Bologna, 19 marzo 2002: Il delitto Biagi
Analisi del Documento di rivendicazione firmato
“Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente”
Nel Documento sono visibili:
- un enorme numero di errori di ortografia, il più banale dei quali è la separazione del soggetto dal verbo con la virgola;
- periodi lunghissimi, con un numero impressionante di incisi nidificati, che fanno perdere sistematicamente e continuamente la relazione tra soggetto, verbo e complemento oggetto;
- uso alquanto arbitrario dei termini della lingua italiana, con introduzione di parole del tutto inesistenti (ad esempio “rifunzionalizzazione”[1], che dovrebbe sostituire “revisione delle funzioni”) e qualche inglesismo (ad esempio il termine “stagnazione” da stagnation per l’italiano “ristagno”), che, in generale, è difficile classificare come neologismi legittimi;
- inutile e sovrabbondante concettosità anche per esporre idee semplici;
- ad una certa lucidità dei Titoli 1-2 (vedi più avanti), fa riscontro nel Titolo 4 una presentazione della Strategia della Lotta armata per il Comunismo che definire delirante è un eufemismo; si notano fratture logiche, forzature dialettiche, eccessi espressivi, frequenti ripetizioni, come accadrebbe nel caso di un documento fatto ad arte e con uso del copia-incolla.
Uno stile astruso, artefatto, un linguaggio pomposo e terribilmente sgrammaticato, in un modo definitivamente contrastante con quello delle BR storiche. Ricordiamo che già una volta si verificò una falsificazione di un documento delle BR (il 7° del caso Moro) e tale documento era redatto in modo sgrammaticato (in particolare separazione del soggetto dal verbo con le virgole) e con un’evidente discrepanza di stile.
Una rilettura del Documento per un certo numero di volte consente alla fine di estrarre un’architettura, nella quale possono essere reperiti dei “Titoli” e una serie di affermazioni dotate di un minimo di logica.
Nel seguito, i periodi in maiuscolo sono citazioni testuali; il corsivo è usato per le parole / espressioni discutibili.
Titolo 1. Dichiarazione di responsabilità e qualificazione strategica dell’assassinio di Marco Biagi, rappresentante delle istanze e persino dei sogni della Confindustria. Il senso dell’omicidio è di attacco alla progettualità politica della frazione dominante della borghesia imperialista.
a. Attività e responsabilità di Marco Biagi (“Libro Bianco”, Deleghe, “Statuto dei Lavori”).
b. Ridefinizione dei termini dello sfruttamento e dei termini della riorganizzazione imperialista. Questa ridefinizione deve essere operata in funzione degli obiettivi di:
I. competitività del capitale,
II. strutturazione di forme di rapporto sociale idonee ... a rendere flessibili i fattori produttivi umani (la forza-lavoro; NdR) ... a rimodellare il conflitto per prevenirne la caratterizzazione di classe,
III. rimodellazione della rappresentanza politica e sociale (Partito e Sindacato; NdR) correlativamente ai processi di esecutivizzazione oggi necessari nel governo della crisi (del Capitale; NdR). Si parla di cooptazione cogestionaria delle rappresentanze sindacali, di azionariato aziendale e di uso del TFR per la previdenza integrativa privata come esempi della trasformazione del sindacato da strumento della lotta di classe a venditore di contrattazione.
La riforma federalista dello Stato, pensata dal Governo Berlusconi, è un aspetto della riorganizzazione imperialista (riforma del Titolo V della Costituzione, che tratta di Regioni, Province e Comuni, al fine della distribuzione capillare degli strumenti di coercizione e repressione). Il passaggio che riguarda Berlusconi ad un certo punto recita così:
la capacità di realizzare queste riforme avrebbe costituito un punto di forza per consolidare il sostegno di tutti i settori confindustriali e contenere la vulnerabilità di una Maggioranza coesa dalla figura di Berlusconi, caratterizzata dall’anomalia di concentrare interessi capitalistici e politici, vulnerabile perciò all’iniziativa della concorrenza e dell’Opposizione, anche attraverso le molte occasioni offerte all’iniziativa giudiziaria.
