Stralcio del Programma Liberale approvato nel Congresso di Bologna dell'Ottobre 1922
... Oggi da ogni parte è un ritorno vigoroso alle tradizioni di quel movimento spirituale e politico che dette ai cittadini libertà e sovranità. Oggi è un riconoscimento esplicito dell'errore e delle impensate conseguenze che quei moti a ritroso della civiltà avrebbero recate. Oggi da ogni parte s'invoca la libertà, nelle dispute di pensiero, nelle lotte economiche, nei regimi politici, nelle convivenze sociali ...
Il Partito Liberale foggiò lo Stato traendolo dalle oligarchie chiuse dell'aristocrazia ai primi ordinamenti rappresentativi; lo fortificò nelle annessioni, superando i contrasti secolari di un municipalismo fiero e vivo anche alla vigilia dei moti unitari e distruggendo le barriere doganali ... lo salvò nel contrasto con la Chiesa Cattolica senza degenerare in lotte religiose e senza turbare la coscienza dei cattolici. Lo avviò al pareggio, superando disavanzi per quei tempi spaventosi, senza che la finanza diventasse strumento di Demagogia, ma contenendo la spesa pubblica con rara fermezza ...
... lo Stato, per quanto autonomo e sovrano, è quello voluto dalla maggioranza dei cittadini, raggruppati in Partiti politici o in Sindacati di mestieri, il che non muta i termini del problema, perché anche se tutta la vita pubblica fosse assorbita nei Sindacati, questi di necessità dovrebbero valersi del regime rappresentativo, inconcepibile com'è il ritorno ad un voto privilegiato. Ogni movimento insurrezionale cade dunque di per sé, quando oltrepassi le ragioni della legittima difesa e da collaboratore dello Stato Liberale stabilisca l'antitesi dello Stato Liberale.
Un Partito Liberale che voglia vivere non può rinchiudersi nel risultato elettorale, ma deve proporsi un'azione più complessa e più profonda ... il Liberalismo non è inerzia ... esso vuole il contrasto delle idee ed assicura i diritti inviolabili delle minoranze; ma non intende per questo né che le maggioranze perdano il loro diritto naturale, né che gli avversari possano agire senza che il conflitto delle idee abbia avuto da parte nostra la più vigorosa difesa ...
Noi vogliamo il libero contrasto degli interessi perché crediamo che in questo modo meglio si possa assicurare il maggior numero di armonie sociali, ma riaffermiamo il dovere per la parte liberale, e quindi per lo Stato che meriti questo nome, di precostituire le condizioni generali necessarie e di promuovere quegli interessi che assicurino con il beneficio dei più il bene di tutti.
Soprattutto e nel momento stesso in cui si riconosce che soltanto gli egoismi bene intesi creino la solidarietà degli interessi e mentre tanta parte del proletariato acquista coscienza dei superiori interessi globali, crediamo che il Partito Liberale debba ammonire i ceti borghesi ad elevarsi dalla meschinità e dal tornaconto immediato verso la visione del domani. Ogni prevaricazione di classe è pericolosa; nessun arricchimento è duraturo e concepibile al di fuori e contro il benessere generale.
Perciò il Liberalismo economico, come del resto appare nel pensiero dei Maestri e non nelle deformazioni di parte, è anzitutto perfezionamento ed elevazione morale ... è coscienza dei bisogni dei più. La conquista della ricchezza non può essere lo sforzo di pochi privilegiati, ma l'opera sempre più appariscente e collegata di un maggior numero, quando non sia l'opera stessa di tutti.
Stralcio del discorso di Benedetto Croce nel Congresso del PLI del 4 Giugno 1944
Il comportamento del Partito Liberale nei confronti degli altri partiti dev'essere ben diverso dalla inibizione e dal contrapporre un nuovo suo programma economico particolare e prefisso, entrando in gara con loro nella sfera dell'astratto, che esso si vieta.
Il Partito Liberale si restringe primariamente e in certo senso unicamente nell'inculcare e difendere con ogni forza l'osservanza del metodo e nello scoprire ed avversare le tendenze e gli avviamenti inavveduti e sventare i pericoli incipienti di ricorso a dittature di qualunque sorta, siano in nome di classi basse o alte, quando si è attratti dalla troppa brama di vedere attuati i propri programmi o di affrettarne l'attuazione ... l'attrattiva delle dittature è delle più comuni e tenaci e sempre risorgenti, nonostante il recente fiorire di superuomini, duci, fuhrer ecc... Essa è di ogni tempo e risponde ad una forma di mente semplicistica, restia all'intelligenza della complessità della vita e della Storia, simile a quella del fanciullo che domanda perché mai i popoli, invece di ammazzarsi a vicenda a migliaia e a milioni, non risolvano le loro contese con un duello tra campioni, cosicché tornano sempre all'invocazione dell'uomo straordinario, fraintendendo il compito dell'uomo grande, che solo interi popoli e lunghe età preparano, oppure anche quella del bonario onest'uomo o di un'associazione di uomini onesti.
L'idea liberale è troppo adulta per cadere in queste illusioni e sa che non bisogna contare né sulle masse né sull'individuo, ma sugli individui, quanto più individualizzati sono, cioè quanto più fortemente avranno coltivato e sviluppato le loro attitudini; e che solo dalla loro varietà e diversità e dai loro contrasti nasce l'opera unitaria, l'opera classicamente compiuta ... quella che nessuno osa attribuire a sé stesso perché sa che tutti vi hanno con lui ed in lui lavorato.
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