposti, non i vertici a sfruttare il successo. Di passare all'offensiva, dalle buone postazioni difensive che tenevano, non se ne parlava per ora. In pianura, senza i dubbi vantaggi, di queste la musica sarebbe stata diversa. Al primo imbarazzo, di fronte ai potenti trinceramenti austriaci, s'era sostituito nel genio italiano la praticità. Le nostre erano diventate migliori, nessuno ci batteva nei lavori da zappatore. "Fritz Weber-.. camminamenti scoperti si celavano alla vista….caverne e ricoveri li proteggevano…instancabili nel costruire, perforare.. presero a scavare trincee celate che si avvicinavano alle nostre". Le "cime" di Monte Fortin (115 m) e del San Michele (275 m) allo sbocco del fiume Vipacco costituivano un punto cardine per dominarne altre. La conquista del Fortin aveva permesso di battere col tiro d'artiglieria gli austriaci sul San Michele per mesi: sempre Weber ".. sgretolava la capacità di resistenza dei difensori con una costanza instancabile, apriva brecce, non consentiva un attimo di quiete ai nervi logorati". Così il comando austriaco prospettò l'opportunità di usare anche in Italia i Gas come già fatto in Belgio un anno prima a Ypres (5.000 morti, 10.000 intossicati).
Da Enel.it: La mattina del ventidue aprile 1915 l'artiglieria tedesca bombardò le trincee franco-inglesi presso Ypres, nelle Fiandre. Poi, il silenzio. Sul calar della sera le sentinelle francesi notarono una nube di colore giallo-verde, che, spinta dalla brezza scivolava silenziosa verso le trincee, radente al suolo. Aveva uno strano odore, piccante e dolce, che sembrava una mescolanza di pepe e ananas. I comandanti francesi diedero il segnale di prepararsi all'attacco, sospettando che il fumo nascondesse le truppe tedesche che avanzavano. Si sbagliavano. Era cloro. Fritz Haber era sul fronte: in uniforme di capitano della Wehrmacht, per dirigere il primo attacco della storia basato sull'uso massiccio di gas tossici. Con se aveva Otto Hahn il chimico futuro scopritore della fissione nucleare che portò i tedeschi nel 44 ad un passo dalla bomba atomica. I tedeschi avevano adagiato al suolo e aperto il rubinetto di 5.700 bombole contenenti 168 tonnellate di gas. Chi lo respirava era scosso da una tosse violenta. Il cloro distrugge le cellule di bronchi e polmoni: i soldati sentivano un bruciore violento in gola e un dolore opprimente al petto. La morte avveniva per asfissia nel giro di minuti, ore o di alcuni giorni. Francesi e algerini, presi dal panico, fuggirono in ritirata per chilometri. Morirono almeno 5.000 soldati. L'efficacia dell'attacco fu così completa che causò nei tedeschi altrettanta sorpresa: presi alla sprovvista dalla ritirata disordinata dei nemici, convinti che ci sarebbe stata ancora resistenza o temendo che il gas non fosse dissipato, avanzarono tanto cautamente da lasciare il tempo alle truppe canadesi e britanniche di recuperare posizione nelle trincee abbandonate. Due giorni dopo, anche le truppe canadesi furono investite da una nuvola di gas mortale. In realtà erano stati i francesi stessi a tentare per primi l'uso dei gas: nel 1914 avevano lanciato granate esplosive piene di gas lacrimogeno contro i tedeschi, i quali avevano risposto poco dopo con un gas che causava starnuti. Nel 1915 i tedeschi avevano tentato di usare gas tossici sul fronte orientale, a Bolimov. Era stato un fiasco totale: il rigidissimo inverno russo aveva fatto congelare, anziché evaporare, il liquido che usciva dalle bombole. La sera del 24 settembre 1915, sul fronte di Loos, gli inglesi aprirono il rubinetto di 400 "accessori" pieni di cloro. Ma non ebbero la fortuna di Haber: il vento girò improvvisamente e morirono più inglesi che tedeschi. Ma nulla poteva più fermare ciò che Haber aveva inaugurato: la guerra chimica
