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Roma Film Festival - 11 dicembre 2000 ore 18,30 - cinema Nuovo Olimpia
Cinefestival 20 al 23 giugno 2001 - al cinema Italia di Lucca www.cinefestival.it/acortodicinema/programma.htm |
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pasolini al mandrione
un video documento di filippo pecoraino prodotto da MAAT realizzazzione filippo pecoraino - marco alessi dv-svhs - 18'- italia 2000 |
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L’Operatore percorrerà il Mandrione come un insetto curioso, fermandosi di tanto in tanto, facendo dei riconoscimenti botanici (botanica dei luoghi degradati) testimoni dello stato delle cose ed anche prove dell’esistenza umana precedente. Così pure per le insegne, i muri e tutte quelle indicazioni che per un ricercatore, archeologo, sono prove di civiltà passate. Per tutto il percorso, comunque, non mancherà di incontrarsi con gli “attori”, tra prove e allestimenti, che segnaleranno l’intervento umano sul luogo ... un po’ di back-stage non fa male.
Filippo Pecoraino da "appunti di lavoro" |
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…Non
voglio per farmi bello fregiarmi
della tua morte Come
d'un fiore all'occhiello Giorgio
Caproni E'
sempre più difficile cercare qualcosa che ci sta a cuore. Sempre più
difficile amare. Abbiamo
cercato dei segni di Pasolini che funzionassero da ponte con quella
esperienza vita che ci ha ormai segnato, a noi come alle generazioni
future, senza darci facili via d'uscita. I
segni sono dei tentativi. Nel nostro lavoro c'è ne è qualcuno. 1.
Quello delle piante del Mandrione, che ancora oggi, tentano meglio
dell'uomo di sopravvivere dignitosamente e con orgoglio di sé e della
propria natura. 2.
C'è il tentativo di chi ha veramente conosciuto Pasolini, che
vorrebbe ricordarlo, ma trova solo rabbia. 3.
Poi ci siamo anche noi, di chi ha deciso di fare un mestiere delle
parole e delle immagini; attori, registi che cinque anni fa, negli spazi
del Mandrione hanno inseguito il sogno del ricordo, svanendo poi nello
spazio della notte. 4.
Cosa rimane è poco, forse. Solo delle facce che, come le piante,
sprigionano energia data dalla propria natura. Uno sparuto gruppo di
ballerini di liscio, anziani e traballanti, che nei loro visi da studiare,
uno per uno, vita per vita, ancora ci ricordano la luce delle nostre
lucciole. Il resto sarà un affannoso passeggiare. Filippo
Pecoraino - Marco Alessi |
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Il
Mandrione è oggi una striscia di strada quasi deserta di vita se si
escludono il passare delle automobili e le rare attività artigianali. Ma
lungo il suo percorso resistono le tracce di una recente preistoria: dai
colori fatiscenti degli intonaci, ai buchi di finestre e porte sugli orti
e sulla città, al terrapieno, memoria mai sparita della demolizione delle
provvisorie baracche, le povere abitazioni insinuate nel ventre
dell’acquedotto, cancellate a metà degli anni Settanta. In quel girone “di zingari e puttane” (questa la definizione più diffusa ancor oggi a Roma del Mandrione degli anni Cinquanta) si fermò più volte Pasolini nelle sue esplorazioni delle periferie romane, attratto dalla “disperata vitalità” e dalla Realtà. Ne scrisse canzoni, ne colse personaggi ed umori, ne fece motivo di interventi politici. |
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“(...)
Ricordo che un giorno passando per il Mandrione in macchina con due miei amici
bolognesi, angosciati a quella vista, c’erano, davanti ai loro tuguri, a
ruzzare sul fango lurido, dei ragazzini, dai due ai quattro o cinque anni.
Erano vestiti con degli stracci: uno addirittura con una pelliccetta
trovata chissà dove come un piccolo selvaggio. Correvano qua e là, senza
le regole di un giuoco qualsiasi: si muovevano, si agitavano come se
fossero ciechi, in quei pochi metri quadrati dov’erano nati e dove erano
sempre rimasti, senza conoscere altro del mondo se non la cassettina dove
dormivano e i due palmi di melma dove giocavano. Vedendoci passare con la
macchina, uno, un maschietto, ormai ben piantato malgrado i suoi due o tre
anni di età, si mise la manina sporca contro la bocca, e, di sua
iniziativa tutto allegro e affettuoso ci mandò un bacetto... La
pura vitalità che è alla base di queste anime, vuoi dire mescolanza di
male allo stato puro e di bene allo stato puro: violenza e bontà,
malvagità e innocenza, malgrado tutto.”
Pier Paolo Pasolini Vie Nuove maggio 1958 |
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