Agosto 2007
LETTERE SULLA "RIVOLUZIONE CULTURALE"

(cfr.: "http://www.letterealdirettore.it/la-rivoluzione-culturale/")

 

1 - f.g. urbon:
18 Agosto 2007, 7:47 pm
... che possono fare le persone comuni per risolvere una situazione drammaticamente degradata come quella dell’Italia meridionale se è lo stesso sistema politico ed amministrativo che favorisce la schiavitù clientelare e s’oppone al cambiamento con i suoi meccanismi volutamente farraginosi, la sua burocrazia volutamente cancerogena, la sua falsa democrazia e la sua reale demagogia, le sue sue ridondanze istituzionali e strutturali, la sua criminalità politica?! NULLA!
Noi viviamo in una DITTATURA PARLAMENTARE con connessioni criminali, in cui pochissimi hanno le idee tanto chiare da rifiutare i meccanismi del SISTEMA, pochi hanno la sensazione che c’è del marcio in Danimarca e che bisognerebbe muoversi, ma la maggioranza è troppo debole per ragionare, rifiutare, muoversi.
Ne segue che se il primo passo è aumentare la coscienza collettiva che occorre rifiutare questo Stato, il secondo è accettare l’idea che lo Stato italiano DEVE essere abbattuto senza falsi democraticismi (il medico pietoso fa la piaga infetta) e sostituito con uno Stato realmente liberale e democratico, e il terzo è abbatterlo e sostituirlo perché non garantisce altro che inefficienze, ingiustizie, insicurezze, corruzione e mafia, ossia il contrario di ciò che uno Stato ha il dovere di garantire. Il primo passo si DEVE tradurre in “diserzione dalle urne” ad oltranza.
Circa il secondo, esso potrebbe consistere nel propagare alla base i concetti fondamentali del Liberalismo e della necessità sociale dell’abbattimento dello Stato antidemocratico ed antiliberale; sul terzo, prevedendo che i papponi politico-amministrativo-mafiosi griderebbero subito “al sovversivo”, “al sacrilegio!”, “al terrorista!!”, come facevano i gerarchi dell’Inquisizione di seicentesca memoria, onde perpetrare lo status-quo, non si può dire nulla finché non siano maturate le condizioni al contorno conseguenti ai primi 2 passi.
Ricordati questo: un padrone sfruttatore se la ride delle manifestazioni di piazza organizzate dai demagoghi, anzi le favorisce; ha però un terrore folle dei sindacalisti liberali, perché quelli s’informano sui bilanci, seguono il mercato e non si fanno prendere per il culo dai piani di ristrutturazione che servono solo a licenziare persone con l’aiuto dello Stato.
Altra cosa che dimostra l’urgenza dell’attuazione della strategia liberale è la diffusione che il degrado italiota sta avendo nella CE e nel mondo.
Se non stiamo attenti, finisce che il modus italiota ce lo ritroviamo pure tra i pinguini antartici. Taglio della testa del serpente; questa è la vera “rivoluzione culturale”.

3 - f.g. urbon:
19 Agosto 2007, 2:23 pm
Scrivo da Tropea, ma scriverei le stesse cose da Pordenone come da Mazara del Vallo, perché si sta parlando della Storia d’Italia e su questo argomento non esistono macroregionalismi in stile leghista.
I danni che fanno le mafie fanno a gara con i danni fatti dall’imprenditoria nordista all’economia nazionale e tutto ritorna alla politica, che non s’è mai occupata della res-publica ma piuttosto della res-privata e del bilanciamento delle fazioni della guerra fredda usando la DITTATURA PARLAMENTARE costruita con la Costituzione repubblicana fatta dai nemici dello Stato liberale alla fine della IIGM (i demagoghi li chiamano padri della patria, io li chiamo antiStato).
Ho sentito poco fa della proposta di sciopero fiscale fatta da Bossi e la risposta di Veltroni e su tutti e due mi vien da ridere, sul primo perché la proposta nasce, com’è ovvio, dalla demagogia di CDestra che tende a favorire la classe PMedio-imprenditoriale che evade puntualmente le tasse; sul secondo perché la frase “sarebbe la fine dello Stato democratico” è proprio quello che dicevo prima e cioè lo strillo dell’Inquisizione contro l’eretico allo scopo di mantenere lo status-quo. Buffoni! tanto buffoni che perfino quel cercopiteco imbellettato di Berlusconi s’è mostrato più cauto sullo sciopero fiscale.
Così, ecco un’ulteriore dimostrazione della necessità di rifiutare questi rifiuti del 50ennio e rifondare lo Stato su principi liberali e realmente democratici, anziché massimalisti, clericali e demagogici com’è l’oscuro lascito del nazifascismo.
Più presto le nuove generazioni consolideranno questi concetti prima ci libereremo delle cariatidi di un passato che non vuole tornare all’Inferno da dove è spuntato e che ci sta costando un pacco di miliardi di Euro ogni anno e l’incertezza sul futuro..