*Fritz Haber 1868-1934 chimico. A lui si deve la scoperta e l’impiego del primo gas tossico che ha segnato il corso della grande guerra (centinaia di migliaia di morti). D’origine Ebrea non ebbe problemi, nonostante il suicidio della moglie contraria, a sperimentare il cloro in bombole che venne rilasciato il 22 aprile 1915 a Ypres Belgio.Haber per questi studi era già stato promosso generale. Nel 1919, nonostante l’accusa di criminale di guerra fosse nota a tutti, e si tentasse anche una Norimberga ante litteram, Haber venne insignito del premio Nobel per la Chimica. I suoi studi in effetti venivano camuffati come ricerca di pesticidi e fertilizzanti (sintetizzò l’ammoniaca dall’azoto assieme a Carl Bosch, a partire da idrogeno e azoto, in seguito noto come processo di Haber). Nel dopoguerra la sua attività di chimico continuò nonostante le cmpagne di Hitler contro gli ebrei. Arrivò persino a ripudiare la propria religione e a criticare Einstein (ebreo) che aveva lasciato la Germania. La situazione cambiò radicalmente nel 1933 quando Hitler salì al potere. Lui stesso stavolta fece le valigie, lasciando l’ultimo brevetto, il pesticida Zyklon B in mano ai nazisti che dal 42 lo usarono ad Auschwitz. Gli stessi parenti ebrei di Haber perirono per lo Zyklon. http://it.wikipedia.org/wiki/Zyklon-B
I comandi inferiori accolsero la notizia con perplessità e dubbi. Un Generale di Brigata, Ungherese, chiese di essere esonerato per la riprovazione sull'uso di tale mezzo sleale di guerra. Su quest'arco di fronte si erano sempre alternate ad altri reparti (Bersaglieri) le brigate Pisa, Regina, Brescia, Ferrara ora in prima linea quasi al completo. Nei tempi di riposo ricostituivano i ranghi falcidiati. A giugno del 16 questi tempi erano stati soppressi poiché per far fronte alla Strafexpedition erano stati spostate 8 divisioni di fanteria, una di cavalleria, 8 battaglioni Bersaglieri e 6 d'Alpini con relativa artiglieria. Col fallimento della Strafexpedition era assolutamente indispensabile per gli austriaci vibrare un colpo ad Est. Uno speciale reparto chimico giunse in Italia con 6.000 bombole di Cloro-Fosgene. Le bombole venivano interrate o protette in superficie da sacchi contro eventuali colpi d'artiglieria nella fase preparatoria e in ogni caso mimetizzate. Il tutto era già operativo dal 25 giugno. In caso d'incursioni italiane da parte di arditi c'era il rischio che queste venissero scoperte. Il 28 un attacco italiano era giunto alla soglia della trincea delle bombole, era quindi ora alla prima previsione meteo favorevole di aprire i rubinetti. Il vento che nelle notti spira verso il piano avrebbe fatto da conduttore. Al seguito della nube tossica gli Honved avrebbero attaccato protetti dalla buona maschera in dotazione. La maschera italiana di scarsa rifinitura era attiva solo contro il Cloro e molti non l'avevano. L'azione di entrambi si esplica sulle vie respiratorie, con lesioni polmonari. Il fosgene, più tossico del cloro, provoca danni con effetto ritardato. I colpiti restano sul posto e i servizi di soccorso sono indotti a minimizzare il danno. La disposizione degli attaccanti nella notte venne intercettata dai tiri d'artiglieria. Alle 4 del mattino del 29 molti reparti non erano ancora in linea e 3.000 bombole vennero escluse. Da quelle aperte, nelle tenebre della notte, la miscela giallognola cominciò ad avanzare alla velocità di circa due metri il secondo. La maggior parte dei soldati stava ancora dormendo. I colpiti furono circa 7.000 con 2500 morti immediati. Furono investiti anche i soldati delle retrovie e molti ufficiali lasciando a capi e gregari l'impegno di opporsi agli austriaci. Cesare Faccini generale Italiano "..alcuni uomini si rialzano e riprendono le armi, alcuni cadono subito dopo chiedendo di essere lasciati alle loro sofferenze e di morire in pace". Così un Austriaco "Il tenace nemico che si trovava sul nostro fronte nelle zone libere da gas non fuggì, malgrado il pericolo di essere tagliato fuori ma anzi ci attaccò sui fianchi". Una serie di inconvenienti aveva ridotto ulteriormente il danno. Bombole che non si aprivano, beccucci