21 Maggio 2000
Referendum fallito ?!

 

Questi Radicali !

Qualcuno li ha definiti americanisti; essi, si dice, vorrebbero che l'Italia diventasse una provincia degli Stati Uniti d'America.
Su questo la smentita è facile: l'Italia, infatti, non ha necessità di "diventare" provincia dell'America, poiché lo è già da 50 anni, per ogni genere di schifezza che si poteva emulare di quel paese, dalla puzza di Mc Donald a quella delle varie multinazionali etc.etc.etc... e nessuna delle cose positive che avremmo potuto importare.

Altri hanno detto che i Radicali abusano del Referendum.
Per essere vero, bisognerebbe anzitutto che in Italia ci fosse un vero Referendum, cosa che non è: infatti, in Italia il Referendum esiste solo se c'è qualcosa da abrogare; se, per assurdo, non ci fosse nulla da abrogare, il popolo italiano non sarebbe mai consultato e, in piena contraddizione con le dichiarazioni ufficiali ma in piena coerenza con questa prassi politica, l'Italia sarebbe scippata dell'istituto della famosa "Democrazia Diretta".

Considerando che quest'Italia, tolto lo Statuto dei Lavoratori, è tutta da abrogare, non si può parlare di "abuso del Referendum abrogativo", poiché l'abrogazione non è mai cominciata.

Nonostante 16 milioni di cittadini siano andati alle urne e abbiano confermato la volontà di cambiamento con medie del 60-80% (tranne che per il Referendum sullo Statuto dei Lavoratori, che rappresenta il solito scivolone radicale, come lo fu presentare Cicciolina alle politiche di qualche anno fa), la volontà negativa, o mancanza di volontà, degli otto milioni che hanno tradito il quorum peserà di più, grazie ai meccanismi di questo paese.

Fatica improba quella dei Radicali in Italia!
Con quale forza potranno ora confrontarsi con la sondaggio-tattica di Berlusconi o con la filosofica luce emanante da Buttiglione, che ha visto con insolita chiarezza in questo Referendum il desiderio quasi carnale degli Italiani per il ritorno della DC?
Come potranno affrontare e rintuzzare i colpi dell'UDEUR, che ha subito percepito d'essere il vero protagonista e vincitore centrale di questo Referendum?
Come potranno far capire ai sedentari italiani la differenza che c'è tra la percezione Radicale della Giustizia e quella di Bertinotti, il supremo difensore delle pensioni d'anzianità (non "dei lavoratori", ma "di una sola parte dei lavoratori", cioè quella verso la quale soffiano i suoi "istinti di classe")?

Mario Segni ha sottolineato quanto sia nero questo momento della politica italiana con un fare laconico da rinunciatario; ma forse si sbaglia! se il Referendum avesse ottenuto il quorum a parità di risultato, Mario Segni si aspettava forse che qualcosa cambiasse realmente? davvero ci si aspetta che la prossima legge elettorale, Referendum o non Referendum, sia meno consociativista e truffaldina del vecchio sistema proporzionale?

Questo Referendum, in realtà, non è affatto fallito; anzi, esso ha mostrato che esistono circa 11 milioni di persone che vedono molto chiaramente il marcio del sistema politico e giudiziario e che, in tali condizioni, non hanno alcuna intenzione di concedere la libertà di licenziamento tout-court ad un'imprenditoria della quale non è possibile fidarsi.

E' certamente difficile dire se questi 11 milioni basteranno ad avviare un processo pacifico di rinnovamento e, soprattutto, quanto tempo tale processo potrebbe richiedere, se 10 o 20 anni; per cui, domandarsi se restare e combattere oppure togliersi dalle scarpe la polvere di questo paese è legittimo, rammaricarsi è sterile!

 

F. G. Urbon

 


 

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