7 GENNAIO 2002
COMUNICATO STAMPA DEL WWF
"LABORATORI DEL GRAN SASSO; QUALE SICUREZZA?"
Questa mattina i vertici regionale del WWF hanno tenuto una conferenza stampa in cui hanno sollevato il problema della sicurezza per la popolazione degli esperimenti condotti nei Laboratori del Gran Sasso.
Dante Caserta, Presidente Regionale dell'Associazione ha dichiarato:
"La questione può essere riassunta in questa domanda: è sensato stipare 2000 tonnellate di sostanze potenzialmente pericolose a stretto contatto dell'acquifero che fornisce acqua per 800.000 persone?
In tutti i testi di protezione civile vale l'assuntoRISCHIO= VULNERABILITÀ x INTENSITÀ DEL FENOMENO (in questo caso pericolosità delle sostanze)
Giustamente, si cerca di delocalizzare le raffinerie dai centri urbani perché, anche se vengono rispettate le norme di sicurezza, il rischio è troppo elevato perché l'esposizione della popolazione è diretta. Nel caso dei Laboratori del Gran Sasso entrambi i fattori, vulnerabilità e intensità, appaiono particolarmente rilevanti, per cui il rischio ci pare elevatissimo".
Nei giorni scorsi, il WWF ha inviato una lettera ad una serie di Autorità ed Enti (Ministri dell'Ambiente, Salute, Interno, Ricerca Scientifica, Lavoro, Prefetti L'Aquila, Pescara e Teramo, Presidente ed Assessore alla Protezione Civile Regionali, ANPA, ARTA, Istituto Superiore di Sanità, Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza del Lavoro), sulle garanzie di sicurezza verso l'esterno dei Laboratori dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare del Gran Sasso.
Il WWF ha chiesto:
- se esiste un elenco delle sostanze presenti nei Laboratori e dei rispettivi quantitativi;
- se prima dell'avvio degli esperimenti sono valutati i rischi per la popolazione connessi ad eventuali incidenti nei Laboratori;
- se si effettuano simulazioni sul comportamento delle sostanze eventualmente rilasciate, sia rispetto alla loro reazione con le altre sostanze stoccate, sia rispetto alle aree interessate;
- se esistono piani di emergenza per la popolazione interessata (direttamente o indirettamente) da eventuali emissioni di sostanze pericolose e se sono previste esercitazioni con il coinvolgimento della popolazione;
- quali e quanti sono i controlli periodici cui vengono sottoposti i Laboratori, i lavoratori e la popolazione dei paesi circostanti, anche per evidenziare eventuali rilasci accidentali di sostanze pericolose nell'ambiente.
Tali richieste sono motivate dal fatto che all'interno dei Laboratori, situati al di sopra della falda acquifera del Gran Sasso che serve molte sorgenti dalle quali scaturiscono alcuni dei più importanti fiumi abruzzesi e da cui si riforniscono diversi acquedotti, sono stoccate grandi quantità di sostanze pericolose. Tra queste sostanze:
- 30 tonnellate di Cloruro di Gallio (quasi un terzo della produzione mondiale). Si tratta di una sostanza che, per la sua pericolosità, è stata inserita dall'EPA (l'Agenzia Nazionale per la Protezione dell'Ambiente degli Stati Uniti) tra quelle estremamente pericolose. La dose minima letale è tra le più basse (una concentrazione di 0.19 mg per litro d'aria causa la morte delle cavie). Nella citata scheda dell'EPA si può leggere: "Per la tossicità del Gallio e dei suoi derivati, come dimostrato dagli esperimenti, tutte le persone coinvolte nel lavoro con queste sostanze dovrebbero essere sottoposte ad un esame medico periodico, durante il quale un'attenzione speciale deve essere posta al controllo delle condizioni del fegato, delle vie respiratorie e della pelle". Molteplici e gravissime sono poi le conseguenze sanitarie di un'eventuale esposizione a questa sostanza (arresto respiratorio, cianosi, paralisi ecc.), tanto da rendere il soccorso delle vittime particolarmente difficile. Il Cloruro di Gallio, inoltre, è molto solubile sia in acqua calda che in acqua fredda: un incidente nei Laboratori sotterranei del Gran Sasso potrebbe avere conseguenze disastrose in un'area ben più vasta di quella interessata dai Laboratori e, anche in considerazione della natura calcarea della montagna potrebbe portare al conseguente inquinamento delle falde circostanti.
