LA COLONNA CELERE DEL 3°

Bersaglieri, Starace, gli ori d'Africa e i fascisti di S. Marino

Bersaglieri col cannone 47/32Col 3° di De Simone raggiungevano l'Africa anche ufficiali e bersaglieri di reggimenti diversi, incorporati a domanda e il battaglione speciali volontari A.O.I dal deposito del 1° oltre a complementi. Il 3° giunge in Africa nel maggio 1935 e viene incorporato nella divisione Sabauda (I C.d.A Santini). Di molti bersaglieri transitati alle truppe coloniali o ad altro reparto, sia da anni che da pochi mesi, non possiamo dare esaurienti riferimenti per le condizioni in cui furono assegnate le molte medaglie d'oro. In calce un elenco a me noto di Bersaglieri con l'ex reggimento di provenienza senza voler dimenticare tutti gli altri la cui sorte è stata più o meno benevola. Quando in autunno le colonne sono pronte per mettersi in marcia, ai Bersaglieri viene assegnata la strada per Addis Abeba che passa dal lago Tana e Gondar. L'11 novembre 1935 le colonne del 3° si scontrano a Makallè con le prime resistenze degli Abissini. Le indecisioni di De Bono, legate anche alle frenetiche trattative Inglesi di trovare una soluzione al conflitto, portano alla sua sostituzione con Badoglio. Badoglio appena arrivato in Africa (il 16)  non ha vita facile. Subisce da parte degli Etiopi proprio quella che aveva temuto DE BONO, cioè una controffensiva micidiale con varie guerriglie lungo il percorso. E' costretto non solo ad abbandonare l'avanzata, ma a indietreggiare con gravi perdite, visto che da quelle tanto temute fasce laterali sbucavano a valanghe i soldati di Ras IMMIRU'. Questi fecero scempio con le sciabole degli uomini del contingente del maggiore CRINITI. Viene  persa Axum, lo Sciré, il Tembien e si indietreggia ancora il 17 dicembre.  Ci sia avvia al disastro ?. Badoglio è preoccupato soprattutto quando vede gli abissini dotati del migliore armamento, ma anche di una guerriglia micidiale portata avanti con una ottima conoscenza del terreno, delle foreste e del deserto. Badoglio aveva affermato, quando non era d'accordo con De Bono per l'invasione, che "la guerra nelle condizioni in cui é l'Italia, rischia di durare 7 anni (e non si era sbagliato di molto). Colonna in marciaOra nel dramma gli ritorna quel pensiero. Quando riprende la marcia il 3° incontra ancora deboli resistenze. Qualcuno interpretò la debole resistenza del Negus come il voler apparire un domani davanti alla Società della Nazioni, il debole attaccato dal più forte. Alla Amba Aradam, a Belesat a metà febbraio del '36, i Bersaglieri vengono attaccati in forze. La lotta portò al 3° il Bronzo e l'Oro per due caduti Franzoni Antonino e Pecorari Ottone. La marcia proseguiva lentamente frenata, oltre che dalle bande Abissine, dal terreno che non sembrava aver mai visto colonne militari in marcia.  "Nemica più di ogni armata, si presentava la roccia che veniva spaccata con poderosi colpi di maglio durante le ore in cui la carovana sostava. Ci si rinfrescava nei torrenti limpidissimi per poi riprendere l'avanzata." La sera del 27 marzo, quelle migliaia di occhi che l'avevano seguita per giorni sembrarono concretizzarsi nello scontro finale. All'ultimo momento gli abissini abbandonarono le alture (si disse anche per accordi segreti di CACCIA DOMINIONI). La strada di Gondar era aperta: l'ultimo pezzo fu fatto a piedi. Il bilancio dei morti era veramente esiguo: sei. Non era andata così per tutti. Prima a Dembeguinà poi a Uarieu in gennaio come disse Paolo Monelli "Gli abissini dimostrarono le loro qualità tradizionali, disprezzo della morte, temerarietà, avvolgendo le nostre fila" Quella notte del 23 gennaio Badoglio non andò a letto. La mantellina sulle ginocchia aspettò le comunicazioni radio in attesa della conferma che la 2a Div. Eritrea avesse raggiunto passo Uarieu. La colonna Diamanti era stata sterminata in fondo al passo e ora era necessario per le Camicie Nere della "28 Ottobre" tenere questa posizione a tutti i costi. La buona notizia arriva e tutto viene rimandato allo scontro successivo di febbraio a Endertà e all'Amba Aradam. Il Negus tenta l'ultima difesa di Addis Abeba coi suoi Pretoriani, gli ultimi che gli sono rimasti fedeli in Aprile, poi non gli resta che prendere l'ultimo treno per Gibuti francese il 2 maggio.Lago Tana