c. Progetto imperialista di sgretolamento progressivo dello spirito della Lotta di Classe (dalla prima alla Seconda Repubblica) e di quello della Concertazione, a cominciare dal Governo D’Alema (ragione dell’assassinio di Massimo D’Antona). Si legge testualmente:
la borghesia imperialista non abbandona i suoi obiettivi, ma solo la coalizione di Centrosinistra, dimostratasi incapace di realizzare il suo programma nonostante i buoni propositi. Il Governo Berlusconi sperimenta il superamento della Concertazione su un piano nazionale all’inizio della Legislatura, con l’avviso comune di CISL, UIL e Confindustria sulla Direttiva Comunitaria sui Contratti a Temine ... nel contempo ottenendo anche il ridimensionamento del peso politico della CGIL e l’indebolimento del Centrosinistra ... La rinnovata determinazione del Governo a fronte delle scadenze della mobilitazione e della catalizzazione delle posizioni sindacali intorno ad esse segnala il livello raggiunto dallo scontro, il problema di come incidervi per parte del Proletariato e l’importanza della posta in gioco, che non sta nelle deroghe all’Articolo 18, ma nella modificazione dei rapporti di forza con la classe proletaria, che può consentire di avviare la rimodellazione sociale e politica.
d. Continuità trentennale della prassi rivoluzionaria delle BR.
Titolo 2. Contesto politico complessivo ed internazionale dell’attacco.
a. Esportazione, sviluppo e crisi di trasformazione del modello economico capitalistico americano, che oggi si traducono essenzialmente in gestione finanziaria e guerre a livello globale (crisi del modello economico fordista nel periodo tra le due guerre, controrivoluzione negli anni ‘80, crollo politico del Patto di Varsavia e dell’Unione Sovietica con il conseguente mutamento degli equilibri internazionali, ciclo recessivo generale degli anni ‘90). Nel testo si legge:
L’ulteriore concentrazione e centralizzazione capitalistica, l’incremento dello sfruttamento del lavoro salariato, le risposte di politica economica ristrutturatrici e riformatrici o anticicliche date dalla crisi e le posizioni di vantaggio negli equilibri internazionali della catena non hanno affatto annullato la crisi e le sue cause, anzi proprio i livelli più elevati di accumulazione e l’ulteriore internazionalizzazione del capitale le ha potenziate, in quanto queste sono intrinseche al meccanismo di esistenza del capitale, al meccanismo dell’accumulazione, alla sua propria natura, e non sono cause esterne.
b. Acutizzazione dei conflitti militari e delle aggressioni negli anni ’90, allo scopo di ridisegnare gli equilibri internazionali e riorganizzare la divisione del lavoro:
la catena imperialista, formata a partire dal secondo dopoguerra attorno al polo dominante statunitense, ha maturato progressivi passaggi di avanzamento (aggravamenti; NdR) della tendenza alla guerra lungo la direttrice EST-OVEST, che non assumono per tutta una fase il carattere di guerra generalizzata ma quello di conflitti limitati ed altamente distruttivi per i paesi aggrediti, nel quadro di schieramenti variabili intorno all’Alleanza occidentale e di disposizioni articolate nei compiti bellici, relative al complesso delle condizioni politiche militari ed economiche di ogni Stato.
c. Il Piano delle politiche controrivoluzionarie e repressive è stato tra i primi ad essere sviluppato per contrastare la guerriglia rivoluzionaria operante in Europa occidentale, poi proceduto con gli accordi di Schenghen[2] e sullo spazio giuridico europeo, con la creazione di forze di polizia integrate ... estensione del principio di sovversione in ambito U.E. sotto la definizione di Terrorismo, generalizzato a qualsiasi fenomeno anti-istituzionale, esplicitando la sostanza politica della futura Carta europea dei diritti fondamentali ecc...
d. Significato Rivoluzionario dell’attacco dell’11 Settembre, il quale avrebbe rappresentato un concreto elemento di contrasto della strategia imperialista, ne ha dimostrato la vulnerabilità, l’ha costretta a modificare piani e passaggi, senza potere ovviamente farne venir meno gli interessi strategici su cui si muove ... ha aperto una fase in cui la catena imperialista, a partire dal polo dominante statunitense, è stata costretta ad accelerare la sua proiezione bellicista, a sviluppare nuove aggressioni e a preparare anzitutto una nuova campagna di guerra tesa a risolvere in via definitiva il nodo della sottomissione dell’Iraq.
