SOLIDARIETA’ CONTRO LA VIOLENZA

IN CORSO SUI LAVORATORI DELLA I&T DI POMEZIA

(4 Novembre 2002)

 

I NUMERI DI UNA CIGS CHE DIVENTA SEMPRE PIU’ “FINANZIAMENTO PUBBLICO DI UN CRACK PRIVATO”

 

richiesti           già esecutivi               %le media

I&T                 280                  140                              45% (picchi del 98% nelle filiali)

TecnoIndex    35                    procedura aperta          50%

WEB-I&T       annunciato il piano di cessione dell’azienda

 

-         non ancora saldate le competenze di Settembre; le OO.SS. hanno dato corso alle necessarie vertenze per i recuperi retributivi, avviate con i dipendenti in data precedente l’accordo ministeriale del 14 Ottobre;

-         eliminato ogni riferimento aziendale nelle sedi periferiche in totale ignoranza dello Statuto dei lavoratori;

-         azioni dirette contro l’attività sindacale; per questo la UIL-UILM in particolare ha depositato un ricorso sostanziato per violazione dell’art. 28, L.300/70 il 29 Ottobre us. Altre limitazioni sono state poste in modo improprio ai lavoratori ed agli RSU tuttora in attività, imponendo clausole vessatorie ed illecite sull’uso dei mezzi informatici aziendali;

-         l’azienda ha negato l’accesso alle liste di CIGS opponendo motivazioni  inconsistenti, mentre attua la CIGS con modalità che denotano mancanza di competenze tecniche e di scrupoli che non siano quelli di fare cassa in ogni modo, ignorando una dopo l’altra le clausole dell’Accordo ministeriale.

 

Ecco cosa questa gente chiama
"opera di risanamento e di rilancio",
in ossequio al mandato ricevuto dal maggiore azionista, responsabile di una situazione debitoria fallimentare:
PERMIRA.

 

I dettagli della vicenda

 

Dal 2000 la I&T è diventata 65% di PERMIRA (ex Schroder Ventures Europe, 70 professionisti del buyout/buyin) e 35% di privati (P. Ranellucci e famiglia Espositi).

Dopo l’ingresso della PERMIRA e delle sue politiche totalmente prive di intelligenza industriale ed orientate semplicemente alla speculazione finanziaria, il fatturato dell’azienda ha cominciato a scendere ad un tasso che va dal 9% del primo anno al 12,5% del 2002 con diminuzione ancora più vertiginosa del fatturato pro-capite.

Chi volesse prendersi la briga di leggere gli annunci fatti su PERMIRA ed I&T nel 2000 leggerebbe le stesse cose mirabolanti che oggi si leggono su PERMIRA e FERRETTI, un costruttore italiano di motor-yachts; ma qual’è la realtà? PERMIRA “investe sul Management”! PERMIRA insomma non ha altri partners industriali che il Top Management dell’Azienda in cui essa mette denaro, non l’azionista industriale che condivide lo stesso interesse dei lavoratori nella prosperità dell’azienda.

In accordo con questa filosofia di business, PERMIRA ha consentito di creare la crisi e le premesse del fallimento della I&T a due “Manager”, Pasqualino Ranellucci e Lucio Sepede, già attori della Connection INA-Database, che nell'Ottobre del 1994 fece saltare il CdA dell’INA, ed uno di questi protagonista anche del crack di I&T Argentina, una vicenda densa di lati e personaggi oscuri.

Dopo le dimissioni di Guido Paolo Gamucci (Amm.Del. di PERMIRA) da Consigliere della I&T alla fine dello scorso Luglio e la conseguente decadenza dell’intero CdA I&T, PERMIRA, rifiutando una ricapitalizzazione indispensabile per il rilancio secondo un piano concretamente industriale, ha affidato la gestione aziendale ad un CdA in cui sono presenti:

-   in qualità di Presidente, Mario Colombo, anche Presidente della MWCR, una Holding che possiede una decina di società, tra cui SWEDA, e che è partecipata da Schroder;

-   in qualità di Consigliere con Deleghe, Secondo Attila Carrara, dell'omonimo Studio, specializzato in procedure di mobilità e cassa integrazione guadagni.

Questi signori, già in precedenza insieme nella liquidazione della SWEDA, il 19 Settembre, senza produrre alcun Piano industriale, hanno inoltrato al Ministero del Lavoro una richiesta formale di Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (CIGS) per il 45% del personale della I&T (657 dipendenti sul territorio nazionale, 775 nel Gruppo); inoltre, essi hanno in progetto l'alienazione a terzi non ancora identificati di WEB-I&T, aperta da I&T ad Aprilia con fondi pubblici e l’assorbimento mediante CIGS del personale e del patrimonio della terza società del gruppo, la TecnoIndex, proprietaria del palazzo di Via dei Castelli Romani 24 e pure costituita con denaro pubblico; tutto ciò per una “crisi” che non è di mercato ma d’indebitamento della Società verso fornitori, Banche e Stato, prodotto dal “Management” sul quale la PERMIRA ha investito a partire dal 2000. Quest’operazione, che ha tutte le caratteristiche di un “taglio di teste”, che prescinde non solo dai minimi criteri di equità ma anche dalle minime valutazioni di opportunità commerciale, equivale a caricare sullo Stato e sui Lavoratori le conseguenze di una malagestione durata 2 anni e mezzo sotto gli occhi e la tolleranza del maggiore azionista. Nonostante le critiche del Sindacato, per qualche motivo nelle varie stanze non si è pretesa la ricapitalizzazione che nel 1994 fu invece pretesa da un Ente pubblico, l’INA, quando si trattò di salvare la Database, piuttosto che lasciarla affogare.

È questa la New Economy?! È così che l’Italia si appresta ad affrontare la crisi economica e la recessione del primo decennio del XXI secolo? Producendo ancor più crisi ed ancor più recessione, per gli interessi di un branco di speculatori?!

IL COORDINAMENTO NAZIONALE  DELLE RSU

 


 

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