DIARIO del comandante l’autogruppo http://cronologia.leonardo.it/libro/libro03.htm 
ASMARA—12 marzo 1936:
S.E. Starace assume Il Comando della Colonna Celere A.O. Compongono la colonna i XVIII, XX e XXV battaglioni dal 3° Reggimento Bersaglieri, I’ LXXXII battaglione CC.NN. “Mussolini”, un battaglione Motoblindo-mitragliatrici, un gruppo di Artiglieria da 77128, aliquote del Genio, della Sanità e della Sussistenza.
Quattrocento automobilisti fanno parte della colonna I cui elementi sono tutti autoportati. Gli automobilisti chiamati all’onorlflco compito sono forniti in maggioranza dal 12° Autogruppo Il cui comandante, Maggiore RUSSO, sarà l’intendente tecnico dl automobilismo addetto al comando. Altri conduttori provengono dal 2° autoreparto autocarrette e dal 319° autoreparto.
Nell’assumere il comando della colonna SE. Starace comunicava alle truppe Il seguente ordine del giorno n. 1: ……

 

Passo Uarieu

Colonna Celere 

 Starace col 3°

Lago Tana

 

Alcune medaglie potrebbero non essere presenti sul sito del Quirinale per "difficoltà" d'aggiornamento. http://www.quirinale.it/onorificenze/onorificenze.asp

 

MEDAGLIE ORO DI BERSAGLIERI PASSATI O DISTACCATI AD ALTRI CORPI E/O SERVIZI

 
Nome Grado Località Data Reparto  dal
Liotta Aurelio Generale Aeronautica (vedi curiosità temerari) 1936-37 Comandante A.O.I. 3
Beretta Fausto da Ferrara Capomanipolo Uarieu 2/1/36 I gr.CC.NN Eritrea 11

oro alla memoria -Data e motivo del conferimento: 1936
Comandante del reparto esploratori di un gruppo battaglioni CC.NN.; e primo sempre in ogni rischiosa impresa, si portava a contatto col nemico per attirarlo in combattimento. Durante l’infuriare della battaglia, avuto l’ordine di proteggere dall’avversario incalzante una colonna di feriti che ripiegava verso le linee retrostanti, assolveva il suo compito con strenuo valore. Assalito da forze soverchianti, si arrestava per contenerle; perduti molti uomini, impugnava successivamente due mitragliatrici, riuscendo ad arginare gli assalitori. Esaurite le munizioni, imbracciava il moschetto e, trasfondendo nei superstiti il suo stesso ardore, infliggeva ulteriori perdite all’avversario, finché cadeva mortalmente colpito, salvando a sprezzo della sua vita quella di numerosi feriti. Mai Beles, 21 gennaio 1936.

