La “Palestina” fino alla cacciata dei Turchi nel 1917

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Il territorio oggi noto con il nome “Palestina” è una striscia di terra compresa tra il Mare Mediterraneo ad Ovest, Libano e Siria a Nord, il fiume Giordano e la Giordania ad Est e l’Egitto a Sud.

 

Il nome attuale di questa regione è nato con la dominazione romana e derivò dal popolo dei Filistei che vi abitarono (Philistin), ma il nome più vecchio di cui si sappia era “Canaan”, databile intorno al XV secolo a.C. in base agli scritti accadici nei quali fu usato.

 

La preistoria della Palestina finì circa 4.000 anni fa. Ciò che seguì può essere grossolanamente diviso in cinque periodi:

 

I.        Dal 2000 a.C. all’Esodo degli Ebrei dall’Egitto con Mosè circa nel XIV secolo a.C. (circa 600 anni) - In questo periodo, il territorio, più crocevia di popoli che terra di coltura come la “fertile mezzaluna”, odierno Irak, era abitato da gruppi eterogenei che vanno sotto il nome collettivo di “Canaaniti” e fu oggetto di contesa con tribù arabe immigranti da Est (Amorrei ed Aramei), con gli  Egiziani e gli Ittiti[1]. La tribù di Abramo, “Ebrei”[2] per gli autoctoni, giunse in Canaan all'inizio del II millennio a.C.. In seguito, quando gli Hyksos, ariani di origine asiatica, invasero da Est il Delta del Nilo verso la fine del XX secolo a.C., il popolo di Abramo fu tratto anch’esso in Egitto, dove restò schiavo per circa 400 anni, fino all’avvento di Mosè.

II.     Dalla conquista israelitica con Mosè fino alla morte di Re Salomone (circa 400 anni) - Nel corso di questo periodo, il territorio fu diviso tra le 12 tribù d’Israele ma la nazione israelitica, idealmente unita, godette di relativa tranquillità ed armonia.

III.   Dalla morte di Re Salomone alla distruzione del Tempio ad opera dei Romani nel 70 d.C. (circa 1100 anni) - Dopo Salomone, ciò che era stato Israele si spezzò in due parti: il Regno d’Israele a Nord ed il Regno di Giuda a Sud, ciascuno non più grande della nostra Regione Liguria (vedi Figura Ø). Questi due regni furono successivamente abbattuti il primo dagli Assiri (Sargon, 722 a.C., deportazione in Assiria) e il secondo  dai Babilonesi (Nabuccodonosor, 586 a.C., deportazione a Babilonia)[3]. A parte un breve sussulto di rinascita nazionale sotto i Maccabei (II secolo a.C.)[4], la Palestina israelitica passò sotto il controllo dei Persiani poi di Alessandro il Macedone, dei Tolomei e dei Seleucidi[5] e quindi dei Romani, con i quali conobbe una schiavitù assoluta e, alla fine, la distruzione.

 

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Figura Ø - I Regni d'Israele e di Giuda[6]

 

IV.  Dalla distruzione del Tempio alla conquista Araba nel 639 d.C. col Califfo Omar (periodo romano-bizantino).

V.     Dalla conquista araba al 1917 (periodo arabo-turco). Alla conquista araba  fece seguito la dominazione turca, a partire dal secolo XI, con i Selgiucidi. Questo fu il periodo delle Crociate, fatto di alterne vicende e che si concluse con la sconfitta degli europei. La regione restò quindi in mano ai Turchi, i quali, a parte la breve parentesi del dominio di Federico II (XIII secolo), la tennero fino alla fine del 1917, quando furono sconfitti dagli Inglesi, che entrarono in Gerusalemme come vincitori.