Titolo 3. Riconferma della valenza storica e dell’attualità della Rivoluzione Proletaria:
... subordinazione del Proletariato alla schiavitù salariata ed alla dittatura borghese sulla base dell’attribuzione di un valore alla Democrazia rappresentativa borghese come fattore di superiorità e di conquista sociale, in cui il Proletariato potrebbe avanzare le proprie istanze di Libertà e di Diritti, e che perciò gli Stati imperialisti sarebbero legittimati ad imporre al mondo, tramite la sconfitta di quelle forze anti-imperialiste o rivoluzionarie che si pongono sul terreno di una lotta finalizzata alla distruzione ....
Titolo 4. Significato politico della rinnovata proposta strategica di Lotta di Classe delle BR (circa il 50% del Documento). Questo è il segmento più “criptico” di tutto il documento di rivendicazione. La nuova proposta rivoluzionaria, vi si legge, deriva dall’andamento dello scontro di classe negli ultimi trent’anni e dagli arretramenti subiti dalle forze rivoluzionarie, dal movimento rivoluzionario e dal movimento di classe. Anni fa, la Lotta armata per il Comunismo rappresentava lo sbocco delle istanze di potere, concretizzate dallo scontro di Classe; la risposta a dette istanze era la soluzione Rivoluzionaria, che le BR tradussero in una proposta a tutta la Classe operaia di Strategia della Lotta armata. Oggi, pur nell’approfondimento delle condizioni strutturali di crisi del Capitalismo, non si parla più né di disposizione generalizzata delle istanze proletarie sul terreno della Lotta di Potere (i.e.: trasformazione delle necessità del Proletariato in istanze di Lotta per il Potere; NdR) né di sviluppo del Movimento rivoluzionario. Il linguaggio con cui i redattori espongono i termini della Strategia di Lotta non merita di essere approfondito oltre un certo limite. Un periodo per tutti:
Oggi perciò la Lotta Armata per il Comunismo rappresenta il piano politico su cui sostanziare il ruolo di avanguardia rivoluzionaria che avvia dalla consapevolezza della valenza dei termini politici e strategici elaborati dal patrimonio delle BR perché adeguati ad impattare le forme politiche con cui lo Stato si rapporta all’antagonismo proletario e ad incidere nello scontro per far avanzare una prospettiva di potere, e a fornire gli strumenti con cui operare la frattura soggettiva che richiede l’assunzione del piano di lotta per il potere. Per questo assume valenza la chiarezza dei termini strategici su cui in ogni fase l’avanguardia rivoluzionaria può far avanzare lo scontro e che vanno anche a ricentrare la natura stessa del processo rivoluzionario e a liberarlo dalle incrostazioni spontaneiste e revisioniste e a restituirgli funzione orientativa della prassi rivoluzionaria
Ribadisco che l’apparente logicità complessiva dei brani sopra riportati non riflette la natura del Documento integrale ma il lavoro di selezione e sintesi fatto su quello.
Lo stile del Documento di Rivendicazione Biagi è comunque in tutto simile a quello con cui fu rivendicato l’omicidio di Massimo D’Antona.
Per quanto riguarda l’identificazione di codesti autori con una eredità delle BR, la tesi non corrisponde tuttavia a quanto asserito nel primo dei due documenti, cioè il Documento di Rivendicazione D’Antona del 1999.
Nella rivendicazione del 1999, dopo una pagina che annuncia la ripresa dell’iniziativa combattente e dipinge a grossi tratti il quadro politico di riferimento, gli autori dicono (la punteggiatura è stata corretta e qualche parola sostituita o tolta per facilitare la comprensione del testo senza alterarne il senso):
In questa prospettiva si colloca l’offensiva a Massimo D’Antona. Con questa iniziativa, per la valenza politica che essa assume nello scontro generale tra le Classi, le avanguardie rivoluzionarie possono svolgere il loro ruolo in continuità oggettiva con la proposta delle BR-PCC ed assumere perciò la responsabilità politica di prenderne la denominazione.