 
Valcarenghi Luigi Giuseppe Seniore (maggiore) Mai Beles 21/1/36

II Btg CC.NN Diamanti

7
Nato a Grumello Cremonese 8 gennaio 1891 Morto a Mai Beles il 22 gennaio 1936. 
Sottotenente di cpl. nel 7° rgt. bersaglieri, partecipò nel 1915 e nel 1916 a numerose azioni di guerra sul fronte carsico, ottenendo la promozione a Capitano. Trasferito in Libia nell'aprile 1917 col suo reparto, l'anno successivo ottenne di essere rimpatriato e assegnato al I gruppo d'assalto del battaglione "La Marmora" col quale, nell'ottobre 1918, alla testa della sua compagnia, riattraversò il Piave fra i primi. Congedato nel 1919 e promosso Maggiore nel 1923 passò nella M.V.S.N. dove diventò Seniore, a scelta, nel 1932. Il 14 febbraio 1935 ottenne di essere destinato in A.O. nel R.C.T.C. dell'Eritrea e dopo pochi giorni sbarcò a Massaua quale comandante del II btg. CC.NN. "Gen. Diamanti". Medaglia d'Oro al Valore Militare, con la seguente motivazione:
"Minorato in salute per una grave forma intestinale, rimaneva all'accampamento, disdegnando il ricovero in luogo di cura. Informato dell'imminente impiego del battaglione, domandava ed otteneva di riassumere il comando. In aspra lotta, circondato da soverchianti forze nemiche, prodigandosi con eccezionale valore ed alto entusiasmo, riusciva a fronteggiare la grave situazione. Ferito da arma bianca, rifiutava ogni soccorso, ingiungendo, a quanti si erano portati presso di lui: "Fate il vostro dovere, pensate al mio battaglione". Raggiunto da un forte gruppo di armati che avevano riconosciuto in lui il capo, nuovamente colpito ad una mano, stremato dalle forze, riusciva ad uccidere uno degli assalitori, mentre intorno a lui cadevano quanti erano accorsi in sua difesa. Un ultimo colpo all'arma bianca troncava la sua generosa esistenza, tutta dedita al dovere ed alla Patria. Già distintosi per perizia e valore nel combattimento di Abbi-Addi il 18 dicembre 1935 e Mai Beles il 21 gennaio 1936". Da Lino della Fanfara di Cremona
 
 
 
Paglia Guido Centurione Uork Amba 27/2/36 114 Legione  6
motivo del conferimento
Volontario in A.O., animatore instancabile, guidava audacemente i suoi mitraglieri all’attacco di aspra posizione montana. In una fase critica del combattimento personalmente appostava un’arma, riuscendo a volgere in fuga il nemico. Colpito, continuava a combattere, deridendo con frase arguta la ferita, finché, raggiunto una seconda volta dal fuoco nemico, cadeva eroicamente sul campo. Esempio di superbe virtù militari. Uork Amba, 27 febbraio 1936.
 
Pagnottini Dante Capitano Birgo 24/4/36 III Btg. Somalo 2
motivo del conferimento
Colpito da malattia causata dai disagi della vita in colonia, non volle abbandonare assolutamente il suo reparto durante le operazioni. In aspro combattimento contro forze numericamente superiori ed appostate in caverne guidava la sua compagnia con slancio entusiastico snidando con impeto travolgente il nemico dalle prime posizioni. Mentre slanciavasi in testa alla compagnia, all'attacco delle successive linee veniva ferito mortalmente. Conscio del suo stato, incurante di se stesso attendeva serenamente la morte, interessandosi solo dello svolgimento dell'azione. Apprendendo che si appressava il pieno ,successo dell’attacco soprattutto per merito della sua compagnia, spirava dichiarandosi lieto di aver potuto contribuire col proprio sacrificio alla brillante vittoria delle nostre armi. Impareggiabile esempio di elette virtù militari e di abnegazione senza limite. Birgot, 24 aprile 1936.
 
Baldi Andrea Capitano Neghelli 19/5/36 IX Btg. Somalo 2
Già ardito e decorato della grande guerra con magnifico impeto e sprezzo del pericolo si lanciava alla testa della sua compagnia, contro forze ribelli che minacciavano il fianco della colonna in marcia. Durante l'aspro combattimento, incitava, con ardito esempio, i suoi uomini a resistere. Cadeva sul campo piuttosto che cedere. Mirabile esempio di valore e di alto sentimento del dovere. M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1935.  
Beccaria Aleramo da Roma Tenente Neghelli 19/5/36 IX Btg. Arabo Somalo 4
oro alla memoria : Data e motivo del conferimento: 1936
Ancora febbricitante, abbandonava, ad insaputa dei sanitari, l'ospedale nel quale trovavasi ricoverato, per partecipare ad un'azione col suo plotone mitraglieri. Impegnatosi un aspro e sanguinoso combattimento, dirigeva con perizia ed esemplare sprezzo del pericolo il fuoco delle sue armi, infliggendo all'avversario gravi perdite. Circondato da forze preponderanti, continuava con i superstiti a combattere animosamente, finché, colpito in più parti del corpo, lasciava gloriosamente la vita sul campo. M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1936.
 
