Oggetto: Vs inserto del 16.1.93 "Omeopatia: ho proprio tanti dubbi" del Sig. Carlo De Martinis della Università
              La Sapienza

 

Roma, 16 Gennaio 1993

 

 

L'Arte Medica è stata la mia prima curiosità e non ho mai smesso, a causa della mia curiosità cronica, di coltivarla come uno dei miei tanti interessi collaterali.

Ho incontrato l'Omeopatia più all'estero che in Italia; in Italia, l'ho incontrata una ventina di anni fa, a Napoli, quando tolse mio figlio, allora molto piccolo, dalle mani dei soliti chirurghi macellatori.

L'Omeopatia non ha bisogno di me per difendersi dagli incompetenti che fanno opinione senza sapere di che cosa parlano; né deve dimostrare niente al Ministero della Sanità o ai medici della mutua o ai maniaci del taglio chirurgico; casomai, sono questi che devono giustificare il loro modo di operare a Ippocrate.

Sappiamo bene, però, che la tolleranza intellettuale degli Omeopatici ha vita dura in questo paese di baroni conservatori, timorosi di perdere la cattedra, anche se, tutto sommato, l'Omeopatia non ha mai avuto la pretesa di curare tutto, lasciando talora spazio anche a cortisone ed antibiotici.

Mi riguarda, comunque - e la contesto - la scarsa censura cui il Messaggero ha sottoposto l'articolo del De Martinis, il quale, tutto sommato, pontifica banalmente sulle Scienze sperimentali, di cui credo di sapere qualcosa, escludendo dal loro circolo l'Omeopatia, che non potrebbe non appartenervi per il modo di concepire i rimedi.

Non credo che le opinioni del Sig. C. De Martinis possano costituire occasione per aprire un dibattito, in quanto imprudentemente offensive di una disciplina, che, al contrario della sua, ha la dignità di Scienza; piuttosto, potrebbe essere occasione di querela, oppure di indifferenza, da parte del consesso dei tanti medici Omeopatici, peraltro tutti laureati regolarmente, che, da anni, prestano coscienziosamente la loro opera sul territorio nazionale e di fronte ai quali la folla di ciarlatani che li scimmiotta è, per l'uomo informato, una trascurabile turbativa.

Io penso che il vasto campo di applicazione dell'Omeopatia possa essere valutato correttamente solo da medici autenticamente interessati alla verità ed al paziente, cosa che esclude dal dibattito la miriade di cerusici che domina l'Italia e che ci costringe ad aspettare qualche altro anno di evoluzione culturale e di ricupero dei guasti dell'industrializzazione.

Non mando copia di questa lettera al Sig. C. De Martinis, come faccio sempre quando la correttezza lo esige, perché non considero il suo atteggiamento sufficientemente scientifico; che il responsabile del settore 'La nostra salute' ne disponga come meglio crede per l'interesse del pubblico; sappia però che a Roma non manca chi può fare un serio discorso sull'Omeopatia, sempreché l'ambiente sia quello giusto.