ROBERT CAPA
VERO
O FALSO ?,
FU VERA GLORIA
?
Tutti hanno ben presente la foto che ritrae il miliziano della guerra civile di Spagna mentre cade, a braccia aperte, centrato da un proiettile, ma nessuno ne ha mai visto il cadavere e ora si scopre che non c'e' neppure un pezzo di carta che certifichi il decesso. Le ricerche fatte da un appassionato italiano di fotografia, Luca Pagni, che la lavora per ( http://www.fotostorica.it/) gettano nuove ombre sul mito di Robert Capa, all'anagrafe Endre Erno' Friedmann, autore della celebre immagine del ''miliziano colpito a morte'', divenuta l'emblema della Guerra Civile.
Un altro contributo a questo argomento trovato in rete è quello della giornalista Maria Grazia Cutuli uccisa nel 2001 in Afghanistan:
Afghanistan " lancio d'agenzia.
Testata: Epoca - Data pubblicazione: 20/09/96 - Numero: 38 Pagina: 98
Titolo: ORA
SAPPIAMO CHI E' QUEST'UOMO
Spagna, settembre 1936: il fotografo americano Robert Capa ferma sulla pellicola
l' uccisione di un miliziano durante la guerra civile. L' immagine dell' uomo
che cade abbandonando il fucile diventa un simbolo e apre una polemica: se fosse un falso?. Sessant' anni dopo, "Epoca"
è in grado di affermare che la foto è autentica e di rivelare l' identità
dell' ucciso. Chi era? Lo scoprirete leggendo la storia di un' immagine entrata
nella Storia. "Secondo gli archivi un solo miliziano risultava ucciso quel
giorno nella battaglia di Cerro Muriano. Era Federico" O il crollo di quel
soldato, con il fucile in aria e le gambe flesse, che
sembrava
trascinare nella sua caduta i detriti e le illusioni di un' epoca, era un'
agonia "posata"?
Ecco,
fissato da Bob Capa, l' istante della morte, a 24 anni, di Federico Borrell
Garcia, durante uno scontro con i franchisti. Più
di mezzo secolo per risolvere il dubbio che ha diviso gli storici della
fotografia: La morte del miliziano, una delle immagini più famose di Robert
Capa, scattata nel 1936 durante la Guerra di Spagna, un clic destinato a
trasformare un frammento di storia nel simbolo di una tragedia, è una foto
autentica?
Un
falso costruito da uno sconosciuto fotografo in cerca di successo, quale era
allora Robert Capa? Ebbene, a sessant' anni di distanza dalla prima pubblicazione della foto sulla
rivista francese Vu, il 23 settembre 1936, il dubbio sembra risolto: il soldato
morente è stato identificato. Si chiamava Federico Borrell Garcia, aveva 24
anni, faceva il mugnaio ad Alcoy, vicino ad Alicante. Fu ucciso il 5 settembre
1936, sul fronte di Cerro Muriano, nella zona di Cordoba. A dare una svolta alla
vicenda è stata Rita Grosvenor, una giornalista britannica residente ad
Alicante, che ha rintracciato i parenti del miliziano; e assieme a lei, Richard
Whelan, autore di una biografia di Robert Capa, che ricostruisce le tappe del
viaggio spagnolo del celebre fotografo. Ma cominciamo dalla Grosvenor... La
giornalista è venuta in possesso di un documento, affidato a un notaio da un
certo Mario Brotons, originario di Alcoy, che a 14 anni aveva combattuto sul
fronte di Cerro Muriano, contro le truppe franchiste del generale Vela. Per
chiudere le polemiche sulla foto di Capa, Brotons prima di morire ha consultato
gli archivi militari di Madrid e di Salamanca. Poi, ha lasciato per iscritto la
sua versione dei fatti. A cominciare dal luogo dello scatto. Non Cadice, come si
era detto, ma Cerro Muriano. Secondo Brotons, Capa si trovava lì il 5 settembre
1936, giorno dell' offensiva del generale Vela. C' è poi l' equipaggiamento del soldato fotografato: camicia dal collo
sbottonato, pantaloni chiari. Più che una uniforme sembra un abito da lavoro,
corredato però da fucile, cartuccere e giberne, equipaggiamento caratteristico
dei 300 civili di Alcoy inviati su quel fronte. L' ultimo tassello viene dagli
archivi militari: tra i miliziani feriti nella battaglia del 5 settembre, solo
uno risulta morto. E' un giovane di Alcoy che Brotons conosceva bene: Federico
Borrell Garcia, membro fondatore del movimento anarchico sindacalista, la
Juventudes Libertarias. Seguendo questa pista, Rita Grosvenor rintraccia i
parenti di Federico Borrell. E va ad Alcoy: "Cinque piani di scale in un
caseggiato, nascosto tra i negozi di un vicolo spagnolo", racconta.
"E' la casa dove ha vissuto Evaristo, il fratello più giovane di Federico,
che combatté con lui a Cerro Muriano". Il padrone di casa è morto da
tempo. Ma la moglie, Maria, 78 anni, ricorda tutto, specialmente i giorni dopo
la battaglia del 5 settembre, quando il marito tornò dal fronte. "Evaristo
mi disse che Federico era stato ammazzato", racconta la vecchietta.