Castellacci Pietro da Pietrasanta Tenente cpl. Neghelli 19/5/36 IX Btg. Arabo Somalo 5
oro alla memoria: Data e motivo del conferimento: 1936
Benché ferito non abbandonava il posto di combattimento dando mirabile esempio di calma, serenità ed alto senso del dovere. Nuovamente e più gravemente colpito, stretto dai ribelli, continuava a combattere preferendo cadere da eroe anziché cedere. Fulgido esempio di alto valore e di nobile sentimento del dovere. M. Dunun (Neghelli), 19 maggio 1936.
 
Mantovani Iridio Capomanipolo Dukkam 6/7/36 219 Legione 1
motivo del conferimento
Dopo aver combattuto valorosamente una intera giornata contro rilevanti forze ribelli, a sera, richiamato dai segnali del suo comandante accorso in aiuto di un treno deviato e assediato, mosse col suo manipolo. Impeditogli il passo dall'avversario numeroso, girò combattendo nella notte attorno al cerchio nemico per cercarne il punto più debole, ma fuorviato dal fuoco che proveniva da ogni parte e disorientato dalla pioggia violenta, si allontanò dal luogo ove era diretto. Circondato al mattino seguente da forze venti volte superiori e sempre aumentanti, sostenne leoninamente l'impari lotta, animando con la parola e con l'esempio i pochi superstiti. Sparato l'ultimo colpo, mentre il nemico irrompeva all'arma bianca, in piedi, fiero tra i morti e i feriti, gridò: « Ragazzi un ultimo pensiero ai nostri cari, viva l'Italia! viva il Re! viva il Duce!». Feriti e superstiti ripeterono il triplice grido di fede e poi alla baionetta, guidati dall'eroico capo, s'immolarono. Fulgida figura di purissimo eroe. Les Addus-Dukkam, 6-7 luglio 1936.
 
Mercanti Arturo T. Colonnello Les Addas 6/7/36 Autogruppo 11
Mercanti Arturo era nato a Milano il 15 Aprile 1875: E' stato uno dei pionieri dell’aeronautica. Nel 1908 vola anche coi fratelli Wright (non pilota) e organizza in Italia le prime manifestazioni aeronautiche. Grande organizzatore, si occupa anche dei volontari ciclisti e automobilisti e della motonautica, allora in fasce. Gia ufficiale dei Bersaglieri, allo scoppio della grande guerra viene richiamato all’11° bersaglieri col quale resta ferito due volte. Promosso capitano nel 1917 chiede di prendere il brevetto da pilota e di passare in forza alle squadriglie. Grande organizzatore anche qui si distingueva per la sua opera al Commissariato, conseguendo una promozione al grado superiore. Terminava la guerra in vari reparti dalla Dalmazia a Costantinopoli, dalla scuola di Aviazione al fronte Francese. Rientrato nel settembre del 1919 al Corpo dei bersaglieri veniva collocato in congedo a disposizione. Continuò da civile ad occuparsi di aeronautica e concorse nel 1928 alle operazioni di soccorso a Nobile al Polo Nord. Nel 1935, oltre i limiti di servizio, otteneva di essere richiamato per l’Etiopia dove gli veniva assegnato un incarico all’autogruppo. A guerra ormai conclusa, in servizio su un treno, subiva un assalto di bande irregolari a Less Addas (Dire Daua). La sua fama di lottatore non si smentiva e, come John Wayne nei miglior film western, imbracciava un fucile si metteva a sparare agli assalitori. Cadeva colpito a morte e alla sua memoria veniva conferita la medaglia d’Oro. 6/7/1936.  motivo del conferimento
Volontario in A.O. quale comandante dello scaglione rifornimenti di una colonna operante su Harar, forgiava e guidava uomini e macchine sulla via dell'assoluta dedizione, conseguendo risultati mirabili per la sua perizia e col suo esemplare, perseverante coraggio. A vittoria conclusa passeggero di un treno che numerosissima banda ribelle aveva fatto deragliare per assalirlo con feroce accanimento, partecipava animosamente alla strenua di fesa degli atterriti viaggiatori; e, imbracciato il fucile, cadeva nel generoso tentativo di spezzare il micidiale cerchio nemico. Fronte Somalo, aprile - maggio 1936; Les Addas, 6 luglio 1936.
 
