Europa: traguardo o striscione di partenza?

 

Roma, 25 Aprile 1997

 

 “L’Europa si deve fare perché è interesse di tutti”.

Questo sarebbe vero se l’obiettivo politico fosse l’armonizzazione degli Stati verso più elevati livelli di pace sociale e di rispetto dell’Ambiente, ma non è così.

Il totem di questa Europa è il mercato globale ed il suo pivot è l’armonizzazione dei bilanci e bassi livelli di costo del denaro.

A tutti deve ormai apparire chiaro che questo film è diretto da Capitale ed Impresa e che gli Stati sono spinti nella direzione che interessa a costoro.

Si parla di quadratura dei conti a spese dello Stato sociale, dizione con cui media e personaggi vari alludono sia alla Assistenza sociale (o Welfare State) che alla Previdenza pubblica; eppure, è noto che i conti dello Stato sono stati aggravati dalla corruzione di logge pubbliche e private, da Tangentopoli e dalla ridondanza di apparato istituzionale ed amministrativo.

Di tale quadro miserabile, dipinto da un clientelismo criminale, ha fatto parte l’uso delle casse dell’INPS come di un forziere ausiliario del Ministero del Tesoro.

Perché c’è tanta resistenza a distinguere fra il vero Stato sociale e i conti delle casse di Previdenza?

Perché non si aprono i conti dell’INPS per vedere quanto è indebitamente prelevato dalle casse di previdenza per lo Stato sociale?

Perché, all’interno della previdenza, non si separa il bilancio del comparto statale da quello del privato?

Perché, nell’ambito di quello privato, non si separano i bilanci metalmeccanico, chimico, tessile etc...?

A chi giova?

Ai lavoratori no!

Le casse di previdenza dei lavoratori del settore privato sono state usate per coprire privilegi previdenziali del comparto pubblico; le casse dei comparti pubblico e privato sono state usate per coprire finanziamenti delle imprese, contributi di altri comparti e per sovvenzionare le ristrutturazioni di FIAT, Olivetti etc...; tutte cose che avrebbero dovuto gravare sul gettito fiscale.

O forse lo Stato sociale è un obbligo solo per alcuni?

E poi ci sono le evasioni fiscali e contributive di medie e piccole imprese e le fruizioni di sgravi contributivi indebiti.

Lo Stato sociale deve pesare su tutta la collettività; e un sistema previdenziale basato sulla contribuzione obbligatoria ha il dovere di erogare le prestazioni allo scadere del piano contributivo concordato, non ponendo obiettivi di vecchiaia allo scopo palese di non rispettare i patti; e non ha il diritto di mettere alcuno, tantomeno chi ha già una trentina d’anni di un certo lavoro, quale che sia, nella condizione di morirci sopra o di doverlo lasciare per la disoccupazione o la rioccupazione a salario d’ingresso fino a un’età che si vorrebbe più lontana possibile.

Sarebbe doveroso, in determinate circostanze, restituire ai lavoratori quello che hanno versato con gli interessi e chiudere così un altro capitolo indecoroso di questo paese, perché tutto ciò somiglia molto alle truffe albanesi.

Non è difficile capire a chi fa comodo tutto questo, o a chi convengono certe forme di previdenza integrativa: a tutti coloro che non vogliono rendere conto delle malversazioni sulle quali hanno basato e basano la loro ricchezza e le loro posizioni.

Ma c’è di più: l’Europa è terreno di riorganizzazione di forze reazionarie e ciò non è complicato da vedere; basta ripensare agli eventi violenti che hanno caratterizzato anche il nostro paese in 50 anni.

In questo quadro, attaccare lo Stato sociale e la Previdenza pubblica, usando Maastricht e l’Europa come leva, diventa strategico anche per indebolire le forze sociali.

Se esse cedono, Capitale ed Impresa imporranno costi del lavoro, tassi di disoccupazione e costo del denaro tali, da tornare a un passato creduto superato, per trovarsi nel più netto vantaggio sul mercato globale, a spese dei lavoratori di tutte le generazioni.

Non per una Europa o un mondo che valgano finalmente qualcosa, ma per sé soltanto!

Ecco allora che Stato sociale e Previdenza pubblica hanno il significato della muraglia cinese.

Abbiamo sì bisogno di ristrutturazione della spesa pubblica e della gestione dell’INPS, ma per depurarle dalle malversazioni e dar loro trasparenza e ci serve di recuperare l’evasione fiscale e contributiva delle imprese e di ristrutturare lo Stato in senso federalista per eliminare i nascondigli delle mafie e dei disonesti in genere.

Questo si deve vedere per credere che l’Europa è un traguardo. Altrimenti, l’Europa è ciò che a me appare in questo momento: lo striscione di partenza per la fine di tutte le corse all’oro e di tutto l’oro.