La Zoca d'Ass
Da queste parti, quasi tutti i rustici si accontentano di modeste sorgenti che d'estate seccano per periodi più
o meno lunghi. Invece, il piccolo lago situato nella parte più bassa di questa grotta, artificialmente diviso in
grandi vasche, è una riserva d'acqua di notevoli dimensioni, quasi inesauribile.
Dunque, questi ruderi costituivano un insediamento importante, come testimonia anche la ripida mulattiera, ora
alquanto malconcia, che giunge sin qui dai Monti di Lenno.
L'antro, sito nella cantina di un edificio agricolo in rovina, inizia in leggera discesa e si addentra nella terra per
varie decine di metri. In seguito, passate alcune vasche dotate di scalette e passerella in pietra, risale un
pochino per poi sprofondare, bruscamente, in un abisso di oltre venti metri.
La prima parte è praticabile, senza pericolo, anche da speleologhi improvvisati dotati di una banale pila.
L'abisso, invece, è molto pericoloso e per proseguire è indispensabile dotarsi di idonee attrezzature.
Un'altra grotta, assai meno suggestiva, si trova a soli cento metri da questa ma parte subito con un pozzo profondo
che la rende inaccessibile ai dilettanti.
Si raggiunge facilmente la zona seguendo il sentiero che parte dal vecchio cancello sito al sesto tornante dopo Madrona.
Zoca d'Ass, il rustico che nasconde l'accesso.
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Zoca d'Ass, la cantina all'ingresso (Lo zaino è mio).
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Zoca d'Ass, concrezioni calcaree.
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L'ingresso è già lontano.
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Le vasche.
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Il sesto tornante dopo Madrona.
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Nella grotta.
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