CRISI I&T

 

 

Il 16 settembre u.s., lo Studio Carrara di Milano, con i pieni poteri di Consiglio di Amministrazione della I&T SpA, Informatica e Telecomunicazioni di Pomezia, ha emesso formale richiesta di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) verso il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.

La CIGS è stata richiesta al momento per 290 lavoratori nella sola capogruppo I&T, per la sede centrale di Pomezia e per tutte le sedi provinciali periferiche (Torino, Milano, Venezia Mestre, Genova, Napoli), ossia per il 44% della forza lavoro (punte del 50-80%), che, escludendo WEB-I&T e TecnoIndex, consiste di circa 660  lavoratori.

La richiesta è stata motivata come contrazione resa necessaria ed urgente dallo squilibrio costi/ricavi, “che ha procurato perdite rilevanti di bilancio nel corso degli ultimi anni, in particolare nel 2001 e nel primo semestre del 2002”.

I criteri richiesti consistono in zero ore lavorate, cioè massimali di 1300000£ o 1500000£ secondo i casi, 12 mesi di durata, nessuna considerazione per carichi familiari o per l’anzianità lavorativa, nessuna turnazione, che è uno strumento d’elezione per distribuire  il sacrificio della CIGS su tutti i lavoratori. Questo percorso normalmente punta alla eliminazione dei lavoratori implicati.

Il 19 settembre, nel corso di una riunione con le Organizzazioni Sindacali e con il Coordinamento nazionale delle RSU, S. Carrara e M. Colombo (Presidente del CdA I&T, ma anche incidentalmente della MWCR, che ha inglobato nel tempo una decina di Aziende, tra cui la SWEDA, dopo un intervento di riduzione del personale), hanno annunciato la loro intenzione di procedere alla disdetta di tutti i contratti integrativi in essere e ventilato la possibilità di una sofferenza sugli stipendi dell’ultimo trimestre e sulla 13ma. Inoltre, essi hanno anticipato la possibilità di una “alienazione” della WEB-I&T di Aprilia (azienda di circa 50 dipendenti, costituita nel 2000 con finanziamenti pubblici) ad una non identificata terza parte, nonché l’inglobamento della TecnoIndex (anche questa istituita con finanziamenti pubblici) nella stessa I&T.

Questa è la situazione che è stata posta davanti al Sindacato in modo irrevocabile e non negoziabile, mentre informazioni attendibili dicono che l’azienda sta continuando a mantenere alti i livelli di consulenza esterna (circa 15%) e fruisce di iniziative come gli stages finanziati per assorbire ulteriori risorse a basso costo da spedire in realtà presso i clienti.

Ora, che la I&T abbia subito una caduta di produttività negli ultimi due anni è un dato di fatto, ma che la situazione sia esclusivamente da addebitare alla crisi generale del mercato è un falso; essa in realtà nasconde una serie di iniziative sbagliate del Management, attuate sotto gli occhi dell’azionista di maggioranza dalla precedente gestione, soprattutto a partire dal 2000 e nonostante tutti gli avvertimenti lanciati dalle Rappresentanze Sindacali Unitarie e dalle OO.SS.. La crisi generale dell’economia ha solo aggravato le conseguenze di questa situazione, riducendo le commesse ed obbligando a ridurre le tariffe delle prestazioni professionali fino al limite del tollerabile, incidendo pesantemente sulla maggiore sorgente di reddito dell’azienda. Soltanto questa è la responsabilità degli speculatori della cosiddetta New-Economy, che stanno aggredendo aziende come la I&T così come hano già frantumato aziende quotate in borsa.

 

Ripetiamo perciò in questa sede che GRAZIE A QUESTE INIZIATIVE MANAGERIALI RISCHIA DI FINIRE, DOPO 20 ANNI DI PRESENZA NEL MERCATO INFORMATICO, UN’AZIENDA CHE, GRAZIE ALLE CAPACITA’ PROFESSIONALI DEI SUOI DIPENDENTI, SI ERA GIA’ CON FATICA RISOLLEVATA DALLE CONSEGUENZE DEL CRACK INA/DATABASE DEL 1993-1994, QUANDO, CON UN’ANALOGA OPERAZIONE SU 600 LAVORATORI, IL CONSIGLIO D’AMMINISTRAZIONE DELL’INA MASCHERO’ LE SUE GRAVISSIME RESPONSABILITA’, cedendo all’EDS i resti della Database unitamente a 600 Miliardi di commesse in 10 anni e cedendo a P. Ranellucci la I&T, pur di togliersi dai piedi il responsabile di un “buco” di svariati Miliardi.

 

Ma questa volta l’operazione non gode della “protezione” dell’INA e dei suoi capitali; a meno di una responsabile mediazione da parte del Ministero non godrà di tutte le possibilità di attenuazione del danno di cui gli ammortizzatori sociali possono fruire per Legge e per Accordi e perciò si prospetta come un MASSACRO, dal quale trarranno profitto in prima battuta gli esecutori del medesimo e in seconda battuta gli avvoltoi che stanno aspettando dietro l’angolo di ricevere i brandelli della I&T.

Il Sindacato, il 19 Settembre, non potendo e non volendo avallare questo genere di cose, ha rifiutato ogni discussione su quelle basi, rinviando ogni ulteriore indagine all’incontro al Ministero il 26 Settembre alle 10:30.

Le Rappresentanze Sindacali Unitarie, dal canto loro, hanno indetto uno sciopero di 8 ore con manifestazione dei lavoratori proprio davanti al Ministero del Lavoro in Via Fornovo 8 a Roma ed oggi chiedono il supporto dei media per dare evidenza a questa operazione distruttiva.

 

IL COORDINAMENTO NAZIONALE  DELLE RSU

 

ROMA 25 SETTEMBRE 2002

 


 

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