In altre parole, gli assassini di M. D’Antona e di M. Biagi considerano sé stessi i continuatori dell’opera rivoluzionaria delle BR in quanto sono stati capaci di concepire ed attuare l’assassinio in funzione della valenza politica che hanno attribuito alla loro azione. Quest’evidenza comporta che si tratta di “sedicenti BR-PCC” e non delle BR-PCC.
Ulteriore caratterizzazione del Documento di Rivendicazione Biagi:
Ø Vi troviamo pseudo-neologismi ed alcune derivazioni anglo-americane, ma neanche una volta il termine “New-Economy”; strano per un Documento scritto nel 2002, in piena ristrutturazione industriale globalizzata.
Ø Uso di Internet, uno strumento anno 2000, anziché di vettori tradizionali, più sicuri, per consegnare la rivendicazione, con tutti i maggiori rischi d’identificazione connessi al mezzo telematico[3].
Ø In entrambi i Documenti si prospetta che l’azione delle BR-PCC in Italia è accompagnata da un’identica azione all’estero, secondo un disegno coordinato su scala globale. Dove sono i segnali di questo dal 1999, anno dell’omicidio D’Antona ? Come si può definire “continua” un’azione caratterizzata da una discontinuità così evidente ?
A questi elementi di fatto, legati ai documenti rivendicativi, si deve aggiungere che:
A. Marco Biagi sembra esser stato assassinato con la stessa pistola del caso D’Antona, quasi per garantire la doppia responsabilità, al di là di ogni possibile dubbio. La conferma di questo dato arriva dalla Procura della Repubblica di Roma il giorno dopo l’assassinio di M. Biagi[4]. La pistola è considerata tuttavia un'anomalia rispetto agli schemi operativi delle BR.
B. Il riconoscimento poggia, si presume, sul confronto dei proiettili dei due casi[5], e quindi sulla loro disponibilità contemporanea, cosa non possibile prima dell’intervento sul posto, delle prime indagini, delle autorizzazioni al prelievo delle pallottole dal corpo di M. Biagi ecc.... Una tempestività eccezionale ed un lavoro mirabile con il materiale a disposizione.
Di fatto, la paternità del volantino rivendicativo dell’omicidio D’Antona è stata attribuita a terroristi attualmente in carcere[6]. Notizie diramate in televisione indicano la stessa fonte per il volantino dell’omicidio Biagi; ma, anche ammesso che dietro tutti i volantini a firma BR-PCC emessi in questi ultimi anni ci siano davvero soggetti come Maria Cappello e Fabio Ravalli più un certo numero di esecutori esterni al carcere, che utile ricaverebbe questa gente da tali azioni ?
È stato suggerito che la motivazione occulta dell’omicidio D’Antona sia stata il rifiuto ideologico del provvedimento legislativo d’Indulto verso le BR fino all’omicidio Ferrilli, una motivazione più astrusa e contorta che occulta. Inoltre, è stato suggerito che in alcune regioni esistano frange di brigatismo ancora attive[7]. In altri termini, s’ipotizza la persistenza di un irriducibile attaccamento al progetto rivoluzionario delle BR storiche. I fatti però stridono con questa tesi: in che modo infatti un tale attaccamento si può conciliare con il bassissimo profilo letterario e politico di queste “sedicenti” BR-PCC e con le loro tecniche da mafiosi e da banditi che vogliono darsi la patina di rivoluzionari ?[8]
Potrebbe un movimento come questo essere considerato seriamente rivoluzionario da qualcuno ?
Gli elementi concreti qui discussi valgono anche più delle laconiche smentite di Prospero Gallinari, le quali, in condizioni meno incredibili, potrebbero essere facilmente giudicate opportunistiche.