rivolti troppo in alto (sorvolando la trincea italiana) o troppo in basso con le guarnizioni che cedevano (i gasati furono gli stessi austriaci). Col sole che saliva unitamente alla temperatura la nube sparì e gli austriaci si ritirarono sulle posizioni di partenza. Gli austriaci durante l'attacco non si resero conto delle effettive perdite italiane e del rischio da noi corso. La loro immagine si era ulteriormente sporcata per l'uso che facevano di mazze ferrate medievali di varia foggia sui moribondi per risparmiare proiettili. I giornali questa volta riportarono con dovizia le notizie sui metodi, ma non quelle sui caduti, che fecero il giro del mondo. Weber "..pareva che il nemico avesse risentito ben poco il colpo… non trovavamo che pochi morti….solo dopo giorni voci di prigionieri riferirono delle perdite subite…fu merito degli italiani se seppero tener nascosta la reale situazione."
St Karl, Saint of the Weapons of Mass Destruction (San Carlo Santo delle armi di distruzione di massa)
Dalle memorie dell'Arciduca Carlo (ora in predicato di diventare beato poi santo) invece " profondo silenzio regna nelle trincee, il gas ha compiuto stragi spaventevoli…anche le truppe di seconda linea sono state colpite…mi affretto in automobile verso il vallone di Doberdò ed osservo dei bersaglieri che arrivano a piedi altri nelle barelle o sorretti, ma poi tutti cadono a terra e si dibattono tra orrendi spasimi, spirando in capo a qualche attimo".
Postulato per la beatificazione - OSCAR SANGUINETTI e IVO MUSAJO SOMMA, "Un cuore per la nuova Europa". Biografia del beato Carlo d'Asburgo, D'Ettoris, Crotone 2004. RECENSIONI ... Carlo d'Asburgo dopo l’assurdo assassinio, da parte dello slavo Gavrilo Prinzip, del migliore amico degli slavi, l’erede al trono Francesco Ferdinando, sembra interpretare con scrupolo, una parte già scritta per lui. Quella dell’alter Christus, di chi, postosi alla sequela del Redentore, come il Redentore, accetta di sottoporsi al peso della croce. Che per coloro che giudicano senza sapere, sembra invece uno scettro, rutilante di gemme... Penso che ogni giudizio sia superfluo !!!!!
Paolo
Risso da rinascimento sacro
Nella pianura del Danubio, cavalcava agile sul suo cavallo bianco, splendido
nella sua divisa, durante le manovre militari. Colto e affabile, soldati e
ufficiali lo sentivano fratello. Al mattino e alla sera, i suoi uomini potevano
trovarlo nella sua tenda o davanti al Tabernacolo, raccolto in preghiera con la
fede semplice e forte di un bambino. Era Carlo d’Asburgo, principe
d’Austria..........alla morte di Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916, Carlo
d’Asburgo saliva al trono imperiale. Andò di nuovo a Marianzell e là cominciò a
regnare dinanzi a Maria Santissima. Da quei giorni, ebbe un solo pensiero: la
pace. Nessuno come lui ascoltò il Papa Benedetto XV nel ricercare la pace. Ma le
proposte del Papa fallirono. Carlo si rivolse a Guglielmo di Germania per
indurlo alla pace. Questi si illudeva ancora di vincere la guerra. Anzi, propose
a Carlo di lasciare passare in Austria Lenin, esule in Svizzera, perché andasse
in Russia ad abbattere con la rivoluzione comunista l’impero dello Zar, quindi
assicurare la fine delle ostilità sul fronte orientale. Carlo inorridì: «Guai
se il comunismo dovesse trionfare: sarebbe il danno più grave all’intelligenza e
alla fede cristiana». I fatti gli avrebbero dato ragione. Si rivolse allora
con tutti gli sforzi possibili alle altre nazioni in guerra. Erano chiamate “le
missioni Sisto”, dal nome di suo cognato (aveva sposato Zita dei Borbone Parma), Sisto di Borbone che faceva da
intermediario. Occorreva arrivare alla pace. Ma il nemico numero uno dei
tentativi di pacificazione era la massoneria che aveva giurato di far
sparire dall’Europa quell’Imperatore cattolico che viveva la sua fede in chiesa
come in politica e che non aveva mai permesso che una sola loggia massonica si
aprisse nei suoi Stati.