Protti Arrigo da Trieste Capitano spe Mildab 14/11/36 III Btg. Libico 3
oro alla memoria: Data e motivo del conferimento: 1936
Eccezionale figura di valoroso combattente, dava in ogni circostanza prove spiccate di solide virtù militari. Alla testa della sua compagnia, primo a muovere all'attacco si slanciava contro munitissime posizioni tenute saldamente dal nemico in forze superiori, reiterando gli attacchi con indomito coraggio e sprezzo della vita. Ferito mortalmente mentre irrompeva sulle difese avversarie, incurante di sé, continuava ad incitare i suoi ascari alla lotta. Chiudeva così, di fronte al nemico, una fulgida esistenza guerriera iniziata come volontario triestino nella grande guerra ed a Fiume. Magnifico esempio di eroismo e di abnegazione. Mildab, 9/11/36
 
Giovannetti Gaetano da Premilcuore (Fo) Capitano spe Matevie 21/8/37 XI Btg. Coloniale 3
Comandante di una colonna impegnata in aspro combattimento contro soverchianti forze nemiche, dava prova di ammirevole calma ed energia. Circondato da un nucleo di ribelli e ferito gravemente al petto, scagliava una bomba a mano sul gruppo dei suoi assalitori e rivo!gendosi a coloro che ancora combattevano al suo fianco gridava: «Raggiungete il Tenente ». Ferito una seconda volta lasciava la vita sul campo. Fulgido esempio di ardire e di virtù militari. Scitol Mataviè, 21 agosto 1937.  
Feletti Edgardo Maggiore Beghemeder 30/8/37 XXV Btg. Coloniale 8
   
Lugano Paolo Tenente Socota 4/9/37 XLIV Btg. Coloniale 4
   
Soliman Giacomo Sottotenente Adi Ucher 7/9/37 XLI Btg. Coloniale 12
           
Visetti Umberto Capitano Denghezie 9/10/37 IV Btg. Coloniale
Padre Agostino di Cristo Re, monaco agostiniano, al secolo Umberto Visetti ex bersagliere del 4° e Oro nel 1937 a Dengheziè. Nato a Saluzzo il 28/1/1897 da Vittorio e Gullino Giacinta, Sottotenente nei Reparti d’Assalto: Campagne militari: 1° GM, A.O.I. Onorificenze: 1 MOVM Dengheziè, 2 argenti al V.M. dal B.U. (1920) - bronzo al V.M. dal B.U. (1918). Medaglia d'oro al valor militare
Tenente di cpl. IV battaglione coloniale «Toselli» Luogo di nascita: Saluzzo (CN)
Data del conferimento: 1937
motivazione: Rinnovellava in terra d’Africa le leggendarie tradizioni del volontarismo e dell’arditismo della grande guerra. In combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta la colonna, si lanciava audacemente all’assalto di fortissime posizioni che l’impervia natura del terreno e la rabbia abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa dell’omero e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con l' esempio i suoi ascari già duramente provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio, infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di « Savoia », disperatamente contendendola ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni, cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: « Viva il Re! » e, fatti ancora pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e, con sereno stoicismo, esortava l’ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d’ogni intorno coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti della pugna, lungi dall’infierire sull’eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul caduto Leone di quel medesimo battaglione nero. Dengheziè, 9 ottobre 1937.
 
Conte Alfredo da Monteroni (Le) Tenente Alga Bosa 19/11/37 XXVIII Btg. Coloniale 9
Volontario fra i primi di questa nostra gloriosa campagna d'Africa volle ed ottenne di essere assegnato a reparto indigeno e in ogni impresa guerriera non ambì che posti di avanguardia; ardito tra gli arditi. Contratta in servizio grave malattia, non fu pago se non quando potè ottenere di rientrare, ancora convalescente, al proprio reparto, che plasmato da lui del suo stesso entusiasmo, si accingeva a partire per una nuova azione operativa. Dopo essersi distinto in vari scontri in aspro combattimento di avanguardia, superava in slancio e in ardire i propri uomini, trascinandoli in furioso attacco contro nemico appostato in terreno insidiosissimo. Avuto il braccio destro stroncato da gravissima ferita, continuava a partecipare all’assalto, lanciando con la sinistra bombe a mano sugli appostamenti avversari e contribuendo a snidare da essi il nemico dieci volte superiore. Colpito in pieno petto, cadeva incitando i propri ascari a continuare la lotta e prima di spirare, esprimeva al medico che lo assisteva l’orgoglio di morire per la Patria e chiedeva al Duce che le proprie ossa fossero calate, con rito marinaro, in quell’Adriatico che aveva tante volte percorso quale capitano marittimo al comando di navi italiane. Algà - Bosonté, 19 novembre 1937.  
Schiavi Giuseppe Maggiore Fagutta 27/3/38 XXX Btg. Eritreo 8
   