D’altronde, se ci priviamo dei moventi e degli esecutori del terrorismo autenticamente rivoluzionario, quale classe di moventi si dovrà adottare per questi fatti, dato che non s’è trattato d’omicidio a scopo di rapina ? Come si dovrà interpretare la rimozione della scorta di Marco Biagi a fronte delle evidenze dell’assassinio D’Antona, della tesi ufficiale del ritorno delle BR e dell'indubbia maggiore esposizione del personaggio a rischio di attentato ?[9]
L'inqualificabile ed opportunistico tentativo di S. Berlusconi di appropriarsi della figura di M. Biagi e di trasformarlo in agnello del Liberismo italiano e il danno che quest'assassinio ha portato al Lavoro ed al Sindacato sono condizioni necessarie per puntare i riflettori dell'accusa verso un “Omicidio di Stato”, come qualcuno ha pure suggerito; tuttavia non sembrano sufficienti: quale sarebbe stato il movente dello “Stato” nel caso di M. D'Antona ? Considerati i fatti di questi ultimi anni, c'è la elevata possibilità che ci si trovi piuttosto di fronte a squallida “mitomania giustizialista” di qualche scheggia sociale impazzita.
Gli eventi e gli interessi in gioco suggeriscono tuttavia di non abbandonare troppo presto il sano criterio del “cui-prodest”.
F. G. Urbon
[1] Questo particolare è stato riscontrato anche nell’analisi di Daniele Biacchessi, "Il delitto D’Antona. Indagine sulle nuove Brigate Rosse", Ed. Mursia, 10 Maggio 2001.
[2] Piuttosto strana quest’associazione degli accordi di Schenghen alla prassi controrivoluzionaria, a meno di vedere la cosa come una forma di anti-europeismo.
[3] “Sono oltre 500 gli indirizzi email a cui gli esponenti delle Brigate Rosse per la ricostruzione del partito comunista combattente hanno inviato il loro documento di rivendicazione dell’attentato a Marco Biagi ... Per la spedizione, i mittenti hanno utilizzato un account fittizio e gratuito inwind. L’utente era indicato con un indirizzo di posta formato da una serie casuale di lettere e numeri. Gli investigatori sono subito riusciti a risalire ai requisiti tecnici del computer impiegato dai terroristi che ha il sistema operativo Windows 95 ... e un browser Netscape 4.75 ... Il file di testo contenente la rivendicazione era stato compresso con estensione .Zip” (fonte: http://news2000.iol.it/speciali/7378.jhtml).
[4] “La conferma che dietro l'assassinio di Marco Biagi ci fosse la mano delle BR era già arrivata dalla Procura della Repubblica di Roma il giorno dopo l’attentato: le analisi hanno confermato che l'arma usata per freddarlo sotto casa è la stessa, identica, utilizzata per uccidere nel 1999 il consulente del ministero del Lavoro, Massimo D'Antona” (fonte: http://news2000.iol.it/speciali/7378.jhtml).
[5] I bossoli del caso D’Antona, come si sa, non erano disponibili.
[6] Cfr. l’analisi di Daniele Biacchessi, "Il delitto D’Antona. Indagine sulle nuove Brigate Rosse", Ed. Mursia, 10 Maggio 2001.
[7] Ibidem.
[8] “ ... sul muro del portico davanti a via Valdonica 14 gli inquirenti avevano trovato altri due simboli che lasciano spazio a molti dubbi: due piccoli timbri raffiguranti due frecce la cui punta è nel centro di un bersaglio a cerchi concentrici con la scritta obiettivo centrato. Un particolare interessante, poiché sembra che il muro fosse stato verniciato poco tempo prima” (fonte: http://news2000.iol.it/speciali/7378.jhtml).
[9] “continuano le polemiche sull'annullamento della scorta, nell'ottobre scorso, al professor Biagi: il ministero dell'Interno verificherà - come ha precisato lo stesso Claudio Scajola - in sede locale le ragioni di questa decisione. In queste ore la scorta assegnata al ministro del Lavoro Roberto Maroni è stata rafforzata” (fonte: http://news2000.iol.it/speciali/7378.jhtml).
 
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