- 1.800 tonnellate di isoAlcani (miscelati con altre sostanze). Gli isoAlcani sono considerati pericolosi per l'ambiente (classificati a livello europeo come R53: "possono avere effetti negativi persistenti per gli ambienti acquatici"), possono formare nubi esplosive più pesanti dell'aria.
- 600 tonnellate di Argon liquido (da portare a varie migliaia di tonnellate nei prossimi anni). L'Argon, solitamente considerato non pericoloso, può rivelarsi, in queste quantità, estremamente pericoloso come asfissiante potendo formare, se liberato nell'ambiente, nubi asfissianti più pesanti dell'aria: viene definito "killer silente" perché, nella forma gassosa, è inodore ed incolore, per cui la sua presenza non viene subito avvertita.
- 16 kg di Germanio arricchito. Sul Germanio, ricerche recenti hanno evidenziato danni agli organi interni (in particolare al rene) in caso di esposizione cronica, anche in piccolissime quantità, a questa sostanza e ai suoi composti.
Notevole preoccupazione solleva poi la recente decisione di stoccare all'interno dei Laboratori 1250 tonnellate di 1,2,4-Trimethylbenzene, un liquido incolore infiammabile, irritante e potenzialmente pericoloso per i persistenti effetti sugli ambienti acquatici. La quantità che dovrebbe essere collocata nei Laboratori è pari a circa 1/5 dell'intera quantità importata dagli USA in un anno. Sempre secondo l'EPA, l'1,2,4-Trimethylbenzene, "essendo un liquido che non si lega fortemente con il suolo, può muoversi attraverso il terreno e penetrare nelle falde". Può accumularsi progressivamente nei tessuti e le ricerche dimostrano la pericolosità dell'esposizione a tale sostanza, anche a dosi bassissime.
Secondo il WWF è necessario che sulle sostanze presenti nei Laboratori sotterranei di Fisica Nucleare del Gran Sasso e sul loro utilizzo, si faccia assoluta chiarezza. Se è giusto preoccuparsi della sicurezza degli operatori dei Laboratori (sicurezza che può essere raggiunta senza realizzare il terzo traforo, ma migliorando e potenziando i sistemi attualmente esistenti), è indispensabile verificare con estrema attenzione anche il grado di sicurezza dei Laboratori verso l'esterno, tenuto conto che un eventuale disastro ambientale sulla falda acquifera che rifornisce oltre la metà degli abruzzesi avrebbe costi enormi in termini ambientali ed economici, causando danni irreversibili all'ecosistema del Gran Sasso d'Italia ed alla salute umana.
Qualche anno fa ho ascoltato un confronto televisivo tra il Dott. Antonino Zichichi ed una giovane ricercatrice italiana reduce dagli Stati Uniti. Questa giovane studiosa sosteneva che la vera comprensione delle Leggi fondamentali della Natura poteva essere ottenuta guardando l'Universo in grande. Antonino Zichichi, con l'atteggiamento del fazioso e non dello studioso, sostenne che tale comprensione poteva venire solo da "elettroni, protoni e neutroni". Aggiungeremo anche i neutrini a questa sua lista di palline, che esaurisce solo la prima riga della lista infinita di particelle che questi studiosi ogni tanto "scoprono" nell'illusione di arrivare un giorno ai limiti dell'intangibile.
Di fatto, i passi più importanti nella comprensione della Natura erano già stati compiuti prima del decollo verticale della Tecnologia, osservando prevalentemente il Cielo e la vita della Terra e sulla Terra. Successivamente, da un certo momento in poi, la Scienza ha smesso di significare "Conoscenza" ed è diventata feudo della Tecnologia e della aspirazione al controllo e gestione della Natura. Non aveva alcuna importanza se questa Pseudoscienza era in contrasto con le Leggi fondamentali dell'Universo; piuttosto, sembrava essenziale che lo PseudoScienziato potesse divertirsi come fanno i bambini con il meccano e con i trenini, divertendosi ancora di più quando poteva costruire meccanismi estremamente complessi e costosi o provocare deragliamenti e scontri sui binari.
Queste considerazioni valgono in generale; ma se le istanze del WWF si dimostreranno realistiche e non esagerate, non dovremo diventare sempre più radicali nel pretendere che la Scienza smetta di essere il Luna Park di paranoici imbecilli e torni ad essere una cosa seria e dignitosa ?
F. G. Urbon
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