Briglia Romolo Sottotenente Bosa 28/6/38 XXVII Btg. Coloniale 3
motivo del conferimento
Comandante di compagnia col compito di tenere ad ogni costo una posizione dominata e battuta dal fuoco nemico, resisteva animosamente, incitando gli uomini con la voce e con l’esempio. Gravemente ferito al torace, rifiutava ogni cura e continuava nell’azione finché l’avversario non era definitivamente respinto. Cinque giorni dopo, delineatosi un attacco di nemici in forze, nonostante la grave ferita, accorreva generosamente sulla linea del fuoco, pregiudicando così il decorso già grave della ferita. Moriva poi serenamente, immolando la sua giovane vita alla grandezza della Patria.Passo Cianch-Bosà, 23-28 giugno 1938
 
Cucci Guido Sottotenente Valle Ambò 27/11/39 Bande Beghemeder 1
Entusiasta della lotta, sempre proteso a nuovi cimenti, nel corso di un sanguinoso combattimento sostenuto da un gruppo di bande, chiese d’intervenire là dove una banda combatteva da quattro ore contro nemico assai superiore di numero ed agguerrito. Le circostanze imposero il suo intervento con sola mezza banda, che trascinò con ardire e slancio contro il nemico sostenendo con esso, in posizione sfavorevole, impari ed eroica lotta. Impegnata, primo fra tutti, violenta lotta corpo a corpo, si battè con estremo vigore fino a quando, sommerso dal numero dei nemici, cadde colpito al fianco, al petto ed alla testa, stroncato nel gesto eroico mentre, con le forze del suo spirito e lo slancio del suo impeto combattivo, imponeva un arresto al nemico imbaldanzito. Ebennat - Valle Ambò, 27 novembre 1939.  
Bonsignore Antonio Capitano Gunu Gadu 24/4/36 C.C.R.R 10
motivo del conferimento
Per due volte, con la pistola in pugno, al grido di « Savoia », si slanciava, primo fra tutti, all'assalto di fortissimi trinceramenti, infliggendo notevoli perdite al nemico e costringendolo a ripiegare. Ferito gravemente ad un fianco, raccoglieva tutte le sue forze per sostenersi, trascinarsi e non cadere e, rifiutando ogni soccorso, continuava a guidare e ad incitare i suoi carabinieri finché, colpito in fronte, rimaneva fulminato mentre la sua centuria invadeva le posizioni nemiche. Primo nell'assalto e primo nella morte, esponendosi volontariamente all'estremo sacrificio, dette col suo mirabile esempio, eroico impulso a tutti i carabinieri della banda, determinando in essi una gara di eroismi individuali. Raro e mirabile esempio di alte virtù militari. Gunu Gadu . 24 aprile 1936.
 
De Alessandri Giovanni Capitano Chevenna 20/1/37 Banda Pellizzari 16
   
Pellizzari Germano Capitano Beggi 2/2/37 Banda omonima 6
motivo del conferimento
Ufficiale pienamente degno del nome e della fama della stirpe italica.Animo di asceta, carattere di acciaio cesellato da sana educazione e rude esperienza, ha sempre nel lavoro, nel dovere, nell'ardire, attinto forze e scintilla allo slancio verso il bello ed il grande. Forgiatore di animi, trascinatore di uomini, ha scelto, istruito, condotto la sua banda indigeni in modo superbo lanciandola alla vittoria, sempre primo, sempre avanti, imponendosi all'ammirazione convinta, entusiasta. In tre successivi combattimenti, tre proposte di medaglia d'argento e tre ferite gloriose. Nei tre gesti eroici lo si vide sempre in piedi saldo, sicuro, impavido, come se dal sangue versato, dalle carni martoriate traesse nuovo vigore, nuovo slancio, nuova fede ed il dolore gli riuscisse invito a rimanere saldo e sicuro al suo posto di capo: esempio, guida e sprone. Costretto dalla malignità della ferita all'amputazione di un piede, sopportava lo strazio con lo stesso animo col quale aveva affrontato il nemico in campo, lieto di offrire il sacrificio alla Patria. Ogni suo atto di guerra è stato espressione di fede di forza, di volontà, ogni suo pensiero un alimento alla sacra fiamma del dovere, ogni sacrificio degno degli eroi leggendari.Gergetù 10 novembre 1936; Hulé, 31 gennaio; Beggi (Lebanó) 2 febbraio 1937.

