TEORIA E PRATICA DELLA GIUSTIZIA

 

LA TEORIA

"Tutti possono agire in giudizio per la tutela dei propri diritti ed interessi legittimi", Art. 24 della Costituzione, che si aggiunge ai principi generali della medesima, garantendo peraltro specificatamente il "diritto alla difesa" con mezzi propri o, in mancanza di quello, "con appositi istituti" pubblici.

 

LA PRATICA

Intanto, non si capisce cosa c'entri la specifica "legittimi"; a parte il fatto che in generale partono più cause per compiere prepotenze che per giusto motivo e non c'è nessuno ad impedirlo, la legittimità è un dato in ogni caso soggettivo, che poi si confronta con il parere di chi giudica.
Inoltre, all'Art. 24 si dovrebbe aggiungere la frase: "... e anche riuscire ad ottenere dopo qualche anno una sentenza favorevole (ma sempre che siano state rispettate parecchie limitazioni al contorno, come ad esempio avere i soldi necessari per il lunghissimo termine, avere la prudenza che è richiesta in uno Stato di Mafia ed in una società ad elevato tasso di disonestà, aver fatto ampio uso di raccomandate A.R. cautelative, aver girato con microregistratore nel taschino anche se non serve, o meglio ancora aver sempre un testimone ecc...; NdR)".
Tuttavia, da questo a vedere attuata l'eventuale sentenza favorevole al "diritto dimostratosi legittimo" (ma non necessariamente riconosciuto tale dal giudicante, nemmeno lontano parente di Salomone; NdR), il passo è così lungo che per compierlo bisognerebbe o dotarsi ulteriormente degli stivali delle 7 leghe oppure avere il loro controvalore in miliardi e conoscenze.

C'è un pezzo pregiato della nostra letteratura che descrive una situazione simile ed eccolo qui sotto:

[...] La forza legale non proteggeva l'uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui.
Non già che mancassero leggi e pene contro le violenze private; le leggi anzi diluviavano, i delitti erano numerati e particolareggiati, con minuta prolissità, le pene pazzamente esorbitanti e, se non basta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori, le procedure studiate soltanto per liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d'impedimento a proferire una condanna.
Gli stralci che abbiamo riportato delle “Gride” contro i Bravi ne sono un piccolo ma fedele esempio.
Con tutto ciò, anzi in gran parte a causa di ciò, quelle Gride non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente l'impotenza dei loro autori, o, se producevan qualche effetto immediato, esso era principalmente d'aggiungere molte vessazioni a quelle che i pacifici e i deboli già soffrivano dai perturbatori, e d'accrescere le violenze e l'astuzia di questi ultimi.
L’impunità era organizzata e aveva radici che le Gride non toccavano o non potevano smuovere, tali erano gli asili, i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla stessa Legge, in parte tollerati, o impugnati con vane proteste ma di fatto sostenuti e difesi da quelle classi, con attività d'interesse e con gelosia di puntiglio.
Ora, quest'impunità, minacciata e insultata ma non distrutta dalle Gride, doveva naturalmente adoperare nuovi sforzi e nuove invenzioni per vanificare ogni nuova minaccia e ogni nuovo insulto.
Così accadeva in effetti: all'apparire delle Gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reale i nuovi mezzi più opportuni per continuare a fare ciò che le Gride proibivano, cosicché esse potevano incepparsi ad ogni passo e molestare l’uomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione, perché, col fine d’aver sottomano ogni uomo, per prevenire o per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del privato al volere arbitrario d'esecutori d’ogni classe.
Viceversa, chi, prima di commettere il delitto, aveva preso le sue misure per ricoverarsi in un convento, in un palazzo dove gli sbirri non avrebbero mai osato mettere piede; chi, senz‘altre precauzioni, portava una livrea che impegnasse a difenderlo la vanità e l'interesse di una famiglia potente o di tutto un ceto, quello era libero nelle sue operazioni e poteva ridersi di tutto quel fracasso delle Gride.
Di quegli stessi che erano deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alla parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela.
Gli uni e gli altri, per educazione per interesse, per consuetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime e si sarebbero ben guardati dall'offenderle, per amor d'un pezzo di carta attaccato sulle cantonate.
Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata (delle Gride; NdR), quando fossero stati intraprendenti come eroi, ubbidienti come monaci e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebbero però potuto venirne a capo, inferiori com'erano di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilità d’essere abbandonati da chi, in teoria, imponeva loro di operare.
Inoltre, costoro (gli sbirri; NdR) erano generalmente tra i più abbietti e ribaldi del loro tempo; l’incarico loro era ritenuto vile anche da quelli che potevano averne terrore e il loro titolo era considerato un improperio.
Era quindi ben naturale che costoro, invece d'arrischiare, anzi di gettare la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti e si riservassero di esercitare la loro esecrata autorità e la forza, che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo, nell'opprimere cioè e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa [...] era, in quei tempi, portata al massimo punto la tendenza degl'individui a tenersi collegati in classi e a procurare ognuno la maggior potenza di quella alla quale apparteneva.
Il Clero vegliava a sostenere ed estendere le sue immunità, la Nobiltà i suoi privilegi, il Militare le sue esenzioni.
I Mercanti erano arrolati in Maestranze e Confraternite, i Giurisperiti formavano una Lega, i Medici una Corporazione.
Ognuna di queste piccole Oligarchie aveva una sua forza speciale e propria; in ognuna l'individuo trovava il vantaggio d'impiegare per sé, in proporzione della sua autorità e destrezza, le forze riunite di molti.
I più onesti si valevano di questo vantaggio soltanto per difesa, gli astuti e i facinorosi ne approfittavano per condurre a termine ribalderie alle quali i loro mezzi personali non sarebbero bastati e per assicurarsene l'impunità [...] nelle campagne [...] il nobile dovizioso e violento, con intorno uno stuolo di "Bravi" e una popolazione di contadini avvezzi [...] a riguardarsi come sudditi e soldati del Padrone, esercitava un potere al quale difficilmente nessun'altra frazione di Lega avrebbe potuto resistere.

Da "I Promessi Sposi", A. Manzoni, 1785-1873

(Nota: I fatti che A. Manzoni racconta come testimoniati da un anonimo del '600 dovrebbero risalire all'incirca al 1628)

 


 

Nessuna meraviglia perciò che nella scuola italiana si faccia ritenere a memoria solo "Addio ai monti sorgenti dall'acque ..."; quella uggiosa lamentazione non può produrre altro effetto che un po' di latte alle ginocchia.
Ben altro richiederebbe il trasmettere ai giovani italiani quanto profonde sono le radici del marciume in questo paese!

 

F. G. Urbon

 


 

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