4 - f.g. urbon:
19 Agosto 2007, 8:37 pm
Ooops!! Terribile omissione!!! Mozzarella-Veltroni ha anche detto che lo sciopero fiscale ci farebbe ridere dietro da tutto il mondo.
Ma perché, adesso il mondo che fa?! Solo per citare i meno caustici, gli Statunitensi, già solo per il sistema fiscale oltraggioso e rapinatore e perché considerano l’Italia una lasciva puttana degli USA, ci ridono dietro almeno dal 1972 che io ricordi, ma senza dubbio da prima; gli Inglesi ci chiamano “mamma e pizza” da lunga pezza.
Credo che l’ultimo periodo in cui questo paese non ha fatto ridere il mondo sia finito con l’assassinio di Matteotti, dato che, salvi pochissimi aspetti, perfino il ventennio ha dato non poche ragioni d’ilarità, lasciando ai posteri la più autentica farsa aristofanesca (”Pluto, Dio del denaro”).

6 - f.g. urbon:
20 Agosto 2007, 2:52 pm
Certo che col tempo si può realizzare una “rivoluzione culturale nel Sud”.
La gente può anche arrivare a capire che continuando così si va all’Inferno.
A Tropea potrebbero anche cominciare a dare alle spiagge un aspetto meno di fogna e si potrebbe anche cominciare a pretendere il linciaggio dei piromani, ma se alla resistenza civile al malcostume mafioso non fa riscontro la guerra dell’apparato pubblico alle cosche (e quando dico guerra intendo “guerra”) e alla microcriminalità, la coscienza civile serve solo a fare quelle manifestazioni popolari che lasciano il tempo che trovano e che sono solo un pelino meno deprimenti di un discorso di Veltroni o di Rutelli.
Peraltro, è proprio la complicità dello Stato con le cosche che promuove l’imbarbarimento della popolazione e la convinzione che solo attraverso il clientelismo e la mafia si può accedere ai benefici del sistema, ossia a lavoro, casa, pensione.
Sono 50 anni che in questo paese si va avanti con l’uso clericale, perno della politica DC, che la politica regna e i cittadini ne sono sudditi, tanto meglio considerati quanto più “inginocchiati”.
Ripeto che non siamo in Democrazia, ma in DITTATURA PARLAMENTARE, quella che altri hanno eufemisticamente definito Partitocrazia.
Un simile sistema non si combatte solo con la presa di coscienza e la “rivoluzione culturale” ma, come dicevo sopra, con azioni di lotta che possono andare dalla diserzione dalle urne alla diffusione capillare dell’idea che un tale Stato non deve più essere mantenuto e anzi deve essere smantellato, demolito, per cedere il posto ad uno Stato vero.
Se l’amministratore del tuo condominio è un ladro, non te ne vuoi liberare?!
Per lo Stato è uguale!
Solo il lavoro di liberazione è più complesso.
L’Italia deve fermarsi finché questi non se ne vanno, occorre rifare la Costituzione e le Istituzioni in senso liberale e democratico.
Dopodiché, fuori dalle palle i Comunisti, i Preti, i Liberisti e i Fascisti.
L’Italia non ne ha bisogno; nessuno ne ha bisogno.
Se Gandhi ha rimandato a casa la Compagnia delle Indie solo mettendosi seduto, perché noi non possiamo fare almeno questo?!

 

F. G. Urbon

 


 

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