Record saint-maker Pope John Paul II (Wojtyla) has now put Austria’s Kaiser Karl I (1887–1922) on the track to sainthood. The Vatican office in charge has already approved the two miracles necessary for the procedure. According to canonisation law, any future saint must have performed one miracle during his/her lifetime and one after his/her death. Kaiser Karl’s posthumous miracle looks quite similar to the one attributed to Mother Teresa. In his case, a dangerously ill nun in Brasilia claimed in the seventies that she had prayed one fine night. for the late Austrian emperor’s beatification and was, believe it or not, miraculously cured from her illnesses. Far better known than this passive act of faith healing and far less fitting to the common idea of a god-inspired ‘good deed’ is Kaiser Karl’s lifetime miracle. In Austrian history books, it is called the ‘Miracle of Kobarid’, and it killed 40,000 Italian soldiers. It happened during W.War I, on 24 October 1917: the first corps of the fourteenth army of the Austrian-German troops under Kaiser Karl’s command managed to break through the barricades raised by the Italian army near Kobarid in Slovenia. Nobody had expected that this would have been possible. The sensational military success, however, was not due to saintly powers, but to poison gas. The Kaiser had ordered 100,000 gas grenades to be fired at the enemy in a massive four-hour bombardment. The use of poison gas was forbidden according to the Hague's Convention , and the ‘miracle’ could therefore more correctly be classified as a war crime. The Austrian Kaiser may soon be worshipped as St Karl, Saint of the Weapons of Mass Destruction. This article first appeared in the Rationalist International, Bulletin #120, on 9 February 2004. | Il recordman nella produzione di santi, Giovanni Paolo II, ha di nuovo proposto Carlo D'Austria sulla corsia della beatificazione. L'ufficio del vaticano preposto ha già riconosciuto i 2 miracoli necessari per la procedura. Conformemente alla legge canonica in futuro ogni santo dovrà avere un miracolo prima e uno dopo la morte. Il miracolo di Carlo D'Austria assomiglia molto a quello di Madre Teresa da Calcutta Nel suo caso una suora gravemente malata a Brasilia negli anni settanta pregò una notte intera per la sua beatificazione e fu, ci crediate o no miracolata. Nei libri di storia austriaci, lo chiamano il miracolo di Kobarid (Caporetto), la gasificazione di 40.000 italiani (eccesso) avvenuta durante l'offensiva dell'ottobre del '17. Il 1° corpo della 14a armata austro-germanica sotto il suo comando doveva sfondare le trincee poste nelle vicinanze di Caporetto. Il sensazionale sucecsso non è dovuto chiaramente all'intervento dei santi ma al Gas. Il CS aveva ordinato di scaricare 100.000 colpi sul nemico in 4 ore di massicci bombardamenti. L'uso del gas era proibito dalla convenzione dell'Aja, e il miracolo è ascrivibile correttamente a crimini di guerra. Ma ora questo imperatore (kaiser) sta per diventare San Carlo, santo delle armi di distruzione di massa. Da un articolo di Rivista anticlericale |
Poi qualcuno propose anche la beatificazione di chi produce più Santi e beati e l'avvio della procedura delle virtù eroiche di Wojtyla corrispose con quella di Pio XII, figura controversa per il suo silenzio sulla Shoah (o sterminio degli Ebrei) - 23/12/2009 |
Dalla sala stampa Vaticana Padre Lombardi: Le virtù eroiche per la beatificazione di Pio XII riguardano il suo rapporto con Dio, la sua fede, e «non la valutazione della portata storica di tutte le sue scelte operative». |