"Non era riuscito a vedere come era successo. Ma gli amici gli avevano
riferito che Federico aveva alzato in aria le braccia ed era immediatamente
caduto a terra, colpito alla testa". Proprio come il soldato della foto.
"Non siamo riusciti a seppellirlo. L' area era finita in mano ai
nazionalisti ed era impossibile prelevare il cadavere". La vedova,
riferisce la giornalista britannica, è sicura che il miliziano fotografato da
Capa sia il cognato: "Federico non era alto, ma aveva le gambe lunghe e la
mascella forte, tipica dei Borrell".
Evaristo le aveva parlato della foto.
Il berretto che il soldato sembra avere in testa con una specie di pon pon,
secondo la donna, è solo un effetto ottico: un ciuffo di capelli sul cranio
spappolato dal proiettile. Il resto è un lutto di famiglia, consegnato alla
storia solo per caso. Ad Alcoy Rita Grosvenor incontra il nipote di Federico,
che oggi ha 46 anni, lavora come imbianchino, porta il nome dello zio e ha
battezzato alla stessa maniera anche il figlio: "Se avrò un nipote",
dice, "spero si chiami pure lui Federico". In quanto all' autenticità
della foto, anche l' uomo non ha dubbi: "Troppe coincidenze e una
straordinaria somiglianza con le immagini dello zio in vita". Né lui né
la madre sanno invece che fine abbia fatto Marina, la ragazza che avrebbe dovuto
sposare Federico. "Le nozze erano state rimandate, perché lui era partito
per il fronte", dice la signora Maria, "così l' abito da sposa rimase
appeso nell' armadio". Ma bastano i malinconici ricordi dei Borrell a
ristabilire la verità, dopo 60 anni di polemiche, sollevate da Piero Berengo
Gardin (cugino del fotografo Gianni), dal biografo di Capa, Philip Knightley, e
da Ando Gilardi, autore del libro "Storia sociale della fotografia" ?.
Se Capa aveva sempre dichiarato di aver scattato a caso, nascosto dietro un
mucchio di terra e tirando fuori il braccio con la sua Leila, mentre attorno
sparavano e lui moriva di paura, Berengo Gardin, che aveva esaminato gli archivi
del fotografo, sosteneva invece di aver trovato un rullino che mostrava la
curiosa sequenza di un miliziano prima colpito, poi vivo e vegeto insieme ai
compagni. Certo, l' immagine, era sfocata... Poteva trattarsi di una copia della
pellicola originale, riprodotta in senso contrario. Ma... Richard Whelan, autore
del volume Robert Capa: una biografia, non ha dubbi: "Capa il pomeriggio
del 5 settembre era sicuramente a Cerro Muriano". Le testimonianze di
coloro che sostengono il contrario, per il biografo, non sono credibili: né
quella di Hans Namuth, uno dei fotografi presenti sul fronte, che dopo aver
messo in dubbio l' autenticità della foto si era infatti ricreduto, né quella
di un giornalista britannico, O' Dowd Gallagher, che aveva dichiarato di aver
diviso con Capa una stanza d' hotel a San Sebastian (vicino al confine francese,
lontano dalla battaglia), proprio nei giorni in cui sarebbe stata scattata la
famosa foto a Cerro Muriano. "Gallagher diede tre versioni diverse",
dice Whelan, "probabilmente confuse Capa con qualcun altro". Sul
sospetto che la foto fosse "posata" Whelan taglia corto: "E' una
falsa pista. E, comunque, la morte del miliziano è una grande immagine, il
simbolo stesso della Spagna repubblicana". LA STORIA DI CAPA, A CUI UNA
ZINGARA PREDISSE: NON MORIRAI NEL TUO LETTO ROBERT: SEMPRE IN PRIMA LINEA. MA E'
SALTATO SU UNA MINA Una carriera che era cominciata con un incidente. E che si
è conclusa tragicamente in Vietnam. Diceva: "In guerra non esistono foto
belle o brutte, ci si deve solo chiedere quanto si era vicini all' azione".
Tanto vicini da rimetterci la pelle. Robert Capa, uno dei fotografi più famosi
del nostro secolo, ebreo ungherese nato nel 1913, morì a poco più di quarant'
anni, saltando su una mina in Vietnam. La sua storia di fotografo comincia nel
1932 ritraendo Lev Trockij che predica la rivoluzione mondiale. Robert si chiama
in realtà Andrè Friedmann, ha appena lasciato la Germania con le sue croci
uncinate, dove era andato a 18 anni, e vive a Parigi. Con un nuovo nome, e una
ragazza bionda a fianco, Gerda Taro, parte per la Spagna, a documentare la
guerra civile. Un carro armato schiaccia Gerda e con lei muoiono le illusioni
del giovane fotografo. Ma non la vocazione. Capa va in Cina, documenta la
vittoria sul Giappone. Torna in Europa, per lo sbarco degli alleati in Sicilia.
Poi di nuovo a Parigi per spedire a Life gli ultimi documenti sulla vittoria.
Viene mandato in Israele e poi in Vietnam. Tempo prima aveva raccontato:
"Una zingara mi ha detto che non morirò nel mio letto".
LA SPAGNA DEL 1936: QUELLA GUERRA FECE UN MILIONE DI MORTI
Repubblicani contro franchisti, un milione di morti