 

Il dominio di Israele su Canaan, basato sull’aspirazione di un raggruppamento di tribù a diventare un solo popolo, unito dalla stessa religione nella stessa terra,  è durato dunque il tempo tra Mosè e Salomone, cioè 400 anni, poco meno di 1/3 del tempo che subito dopo occorse a questo “insieme di tribù” per conoscere la decadenza religiosa, quella politica e, conseguentemente, quella del patrimonio territoriale. Il risultato fu l’inasprirsi della Diaspora degli Ebrei, cioè della dispersione dell’Ebraismo nel mondo.



[1] Il ceppo semitico comprende un numero enorme di popoli: Arabi, Babilonesi, Assiri, i popoli aramaici di Mesopotamia e Siria, quelli palestinesi di Canaan, i Fenici,  gli Israeliti, i Caldei (caucasici originari dell’Armenia, da non confondere con gli abitanti della bassa Mesopotamia, talora detta Caldea). Il termine “Semita” indica la discendenza tradizionale da Sem, figlio di Noè. Gli Amorrei erano giunti in Mesopotamia occidentale dal Sinai al tempo delle città stato di Sumeri ed Elamiti, primi colonizzatori della bassa Mesopotamia provenienti dall’odierno Altopiano iranico. Dagli Amorrei discese nel XVIII sec. a.C. Hammurabi, il Re di Babilonia ed autore dell’omonimo Codice. Gli Aramei furono una derivazione degli Amorrei e da loro ebbe origine l’Aramaico. Le lingue semitiche si dividono in: Accadico, cioè Assiro-Babilonese, Cananeo (dal quale l’Ebraico, cioè la lingua dell’Antico Testamento, il  Fenicio ed il Moabitico), Aramaico, Arabo (settentrionale e meridionale), Etiopico (comprendente il Ghe’ez, l’Amarico, l’Harari ed il Gurage). L’Aramaico, lingua originaria di Aram (antico nome della Mesopotamia e di parte della Siria)  vicina all’Ebraico, a partire dal VI secolo a.C. si divise in Aramaico occidentale, che è poi quello biblico dei libri di Daniele e di Ezra e la lingua parlata al tempo di Gesù, e Aramaico orientale, cioè il Siriaco. Gli Ittiti erano di stirpe indoeuropea, occuparono l’Asia Minore tra il III ed il II millennio a.C.; il loro Regno fu distrutto dai cosiddetti “Popoli del Mare”, parte dello stesso sciame dorico che provocò la fine della civiltà cretese-micenea. Questi “Popoli del Mare” invasero il Medio Oriente e l'Egitto intorno al XIII secolo a.C. e ne facevano parte anche i famosi Filistei, che si stanziarono nelle regioni costiere della Palestina.

[2] “Ebreo” = “colui che proviene da oltre il Giordano”.  La qualifica di “Israelita”  (= campione di Dio) viene dall’appellativo dato a Giacobbe, nipote di Abramo. L’appellativo “Giudeo” nacque al tempo della schiavitù babilonese.

[3] Il Regno degli Assiri, anch’essi d’origine semitica e stanziati a Nord nel bacino mesopotamico, si sviluppò sul primo babilonese a partire dal XIII sec. a.C., quando Babilonia cadde in potere degli Egiziani, e durò fino all’insurrezione del 606 a.C., con la quale iniziò il secondo periodo babilonese, seguito dalla conquista persiana dei territori mesopotamici da parte di Ciro il Grande.

[4] L’evento più importante di questo periodo risale al 161 a.C. ed è ancora ricordato annualmente come Hanukkah e fu la rivolta degli Israeliti contro Antioco Epifane, della Dinastia Seleucide, guidati da Giuda Maccabeo (Giuda il “picchiatore” diremmo oggi), e la loro riconquista del Tempio di Gerusalemme alla religione ebraica, aggredita dalla moda del secolo, cioè l’Ellenismo.

[5] Dopo la morte di Alessandro l’Impero fu diviso in tre settori di controllo stategico (le Diadochie): Macedonia, Egitto, Asia.

[6] Da “L’antica civiltà d’Israele”, M. Grant, Bompiani Mi 1984, con modifiche.

 

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