LA GUERRA DI SAN MARINO

Also San Marino contributed to this flow and, already on 21 June 1936, a first group of about 50 labourers left the Indipendent Republic. Road construction was a particularly heavy work and San Marino military volunteers had already been engaged in these activities, as witnessed by a letter published on 21 April 1936 in “Il Popolo Sammarinese”.

"we are now working to build roads, which are here the most important element… With our battalion, we had to advance and reinforce General Diamanti’s Group. Then, we received the order to suddenly come here to build roads. Never mind, this is war too! Although I am not used to this work under the burning sun, I imagine that every blow with the shovel goes to the benefit of our comrades. I work with a will and with passion in the name of Italy and I am happy ….”

The work was particularly hard and the diggers had not the same “ethic” motivations as the volunteer soldiers. They did not write any letter, but after almost 50 years, San Marino Permanent Study Centre on Emigration still bears witness of their hard work in adverse weather conditions. “Normally, we started working at 7.30-8.00 a.m. Then, when the sun began to shine, it was sweltering. Bare-chested, we were as black as black people down there”.After about one year work, between late 1937 and early 1938, the majority of labourers went back home and from 1938 onwards only a few San Marino citizens remained in Eastern Africa to perform the remunerative activity of truck driver. Those who did not leave before June 1940, when Italy declared war to France and Great Britain, were involved in the military operations. Already in 1941, the Italian army had been defeated by the English troops and San Marino citizens could be repatriated only at the end of the war in 1945. “That time was hard, because English people only robbed. They did not do anything special, but wherever they went, they robbed. They also stole the ropes of the cable car from Massaua to Asmara!”.

Breve trad: Anche gli operai di San Marino avevano contribuito, pagati, alla avventura etiopica. A San Marino, in ritardo di un anno (1923) va al potere il partito fascista locale che reggerà fino al 28 luglio 1943. Costruivano strade sotto il solleone inquadrati nel gruppo Diamanti. Il lavoro era duro  e sotto il sole erano diventati neri come i locali. Nel 1937 se ne ritornarono a casa in molti e quei pochi rimasti allo scoppio del conflitto, non considerati belligeranti nemici, non poterono che essere rimpatriati a fine conflitto per motivi logistici.  "Fu un periodo difficile, perchè l'anglosassone è nato ladro (dicevano). Si portarono via perfino i cavi della teleferica  Massaua - Asmara (ma non solo).

Da Wikipedia: Il 25 ottobre 1943 il feldmaresciallo Erwin Rommel ha con i membri del governo della Repubblica un incontro nel quale si ribadisce che San Marino è un paese neutrale, in buonafede verso la Germania. Dalla stessa discussione emerge che gli armamenti di San Marino sono praticamente inesistenti. 4 cannoni italiani donati da Vitt. Emanuele III nel 1907, di cui 2 utilizzati a salve per le feste nazionali e 2 mai usati. Rommel, quindi, rassicura i sammarinesi e firma il "Libro d'Oro" degli ospiti della Repubblica. Il 3 novembre - per non urtare troppo i tedeschi - viene promulgata una legge che commina gravi pene a chiunque dia aiuto ad ex prigionieri alleati, disertori e partigiani che verrà svogliatamente applicata. Il fascismo sammarinese seguì quindi le sorti di quello italiano, fino al 28 luglio del '43 poi continuò a vivere nell'incertezza. Nel '44 San Marino, che veniva considerato un rifugio di nazisti e fascisti italiani, venne bombardato ripetutamente dagli aerei inglesi e contò una sessantina di morti. Il fascismo sammarinese scomparirà definitivamente solo nel settembre del 1944, dopo che a San Marino entreranno le truppe inglesi che occuperanno la Repubblica per due mesi.

Officina Fiat al guado

 Caterpillar Usa

Starace

 I carri L3 "Arrigoni"

 Bersaglieri a Addis Abeba

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