Con lo stesso criterio Ratzinger potrebbe far bruciare un novello Savonarola e farsi proclamare Beato |
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COSA SUCCESSE VERAMENTE L’effetto dei gas fu terribile nella (sola) conca di Plezzo, dove l’87° (BRIG. Friuli) fanteria perse nell'ottobre 1917 2/3 dei suoi effettivi. “…in ampi e muniti ricoveri e in caverne, giacciono circa 800 uomini. Tutti morti. Alcuni pochi, raggiunti nella fuga, sono caduti al suolo, con la faccia contro la terra. Ma i più sono raggomitolati vicino alle pareti dei ricoveri, il fucile fra le ginocchia, la divisa e l’armamento intatto. In una specie di baracca si trovano altri 40 cadaveri. Presso l’ingresso stanno gli ufficiali, i sottoufficiali e due telefonisti con la cuffia ancora attaccata, un blocco di fogli davanti, la matita in mano… Non hanno neppure tentato di usare la maschera. Devono essere morti senza rendersi conto di quello che stava succedendo. Poco più oltre raggiungiamo una caverna il cui ingresso è mascherato da una fila di sacchetti a terra. Ci apriamo il varco e penetriamo nell’interno, facendo scivolare il cono luminoso delle nostre lampadine lungo le pareti umide. In fondo scorgiamo una specie di magazzino di armi e vestiario. Nell’angolo più interno c’è però un groviglio di cadaveri. Dall’oscurità emergono delle linee gialle, dei visi lividi… Questi sì che hanno inteso il soffio delle bombole di gas!”. (Weber) |
Per la nuova maschera italiana occorse più di un anno e non era neanche
italiana. I gas d'ora in poi entravano anche nella nostra dotazione e
l'aggiornamento tecnologico li avrebbe inclusi nei colpi di artiglieria.
Un anno dopo, alla vigilia di Caporetto,
Badoglio capo del 27° C.d.A. indirizza il 12 ottobre questa
direttiva ai comandanti delle sue 4 divisioni nonché ai responsabili
d'artiglieria e genio.
«Oggetto: Misure contro eventuali tiri a gas asfissianti
È molto probabile che il nemico in una prossima e possibile azione offensiva
faccia largo e saggio uso di proiettili a gas speciali (nuovo tipo di gas «con
grandissimo effetto») come noi abbiamo fatto nei mesi di agosto e settembre u.s.
Occorre perciò che tutte le misure preventive consigliate dal Comando Supremo
nelle sue apposite pubblicazioni e quelle consigliate dalla pratica siano messe
in uso per modo che il nemico non riesca ad avere alcun risultato.
Pertanto per il mattino del 15 corrente, i comandi ai quali la presente è
diretta mi daranno assicurazione:
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1) che tutti indistintamente gli ufficiali e militari di truppa di tutte le armi
abbiano la maschera;
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2)
che siano sgombrati da uomini e specialmente da quadrupedi (non si scordi le
artiglierie da noi prese, lo furono perché i quadrupedi erano morti causa i gas)
tutte le doline e tutti gli avvallamenti nei quali i gas meglio si stagnano;
- 3) sia le trincee, sia gli alloggiamenti delle truppe, siano muniti di fascine,
paglia, petrolio, apparecchio Nicolaidi, ecc. ecc. per la difesa collettiva;
- 4) i posti di medicazione, sezioni sanità, ecc. siano abbondantemente provvisti
di tubi di ossigeno e di apparati respiratori dei noti sistemi;
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5) siano state stabilite segnalazioni per avvertire tutto il personale di
mettersi la maschera quando il nemico iniziasse un tiro coi gas o un lancio
colle bombole».